Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: Lelahel    30/08/2013    5 recensioni
Chicago, 1923
"La Leonessa"
È con questo nome che la giovanissima cantante April Ford è conosciuta nella città di Chicago.
"L'Ibrido"
È con questo nome che è conosciuto il temuto e potente vampiro Niklaus.
Due persone completamente diverse, nella loro natura e nella loro personalità, ma le cui vite saranno destinate a incrociarsi proprio in una notte di fine estate, nella città di Chicago.
Il fuoco e il ghiaccio davvero non hanno nulla in comune?
[Dalla storia]
"Possibile che dove la notte è più buia ci sia tu?"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katherine, Pierce, Klaus, Nuovo, personaggio, Rebekah, Mikaelson, Stefan, Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

http://www.youtube.com/watch?v=wkWo2srE7nY

**La canzone è una cover della bellissima “Hurt” dei Nine Inch Nails, ma ho scelto la versione della Lewis perché la trovavo più consona al capitolo.

-Capitolo 8: And you could have it all, my empire of dirt-

I wear this crown of thorns
Upon my liar's chair
Full of broken thoughts
I cannot repair
Beneath the stains of time
The feelings disappear
You are someone else
I am still right here

(Hurt by Leona Lewis*)


Il mattino successivo a quella notte d'amore, April lasciò la villa dei Mikaelson, come farebbe l'amante di un uomo sposato, pur di non farsi cogliere in flagrante dalla moglie di lui.

Lo fece furtivamente, senza farsi vedere da nessuno, ma non prima di aver guardato per un'ultima volta il volto sereno e rilassato di Niklaus, abbandonato tra le candide lenzuola in cui era stata consumata la loro unione. Solo mentre dormiva sembrava che tutti gli affanni, i dolori e i tormenti del ragazzo l'avessero abbandonato, assopendosi insieme a tutti i suoi sensi.

Era una cosa che non le impedì di sorridere.

Ma allora perché se ne stava andando?

Era una domanda che le sorse spontaneo chiedersi più e più volte, mentre camminava lungo la strada che l'avrebbe portata a casa. Sapeva solo che doveva farlo, che doveva abbandonare quel calore, quella stanza, quella casa e dirigersi al suo appartamento.

Il sole aveva iniziato a sorgere imponente sulle strade di Chicago, quando April rincasò presso la sua umile abitazione. Non gliene importò nulla di essere di nuovo sola tra quelle quattro mura, e che, probabilmente, avrebbe passato il resto della giornata a contare i minuti, le ore fino a quando avrebbe dovuto raggiungere il locale di Gloria per esibirsi.

Era felice.

Felice come non lo era mai stata da qualche anno a quella parte.

Aveva dimenticato cosa significasse abbracciare un sentimento e lasciarsi pervadere da esso, mettendo da parte tutte le ambizioni materialistiche e futili in cui aveva sperato di ritrovarlo. Era bello inseguire un sogno apparentemente impossibile, e sentirlo a pochi passi da sé.

Si abbandonò con la schiena contro la porta e si lasciò baciare da un sorriso sincero e spontaneo, che quasi mutò in una risata di pura gioia.

Finalmente sei tornata.”

April sussultò spaventata, quando udì quelle parole, le quali sembrarono essere state pronunciate dal buio della sua casa. Alzò gli occhi e scorse qualcuno seduto al tavolo dello stretto salotto. La sua figura era tratteggiata dalla luce del sole nascente, visibile dalla finestra alle sue spalle, tanto che April ci mise qualche secondo per associare quella voce e quell'ombra a Christopher.

Il puzzo del sigaro acceso si espandeva all'interno della stanza, insieme a un altro, indecifrabile odore che April avvertiva aleggiarle attorno.

Che ci fai qui?” April si avvicinò lentamente alla soglia del salotto, guardando incredula e sbalordita l'immagine di Christopher. Lui non aveva mai avuto le chiavi del suo appartamento e non si era mai nemmeno permesso di entrarci così, violandone la proprietà.

April avvertì un brivido scorrerle lungo la colonna dorsale, sentendo che quella discussione avrebbe preso una piega improvvisa, qualora, in quel momento, lei gli avesse rivelato la sua intenzione di lasciarlo.

Sì, voleva lasciarlo e non era solo per Klaus.

Era perché aveva dato di nuovo voce ai desideri della giovane e sognante April che sognava molto di più che un patrimonio milionario e numerosi gioielli. E lui avrebbe dovuto capirlo senza problemi; in fondo, non vedeva quel grande amore nemmeno da parte sua e avrebbe potuto trovare benissimo un'altra donna con cui rimpiazzare il bel trofeo che aveva esibito fino ad allora.

Vorrei farti la stessa domanda.”

Christopher si alzò in piedi, con una lentezza disarmante tanto che April ne ebbe quasi paura. Una volta che egli le fu vicino abbastanza vicino da pervaderla con il suo odore, la ragazza fu capace di identificare il secondo olezzo che, all'interno della stanza, si mischiava con quello del tabacco.

Era quello dell'alcool con cui egli doveva essersi consolato nell'attesa che lei tornasse.

Sei ubriaco?” domandò, con un'espressione disgustata.

Dove sei stata?”

Le alitò in viso, scandendo ogni singola parola che uscì dalle sue labbra, e April ritrasse un poco la testa indietro, per non lasciarsi investire da quel fastidioso tanfo. Il suo corpo era teso e irrigidito come la corda di un violino, malgrado i suoi sensi l'allertassero su quanto pericoloso potesse rivelarsi Christopher in quelle circostanze.

C'è stata una festa organizzata da Rebekah Mikaelson.” April decise di rispondere con sincerità, tralasciando però tutta la faccenda con Klaus. Quell'argomento sarebbe stato più opinabile da affrontare in un momento in cui Christopher fosse stato sobrio. “E sono stata invitata. Rifiutare sarebbe stata cattiva educazione.”

Christopher sghignazzò. “Mikaelson...” Il ragazzo barcollò all'indietro, e April non mosse un muscolo per prevenire una sua possibile caduta. “Non è anche il cognome di quel tipo dai capelli biondi con cui hai parlato alla mostra?”

April trattenne un sussulto scoppiatole improvvisamente nel petto, e abbassò gli occhi sul pavimento, per paura che potessero facilmente trasmettere a Christopher il suo timore. Non aveva idea che lui fosse a conoscenza di Klaus, sopratutto della sera della mostra, e sperò che i suoi occhi non avessero anche scorso il momento in cui le labbra di April si erano posate sulla guancia di Klaus. Non perché se ne vergognasse, ma perché mai come in quel momento April trovò Chris terribilmente spaventoso.

Sì, lo è. Qual'è il problema?”

Il problema..il problema...” Christopher scoppiò a ridere in una risata priva di senso che riecheggiò tra le pareti spoglie dell'appartamento. Si portò la mano al volto e si massaggiò la pelle in prossimità degli occhi. “Ci vuoi andare a letto per caso?”

Sei ubriaco Christopher ed è meglio che torni a casa e riposi.”

L'uomo scattò verso di lei, e April mosse un rapido passo all'indietro, guardando con espressione spaventata il volto allucinato dell'uomo da cui, un tempo, voleva un matrimonio regale che le avrebbe assicurato una vita piena di agi e ricchezze. Come poteva essere stata così cieca da non vedere quanta sporcizia quell'uomo potesse nascondere nel suo animo?

Mi sono ubriacato pensando a te a letto con quell'uomo.” disse, digrignando quelle parole tra i denti. “Dovevo sapere che non sei nient'altro che una puttana del sud proprio come tua madre.”

E potrei essere anche meglio delle puttane con cui ti diletti tu?” April non riuscì a trattenersi, malgrado la società dell'epoca disponeva che la donna, in quelle situazioni, non doveva altro che starsi zitta al suo posto, senza replicare. Perché l'uomo aveva il diritto di dire qualsiasi cosa a cui le donne dovevano sottomettersi. Non era più così che voleva vivere, sottostando a regole di una società di cui non avrebbe voluto far parte. Non avrebbe più tollerato umiliazioni simili, sopratutto se includevano anche insulti a sua madre. Non le importò nemmeno sapere come mai Chris fosse a conoscenza di quella vicenda legata al suo doloroso passato, dato che non ne aveva mai parlato con nessuno.

Quello che accadde subito dopo, malgrado fosse prevedibile, la colse di sorpresa.

La mano di Christopher si alzò rapida, per poi colpirle la guancia destra con un colpo deciso e violento. Lo schiaffo fu talmente forte che costrinse April a voltare la testa. La pelle della guancia le divenne calda e dolorante in un nano secondo, e lei prese a massaggiarla con mano tremante. Era sul punto di piangere per il dolore, o forse per la rabbia di non essere stata capace di difendersi come avrebbe dovuto, ma si trattenne, mossa dal proprio orgoglio personale.

Fossi in te..” Christopher l'afferrò rudemente per un braccio, attirandola a sé.

April si lasciò sfuggire un gemito, ma non abbandonò quella forza che spingeva i suoi occhi a trattenere le lacrime. Lo sguardo dell'uomo-vuoto e spento come la sua anima- era terribilmente vicino al suo mentre fissava il suo viso con una rabbia repressa, che Chris avrebbe tanto voluto esternare a un'altra maniera. “Ricorderai che fine ha fatto tua madre per una storia simile a questa. Sappi che io però utilizzerò il proiettile che tuo padre ha usato per spararsi in testa per uccidere qualcun'altro.”

April deglutì, e non riuscì a trattenere le lacrime. Il suo volere di lasciare Christopher una volta per tutte e, magari, vivere qualcosa con Klaus andò in fumo: non avrebbe mai potuto permettere che succedesse qualcosa al ragazzo per mano di quel folle.

Non se lo sarebbe mai perdonato.

Improvvisamente le lacrime scesero rapide lungo il suo volto, ma non per la paura che Christopher aveva piantato in lei, bensì perché un inatteso dolore fisico giunse così intenso dal provocarle l'abbassamento delle palpebre.

Iniziò a tossire ripetutamente e con vigore, senza riuscire a fermarsi, cadendo poi a terra una volta che Christopher, incurante del suo malore, le lasciò il braccio. Egli la guardò come si guarderebbe un verme morente nel terreno, senza alcun sentimento di umanità o compassione.

Cosa che April non desiderava affatto: l'unica cosa che chiese al cielo fu di darle la forza di rialzarsi da quel pavimento e non lasciar Christopher godere di quell'immagine. Ma il bruciore a livello del petto era troppo forte; sembrò come se tutti gli organi del suo corpo fossero stati stretti in una presa invisibile, che li voleva strappare dal punto in cui si trovavano.

Saluta il tuo amichetto, April. Altrimenti lo andrò a salutare io da parte tua.”

April si tenne le mani davanti al viso, continuando a tossire dolorosamente, in maniera quasi disperata.

Vide i passi di Chris muoversi lentamente verso la soglia della porta, per poi aprirla e uscirvi, sbattendosela dietro alle spalle con ira.

Rimase dunque sola, con il volto rigato da lacrime di rabbia e dolore che non riuscì ad arrestare.

Sentì qualcosa di caldo e denso bagnarle il palmo della mano con cui si copriva la bocca e, singhiozzando, se lo portò all'altezza degli occhi.

Tremò e prese lunghi e profondi respiri, deglutendo di tanto in tanto per scacciare il saporaccio che aveva in gola. Fissò priva di emozioni quel grumo di sangue rosso vivo che le bagnava la pelle diafana e pianse con più forza.

* * * * * * * * * * * * * *

C'era un strano profumo di morte nell'aria, quella giornata.

Cibarsi del sangue umano lo rendeva sempre particolarmente euforico: offuscava tutti i cattivi pensieri che solitamente accompagnavano la sua quotidianità e lo faceva sentire libero. E quella mattina i cattivi pensieri erano fin troppi e Klaus, dunque, per poterli lavare via, aveva più che bisogno di sentire quel liquido caldo scorrergli piacevole lungo la gola, soffocando tutti i suoi dispiaceri.

Senza contare che il nettare della vita umana poteva anche scacciare, con il suo odore metallico, il dolce profumo di April che aveva ancora indosso.

Il sangue gli scorse lentamente lungo la gola, mentre i canini affondavano sempre di più nella pallida pelle della sua giovane vittima. Un senso di appagamento gli pervase tutto il corpo, e Klaus strinse maggiormente a sé il corpo della ragazza, in qualcosa di molto simile ad un abbraccio.

Come quelli che quella notte si era scambiato con April.

Al solo pensiero di lei, Klaus morse con maggiore intensità, spostando una mano sulla coscia nuda della sua vittima e stringendola in un artiglio. Quella, in preda a un'estasi mortale, emise un piccolo gemito di piacere.

Come quelli che aveva emesso April quella notte, quando era stata sua.

Di nuovo, la sola immagine di lei lo portò a sperimentare più a fondo il piacere di nutrirsi, come se era certo di trovare una luce alla fine di quel lungo tunnel buio. Baciò il collo della ragazza, per prendere possesso delle goccioline di sangue sfuggite alla sua bocca vorace, e la fanciulla mugugnò qualcosa che lo stimolò a continuare. Le sue labbra si mossero lentamente lungo la sua pelle, con pericolosa sensualità.

Proprio come aveva fatto quella notte con April.

Scacciò il suo pensiero, concedendosi un lungo sorriso prima di farlo, e affondò di nuovo e più a fondo i denti nella carne della giovane ballerina che era riuscito a rimediare per colazione. Il gemito che ne seguì era ben lontano da sembrare un verso di piacere: era troppo debole ;non era altro che il pallido riflesso di un urlo di terrore, quello che si lancia prima che la morte sopraggiunga.

Riesci ad essere persino più teatrale di me.”

Klaus sorrise, nello stesso istante in cui la sua vittima esalò un ultimo respiro, e alzò lo sguardo su Stefan Salvatore. Il giovane vampiro era elegantemente seduto sulla poltrona alla destra del divanetto in cui Klaus era beatamente adagiato insieme al cadavere della ragazza.

Nessuno ti batte in teatralità, amico mio.” gli rispose, lasciando il corpo privo di vita con un gesto rude, in un angolo del divanetto. Si pulì le labbra con il dorso della mano, appurando che erano completamente colorate di rosso, e non riuscì a smettere di sorridere.

I brutti pensieri, però, non attesero molto a sbucare fuori dall'angolo in cui si erano rintanati fino ad allora. Klaus strinse i pugni, quando un sentimento molto simile alla rabbia avvolse il suo cuore spento.

Stefan restò seduto al suo posto, con le gambe elegantemente accavallate e un sorriso sornione sul volto; era uno di quei sorrisi terrificanti che non lasciavano trapelare nulla di positivo. Su quel livello Klaus si sentì quasi superato.

Mi vuoi dire...cosa ha spaventato così tanto te e tua sorella ieri notte?.” gli chiese, tendendo la mano verso il tavolino in legno in mezzo ai due divanetti. Si verso del bourbon in un bicchiere di vetro, e ignorò l'occhiata glaciale che Klaus gli riservò.

Se avessi voluto parlartene, lo avrei già fatto.” rispose secco il vampiro, allungando le braccia lungo lo schienale del divanetto. Lui e Rebekah avevano cercato di racimolare più informazioni possibili riguardo l'omicidio della notte prima. Si erano rivolti persino a Gloria per appurare se si trattasse di lui, ma la strega, assonnata e irritata, non aveva individuato la presenza di quel bastardo da nessuna parte in città. Doveva quindi trattarsi di un altro vampiro presente in città, e che aveva smarrito il manuale di giuste precauzioni da prendere prima di ammazzare una donna così platealmente.

A mente lucida, Klaus si rese conto che avrebbe dovuto capire da subito come stavano le cose. Mikael non avrebbe mai palesato la sua presenza a quella maniera. Dava loro la caccia da troppo tempo, per farsi scoprire poi a quella maniera.

Va bene. Vuoi parlarmi allora della piacevole nottata primaverile che hai passato?” Stefan insistette, lanciando un'occhiata eloquente in direzione del compagno e bevendo un lungo sorso.

L'Originario rammentò come il profumo di April fosse rimasto intrappolato all'interno della sua stanza, tra le lenzuola e sul suo corpo. Un brivido gli corse lungo la schiena, quando realizzò che quei ricordi provocavano in lui delle inequivocabili emozioni. Anche di rabbia, visto che lei poi se n'era andata senza proferire una parola.

Trovo alquanto inquietante il fatto che tu ascolti le mie attività notturne.”

Non è colpa mia se siete stati rumorosi.” lo prese in giro Stefan.

Klaus rise nervosamente, per trattenere il suo desiderio di strappare la lingua a quel giovane e arrogante vampiro. “Anche questo è un argomento su cui è meglio tacere, Salvatore.”

Stefan storse le labbra, fissando un punto nel vuoto e accavallando le gambe. “Sì, ma io mi annoio.” disse. “E hai ammazzato l'unica cosa che poteva sopperire al mio tedio.”

Klaus guardò il cadavere accanto a sé, facendo spallucce. “Non parlerò di questa notte. Io non mi impiccio mai delle tue cose personali.”

E ci credo che non lo fai. Non lo avrei fatto nemmeno io se April fosse stata mia sorella.” rispose Stefan, ammiccando nella sua direzione, lasciandogli intuire ben altro dietro le sue parole.

Klaus si umettò le labbra, quando pensò davvero di volergli strappare il fegato solo per avergli fatto intuire delle sue nottate con Rebekah. Doveva ringraziare solo che gli stava simpatico e che si era rivelato essere un piacevole svago.

Ma inizio a dubitare che qui non si tratti solo di sesso....sembri nutrire una sorta di attrazione per quella donna.” Stefan si piegò in avanti, adagiando i gomiti sulle ginocchia e guardando attentamente Klaus.

Sei ben lontano dal conoscermi e quindi dal fare constatazioni, Salvatore.” Klaus quasi digrignò i denti, di fronte a quell'osservazione.

Stefan spalancò le braccia e corrucciò le labbra. “Ci sono passato anche io, e con me mio fratello.” rispose, rilassandosi ancora di più sulla poltrona. “Vivere una situazione simile ti fa imparare molte cose, ovvero che l'amore è un sentimento da cui è meglio fuggire, piuttosto che da cogliere al volo.”

Klaus abbassò lo sguardo. Quelle parole lasciavano presupporre qualcosa di cui lui era già consapevole, ovvero che Stefan non amava Rebekah, ma che la considerava solamente un piacevole intrattenimento. Non poteva dire però lo stesso di sua sorella, la donna che amava troppo facilmente.

Io non amo April Ford.”

Ma non ti è nemmeno indifferente. E la notte di ieri ne è stata la prova.”

La notte di ieri...ha solo provato che ho desiderato il suo corpo. Questo è tutto.” Klaus si piegò in avanti, preso da un impeto di rabbia in cui avrebbe tanto voluto scattare addosso a Stefan, pur di farlo tacere e farlo smettere di mettergli quei grilli nella sua testa.

Ma non hai bevuto il suo sangue. È quello che amiamo di una donna, dopo averne preso il corpo.” rispose Stefan, indicando la bella e morta ragazza abbandonata accanto a Klaus. “Perché non lo hai fatto?”

Ha un cattivo sapore, il suo sangue.”

Stefan scoppiò in una risatina. “È una battuta?” domandò; si portò il bicchierino alle labbra e ne accarezzò il bordo con quello superiore.

Sta morendo.”

Quello che ne seguì fu un'imbarazzante silenzio, che privò Stefan della sua espressione provocatoria. Klaus provò dell'insensato dolore di fronte a quel pensiero, al pensiero che quella ragazza se ne sarebbe andata molto, troppo presto. Lo faceva riflettere sull'eternità senza fine che gli spettava, sulla pericolosità di quei sentimenti che sentiva di nutrire ma che poi sarebbero stati trasportati via dalla furia del tempo.

Ma non per lui: per gente come lui i sentimenti sarebbero rimasti vivi, nonostante si sarebbe voluto solamente morire.

Come era successo con lei, secoli prima....

Morendo?” ripeté Stefan, facendosi improvvisamente serio, e pronunciando quella parola come se fosse a lui ignota.

Klaus si alzò in piedi; improvvisamente trovò fastidiosa la luce del sole che entrava dalla vetrata alle sue spalle. “È malata, ancora non so di cosa precisamente. Tubercolosi forse.” gli spiegò, scostando le tende in maniera da coprire la finestra. “Credo le manchi poco da vivere.”

Lo hai capito quando hai bevuto il suo sangue?”

Klaus abbassò lo sguardo; la luce del sole continuava a colpirgli il volto, trapassando la tenda. “Forse non hai mai assaggiato il sangue di una persona che il male se lo porta davvero dentro.”

Stefan, alle sue spalle, sbuffò. “Mi sono nutrito di molte persone malate, ma preso dalla fame non ci ho mai fatto caso perché non mi ero invaghito di nessuno di loro.”rispose e si alzò in piedi.

Klaus si girò lentamente verso di lui, con un'espressione infastidita sul volto. “Le tue allusioni mi stanno davvero irritando, Salvatore.” lo minacciò.

Trasformala.”

Quella parola s'inoltrò dentro di lui, tra i suoi pensieri e dentro il suo corpo come un veleno. Ci aveva pensato, aveva pensato di farlo e non avrebbe dovuto crearsi problemi nel compiere un gesto simile.

Ne aveva trasformate a centinaia, di donne, per il semplice gusto di donare loro l'immortalità, scaldare le sue notti insonni e poi ucciderle una volta stancatosi di loro.

Ma con April era diverso: se l'avesse fatto, era solo perché voleva salvarla alla morte, donarle l'immortalità affinché continuasse a vivere.

Ed era sciocco, secondo la sua logica, perché non doveva importargliene nulla dell'umanità di quella ragazza.

La trasformi, le salvi la vita, lei ti sarà devota a vita e farà tutto ciò che vuoi...e quando ti sarai stancato di lei e ne avrai trovato un'altra più bella, le stacchi la testa.” Stefan pronunciò quelle frasi senza sentimento alcuno; si portò l'ultimo residuo di liquore alla bocca e guardò fisso negli occhi cerulei dell'Originario.

Stefan la pensava esattamente come lui, ecco perché si era creato quello strano e perverso legame tra loro. Peccato che, trattandosi di April, quel pensiero non entrava più in gioco.

Oppure, se non vuoi ucciderla, puoi concederla a me. Un triangolo amoroso in cui il conteso sono io, è una cosa nuova.” ridacchiò poi Stefan.

Klaus alzò le labbra verso sinistra, ricreandosi una fossetta ai lati della bocca. “Quello che deciderò di fare di lei sarà un problema mio.” gli disse, guardandolo con sguardo tagliente, malgrado il sorriso sulle sue labbra. “Non mi piacciono gli impiccioni. E, ora come ora, abbiamo tanti problemi più importanti a cui pensare, rispetto ad April.”

Il pensiero del misterioso omicidio avvenuto la notte prima s'inoltrò nuovamente nella sua mente. L'Originario ne fu quasi grato; la preoccupazione dovuta a quell'avvenimento scansò l'angoscia causata dal pensiero della morte di April.

Stefan, però, non si lasciò minacciare da quell'atteggiamento, e posò una mano sulla spalla del compare. Klaus era talmente infervorato, da guardarla come se fosse polvere da ripulire dal suo abito.

Va bene. Mi farò i fatti miei d'ora in poi.” sussurrò, con un sorriso sulle strette labbra. “Ma ricorda: le vite umane, sopratutto quelle deboli e brevi come quelle di April, non contano nulla. Rammenti? Me lo hai insegnato tu.”

* * * * * * * * * * * * * * * * * * *

La prossima volta che dovete uccidere qualcuno, fatelo senza sporcare il tappeto, ve ne prego.”

Non appena Klaus scese in salotto, ritrovò Rebekah già vestita e preparata. Indossava un lungo abito nero, che scendeva generosamente sulle sue curve; una vistosa scollatura a rombo, rasentata di diamanti, mostrava l'abbondante scollatura della ragazza. I capelli erano raccolti in uno chignon, le labbra carnose colorate di rosso e alle orecchie portava dei grandi orecchini in oro.

Era bellissima, ma Klaus la trovò parecchio somigliante a una vedova nera.

Se sei in vena di rimproveri, non parlarmi oggi. Non è aria.” rispose lui bruscamente, e fece per dirigersi verso la porta di ingresso a passo svelto.

Ma Rebekah glielo impedì, afferrandolo per il polso prima che la superasse. “Ehi ehi...dove stai andando?”

Klaus si morse il labbro, infastidito dall'interruzione. Stava vivendo quella tipica fase in cui non avrebbe voluto parlare con nessuno, pur di evitare inutili spargimenti di sangue. “Vado a fare un giro per la città, Bekah. Ho bisogno di certezze.” le disse, volgendo lo sguardo nella sua direzione.

Rebekah abbassò le lunghe e chiare sopracciglia. “Pensavo avessi già appurato che non si è trattato di Mikael e che saremo andati da Gloria stasera.” disse.

Non vado da Gloria stasera.” Klaus distolse lo sguardo dal volto della sorella e riprese possesso del proprio braccio, in maniera brusca. “Faccio un giro per il quartiere più malfamato di Chicago ad ammazzare qualche drogato piuttosto.”

Quella sera si sarebbe esibita April. E, dopo quello che era accaduto, la voglia di rivederla era ben poca.

Forse era più semplice dire che non aveva il coraggio di affrontarla, ma lui non era così sincero con sé stesso da ammetterlo. Fece per uscire da quella lussuosa villa prima che le domande a raffica di Rebekah avessero inizio. Ma lei era troppo veloce in quel campo, e diventava particolarmente fastidiosa se non si rispondeva alle sue domande.

Cadresti così in basso pur di non vederla?”

Klaus si fermò di colpo, con il braccio teso e fermo a mezz'aria verso il pomello del portone. Strinse entrambi i pugni e si girò in direzione della sorella, la quale lo fissava immobile, con le braccia strette al petto e un'espressione seria in volto. “A che gioco stai giocando, Bekah?”

Era strano tutto questo interesse che Rebekah provava nei confronti di April. In secoli e secoli aveva visto i suoi fratelli interessarsi a diverse donne, eppure non si era minimamente avvicinata a nessuna di esse, tanto il suo orgoglio femminile la spingeva a considerare quelle amanti solo delle ombre della sua bellezza. “

Gioco e basta Nik.” rispose, con un velo di furbizia nel tono della voce.

No, non stai giocando e basta.” Klaus le si avvicinò con un paio di rapidi e decisi passi, puntandole il dito contro. I contorni del volto erano delineati dall'ira di non comprendere il comportamento di sua sorella. “Ti sei avvicinata a quella ragazza e pare che tu stia facendo di tutto per farmela ronzare attorno.”

Smettila di negare che ti piace, Nik.”

Non lo nego.” Klaus alzò le braccia in un gesto stizzito, mentre Rebekah spalancava gli occhi, stupita nel sentirglielo dire. “Sei tu che neghi di esserti avvicinata a lei per un motivo che poco mi riguarda. E lo hai fatto da quando ti ho rivelato del suo male...”

Il sorriso di Rebekah, accesosi dopo la dichiarazione di Klaus, si spense rapidamente. Lentamente si estinse come una fiamma sotto la debole pioggia, e nei suoi occhi azzurri prese a splendere una luce che a Klaus non era nuova. Era una luce pura, candida, di qualcosa che il vampiro aveva già visto ma che i millenni di vita gli avevano fatto dimenticare.

Stefan mi sta aspettando.” Rebekah non ebbe lo stesso coraggio posseduto da suo fratello pochi istanti prima, quando aveva rivelato i propri sentimenti, e lo superò, senza degnarlo più di uno sguardo.

Klaus desiderò fermarla, sapere a tutti i costi cosa le passava sotto quella testa bionda, ma qualcosa gli impedì di farlo. Un pensiero che gli trasportò alla mente una possibile ipotesi riguardo quell'atteggiamento di Rebekah.

La seguì con lo sguardo fin quando la bionda non scomparve dietro il portone della loro villa.

E qualcosa gli disse che, quella luce, doveva averla avuta anche lui negli occhi per tutto il giorno.

* * * * * * * * * * * * * * * * *

Niente.

Klaus girò a vuoto per ore e ore, senza trovare alcuna traccia che potesse fargli capire chi era il vampiro con cui aveva a che fare. Preso dal tedio e dal nervosismo, il vampiro decise poi di fare dietrofront e, non seppe come, si ritrovò di fronte all'edificio in cui abitava April.

Fermo sulla strada buia e umida, Klaus guardò verso l'alto, in direzione della finestra della ragazza, trovandovi stranamente una luce di candela accesa. Affinando i sensi, riuscì persino a udire il suo profumo di rosa espandersi nell'aria e il suono del suo respiro flebile.

Non si era esibita da Gloria.

Perché?

Morso dalla curiosità e dalla preoccupazione, il vampiro entrò nell'edificio il più velocemente possibile e si ritrovò davanti alla sua porta, bussandovi ripetutamente. Quando April gli venne ad aprire, era l'esatto opposto della ragazza solare e allegra che aveva incontrato diverse sere prima.

Il suo bel viso era pallido e smorto, le labbra incolori, gli occhi sempre scuri e splendenti sembravano essere affogati in un mare di oscurità. I capelli, che la sera prima erano lucenti e ricadevano attorno al suo viso con dolcezza estrema, erano opachi e raccolti in una treccia malfatta. Eppure, nonostante tutto, l'Originario riuscì a identificare ancora in lei quella calda bellezza che da subito lo aveva colpito.

Quando scorse la sua figura sulla soglia della porta, April ne sembrò quasi seccata. “Cosa ci fai tu qui?” gli chiese, con un tono di stizza.

Klaus se ne sentì quasi oltraggiato; era lui quello in diritto di comportarsi a quella maniera dopo che lei se n'era andata la notte prima. Abbassò lo sguardo e non fu sicuro di voler rispondere; non voleva certo dirle che era giunto a casa sua perché preoccupato per via della sua assenza al locale di Gloria. Le avrebbe fatto intuire troppe cose, che prima avrebbe dovuto capire per davvero lui stesso.

Ma sei ubriaca?” le chiese poi, quando avvertì un puzzo fastidioso provenire dal suo corpo. Quello sopprimeva il suo abitudinario profumo di fiori in piena primavera, e irritò i sensi del vampiro. Emanavano tutti un fetore simile quando si ubriacavano a quella maniera, gli umani?

Togliti questo vizio di rispondere a una domanda con un'altra domanda. Sei seccante.”

April lo guardò con freddezza, lasciando la porta semiaperta davanti a lui e barcollando verso l'umile salotto alle sue spalle, avvolto nel buio, fatta eccezione per la candela che brillava sopra il tavolo, in prossimità di una bottiglia di vodka.

Klaus scorse lo sguardo lungo l'esile corpo della ragazza, la quale indossava una lunga vestaglia da notte scura. Camminando, una bretellina le era scivolata lungo la spalla, rendendola nuda e pallida allo sguardo del vampiro. Lui rabbrividì, scacciando quei pensieri poco casti che corsero nella sua mente.

Lasciami entrare April.” le disse, posando entrambe le mani sugli stipiti della porta e puntando il proprio sguardo sulla figura della ragazza, ormai ad alcuni metri da lui.

Secondo te perché ti ho lasciato la porta aperta?” April lo guardò come se fosse un completo idiota; voltandosi verso di lui, la parte sinistra del volto venne illuminata dalla fiamma della candela, mentre il resto rimase avvolto nell'oscurità. Fu in quel frangente che Klaus si accorse delle invisibile righe di lacrime che avevano marchiato la bella pelle della ragazza.

Definiscimi pure uno all'antica...” rispose il vampiro, dondolandosi per un'istante con le mani ancora sugli stipiti. “Ma non entro in casa tua, se non mi inviti.”

Klaus abbassò gli occhi, quando lo sguardo di April si fece affilato, come se stesse valutando quale possibile giochetto egli stesse per farle. L'umana non aveva la minima idea che, per far entrare un vampiro in casa propria, avrebbe dovuto chiaramente invitarlo.

Tu non stai bene con la testa...avanti, entra.” April si grattò la fronte per poi fargli segno di entrare.

Klaus tirò un sospiro di sollievo quando sentì la barriera invisibile che gli impediva di varcare quella soglia infrangersi improvvisamente. Mosse un passo oltre la porta, in un attimo di titubanza, e un sorriso si allargò sulle sue labbra, come fosse la prima volta che gli capitasse.

O forse era semplicemente sollevato del fatto di potersi riavvicinare ancora a lei.

E chiudi la porta.” Quelle parole, così scontate, vennero pronunciate con una sfumatura di paura nella voce della ragazza.

Klaus sentì il rumore di un brivido serpeggiarle lungo la spina dorsale; sapeva che non era stato lui a provocarla-riconosceva il suono della paura che lui faceva scaturire-ed era certo che si sarebbe informato quanto poteva al riguardo.

Il proibizionismo non dice nulla a te, vero?” Il ragazzo si chiuse la porta alle spalle, con un colpo secco, tanto che riecheggiò nei corridoi grigi e spenti del palazzo in cui April risiedeva.

La ragazza si sedette, riprendendo a trangugiare distrattamente un bicchiere mezzo pieno. “Dopo tutti i soldi che le faccio fare, Gloria mi lascia rubare qualche bottiglia. Non è scema, sa che un paio di volte l'ho già fatto, ma non mi ha mai detto nulla.”

Klaus si avvicinò a lei, ficcando le mani dentro le tasche del suo cappotto scuro e sospirando. Aveva così tanta voglia di gettarle addosso tutte le sue frustrazioni di quella notte, ma non era certo di essere in grado di farlo, viste le condizioni in cui si trovava l'umana.

Perché hai la faccia di una che vorrebbe buttarsi da uno dei grattacieli di Chicago?”

April ridacchiò, posando la schiena contro la sedia e facendo scorrere la mano verso la bottiglia di vodka. “Sto diventando più romantica.” disse, con voce impastata. “Se mai dovessi uccidermi, mi taglierei le vene in bagno.”

Pronunciò quelle parole come se fossero una piacevole battuta e poi si portò la bottiglia alle labbra, lasciandole sorridere non appena quelle si posarono sulla sua illusoria via di fuga.

Klaus trovò quel comportamento e quei modi di parlare a dir poco fastidiosi. Le strappò la bottiglia di mano con un gesto rapido di cui lei nemmeno si accorse. “Che diavolo ti sta succedendo, April?”

La ragazza non riusciva a guardarlo negli occhi; le sembrò che lui stesse guardandola nella stessa maniera in cui lei si era guardata per tutto il giorno allo specchio: con repulsione.

Si strinse le braccia al petto. “Perché, ti interessa?” gli domandò.

Se te lo sto chiedendo è evidente, non trovi?” Klaus alzò la voce più del dovuto, lasciandola rimbombare nel vuoto che risiedeva nell'appartamento di April.

La ragazza si mosse verso di lui rapidamente, pregandolo di abbassare la voce. Provò a prenderlo per mano, ma lui sviò quel contatto indesiderato. “Vorrei ricordarti che sei stata tu quella che stanotte se n'è andata, senza dire una parola. Perciò non hai alcun diritto di comportarti a questa maniera!”

Oh andiamo, non ti sarai mica offeso. Ho dovuto farlo. ”

Perché? Esigo una risposta, April!” Klaus si umettò le labbra per il nervosismo.

Discutere con April era sempre stata quella parte del suo rapporto con lei che tollerava di meno, poiché lei provava sempre a comunque a confonderlo.

Ieri eri ancora la mocciosa che vedeva arcobaleni e unicorni, che voleva viaggiare per il mondo e che voleva vivere come desiderava quando era una bambina.” gli disse. April abbassò gli occhi con tristezza, palesata dal battito crescente del suo cuore. “E ora sei solo un'ubriacona depressa? Cos'è successo?”

Senti, non mascherare il tuo orgoglio ferito dietro queste frasucole da quattro soldi. Voglio che tu mi lasci in pace.” insistette April, restando sulla linea di non rivelare nulla riguardo il proprio comportamento.

Cercò di riprendersi la bottiglia di Vodka nella mano di Klaus, ma lui la tenne adeguatamente lontana dalla sua portata.

D'altra parte, il ragazzo era sul punto di perdere seriamente la pazienza. La vena che aveva preso a pulsargli prepotentemente sulla fronte ne era la prova. “Vuoi che ti lasci in pace allora, April?” le chiese, allontanandola con una mano sulle clavicole, quando la vide insistere per riprendersi la bottiglia.

Sarebbe enormemente gradito, sì!”

Perfetto allora!” Klaus comprese di aver perso il controllo solo dopo aver lanciato la bottiglia sul pavimento, con una violenza inaudita, con cui per poco scalfì le mattonelle dell'appartamento.

April restò così sorpresa da quel gesto da sobbalzare sul posto, osservando come in una scena a rallentatore i frammenti di vetro che scheggiavano nell'aria e il liquido scuro spargersi sul pavimento in una pozza.

Me ne andrò, ma non senza averti detto prima un paio di cose.” Klaus ignorò la vodka che aveva bagnato le sue lussuose scarpe in pelle nera e mantenne lo sguardo fisso su April, che aveva preso a tremare come una foglia inanzi a lui. Quasi avesse paura che gli facesse del male.

Sono anni che non desidero altro che ferire le persone. Faccio loro del male, le abbatto, le abbandono quando da me si aspettano solamente una mano di aiuto. E poi sei arrivata tu. E non credere che non eri anche tu nella mia lista nera: non c'è persona a cui io non faccia del male, anche involontariamente.”

Il suo pensiero andò subito a Rebekah, Kol e Finn.

Forse la sua ottica di mantenere la sua famiglia unita-chiudendo Finn e Kol in delle bare, mantenendo Rebekah ancorata a sé con la minaccia di farle fare la medesima fine-rientrava nel male che lui involontariamente commetteva. Il suo desiderio di proteggere la propria famiglia era legittimo, secondo il proprio modo di vedere, ma sbagliatissimo secondo l'ottica dei suoi fratelli e che forse lui, involontariamente, aveva fatto egoisticamente soffrire. Elijah glielo diceva sempre.

Tu, con il tuo sguardo, mi hai fatto sentire come se....anche io fossi capace di fare involontariamente del bene.”

Calò un silenzio tombale che avvolse entrambi in un freddo abbraccio. Klaus aveva fissato l'intensità negli occhi di April per tutto il tempo, ma quando la sua voce perse la forza di continuare il discorso, si ritrovò ad abbassarli come un timido bambino. “Mi hai fatto rammentare cosa significasse valere per qualcuno.” concluse.

Tornò il silenzio di poco prima, il quale saldò l'invisibile linea di sguardi che legò gli occhi neri di lei con quelli blu di lui.

April stava mordendosi il labbro, nell'intento, probabilmente, di non scoppiare in lacrime. Guardò il proprio riflesso sulla pozzanghera di Vodka sul pavimento: quello era distorto, avvolto nel buio, come perduto in un baratro senza fine. Gli diede le spalle e si portò le mani sui fianchi, guardando lo scenario oltre la finestra del salone.

Sono contenta che questa cosa abbia fatto bene almeno a te.” sussurrò, con voce tremante.

No, non mi hai fatto bene.” Klaus replicò prontamente, con tono incolore. “Mi hai ricordato molte, troppe cose. E ora non hai alcun diritto di comportarti a questa maniera, dopo quello che hai combinato.”

Ti è mai passato per l'anticamera del tuo piccolo cervello che ieri stavo solo sognando a occhi aperti? Che forse ero così fuori di me da concedermi una notte insieme a te?” April fece un giro su sé stessa, spalancando le braccia.

Non stavi sognando April, è stato tutto reale!” esclamò Klaus, avvicinandosi a lei con rapide falcate. Odiava il modo in cui rinnegava tutto, come se facesse più male a lui che a lei. Si ritrovarono a pochi centimetri di distanza e l'alito al sapore di alcool baciò le labbra del vampiro. “E voglio sapere cosa ti ha fatto cambiare idea.”

La realtà, Niklaus.” rispose semplicemente April, con tono rude, quasi avesse rivelato una terrificante verità. Cosa che Klaus reputò tale, perché quella era la risposta che lui dava sempre quando le sue vittime, prima di morire sotto la sua ferocia, gli chiedevano cosa lo avesse reso così malvagio.

Era facile farsi cambiare dalla realtà, piuttosto che combatterla e plasmarla al proprio animo.

Non si può sognare quando il mondo ti impedisce di farlo.”

Klaus però non accettò quella risposta, non da lei, non da colei che avrebbe dovuto allontanare il più possibile simili pensieri da lui. “Io voglio...” disse, a voce dura, afferrando le spalle della ragazza e affondando lo sguardo nel suo. “Sapere cosa ti ha fatto cambiare idea, April!”

Penetrò nella mente della ragazza, catturando i pensieri e le immagini che le balenarono nella mente, mentre lui li faceva suoi. Vide gli occhi della giovane umana sbarrarsi, e il suo corpo opporre meno resistenza.

Christopher mi ha minacciato di ucciderti, perché ha capito che mi sto innamorando di te.”

La presa di Klaus si fece meno stretta sulle spalle di April. La guardò come se avesse detto una bellissima bugia, una di quelle fandonie così irreali ai cuori di chi le ascolta da non risultare possibili.

Con sole 15 parole, April aveva saputo colpirlo per ben due volte: gli aveva rivelato che lo stava proteggendo, e che si stava innamorando di lui.

Una strana, piacevole sensazione si fece largo all'interno del suo petto freddo e spento.

La mente di Klaus allentò la presa sul volere e sui pensieri di April, la quale chiuse per un'istante gli occhi, abbandonandosi ad un istante di debolezza. La vide poi riaprire gli occhi, presa dalla consapevolezza di aver rivelato quello che, probabilmente, era il suo più grande segreto.

E la sua più grande paura.

È per questo che ti stai ubriacando così? Credi che quel damerino possa farmi del male?” chiese Klaus, bisognoso di ulteriori conferme. Voleva ridar vita a quella sensazione che poco prima gli aveva investito il cuore spento; voleva appurare che non era stata solo una cosa fittizia e passeggera.

Io non volevo dirtelo.” sentenziò April.

Lui non può farmi del male.” ridacchiò Klaus, ignorando la frase della ragazza. Le prese il volto tra le mani fredde, e lei si concesse di abbandonarsi a un lungo brivido.

Il vampiro la guardò intensamente negli occhi con l'intento, per la prima volta, di controllare la mente di qualcuno per liberarlo delle sue paure. “Voglio che tu lo sappia, che non tema per la mia incolumità. E che ti lasci andare a ciò che realmente vuoi. Come hai fatto ieri.”

April guardò a fondo gli occhi di Klaus. Scosse debolmente la testa, troppo presa dalla forza di trattenere le calde lacrime che volevano scorrerle lungo il volto. “Io voglio solo viverti, Niklaus.”

E il vampiro non volle sentire nient'altro.

Si avventò sulle labbra di April, coinvolgendole in un bacio carico di bramosia. La ragazza gettò le braccia attorno al suo collo, lasciandosi pervadere dalla soffice sensazione di trovarsi tra le sue braccia.

E, per quella notte, nessuno dei due avrebbe abbandonato l'altro e non lo avrebbe ferito com'erano soliti sempre fare.

* * * * * *

Il mattino seguente si presentò fresco e piovoso.

April sentì il bisogno di non rimanere a casa da sola, bensì di andarsi a prendere un caffè presso il localino in fondo alla sua strada, com'era solito fare da qualche giorno a quella parte.

Non ne comprendeva il motivo, ma ogni mattina, alle nove in punto, si recava là, per farsi preparare un caffè che nemmeno le piaceva più di tanto. Sentiva solo di farlo, senza una plausibile motivazione.

Guardò fuori dalla vetrata che affacciava sulla strada trafficata, con la mano sotto il mento e lo sguardo pensieroso. La notte prima si era di nuovo lasciata andare tra le braccia di Klaus, malgrado tutti i sensi l'avvertissero di quanto potesse essere pericolosa questa relazione con un folle come Christopher ancora in giro. Ma le era bastato guardare Klaus negli occhi, sentire la sua voce penetrarle nella mente, affinché tutte le difese venissero distrutte e potessero esserci solo loro due.

Ormai, era come se la ragazza non avesse più controllo sulla propria razionalità, e questa era una cosa che non comprendeva.

Una cameriera le portò il caffè richiesto, concedendole un sorriso radioso dopo che la ragazza l'ebbe ringraziata. Il tempo affinché questa si fosse allontanata, che un'altra persona giunse al tavolo della giovane cantante, armata del quotidiano di quella mattina.

Toh!” esclamò, gettandolo sul tavolo con un gesto piuttosto rude.

April dovette ritrarsi affinché il cucchiaino adagiato sulla tazza del caffè non le venisse sbalzato in faccia, dopo esser stato colpito dal giornale. Serrò le labbra irritata, riprendendo poi il cucchiaino che le era caduto in grembo.

C'è stata un'altra donna morta, trovata in un vicolo ieri notte.”

Quell'esile figura le si sedette di fronte, con le gambe sensualmente accavallate e le braccia conserte. Arricciò le rosse labbra in maniera spavalda, lasciandosi cadere poi contro lo schienale della poltrona.

April riprese mano al cucchiaino e guardò il giornale con fare disinteressato: la foto di un cadavere coperto da un lenzuolo bianco padroneggiava in prima pagina.

Da quando ti importa se qualcuno muore in questa città, Katherine?” domandò. Prese un po' di zucchero dal contenitore in vetro sul tavolo e se lo versò dentro il caffè.

Katherine inarcò le sottili sopracciglia scure. “Beh, da quando la mia cantante preferita ci vive sola soletta e circondata da mostri cattivi.” la prese in giro, piegandosi sul tavolo con le braccia conserte. Quando April la guardò infastidita, la ragazza le fece un occhiolino. Era sempre stata così, Katherine Pierce: da quando l'aveva conosciuta anni prima, poco dopo esser giunta nella bellissima Chicago, non aveva fatto nient'altro che provocarla e prenderla per i fondelli. Si comportava così con tutti.

Qui vedo solo un mostro. Ed è mascherato da femme fatale dei miei stivali.” rispose la ragazza; tornò poi a concentrarsi sulla tazza, prendendo a girare il cucchiaino lentamente.

Touché.” Katherine si tirò di nuovo indietro con la schiena; i suoi cortissimi capelli scuri erano raccolti in un piccolo chignon che risaltava il suo bel volto ovale, rendendolo più affascinante e luminoso. “Fossi in te la smetterei di ostentare tutta questa antipatia nei miei confronti. Non ti ho mai fatto nulla di male.”

April fece spallucce. “Non siamo nemmeno mai state molto amiche. Proprio per nulla.” le ricordò, alzando poi lo sguardo in quello di Katherine e provando un brivido quando la vide sorridere incurante.

Lei e Katherine si erano conosciute da Gloria ormai tanto tempo prima, e per “conosciute” s'intendeva qualche sguardo carico di rivalità femminile che si erano lanciate di tanto in tanto, seguiti poi da brevissimi attimi di conversazione, basati su argomenti futili e sciocchi come begli uomini e lussuosi gioielli. April non era ancora la famosa cantante che tutti conoscevano, e Katherine Pierce era tutto quello che un uomo potesse desiderare e una donna invidiare. La ragazza rammentò di aver provato una sorta di distorta ammirazione nei suoi confronti, e di aver preso gran parte di ispirazione al suo comportamento materialista proprio da lei. Anche Violet aveva fatto la conoscenza di quella donna ma, essendo poco incline a nutrire antipatia, non aveva avuto alcuno screzio con lei. La loro conoscenza era durata in tutto dieci giorni e poi Katherine era scomparsa nel nulla, senza dire una parola.

E non era cambiata di una virgola dall'ultima volta in cui si erano viste: sempre bellissima e fatale.

Non credo nemmeno che tu sia tornata per venirmi a trovare o per salutare Violet, come hai detto quando ci siamo rincontrate.” April lasciò cadere il cucchiaino dentro il caffè, guardando con sospetto Katherine. Quest'ultima non si lasciò impressionare dagli occhi scuri della ragazza e continuò a guardarli come se quelli non le stessero scavando dentro.

A te non importa nulla né di me e nemmeno della mia amica, perciò voglio sapere perché sei qui con me ora? Che cosa vuoi relamente?”

Katherine sbuffò divertita. “Ma tu lo sai già.” disse, e si piegò anch'essa sul tavolo, annullando le distanze tra il proprio viso e quello di April. Quest'ultima venne tentata dal ritrarsi, ma una luce negli occhi della ragazza glielo impedì. “Solo che non te lo ricordi.”

April affilò lo sguardo; notò qualcosa di insolito nelle iridi scure della ragazza, quasi come se quelli avessero preso a scivolarle dentro fino all'anima, alla ricerca di pensieri e parole che lei avrebbe esternato solo se le labbra di Katherine glielo avessero chiesto.

L'altra, intanto, sorrise provocatoria. “Ci sei andata a letto come ti ho detto di fare?” domandò.

E malgrado April non avesse alcuna intenzione di rivelare un particolare così intimo a quella donna, si ritrovò ad annuire sommessamente. “Sì, l'ho fatto.” rispose, avvampando in volto e senza poter abbassare il capo per nasconderlo. Doveva continuare a guardare Katherine e non pensare al fatto che, le notti passate con Klaus, non erano state dettate dai suoi ordini.

E ti ha rivelato qualcosa? Ti ha detto se sta scappando da qualcuno per caso?” Katherine aveva perso ogni ombra di sarcasmo: era terribilmente seria mentre s'insinuava nei pensieri più nascosti di April, la quale la sentiva in ogni dove, dentro la propria testa.

Cosa vuoi da lui?” si ritrovò a domandare, malgrado il dialogo con Katherine non includesse quella domanda.

Sto scappando da lui da più di 400 anni e l'unica cosa che voglio è stare un piccolo passo davanti a lui. Ma dimentica questo particolare: non ti interessa.” Katherine decise di essere il più sintetica e diretta possibile, contando sul fatto che, poi, April non avrebbe ricordato nulla di quella conversazione. E almeno aveva potuto sfogarsi un po' riguardo una situazione che gravava su di lei da secoli.

E ora dimmi...ti ha rivelato qualcosa, o no?”

April scosse la testa. Non voleva rispondere, ma la propria voce volle essere il più sincera possibile. “È spaventato da qualcosa ma...no, non mi ha detto nulla.” ammise, e il cuore le perse diversi battiti, nel momento in cui tutti i suoi pensieri andarono a perdersi tra i mille sospiri, i mille baci e i mille contatti che c'erano stati tra loro nelle notti precedenti. Erano quelli l'unica cosa che contava; non i segreti che Niklaus aveva per sé e di cui Katherine sembrava necessitare.

Lo immaginavo.” Katherine si mostrò terribilmente delusa; si lasciò di nuovo cadere contro la sedia e si guardò attorno con fare nervoso, mordicchiandosi le labbra piene e borbottando qualche parolaccia. “Anche se sei probabilmente la prima donna con cui si relaziona senza che poi l'ammazzi, lui è furbo. Non ti farà mai capire nulla nemmeno se lo porti in paradiso.”

April restò in silenzio, senza sapere cos'altro aggiungere. Rammentò tutte le conversazioni avvenute con Katherine in quei giorni. Le aveva detto di andarci a letto, di abbandonarsi a tutte le emozioni che lui le provocava e poi di andarsene il mattino successivo. Si erano incontrate poi in quel locale, alle nove in punto, ma Katherine non aveva ottenuto le informazioni che le servivano. Ci aveva provato poi una seconda volta, e anche questa si era rivelata poco fruttifera.

Va bene, non importa.” Katherine batté le mani in maniera teatrale, riprendendo a sorridere e tornando a guardare il bellissimo volto di April. La vide rabbrividire, ma non se ne curò: l'umana doveva trovarsi in quello tipico stato di spossatezza in cui ci si trova nel corso del soggiogamento.

Giocherò in un'altra maniera.”

Che cosa intendi?” April riprese mano alla propria tazza e guardò con fare confuso l'espressione maliziosa della ragazza.

Katherine s'umettò le labbra prima di parlare. “Intendo che ho un piano B, Ford” le disse. “Bisogna sempre averne uno a disposizione, non lo sai?”

E il sorriso che ne seguì venne disegnato dalle mani della rabbia e della vendetta.



Ciao a tutti, miei cari :D come state?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Come abbiamo visto, Katherine ha ripreso a calcare le scene e spero di averla resa IC come avrei voluto mantenerla. Vuole giocare sporco con Klaus, confidando nella sua infatuazione per April per scovare un po' delle sue debolezze e portarsi “un piccolo passo davanti a lui”. Ma, come abbiamo visto, la nostra Petrova non è riuscita nel suo intento. Quale sarà il suo piano B?

Ora vorrei concentrarmi su Klaus: so di averlo reso OOC nella parte in cui lo abbiamo visto insieme ad April. Sì, è stato troppo romantico e sentimentale, ma ho dovuto uscire per un attimo dalle linee del suo personaggio, sempre per mostrare un passo in più (o indietro xD) nella relazione con April. Anche nel discorso riguardo la sua famiglia, Klaus non vuole vittimizzarsi, non so se l'ho lasciato ben intendere: mostra solo di essere consapevole di averla tenuta insieme nel modo più sbagliato possibile, ferendo inconsapevolmente chi ama, perché convinto delle sue ragioni. Mi sono fatta capire? #dicono tutti boh in coro xD#

Comunque, spero di non averlo reso troppo, troppo OOC u.u

Per quanto riguarda il resto, spero che vi sia piaciuto e spero di leggere commenti al riguardo.

Un grazie speciale a chi legge e recensisce questa storia; siete i miei amorini belli ** e grazie a chi ha inserito la storia tra seguite/preferite e ricordate. Per chi ama scrivere, è sempre bello trovare qualcuno che apprezzi i propri lavori, vi adoro!

Alla prossima e buona serata a tutti! :D




   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: Lelahel