CAPITOLO
10
Daniele era impalato davanti
alla vetrina del negozio di videogiochi, il suo preferito. Accanto a lui c’era
Federico. Erano rimasti incantati dalla novità del mese: Principe di Persia
III.
- Certo che la grafica è una
bellezza!
Dei maxi schermi proiettavano
alcune immagini del demo del videogioco che per mesi li aveva fatti sognare e
che finalmente era uscito, ma costava troppo per le loro tasche, riempite solo
dalle misere paghette.
- Direi che è pure più bella
di Mariangela!
Daniele si voltò verso
l’amico. Quella battuta se la poteva anche evitare, vista la buca di qualche
giorno prima.
- Dopo quello che mi ha fatto,
direi che è almeno sette volte migliore di lei.
I due non distolsero lo
sguardo dallo schermo, ma la loro attenzione fu attirata dalla voce cristallina
di una commessa che parlava all’altoparlante.
- A TUTTI COLORO CHE ANCORA
NON LO SANNO: SI INFORMA CHE QUESTO POMERIGGIO DALL ORE 15.30 ALLE ORE 18.00 SI
SVOLGERA’ IL TORNEO DI GIOCHI PER
I due ragazzi si guardarono a
vicenda e si fiondarono verso le casse, illuminati dalla stessa, pazza
idea.
-*-*-
Giulia si svegliò. Sara
dormiva ancora, la sera prima aveva pianto troppo.
Si alzò. Si diresse verso la
cucina. Passando davanti alla camera da letto dei genitori, si accertò che
fossero tornati a casa dalla festa della sera
prima.
- Giulia, cosa ci fai tu
qui?
La mamma di Sara, Caterina,
era seduta su uno degli sgabelli della cucina, sorseggiando una tazza di caffé
amaro, come piaceva a lei.
- Sono venuta ieri sera, a
Sara serviva una spalla su cui piangere.
La donna la guardò perplessa,
magari ancora un po’ ubriaca per la sbronza della sera prima, e fece cenno di sì
con la testa.
Giulia prese il suo bicchiere
d’acqua e tornò in camera da letto.
- Che ore
sono?
Sara si era svegliata e ora
era seduta sul letto a gambe incrociate, come era suo solito fare appena si
svegliava.
- Le dieci e mezzo. Ti farà
piacere sapere che tua madre e tuo padre sono tornati ieri sera tardi, che tua
mamma è ancora mezza ubriaca e che sanno che sono
qui.
-
Certo.
-
Beh...
Giulia squadrò Sara dalla
testa ai piedi.
- Anche tu sembri
sufficientemente ubriaca!
L’amica non rise, non perché
non avesse capito la battuta o perché non l’avesse trovata divertente, perché
non aveva la forza di parlare, figuriamoci di
ridere.
- Vuoi che ti prepari la
colazione?
Giulia era tornata seria,
capendo la gravità della situazione in cui era piombata la ragazza che le dava
la schiena.
-Veramente non me la sento
proprio di mangiare.
- Devi, altrimenti come credi
di andare avanti?
- Non me la sento, non mi
forzare, per favore.
- Non devi rovinarti la vita
per il primo stronzo che capita! È un consiglio saggio, me l’ha detto un’amica e
ora io sto molto meglio.
Non era vero. Stava male
proprio come stava male prima che lei glielo dicesse, ma poteva servire per
tirare un po’ su Sara.
- Senti, ti ringrazio per
tutto quello che hai fatto per me, ma ora vattene, non mi servi più, ok?
Lasciami in pace!
- Davvero, vuoi che me ne
vada?
- Non sono scema, quello che
dico lo penso! Vattene via!
- Secondo me hai bisogno
ancora di una mano....da un’amica.
Giulia mostrò il più grande
sorriso che in quel momento potesse mostrare.
- Te ne stai andando,
stronza?
Il sorriso di Giulia si
spense, ma lei non mollava.
- Sara, non mi parlare così,
io sono tua amica, non te la prendere con me se ce l’hai con
Michele.
Sara prese fiato, si stava
preparando ad urlare come non aveva mai fatto.
- Vattene via! Io non ho
bisogno del tuo aiuto, né ora, né mai! Io non ti voglio più vedere, mai più. È
tutta colpa tua. Se io avessi trascorso più tempo con lui, ora non mi avrebbe
mollata. Io, invece, ho messo prima te e ora ho perso il più importante dei
due!
- Non ti preoccupare,
rimediamo subito. Facciamo che li hai persi tutti e
due!
Giulia si voltò ed uscì dalla
camera sbattendo la porta con forza.
Anche quello era un
addio.
-*-*-
- Nome, cognome, data di
nascita, indirizzo e telefono. Consegnatelo al banchetto là in fondo e buona
fortuna. Avanti il prossimo.
La commessa annoiata aveva
sventolato quell’iscrizione per venti minuti, spiegando loro le regole del
gioco, ora glielo aveva consegnato insieme ad una penna e aveva chiamato il
prossimo cliente della fila.
- Beh, chi dei due
partecipa?
Federico era in piedi, davanti
a Daniele.
- Tu sei molto migliore di me,
avresti maggiori possibilità di vincere.
-
Ok.
Il ragazzo iniziò a compilare
il foglio.
- Sai..., l’ultima volta che
sono venuto da Fnac ci sono venuto con...
- ...
Giulia!
Federico non aveva distolto lo
sguardo dall’iscrizione, ma aveva intuito quello che l’amico stava per
dire.
- Ultimamente non fai che
parlare di lei, è successo qualcosa? Intendo oltre quello che ti ha detto la
settimana scorsa.
- No, è che mi manca da
morire! Io non ce la faccio a stare senza di lei! È troppo importante per
me!
Una punta di dolore albergava
nella voce di Daniele.
- Pare che per lei non sia la
stessa cosa.
Affermò calmo Federico, che
nel mentre aveva terminato di compilare.
- Insomma, è lei che ti ha
detto “addio”, vero?
- Certo, che sono
scemo?
- No, mai
pensato!
Il ragazzo voleva cambiare
discorso e sapeva su cosa vertere.
-
Allora....
I due ragazzi si diressero
verso il banchetto che la commessa gli aveva indicato poco
prima.
- ... con Mariangela,
novità?
- Quella lì...figuriamoci se
mi richiamava, sono stato io stupido a credere che lo avrebbe
fatto.
- Quindi sia io che te, ora
siamo sulla piazza?
- Sì, dove vuoi andare a
parare?
- Stasera, io e te, andiamo in
discoteca!
- Se vinciamo, e se
perdiamo?
- Sempre in discoteca!
Dobbiamo o no trovarci un’altra ragazza?
-
Dobbiamo…
Daniele guardò
l’orologio.
- Spicciati, sono le tre e
venticinque.
Federico e Daniele presero posto in una grande sala, al piano inferiore, piena di ragazzi, ma anche di qualche adulto, pronti a sfidarsi in quella gara virtuale.
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