Fanfic su attori > Orlando Bloom
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Autore: Sundance    05/03/2008    1 recensioni
... I miei occhi risalirono il suo braccio fino al torace, proseguirono sul collo e si fermarono sulle labbra. Notai che sembrava giovane, cosa che si ricollegava bene alla voce, e che si era fatto la barba evidentemente. Poi in un impeto di coraggio estremo alzai di scatto gli occhi e li puntai nei suoi.
E mi sciolsi.
E capii perchè conoscevo quella voce.
Perchè la sentivo risuonare nella mia testa nei momenti più impensabili, perchè aveva pronunciato frasi che avrei sempre ricordato, perchè un "Depends on the one day" assume tutt'altra forma e sensazione quando è quella voce che lo dice.
E compresi anche che se mai avessi potuto sperare di incontrarlo, non sarebbe mai, MAI stato con il trucco sbavato da lappate di cane, i pantaloni sporchi per la caduta e l'espressione di una che sta per collassare.
Completata (sorpresa: capitolo 39 più epilogo)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E dunque, mie fulgide gemme, ci siamo.
Piango anche io.
Vi ringrazio quassù, perchè una volta posto l'ultimo punto alla fine dell'ultima parola dell'ultima frase, non sarò capace di aggiungere altro. Melodrammatica? Può darsi. Ma la verità è che ci ho messo troppo di me, e voi ci avere riversato così tanto di voi, da rendermi impossibile, per un pò, scrivere altro. Almeno finchè non recupero il mio cuore. Ma non tremate, sostenitrici della coppia Luna/Orlando! Il seguito è già ideato e composto, teoricamente. Uno o due capitoli già scritti.
Ma questa... questa è stata la mia prima volta. La prima volta con una long fic, molto long, la prima volta in cui narro di me, tanto di me, la prima volta in cui adopero luoghi, personaggi ed eventi reali... insomma... è stata una gran Prima Volta. E vederla accogliere così clamorosamente da voi, com'è stato, mi ha squassata di gioia e onore, oltre che orgoglio. Perciò, meravigliose creature, grazie. Di cuore. Di tutto.
Da parte mia e come scrittrice, per il sostegno, l'affetto, la stima e la simpatia. Da parte di Linda, per averla apprezzata così tanto nella fic come nella vita - giacchè l'unica cosa di diverso che hanno le due sono i tre anni di differenza. Da parte mia nuovamente, ma come persona stavolta, di aver amato tanto Luna, e attraverso lei, anche me.
E se posso permettermi, da parte di Orlando. Che no, non lo saprà mai, e non leggerà mai niente di tutto ciò, e un domani mi mangerò le mani per non avergli dato - per non aver avuto io - la possibilità di farlo. Però sono certissima che lo apprezzerebbe, tutto il vostro stupendo supporto. Quindi sì, mi prendo il diritto di ringraziarvi anche a nome suo.
Grazie a tutte coloro che c'erano fin dall'inizio - le mie tre primissime Fan: Cecy, Mihi e Sara. Possa la vita regalarvi doni infinitamente più luminosi dei sorrisi che mi avete portato con le vostre recensioni, la vostra presenza incorporea, il vostro tutto. Londra è lì, dannazione. Aspetta anche noi. E lui... lui ci sarà. Un giorno o l'altro, ci sarà.
Grazie a coloro che hanno seguito da un punto in poi e sono sempre state fedeli - Chiara, Miriam, Lety, Elena, Kla, Stelly, Ki, Linnie, Krisma, Bgirl, Tatiachan, Lady of Lorien, e tutte coloro che al momento dimentico, aggiungerò i vostri nomi se me lo fate sapere, giuro... Avervi ha significato molto, tanto, troppo. Così troppo e così indefinibilmente, che per citare Barbalbero, non esistono parole in Entese, Elfico, Umano, Nanico, Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo, Olandese, Norvegese, Eschimese, Cinese... non ci sono, non ci sono e basta, per dirlo.
Grazie alle 22 persone che hanno aggiunto questa fanfic ai Preferiti, persone che magari non hanno mai commentato, ma hanno letto e hanno speso del tempo a farlo, e questo per me vale, vale, vale all'infinito. Grazie, grazie di cuore.
Grazie a chi ha letto solo un capitolo e a chi ne ha letto 20 di fila, grazie a chi si è accontentato della breve sinossi e a chi ha spulciato ogni parola, grazie a te che anche ora leggi, e quindi sei speciale, perchè nessuno ti obbliga a farlo, però mi dedichi comunque il tuo tempo.
Grazie a Ramses, che è sempre qui; grazie a mia nonna, che era con me; grazie ai miei cavalli, che tornerò a montare, e al mio palcoscenico, di cui forse calcherò nuovamente le tavole in legno.
Grazie a Londra, che già sa quanto la amo, perchè gliel'ho urlato in faccia appena scesa dall'aereo.
Grazie a Peter Pan, perchè senza di lui questa Wendy sarebbe sperduta, ma non in un'Isola bella e serena.
Grazie al mio computer (ha un nome, si chiama Francisco Domingo Galdeano, ero in vena di nomi spagnoli per pc portatili tre anni fa XD) che ha sopportato tutto ciò, alle canzoni che mi hanno ispirata, alle giornate di sole e a quelle di pioggia, al piumone caldo e grazie, grazie all'amore vero, puro, quello che si prova quando la tua anima è congiunta perfettamente a quella dell'altro, e senza saperlo vi riversate addosso tutto di voi senza trattenere niente.
Grazie ai sogni e alle notti in bianco dipinte di stelle e luna, e grazie anche a te, giovane uomo di trentun anni dagli occhi color cioccolata, che dopo tutti questi capitoli ormai considero alla stregua di un amico, come Dom, come Keira, come Billy, perchè senza di te, di fatto, questa storia non sarebbe mai nata.
Grazie al tuo Sidi, grazie di aver sorriso in un modo piuttosto che in un altro, grazie di respirare, da qualche parte, la stessa brezza che accarezza le mie guance, e grazie di alzare lo sguardo al mio stesso cielo. Siamo così vicini che non ci tocchiamo neppure. Grazie perchè non lo saprai mai, grazie perchè lo saprò io, e mi basta.
Vi lascio con mille, milioni, miliardi di auguri, bimbe mie. Per ogni singola cosa.
Vostra sempre, ma sempre sul serio, sempre qui, sempre in queste righe,
Giulia.




From this moment life has begun
From this moment you are the one
Right beside you is where I belong
From this moment on
From this moment I have been blessed
I live only for your happiness
And for your love I'd give my last breath
From this moment on
[Shania Twain - From This Moment On]



Qualcosa vibra dentro il cassetto, e mi sveglio di scatto, ricordando un dettaglio urgente; afferro il cellulare, voltandomi per vedere se Orlando lo ha sentito e si è destato. Ma Orlando non c'è. Il letto è vuoto. Un colpo in pieno stomaco. Premo il pulsante verde intanto che schizzo in piedi:
"Hello?"
"Pupa! Ciao! Sono arrivata! Tutto bene?"
"Linda?... Che voce hai?" domando, interdetta. Devono essere già le dieci, se è arrivata. E soprattutto, deve essere successo qualcosa, per suonare più esaltata del solito.
"Deh, mi metti in macchina con Dominic e Viggo, dico, DOMINIC e VIGGO! Il mio cuoricino non regge, Dio mio... dovevi vedermi all'aeroporto quando me li son trovati davanti! E sono troppo favolosi, mi trattano come fossimo amiconi, e poi con Viggo sto parlando metà in francese metà in spagnolo, non sai che scene, e Dom è Merry sputato!"
Sento i due ridere, captando nella parlantina spedita di mia sorella i loro nomi ed associandoli alla sua esuberanza. Io invece ridacchio appena, preoccupata, cercando nelle varie stanze. Di Orlando neanche l'ombra.
"Non me li fare impazzire... Viggo poi devo ancora conoscerlo, non distruggerlo prima di stasera..."
"Ma no, assolutamente! Vero, Viggo?" comincia a chiacchierare in francese "Sono una brava ragazza, eh?"
"Certo che sì... E' tua sorella, al telefono? La famosa Luna?" sento chiedere la voce di Aragorn, ridacchiante. Se non fossi così ansiosa per Orlando, che non è neppure in bagno, di certo sarei emozionata.
"Sì, è la mia sorellona, che Dom qui già conosce. Ehi, Luna, sai che mi hanno detto che li posso chiamare per nome? Anzi! Posso chiamare Dominic Dom, non è favoloso? Io! Non ci credo! Finirò per diventare scema! Ah, ma prima di stasera chiederò un autografo a tutti! Oddio, oddio, io in macchina con Viggo e Dom! Ma è da favola!" continua a blaterare in francese, e Viggo traduce per Dom, sghignazzando allegramente.
"Sì... salutami Dom e anche Viggo... ringrazialo per tutto il viaggio che s'è fatto... e dato che li vedi prima di me, ringrazia pure gli altri..." faccio vaga, scendendo le scale. Niente. Il Nulla completo.
"Luna, ohè, ma ci sei?"
"Linda, non trovo Orlando" sbotto, respirando affannosamente.
"Come no?"
"No, non c'è in casa! Oddio, se è uscito e si sente male, se ha una ricaduta? Come faccio?" comincio a domandare velocemente, angosciata, neppure so in che lingua.
"Luna, Luna, relax. Take a deep breath and repeat: what's the matter?" Dom interloquisce. Rimango un pò confusa:
"Linda, avevi il vivavoce?"
"Eccerto, sennò come si fa a sentirti? Oltretutto parli a raffica in tre lingue differenti, non capiamo una mazza qui!". Alzo gli occhi al cielo e riformulo.
"Ok... the problem is, Dom, I don't know where Orlando is. I've just woken up and he's not here, and he left no notes..."
"Hey, hey, this shouldn't bother you at all, you know..." lo sento rispondere maliziosamente, e ciò invece di incuriosirmi mi frustra.
"Linda, te ne sai niente?" chiedo bruscamente in italiano. Dom ridacchia, perfido, e così fa Viggo. Quasi li vedo scambiarsi un'occhiatina d'intesa.
"Chi, moi? Not at all, chérie!" risponde lei, ridacchiando, e di nuovo un'altra voce.
"Hola, Luna! I'm so pleased to meet you. It's Viggo, here."
Arrossisco, nonostante l'ansia:
"Ahm, I'm happy to meet you too, Viggo, really, it's my pleasure. And I thank you so much for coming..."
"Never mind, Luna, really, it's actually..."
"You two, stop chatting! Luna, relax and get dressed, and..."
"Dom, che mi nascondi?"
"Chi, io?"
"DOM!" ruggisco, quasi. Lui scoppia a ridere:
"No, Luna, ascolta, già mi devo riprendere dallo shock di te che picchi qualcuno, ma sentirti arrabbiata è davvero comico!"
"Ok, una sola e semplice domanda, e ti prego rispondi, oppure ordino a mia sorella di cantarti tutte le canzoni in tedesco che non conosce, così ad ogni storpiatura subisci un infarto..."
"Non sia mai! Chiedi, chiedi!" fa lui, suonando quasi davvero preoccupato da questa prospettiva. Sbuffo appena.
"Sai dov'è andato Orlando?"
"Luna, dovunque sia, secondo me ti agiti troppo. Starà bene, avrà visto il bel tempo e non ti ha voluto svegliare mentre usciva a fare due passi... Ti fidi di me?"
Mi prende in contropiede con tanta serietà. Mi fido di lui? Che domanda è? La risposta è scontata.
"Certo che sì."
"Fai male!" esclama Viggo ridendo, e sento Linda sghignazzare. Dom fa un versaccio ai due e riprende, compiaciuto:
"Grazie, è una bella cosa da sentirsi dire, sul serio. Comunque, se davvero ti fidi, stai tranquilla. Si sarà fatto un giretto attorno alla casa per saggiare un pò di libertà. Ora, parliamo di cose serie: stasera, otto e mezza, Altitude. Viene l'auto direttamente a prendervi a Greenwich, e vi porta i vestiti. Lasciali nell'armadio con una nota, così Linda li riconosce e ci pensa lei. E lascia la copia delle chiavi da qualche parte dove non la possa trovare nessuno tranne noi che sapremo dove l'hai messa, così ci cambiamo pure noi e prepariamo tutto per stasera."
"Venite qui subito?"
"No: intanto porto Linda e Viggo da Keira, nell'appartamento qua vicino, così si rilassano e magari mangiano qualcosa. Poi dopo pranzo andiamo tutti all'Altitude e cominciamo a decorare e a preparare tutto. Dopodichè io e Linda passiamo da casa vostra e recuperiamo i vestiti, mentre o Keira o Billy si occupano di prendere gli altri, e poi il resto lo sai. Va bene?"
"Sì... Dom, trattami bene Linda, eh? E soprattutto fatti trattare bene da lei."
"Ma tranquilla, abbiamo solo qualche problema di comunicazione, però ce la caviamo, sai?"
"Luna, mi sta pigliando in giro?" domanda Linda in italiano fingendosi offesa, e Dom chiede, in inglese, ostentando grande sorpresa:
"Oh, questa l'ha capita?"
"Guarda che non sono scema, parlo solo un'altra lingua, antipatico d'un Hobbit!" esclama lei in inglese toscanizzato, e sento risate e sogghigni a non finire.
Raccomandazione inutile: sono troppo uguali per non andare d'accordo subito o odiarsi a vita. A quanto pare ha vinto il primo caso.
"Ma tu non eri quella che non sapeva l'inglese?" domando.
"Mi sono messa di buonissima lena a studiarlo, sai com'è, tu stai con OB, magari un domani finalmente conosco qualcuno anch'io..."
"Ah, ecco. Capisco" sorrido divertita "A stasera bella, e salutami tantissimo Keira, ok?"
"Certamente! Uuuuh, la Keira e Rupert, non vedo l'ora! Oggi muoio, lo so: è troppa roba tutta insieme!"
Attacco ancora ridendo ma torna subito la preoccupazione. In quella la porta di casa si apre e mi precipito nell'ingresso, gettando letteralmente il cellulare sul divano. Orlando mi si para davanti sorpreso di trovarmi lì, e poi la sua espressione stupita si colora di allegro imbarazzo:
"Se hai intenzione di accogliermi così ogni volta che torno a casa, non potrò mai portare qualcuno con me."
Lo guardo confusa e abbasso lo sguardo sul pigiama. Che non c'è. Sono effettivamente in mutandine e sottoveste di raso verde smeraldo, trasparente. Praticamente, seminuda. Sento andare in fiamme viso, collo e decoltè. Dio, che vergogna.
"Io... io... non ti trovavo... avevo paura, mi sono messa a cercarti... e non mi sono ricordata di indossare la vestaglia" balbetto, incrociando le braccia sul petto e nascondendomi il viso con le mani. Che figuraccia!
Mi viene incontro ridendo piano e circondandomi con le braccia.
"Piccola, adorabile principessa, guarda che è un'accoglienza più che gradita. A me sta benissimo tornare a casa e trovarti così!" ridacchia, ed io pur ancora molto molto rossa lo imito.
"Vorrà dire che se incontro qualche amico per la strada, magari ti do un colpo di telefono per avvertirti..." aggiunge, malizioso. Aumentano i gradi centigradi.
"Sì, certo, sai che shock entrare e vedermi in questo stato."
"Non è questo che mi preoccupa: non vorrei dover litigare con un amico perchè ha deciso di portarsi via la mia splendida ragazza."
Questo col colorito non aiuta, ma va bene lo stesso. Sorrido con le palpitazioni a mille, e mi alzo in punta di piedi a baciarlo, cosa che non manca di ricambiare. Poi mi viene in mente la domanda:
"Dov'eri?" chiedo di colpo. Lui scrolla le spalle, assumendo un'aria serena.
"C'è il sole, ero sveglio ma non mi andava di disturbarti... sei talmente bella, quando dormi. Allora ho deciso di farti una sorpresa... e voilà!" esclama sorridendo, mostrando un sacchetto di carta rosa scuro con il nome di una pasticceria sopra. Non nego che sospiro profondamente sollevata.
"Grazie, amor mio, sei davvero un tesoro."
"Ah, ma ti pare... vieni, facciamo colazione, così poi possiamo prepararci per stasera."
La saliva mi rimane a gola e lo guardo stralunata: cosa? Come lo sa? Lui mi guarda allarmato:
"Stai bene, Luna?"
"Che... che c'è stasera?" domando, mezza soffocata.
"Ma... non avevamo deciso di andare a Greenwich?" chiede lui, confuso.
*Sei scema. Sappilo, è un dato di fatto ormai.*
Mentalmente mi do della cretina anch'io, e sgrano un sorrisone.
"Scusa, scusami, sì, la mattina non... mangiamo?" domando serafica, e lui sempre più stranito annuisce.
"Sei sicura che vada tuitto bene?"
Annuisco vigorosamente.
"Certo! Lo sai che la mattina sono un pò svagata."
"A me è sempre sembrato tutto tranne questo..." bisbiglia maliziosamente. Troppo maliziosamente, per restare del mio colorito naturale. E lui scoppia a ridere, cingendomi nuovamente la schiena con le braccia e baciandomi la fronte. E stavolta scoppio a ridere anche io, serena come non mai.

"Ci sei piccola?"
"Sissignore!" affermo, appuntando il post-it alle borse da abito in cui stanno i nostri vestiti, sistemati lì mentre stava facendosi una doccia. Linda li troverà senza problemi. Per le chiavi semmai è un problema, dove le metto? Mi vedrà certamente se le lascio in giardino, perchè usciremo insieme dalla porta... non ho idee, accidenti. A meno che... Massì!
Scendo le scale di corsa e lo raggiungo in sala. Lui sorride vedendomi: ci siamo entrambi vestiti in maniera sportiva e casual. Solo che lui sta da dio come sempre, io invece sembro una...
"Stai benissimo" afferma. Autostima risalita di mille punti. Sorrido contenta.
"Grazie. Stavo per dire la stessa cosa di te, in realtà."
Ostenta un'aria superba girando su se stesso per farsi ammirare, come nelle sfilate. Ed io sento il cuore battere molto, molto prepotentemente. Sarà bene uscire di qui alla svelta. Le chiavi, Luna, le chiavi...
"Do da mangiare a Sidi e ti raggiungo, tu aspettami pure fuori" affermo, e lui annuisce, avviandosi nell'ingresso. Schizzo in cucina e apro appena la finestra, legando le chiavi con un nastro sottile alla grondaia che corre lungo la parete, dalla parte rivolta verso il muro, in modo che da fuori non si vedano assolutamente. Poi riempio le ciotole di Sidi, che emette un grugnito compiaciuto, e chiudo la finestra, raggiungendolo in giardino. Lui mi accoglie con un sorriso dolcissimo:
"Pronta?"
Annuisco ricambiando il sorriso ed entriamo in macchina. Dal finestrino getto un'occhiata alla grondaia. Non si vede proprio nulla. Orlando ha ragione: potrei fare qualsiasi lavoro. Anche la spia. Da quando frequento lui e gli altri poi riesco pure a recitare alla perfezione. Scrivo un messaggio veloce a mia sorella:
"DIETRO GRONDAIA ACCANTO FINESTRA CUCINA" e lo spedisco, riponendo il cellulare quando Orlando entra in macchina. Faccio finta di niente.
"Chi era?" domanda. Capperi, se n'è accorto. Mezza verità.
"Linda. Voleva sapere come stai, e mi ha detto che le piacerebbe venire a trovarti."
"Perchè no? Mi farebbe piacere davvero. Può stare a casa nostra, se non si sconvolge del fatto che dormiamo assieme" esclama malizioso.
"Sì, Linda? Figurati. Anzi, conoscendola comincerà a fare una serie di battute sul fatto che non dormiamo affatto, insieme..."
Scoppia a ridere e scuote il capo.
"E' proprio come Dom. Mi chiedo se andrebbero d'accordo."
"Anch'io" mento. La verità è che hanno fatto comunella in neanche trenta secondi. Spero che Linda non esageri, con la sua esuberanza. Poi mi rimprovero da sola: è grande, ormai. Andrà tutto bene. E l'occhiata che lancio all'angelo accanto a me conferma in pieno questa sensazione.

La fila è piuttosto lunga, ma io non me ne curo affatto, e mi avvio spedita direttamente alla direzione. Orlando mi segue confuso, e la gente ci guarda perplessa, ma io ho un asso nella manica grande quando l'Antartide. Merito di Billy, in realtà. Il ragazzo al di là del bancone di legno lavorato mi guarda con aria interrogativa:
"Mi dica, signorina, posso aiutarla?"
"Sì, ecco, mi chiedevo se non fosse possibile fare una specie di tour a parte..." rispondo io con aria innocente, ma scostando appena il risvolto della giacca perchè legga il cartoncino ritagliato con scritto sopra, a pennarello rosso, il mio nome. Spero di aver azzeccato tutte le istruzioni di Billy. Orlando mi sta alle spalle e non può vedere, ma io tengo il mio sguardo fisso in quello del ragazzo. Questi sgrana gli occhi e mi sorride complice, annuendo:
"Oh! Oh... oh, sì, certo, ehm..." lancia un'occhiata a Orlando ed io spalanco gli occhi in avvertimento. Lui si riprende in tempo:
"Sì, dunque, in realtà c'è questa possibilità, vediamo... però solo per due, va bene lo stesso?" chiede esaminando varie scartoffie, ed io annuisco convinta.
"Certamente, anzi, grazie infinite!". Due attori da Oscar. O almeno da Golden Globe.
Lui sorride nuovamente e invita il collega a sostituirlo qualche minuto, poi gira oltre il bancone e mi fa strada. Prendo per mano Orlando che mi sussurra, sospettoso:
"Che hai combinato, Luna?"
"Surprise, my love" esclamo io, fieramente. Lui mi guarda e scioglie l'aria confusa in un sorriso sereno e divertito, stringendomi a sè. La nostra guida ci porta all'esterno dell'immenso edificio e ci fa entrare in una sala completamente oscura.
"Prego, il tour riservato comincia da qui. Potete naturalmente impiegare tutto il tempo che desiderate, e se volete fare una pausa, c'è la zona ricreativa, poco distante. Seguite le direzioni... buon divertimento!" ci augura, uscendo e chiudendo la porta dietro di sè e lasciandoci nel buio completo.
"Come hai fatto, piccola astuta cospiratrice?" sussurra Orlando tenendomi per mano nell'oscurità. Meno male non mi vede sorridere.
"Evidentemente ho una faccia simpatica. D'altronde, me lo hai detto tu che riesco a conquistare tutti. Volevo mettermi alla prova, e a questo punto posso affermare che avevi ragione."
"Tu mi nascondi..." comincia, ma si ferma, quando dalle ombre nere cominciano fiocamente a illuminarsi vari puntolini argentati e dorati, rischiarando poco a poco la stanza, e facendoci sprofondare nell'Universo. Trattengo il fiato, estasiata: tutte le costellazioni, tutte le galassie si colorano davanti ai nostri occhi, dandoci l'impressione di camminare in mezzo alle stelle, o meglio, di galleggiare nello Spazio. E' bellissimo. Di più, è stupefacente.
"Che... meraviglia!" esclamo, colpita, guardandomi attorno. Porto gli occhi su Orlando e lo vedo stupito quanto me, mentre sposta lo sguardo da una costellazione vivida all'altra. Incrocia il mio e mi guarda, semplicemente senza parole.
"E' stupendo... non l'avevo mai visto!" afferma, ed un sorriso allegro gli illumina il viso, assieme alla luce delle stelle. Una stretta al cuore mi ricorda che avrei potuto perderlo per sempre, questo sorriso, ma mi rifiuto di badarci e lo stringo forte a me, posando la mano all'altezza del suo cuore, che batte velocemente.
"Ti piace?" domando, quasi sia opera mia, e lui annuisce, convinto.
"E' splendido. Ho quasi l'impressione di cadere, a muovermi così, tra le stelle."
"E' vero... sembra di nuotare in cielo..." bisbiglio, allungando la mano ad attraversare una massa gassosa, che da verde si colora di rosa al mio tocco e sprizza varie luci a mò di fuochi d'artificio. Sorrido estasiata.
"E' favoloso! Vieni, guardiamoci in giro... tanto ci siamo solo noi."
"Non voglio sapere come hai fatto, ma tu devi essere davvero una fata... o una strega di Avalon..." mi sussurra guardandomi ammirato.
Gli sorrido maliziosamente:
"Magari sono un incrocio... chiamatemi Morgana" rispondo, e lui scoppia a ridere, prendendomi per mano.
"Ti amo, Morgana, Ginevra, o chiunque tu sia."
"Il sentimento è reciproco, Lancillotto" mormoro, prima di baciarlo. Tra le stelle, nell'Universo buio, tra le galassie illuminate e multicolore, mi sento eterna, immutabile, perfetta. Siamo i padroni del mondo intero. E anche di tutto il resto. Uniti, le nostre dita intrecciate, ci avventuriamo ad esplorare il nostro regno.

La sera è arrivata portando il freddo e la brezza gelida, ma non mi curo dei brividi: tra poco potrò cambiarmi.
"Arrivederci, e grazie" esclama il ragazzo all'uscita, ammiccando. Io ricambio cenno e sorriso:
"Grazie a voi!" e Orlando mi guarda, sereno. Ha capito che tanto non gli direi niente, almeno per un altro pò. Ma quando il vento si alza appena e mi congela le mani, mi scruta preoccupato:
"Forse dovevamo portarci qualcosa di più pesante, sei gelida."
"Oh, no, tranquillo, sto bene..." esclamo, battendo i denti. Do una veloce occhiata all'orologio del cellulare. Le sette. La macchina è in ritardo. Neanche so dove attenderla, in realtà. E non posso fermarmi, oppure Orlando vorrà sapere perchè...
"Miss? Miss?" mi sento chiamare, e mi volto. Il ragazzo della direzione si avvicina in fretta a noi due, trafelato, con un sorriso:
"Miss, mi perdoni, ma l'Osservatorio Reale di Greenwich vorrebbe premiarvi come centunesimi clienti che hanno visitato il tour speciale allestito da poco. Se volete seguirmi, una limousine vi guiderà al ristorante di prim'ordine scelto per regalarvi una cena omaggio, tutto a nostre spese naturalmente, come offerta della Struttura e con tanti ringraziamenti per averci onorato della vostra presenza quest'oggi."
Io resto basita. Questo ragazzo è un genio del teatro improvvisato. Guardo Orlando con espressione di genuino stupore, che lui ricambia in pieno.
"Non è male come offerta, no?" esclamo, e lui annuisce, confuso.
"No, no affatto, anzi... ma... non è strano? Troppo strano?"
"Sì, beh, in effetti... ma in ogni caso, come facciamo ad andare in un ristorante di lusso con... insomma, non siamo proprio eleganti" mormoro, fingendomi imbarazzata. Il ragazzo sgrana un sorriso:
"Non si preoccupi di questo, Miss... Prego, seguitemi."
Io alzo le spalle ostentando stupore e lancio un'occhiata a Orlando, che annuisce seguendomi, sempre più basito. Il ragazzo ci riporta indietro e ci indica una porta con la scritta 'Riservato', spiegando:
"Troverete l'occorrente all'interno dei camerini e la macchina all'ingresso. Buona serata, e ancora grazie per la partecipazione!" esclama, filando via. Io e Orlando, lui sinceramente sorpreso ed io fintamente stupita, nonostante la trovata sia una novità anche per me, entriamo e ci dirigiamo nelle due stanze:
"Le cose sono due: o siamo su Candid Camera, oppure tu sai esattamente cosa sta succedendo e non me lo vuoi dire. E sappi che nel secondo caso ti faccio i miei più sinceri complimenti per la recitazione" mormora sorridendo. Io rispondo serafica:
"Terza opzione: entriamo, ci cambiamo, e prendiamo quel che viene. Che ne dici?"
Lui scoppia a ridere:
"Sei tremenda. Va bene, sia come vuoi: voglio scoprire che hai combinato, piccola strega fatata."
Io rispondo con un sorrisone ed entro nella prima stanza che trovo, chiudendomi la porta alle spalle. Fortunatamente è quella giusta: c'è una borsa da abito con un cartellino che reca il mio nome scritto sopra, però è diversa da quella che avevo lasciato a casa. Corrugo la fronte aprendo la cerniera e tiro fuori un vestito semplicemente stupendo, in stile semi vintage, con corsetto senza spalle finemente ricamato color rosso scuro, quasi bordeaux, come lo scialle finissimo che lo accompagna, i guanti panna e la lunga gonna con lo strascico laterale. Dio mio, toglie il fiato. Ma non è il mio: non l'ho mai avuto, questo. Nella borsa c'è un foglio piccolo, rigido, stile biglietto da visita, scritto a pennarello. La calligrafia è di Linda.

"Sorpresa!!! Che shock, eh??
Ci servivano i vostri vestiti per la taglia, ma stasera dovete essere lustri e nuovi nuovi!
A Orli ha pensato Dom con Viggo e Rupert, invece questa meraviglia di abito è un'idea di Keira,
che ho subito approvato: non vedo l'ora di vedertelo addosso! Scommetto che stai una favola!
Ha detto lei che appena l'ha visto se l'è immaginato su di te.
D'altronde glieli inviano gratis, è bastata una telefonata e la parola "party" che subito Dior ci ha rifornite!
E gli accessori sono un suo omaggio personale. Non è una ragazza favolosa?
Ti aspettiamo pupa, io e Keira siamo emozionate come due bimbe al pensiero!
P.S. Non sono ancora morta ma ci manca poco!
P.P.S. Ho sbavato dieci minuti sui sandali..."


Dior. Ma sono matte, quelle due! Linda ha già traviato i miei beniamini! O l'inverso? Getto un'occhiata alla scatola da scarpe ai piedi dell'armadio cui era appeso il vestito e la apro. Il mio cuore dà un balzo esuberante: un paio di splendidi sandali finemente elaborati e lucenti, neri, fa mostra di un tacco non troppo sottile ma alto, femminile, seducente. Accanto alla scatola, una trousse per il trucco superdotata di ogni singola cosa, e dall'altro lato, una pochette in tinta con lo stile dell'abito, nera. Mi riscopro donna per la prima volta, con queste meraviglie improvvise. Non ho un minuto da perdere: neppure io sto nella pelle, adesso, al pensiero di ciò che mi aspetta.

Esco dal camerino ed il ragazzo improvvisamente riapparso mi guarda a bocca aperta.
"Sta divinamente, Miss. Oh, mi scusi, non volevo..."
Sorrido divertita, arrossendo:
"Niente, anzi, grazie. Ehm, gli abiti devo..."
"Li lasci a me, li porto subito in macchina... il suo fidanzato la aspetta, venga."
Lo seguo camminando disinvolta sui sandali, per fortuna, e anche lo strascico non mi crea alcun problema. Fuori, sotto il manto della sera, le stelle brillano e la luna è alta e sgargiante. Orlando mi dà le spalle, voltato verso la lussuosissima limousine nera, ma sentendomi arrivare si gira. Trattengo il respiro, il cuore furioso galoppa: è la seduzione fatta persona. Un dio greco, una statua di Canova, è l'eroe delle leggende, è semplicemente sublime. Arrossisco violentemente quando rivedo lo sguardo del ragazzo nei suoi occhi accentuato di parecchio mentre mi si avvicina. Mi prendo il tempo di ammirarlo con calma, ma è impossibile, è troppo bello per non fare male al solo osservarlo. Il dio greco parla, sussurrando senza fiato:
"Luna... Dio mio, Luna, sei... sei magnifica. Sei quasi irreale."
Non so che cosa fare, non so che cosa dire, sono semplicemente strabiliata. Gli sorrido, innamorata persa.
"Sembri Adone in persona."
"E tu sei la mia Venere, allora. Guardati, sei più che perfetta. Non c'è un termine."
Morirei di gioia se potessi, ma ricordo d'averlo già fatto. Però accade nuovamente. Naufrago in quegli occhi lucenti color cioccolato e mi perdo, beata, in un mare di dolce felicità. Mi prende per mano senza staccare lo sguardo dal mio, e sussurra, teneramente:
"Sei vera, amore mio? Non sei solo un sogno?"
"Orlando..." mormoro, trafitta da troppe meravigliose emozioni, e lo bacio con tutto l'amore che provo, a lungo, ricambiata, sicura e protetta, amata. Finchè l'autista - un signore dai baffi bianchi, anziano e gentile, gli occhi azzurri brillanti di commozione - non si schiarisce la voce.
"Sono tremendamente desolato, signore e signorina, ma dovremmo andare."
Io e Orlando sorridiamo complici, annuendo, e prendiamo posto nella limousine nera e lucida che il nostro accompagnatore provvede ad aprirci. Quindi si siede al posto di guida, e accendendo il motore, partiamo. Mano nella mano, i nostri corpi accanto che si sfiorano ad ogni curva, io ed il mio pricnipe andiamo al nostro personale castello incantato.

Il palazzo bianco e splendente rifulge nella notte come un faro. Tranne l'ultimo piano, totalmente buio. Scendiamo dalla macchina e l'autista ci augura una bellissima serata. Lo ringraziamo, sereni, allegri, entusiasti, e ci avventuriamo all'interno della hall. Io mi dirigo in fretta all'ascensore libero e Orlando mi segue.
"Adesso puoi dirmelo: che cosa sta succedendo?" domanda mentre saliamo velocemente verso l'ultimo piano. Io sorrido maliziosa.
"Un pò di pazienza, per favore... non siamo forse qui come omaggio dell'Osservatorio Reale?"
Lui ridacchia scuotendo il capo. E' bellissimo.
"Se non lo fossi già, mi innamorerei all'istante di te. Ma sono ben oltre l'amore da molto tempo."
Mi guarda con tanta passione da travolgermi:
"Luna..." sussurra, portando le mani calde sul mio collo e risalendo sulle guance, mentre i suoi occhi si riflettono nei miei, lucenti. Mormora piano:
"Se solo sapessi quanto ti amo."
"Lo so, amore mio. Lo so già."
"No, non puoi. E' un sentimento troppo grande, troppo sconfinato, perchè possa concepirlo. Neppure io che lo provo me ne rendo conto."
Distintamente sento la mia anima librarsi nel cielo in un fulgore trionfante. Potrei perdere conoscenza, potrei perdonare ogni male, potrei ridisegnare l' Universo e renderlo eccelso per sempre. Tutto, adesso, in questo istante.
L'ascensore si ferma e le porte si aprono illuminando un metro di pavimento appena, mentre il resto è completamente avvolto nel buio. Faccio un passo avanti e lui mi segue, guardandosi attorno, perplesso. L'ascensore si chiude e l'oscurità ci inonda.
"... Non doveva esserci un ristorante, qui?"
"Ahm... forse abbiamo sbagliato piano?" tento io, trattenendo un sorriso emozionato e incerto assieme, tenendomi accanto a lui per non fare danni. Le finestre spaziose mostrano le luci della città ed il riflesso del Tamigi sotto di noi che si colora della luce lunare, chiara e soffusa. Nel buio, un suono distorto, soffocato. Sento Orlando tendere i muscoli del braccio.
"Ho sentito un rumore" sussurra.
"Che rumore?" chiedo io, mentalmente grata al buio che nasconde la mia espressione.
"Una specie di... ecco, senti? Sembra un bisbiglio."
La sua voce si fa improvvisamente più nitida, confusa:
"Luna, dove mi hai...?"
Mi fermo, cercando nell'ombra le sue mani, che stringo forte, e sussurro, alzando il capo e sfiorandogli le labbra.
"Buon compleanno, mio unico amore."
Nell'oscurità della sala fiocamente si fa strada la luce d'una candela. Che viene seguita da un'altra, un'altra, e un'altra ancora, finchè una serie infinita di fiammelle rosse e gialle illuminano il suo sguardo stupito.
Un perfetto, modulato, affettuosamente tenero coro di voci amiche si alza nell'aria, i volti dei cantanti rischiarati da quelle piccole torce. Ed io vedo gli occhi del mio angelo comprendere finalmente ogni cosa, e farsi lucidi.
"Happy Birthday to you... Happy Birthday to you... Happy Birthday, Orlando... Happy Birthday to you!"
Le luci in sala lentamente si accendono, partendo proprio da quell'angolo appena illuminato dalle candele, e l'applauso, i fischi, le grida entusiaste si propagano per il salone immenso, mostrando i presenti. Linda, Dom, Eve, Billy, Ali, Sam, Sonia, Colin, Keira, Rupert, Viggo, Elij, Sean Astin, Ian McKellen, John Rhys-Davies, Cate Blanchett, Geoffrey Rush, Johnny Depp, Kirsten Dunst, tutte quelle persone che hanno avuto un pò di lui nel loro cuore. Praticamente metà Hollywood, ma ai miei occhi non sono che amici, che ancora non conosco, certo... ma sono qui per lui, e a me basta.
"Auguri! Cento di questi giorni! Buon compleanno!" esclamano, gridando e ridendo. I tavoli sono colmi di bevande e varie tipologie di cibo, allineati lungo la parete a muro, ed il gruppo nutrito di ospiti comincia a scemare nella nostra direzione. Orlando torna a fissarmi.
"Hai fatto tutto tu?" domanda senza fiato, incredulo, guardandosi attorno: la sala è piena di festoni colorati, e coriandoli, un tripudio di colori e luci allegre. Scuoto il capo sorridendo entusiasta:
"Io, Dom, Billy, Linda, che ha portato una valigia di soli festoni e addobbi, Keira... tutti. Ci siamo dati un pò da fare. Ma devi ringraziare anche gli agenti, senza di loro quest'idea non sarebbe stata realizzabile. Ti ha fatto piacere?" domando in fretta, vedendo i suoi occhi farsi intensamente profondi. Non riesce a parlare, mi stringe solo le mani con forza, fissandomi, profondamente colpito.
"Luna..." sussurra, piano, e gli amici lo raggiungono. Lasciamo le nostre mani contemporaneamente quando Linda e Dom si gettano su di noi, Linda abbracciandomi euforica, Dom facendo lo stesso con l'amico.
"Felici 31 anni, OB, e scusa il ritardo!"
"Luna! Oh, la mia sorellona, vieni qui, fatti strizzare! Keira, Keira, guarda, non è una visione? Avevi ragione!" esclama rivolgendosi a Keira, che mi raggiunge e mi getta le braccia al collo.
"Luna, sei bellissima, lo sapevo! Tua sorella è una forza, sai? Ci siamo così divertite! Che bello rivederti! Oh, Orlando! Auguri, mille auguri!" aggiunge poi, lasciando andare me e stringendo lui, mentre Rupert mi si avvicina baciandomi sulle guance e sorridendo raggiante, come Dom e Billy quando mi stringono in un abbraccio a tre:
"Luna, sei favolosa, sei stata grandissima! E sei un bocconcino stasera, guardati!"
"Dom, così la travolgi! Sei stupenda Luna, meravigliosa sul serio..."
"Non ti posso lasciare solo un attimo! Brutto traditore..." esclama Eve ridendo avvicinandosi a Dom e fingendosi gelosa, baciando poi me con affetto sulle guance.
"Luna! Oh, che piacere!" esclama Ali sopraggiungendo, mentre Dom e Billy ridono, tornando su Orlando, che al momento sta abbracciando Kirsten e Jack Davenport contemporaneamente. Keira mi prende per mano e mi trascina con sè:
"Vieni, Viggo ed Elij vogliono assolutamente vederti... Oh, Geoff! Eccola, questa è Luna. Luna, ti presento Geoffrey Rush."
C'è da qualche parte nel mio petto un cuore che rischia l'infarto, ma chi se ne cura? Stringo la mano dell'uomo che ammiro da sempre, mentre mi sorride cordiale:
"Luna, ho sentito parlare di te, è un piacere conoscerti."
"Ahm, io, grazie, veramente è il contrario, signore..." balbetto, assumendo la stessa tonalità del vestito. Geoffrey scoppia a ridere e fa:
"Va bene Geoff, non farmi sentire troppo vecchio... Oh, Cate, eccoti. Luna, conosci Cate, vero?" mi domanda, mentre fisso gli occhi in quelli di Galadriel, di Elisabetta I, comunque una regina. Annuisco sorridendo, imbarazzata, ma lei mi stringe la mano amichevolmente, ridendo:
"Lieta di conoscerti, cara. E' stata un'idea stupenda, quella della festa, complimenti davvero."
"Grazie, ma il merito è di tutti..." mormoro io, e Geoff si allontana andando a salutare Orlando. Cate mi sorride gentilmente e aggiunge:
"Sono stata in pensiero, quando ho sentito dell'incidente... non sai che sollievo vederlo stare bene. Oh, guarda, ecco due persone che ti cercavano..." afferma, indicando Viggo ed Elij che si avvicinano con Linda al seguito.
"Eccola qua, la mia stella. Luna, naturalmente non te li presento, tanto già sai chi siano..." esclama Linda in inglese. Viggo mi stringe una mano posando l'altra sul braccio e attirandomi a sè per baciarmi sulle guance.
"E' davvero un piacere conoscerti di persona, Luna. Dom mi ha parlato molto di te, sono contento di poterti incontrare."
"Grazie, grazie infinite, Viggo, ma sono io ad essere lieta di conoscerti..." ribatto trattenendo il rossore. Lui sorride presentandomi Elij, che mi stringe con amichevole cordialità la mano baciandomi sulla guancia. Tra me e me calcolo che metà cast del Signore degli Anelli e dei Pirati dei Caraibi si trova in quella stanza, quando Keira, sparita chissà dove, mi trascina nuovamente via, puntando verso Johnny Depp, il quale sta tranquillamente chiacchierando con Orlando e Geoffrey. Ora si che rischio l'infarto miocardico.
"Johnny, ti posso presentare Luna?" chiede Keira, spingendomi in avanti. Johnny si volta puntando i profondi occhi neri su di me e intrecciando il mio sguardo al suo, un sorriso gentile sulle labbra:
"Hey, certo che puoi. Ciao, Luna, piacere di conoscerti."
Apro la bocca e la richiudo. Come dirgli che dall'età di sette anni è stato il mio eroe dalle mani di forbice?
"Il piacere è tutto mio... e se devo essere sincera, adoro le canzoni di Vanessa. Scusi l'impudenza."
Scoppia a ridere portando il bicchiere di spumante dalla mano destra alla sinistra e stringendo la mia mano con la sua, divertito e rassicurante:
"Buono a sapersi. Glielo dirò, sicuramente le farà piacere."
Mi sento stringere la mano sinistra dal tocco conosciuto delle dita di Orlando. Alzo lo sguardo e incrocio il suo, intenso, insondabile, ardente. Mi sciolgo in un sorriso che ricambia, cingendomi la vita con il braccio e baciandomi i capelli.
"Ti amo, Luna. Grazie" mi sussurra all'orecchio. Chiudo gli occhi un secondo, lieta come mai.
"Tu hai reso indimenticabile il mio compleanno e mi hai fatto un regalo impareggiabile per il tuo, mentre invece sarebbe toccato a me. Dovevo almeno ricambiare." "Quale dono ti ho fatto?" chiede guardandomi.
"Sei tornato. Sei tornato da me."
Mi guarda con occhi lucenti e lo sguardo vibrante di chi sta per lanciarsi da un piano molto alto, se non dalla sommità del cielo stesso. Intreccia la mano sulla mia avvolgendomi il polso, e sussurra trepidante:
"Vieni con me."
Lo seguo, vinta dal suo sguardo e dalla sua stretta, lasciandomi dietro tutti quei conoscenti sconosciuti, ed usciamo all'aria notturna, che subito mi fa venire i brividi, ma che apprezzo moltissimo quando fa scivolare un pò del suo profumo verso di me. Si ferma sotto la splendida luna piena, nivea come le nuvole rade che colorano il cielo, e lo guardo, scaldata dal calore dei suoi occhi. Che fissano i miei, fino a scrutare ogni lembo della mia anima, ogni corda del mio cuore. Entrambi già suoi. Schiude le labbra, ma resta in silenzio. Io attendo, beandomi semplicemente della sua presenza. Mi posa una mano sul collo e chinatosi mi bacia, con passione, con dolcezza, con dolce desiderio. Ricambio, trasportata dal vento e dal freddo, che invece di frenarmi mi incitano, complici. Si allontana appena, fissandomi intensamente.
"Io ti amo, Luna."
"Ti amo anche io, Orlando" sussurro, serena.
"Vuoi restare con me?"
"Certo che lo voglio."
I suoi occhi tremano nei miei.
"Luna... vuoi essere mia, mia soltanto?"
"Amore mio, sono già tua, solo tua. Non potrei, non vorrei mai essere di nessun altro."
"Credi che potrebbe cambiare il nostro rapporto... cambiare te, se oltre ai nostri cari, lo sapesse il mondo intero?"
"Non m'interessa il mondo, quando ho te. Sai che non fa differenza che lo sappiamo solo noi o meno."
"Pensi... pensi di essere in grado, mia piccola, preziosa, dolcissima Luna, di resistere ad un cambio fulmineo di temperatura, adesso?"
Lo guardo confusa, mentre un frammento di memoria mi trapassa lasciandomi senza fiato.
Tu-tump. Tu-tump-Tu-tump.
Lo fisso e mi sento arrossire, impallidire, e ancora infuocare. Mi scruta attentamente, in attesa trepidante, con amore, desiderio, speranza.
Questo è l'uomo che amo.
L'uomo che è la mia vita.
L'uomo con cui desidero trascorrerla.
"Sì."
Sulle sue labbra chiare nasce un dolce sorriso nello stringermi la mano sinistra, rilasciando l'altra. Che scivola lungo il mio fianco, leggera, galleggiante. Il bracciale d'oro rosso brilla quando mi alza il polso e mi accarezza le dita, mostrando un anello bianco e lucente, sormontato da una pietra verde, uno smeraldo che cattura perfettamente i riflessi bicolore dei miei occhi. Provo di tutto: paura, ansia, gioia, tumulto, felicità, vergogna, imbarazzo, coraggio, fierezza, ma soprattutto incondizionato, illimitato amore. Trattiene il piccolo cerchio sulla punta del mio anulare, come se attendesse un permesso, o un rifiuto.
Che non arriva.
Perchè il mio dito si tende accogliendo il gioiello, che scorre lungo la pelle fino a cingerla completamente, in un'unione perfetta, come la nostra.
"Non ti farò fretta, non ti obbligherò mai a prendere una decisione precisa in merito, non finché non vorremo entrambi. Ma anche solo per adesso, ti chiedo, Luna, mia bellissima, splendida, preziosissima Luna, di farmi l'onore di considerarti la mia fidanzata ufficialmente. Puoi concedermelo? Posso sperare di non pretendere troppo nel chiedere, assieme al tuo cuore... anche la tua mano?"
Mi sento rigare il viso da lacrime mai cadute prima, mai mostrate finora. Nuove, lucenti gemme di felicità estrema.
"Sì che posso. Si che puoi."
Mi fissa intensamente, trattenendo il respiro, scrutandomi con trepidazione.
"Vuoi sposarmi? Non importa dove, e non importa quando, solo... vuoi sposarmi?"
Lo guardo negli occhi, impallidisco ed arrossisco, più volte, contemporaneamente, e sento indefiniti sguardi posarsi su di me, mentre il mondo si ferma, oscillando appena, come su quella capsula, in alto, sul London Eye, il giorno del nostro primo bacio, il giorno in cui gli dissi di sì senza che ancora mi avesse chiesto nulla, e torno qui, al presente, e guardo l'uomo che amo, il principe che mi desidera al suo fianco e che aspetta solo una mia risposta per rendermi una principessa per sempre, e farmi vivere una fiaba... per tutta la vita. Dilaniata dalla troppa gioia, dal troppo amore, i miei occhi sorridenti e piangenti allo stesso tempo, trovo la voce, che trema di incontenibile emozione:
"Sì, lo voglio."

Mi attira a sè baciandomi come se dovesse lasciarmi per anni interi, stringendomi con tanta dolce passione da impedirmi di respirare, e mi sta bene, voglio annegare così, voglio poter godere di quest'attimo irripetibile fino a bruciare la mia vita e il mio corpo, perchè tanto la mia anima gli appartiene, e finchè mi amerà, io potrò vivere davvero.
Lentamente torno a prendere coscienza del mio fisico e della mia posizione quando le grida festose degli invitati si mescolano ad un applauso infinito. Ci allontaniamo di centimetro in centimetro sorridendo con intima gioia esultante, per posare lo sguardo sul nostro pubblico. Linda chiudendo il cellulare si asciuga le lacrime, con le spalle cinte da Keira che fa altrettanto, i sorrisi allegri che illuminano i loro volti; Dom, Billy e Viggo che applaudono ridendo e alzando i bicchieri di spumante; Sam e Sonia che si stringono a vicenda, raggianti, guardandomi con affetto e annuendo appena. Un pensiero mi attraversa: la mia nuova famiglia. Linda mi corre incontro abbracciandomi forte e singhiozzando, radiosa:
"Ho mandato il video a mamma! Ci resteranno secchi... oh, Luna, Luna, che favola, sono tanto, tanto felice per te!" e poi getta le braccia al collo di Orlando esclamando:
"Grazie, grazie, sei il cognato perfetto, non potevo sperare di meglio, grazie!"
Orlando sorride ricambiando l'abbraccio mentre Sonia e Sam stringono me con affetto e gioia, entrambe contente davvero, e Dom si fa largo tra la gente esclamando:
"Signori, io propongo un brindisi, che ne dite? A Luna e Orlando, con i più veri, sinceri e affettuosi auguri!"
"A Luna e Orlando!" ripetono gli altri alzando i bicchieri, festosamente.
La mia mano sinistra sembra essere stata plasmata solo per poter indossare quella fede. Orlando mi stringe forte a sè mentre famigliari, amici e colleghi ci dedicano un brindisi da sogno, e noi due, sorridenti, ci guardiamo negli occhi, riversando nell'uno l'anima dell'altra, forzieri eterni dei nostri sentimenti, persi di un amore che nessuno mai, nè poeta, nè aedo, ha mai potuto rendere reale. Non quanto noi.



  
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