Lui era Sasuke Uchiha, quello che tutti chiamava “il sopravvissuto”, colui che già da piccolo aveva dovuto badare a se stesso, in quella enorme villa silenziosa, il bambino prodigio, ammirato dai grandi e amato da tutte le bambine di Konoha, invidiato dai suoi compagni di accademia per le sue molteplici abilità, ma a lui non importava cosa la gente dicesse o pensasse di lui.
Lui era solo Sasuke Uchiha e voleva vendetta.
Ci pensava ogni ora, ogni minuto, ogni secondo della giornata, allenarsi per raggiungere colui che gli aveva portato via l’infanzia, i genitori, la vita stessa, perché ormai la vendetta era l’unica ragione per vivere, la sua vita era così monotona.
Ogni mattina per lui era la stessa, si sarebbe alzato sempre alla stessa ora, avrebbe fatto colazione, la doccia, si sarebbe vestito e sarebbe uscito e arrivato puntuale come al solito.
Aspettava gli altri, arrivavano sempre dopo di lui, la prima Sakura Haruno, una ragazza che nonostante fosse innamorata da tempo di lui, le era del tutto indifferente.
La  monotonia soffocava la sua vita fino a quando, poco più distante da lui e Sakura non sbucavano dei ciuffi dorati, una cantilena monotona, una voce che per Sasuke sembrava un soffio di vento che lo smuoveva dai suoi pensieri per un attimo, e ad un tratto eccolo lì, la faccia tonda e bronzea segnata da dei baffi, simili alle vibrisse dei gatti, un sorriso largo e occhi socchiusi che ad un tratto si spalancavano, sempre mantenendo il largo sorriso, mostrando iridi color del cielo, nei quali per un impercettibile secondo Sasuke si perdeva, per poi pronunciare il suo nome, lieve come un soffio di vento, ancora, in modo dolce e silenzioso, così che nessuno potesse sentirlo.
E in effetti nessuno l’aveva mai sentito quando pronunciava in silenzio il suo nome, entrambi non ci facevano caso, ma a lui andava bene così, poi come al solito il biondo lo guardava, Sasuke avrebbe voluto ricambiare quegli sguardi, ma non poteva, si limitava a fargli smorfie di disprezzo, quando invece avrebbe solo voluto far incontrare i propri occhi, scuri e infiniti, con quelli di lui, vivaci e brillanti.
Kakashi era arrivato, la ramanzina di Sakura e del biondo era già partita, era allora che Sasuke si risvegliava dal pensiero di lui, ancora una volta, pensava, quel ragazzino, c’era riuscito di nuovo, gli aveva fatto dimenticare, anche se per poco, la sua vendetta.
Perché in quei pochi secondi, non esistevano i corpi senza vita dei suoi genitori, non esisteva lo sguardo d’odio di suo fratello, non esisteva il desiderio di uccidere, ma esistevano solo quelle profonde iridi azzurre, le ciocche dorate fra le sue mani e le sue labbra che sfioravano quelle del compagno, fantasie.
Poi partivano, Kakashi era sempre avanti, Sakura alla fine e nel mezzo, loro, lo guardava in modo che non se ne accorgesse, lo bramava, poteva guardarlo, tutto qui, ma a lui bastava, per il momento, gli bastava poter pronunciare il suo nome in silenzio, come sempre, come quella volta, il suo sussurro che si confondeva con il vento
 
<< Naruto >>
  


wow finalmenete, sentite è la mia prima fanfiction,e cortissima ma vi prego di essere clementi vi supplico ç_ç, ringrazio tutti quelli che leggeranno anche solo l'nizio!! (corre a nascondersi sotto la scrivania in preda dall' ansia)