Dormire.
Le lacrime non accennano a fermarsi e i muscoli delle palpebre tengono ben serrati gli occhi, come a non volerli lasciar scappare.
Voglio dormire.
Il cuscino quasi completamente umido da un lato e il lenzuolo, ancora piegato, stretto tra le braccia.
Fatemi dormire.
Pensieri sconnessi, lacrime amare.
Lasciatemi dormire.
Occhi che si socchiudono, labbra che si stringono, in un’impercettibile richiesta d’aiuto.
Basta.
Il ticchiettio ronzante dell’orologio, il buio insolito ad avvolgere la stanza. E ancora, altre lacrime.
Urlo. Adesso urlo.
Un breve sbuffo che esce dalle labbra socchiuse. La voglia di urlare contro l’impossibilità di farlo.
Dove sei?
Un sussurro soffocato, una finestra che cigola e poi silenzio. Silenzio soffocante, che toglie l’aria, ma accogliente e rassicurante allo stesso tempo.
Mi sento solo. Sono solo.
Un sospiro.
Mani tremanti che si aggrappano al bordo del materasso vissuto. Si, vissuto. Vissuto di pianti, urla e parole mai pronunciate, di baci, carezze e desideri mai esauditi.
Torna.
Schiena che si raddrizza, gambe che barcollano a causa dello scatto improvviso del corpo.
Passi indecisi che si muovono in una sola direzione.
Fammi dormire.
Pelle sfiorata da una luce fioca, la porta chiusa alle sue spalle, la serratura scattata.
Aiutami a dormire.
Le piastrelle bianche della stanza a rendere tutto meno chiuso, meno chiuso e più vuoto, più vuoto e più libero.
A detta sua, si trovava nel ‘posto in cui tutto è possibile’. La gente comune, usava chiamarlo bagno.
Tre sospiri, tre urla mancate.
Manchi come l’aria.
Acqua gelida viene a contatto con pelle in fiamme, gocce dolci diventano un tutt’uno con gocce salate, amare, occhi gonfi che riscontrano il sollievo di un attimo.
Un rumore. Rumore di una porta che si apre, di passi leggeri che accarezzano il pavimento freddo. Occhi che s’illuminano, labbra che s’incurvano. Lo scorrere dell’acqua ormai inesistente.
Sei tu amore?
Passi svelti, quasi spaventati. Spaventati dall’idea che possa sparire.
Mani tremanti, altrettanto spaventate. Spaventate dall’idea che possa trattarsi di un’illusione.
Altri passi lenti e dolci.
Non andar via.
Lo scattare della serratura, lo spalancarsi della porta.
Occhi che si cercano, sorrisi che si completano.
-Tutto bene Haz? Ti ho portato il tè.-
-Tutto bene Lou.-








Heeello.
Bene, a quanto pare sono tornata, non pubblico qualcosa da tantissimo e me ne esco ora con questa cosa che dovrebbe essere una specie di 'one shot'.
Premetto che non ho mai scritto qualcosa sui larry ma non credò sarà l'ultima volta che lo farò, visto che ormai sono praticamente dipendente da quei due.
L'ispirazione me l'ha data la notte - come la maggior parte delle volte lol - anche se non mi convince quasi per niente, nella mia testa era diversa.
La pubblico lo stesso, in ogni caso.. se qualcuno avrà la pietà di dirmi cosa ne pensa con una recensione, ogni critica sarà accetta:)
Spero piaccia a qualcuno, bye:)