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Autore: SoLondon    30/08/2013    1 recensioni
Una festa, un vestito bianco ed un paio di Vans a volte bastano per cambiare tutto.
[DoubleLou!]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Party and Bullshit

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Era un sabato di fine estate quando Lou si era lasciato convincere dal suo zio produttore Jonny (il cui vero nome era Giovannino) a partecipare a una festa della sua casa discografica.

“Ci saranno altri emergenti?” chiese Lou a suo zio preoccupato mentre abbinava la giacca alla t-shirt.

“Oh, io amo gli emergenti!” fu la sua risposta, data con quell’accento forte che a Jonny riempiva la bocca e a chiunque altro le orecchie.

Il ragazzo rimuginò un po’ la risposta e non poté non pensare che quello fosse un tipico atteggiamento da sborone, per dirla come lo avrebbe detto la sua sorellastra in Italia. Simona era parmense e da Lou ad Hollywood ci era andata solo molto raramente. In ogni caso, non era certo il momento di mettersi a pensare ai parenti lontani, visto che, per quanto ne sapeva, questa per lui era una ‘festa al buio.’

“C’mon Loueeeh! Diventa tardi!” Un’altra cosa che a Lou non andava giù di suo zio, insieme all’accento, era il modo in cui pronunciava il suo nome, lo trovava agghiacciante. Si allacciò le Vans bianche e salì con suo zio sulla limo, e, come inizio, a Lou non dispiaceva per niente.

Quando giunsero alla sede della SiCo Lou si rese conto che Jonny, il suo zio preferito, era il socio in affari di Simon Cowell e a quel punto doveva assolutamente farsi notare.

Rachael queste feste le odiava, era costretta a parteciparvi da quando aveva 13 anni e in famiglia avevano capito che aveva un certo talento per il canto. Del resto avevano capito solo quello, perché ancora non gli era entrato in testa che quello non era il suo mondo. Era un mondo di ragazze tinte e con quintali di fard, che lei avrebbe volentieri portato al programma di RealTime*. Feste a cui non andavi per divertirti, ma per mostrarti, e allora che senso aveva?

Per l’ennesima volta si costrinse in un abito firmato, infilò dei tacchi vertiginosi e salì in macchina, sarebbe stata una lunga serata, non poteva che esserne certa.

Davanti a quella scintillante porta a vetri a Lou si era seccata la bocca. C’era gente, là fuori, che quella porta la vedeva più spesso di quanto lui vedesse sua nonna. E Lou andava da sua nonna tutte le settimane. Sognava di poter essere uno di quelli, acclamato su un palco, con degli album in classifica… Persino l’idea di Cowell che gli urlava dietro gli piaceva, se poteva indicare fama. E non era neanche detto che Simon gli avrebbe urlato contro, nel suo immaginario Simon aveva un carattere come quello di Gordon Ramsey, ma anche lo chef a volte era… civile. Jonny gli fece un cenno dicendogli, ancora una volta, di darsi una mossa. Quando fu abbastanza vicino lo guardò da sopra gli occhiali da sole e gli intimò di non azzardarsi a dire niente sul suo nome, lui era solo lo zio Jonny. Lou annuì e si separò dallo zio con un sorriso iniziando a girare per la stanza. Non sapeva ancora di aver firmato la sua condanna a morte.

Parecchi si girarono a osservare quella ragazza stretta in un tubino bianco, ma quasi nessuno la salutò. La sua fama la precedeva, aveva cucita addosso l’immagine della sclerata nevrotica che risponde sempre male, e quindi la evitavano. Non che a lei dispiacesse, anzi. Quando guardò i divanetti di pelle si rese conto che quella serata sarebbe andata sempre peggio, non ce n’era uno libero, ed erano in pochi ad avere uno sguardo abbastanza gentile da invitarla a sedersi. Si diresse spedita verso l’unico occupato da un solo ragazzo e quando la vide avvicinarsi lui le fece cenno di sedersi. In silenzio, perché lei poteva distruggere una carriera anche solo parlando. Sarebbero davvero rimasti tutta la sera a fissarsi? Si chiese Rachael disperata. La risposta arrivò presto. Il ragazzo alzò una mano e…

“Louis” disse. Solo quello, semplice, lineare, nessun primo posto, nessun album in incisione, solo Louis.

“Rachael” rispose lei abbozzando un sorriso. Sapeva che avrebbero dovuto parlare di carriera prima o poi e sapeva anche che, a quel punto, lei avrebbe voluto tagliarsi le vene, ne era certa. Lou prese la parola di nuovo.

“Come mai sei qui?” I pezzi cominciarono ad andare a posto nella mente di Rachael, lui era nuovo nell’ambiente, non la conosceva, non aveva la più pallida idea di chi fosse. Poteva anche essere quasi del tutto sincera con lui allora.

“Accompagno un parente.” Lui annuì convinto.

“Anch’io…” Lo sguardo della ragazza cadde sulle scarpe di Lou. Vans. Bianche. Lei avrebbe pagato oro per potersele mettere in quell’occasione, ma non si sarebbe mai aspettata di vederle addosso a qualcuno sul serio a una di quelle feste. Fece un sorriso ironico.

“Vans a questa festa? Fai sul serio?” Lui sembrò genuinamente stupito e, ad un tratto, la sua frase le sembrò cattiva ed assolutamente inopportuna.

“Sì, le uso sempre, dici che sono poco adatte all’ambiente?” Lei annuì e basta, maledicendosi mentalmente per il suo essere così pronta a giudicare.

“Mi piacerebbe poterle mettere io.” Aggiunse lei semplicemente. E non sapeva come, né quando, ma fu certa che lui avesse capito.

Fu trascinata via dal divanetto quando fu il momento del ‘karaoke fra amici’. Per quanto Lou avrebbe voluto partecipare e mostrare le sue abilità canore, ancora non se la sentiva, era troppo presto. Ascoltò, però, e si rese conto che lì dentro erano tutti bravi da far paura, anche Rachael.

Il mattino dopo, mentre sgomberava la mente da quella festa, gli arrivò un messaggio che riportò alla mente tutto e anche molto bene. Diceva solo:

‘Party and bullshit.

-Rachael.’

Lou era piuttosto certo di non averle lasciato il suo numero, ma non gli dispiacque sapere che, evidentemente, aveva chiesto a Jonny. Non era certo di condividere la sua idea, però. In fin dei conti a lui quella festa era piaciuta. Certo, aveva poco della festa, e più dell’esposizione dei talenti, ma non era male.

Rispose in modo molto vago e portò la conversazione su argomenti più neutri, sapendo che sarebbe stato meglio.

Si stupì quando, due settimane dopo, Jonny lo invitò di nuovo, dicendogli che non poteva assolutamente mancare. Fu tutto esattamente come la volta prima, ma parlò di meno con Rachael, che sembrava tesa come una corda di violino nonostante si fossero sentiti praticamente ogni giorno con gli SMS e partecipò al karaoke, che tutto sommato, andò abbastanza bene. Alla quarta festa a cui andava cominciò a capire cosa intendeva Rachael. Tutta l‘amicizia che i pezzi grossi ostentavano fra di loro era solo falsità camuffata, Jonny ormai lo obbligava a venire e farsi notare da Cowell era impossibile. Fu a quel punto che iniziò a chiedersi perché. Perché Rachael disprezzava quel mondo? Perché non riusciva a socializzare molto con gli altri?

Here I Am!!!!

Dunque... questo mio schifo è la prima parte di una storia in tre capitoli, il banner l'ho fatto io, se ve ne servono, mandatemi un messaggio, fatemi sapere cosa ne pensate di questo inizio... Scappo!

On Twitter: x_Niallicious

   
 
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