Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: ElderClaud    05/03/2008    9 recensioni
"Quei due erano diversi in tutto. Non avevano niente in comune. Né i natali di una città collettiva, né la filosofia di pensiero che li poteva far sembrare amici. E le rispettive madri non si potevano neppure identificare come zoccole dato che nessuno dei due le aveva mai conosciute. Pertanto, il fattore di diverso che li contrapponeva, era una cosa che non si era mai vista prima. Erano distaccati persino dal resto della banda. Erano asociali poiché nessuno del gruppo era disposto a dar retta alle loro menzogne. Nessuno… Erano due perfetti opposti che non avevano nulla in comune… Se non forse il dolore. Quello era una cosa comune a tutti. Come la bestia che albergava nei loro cuori.Quella creatura mitologica e infame che albergava in ognuno di loro. Spettro del loro passato e compagna crudele dell’attuale presente…"
{KakuzuxDeidara}
Questa oneshot è nata da una sfida che mi ha lanciato tobichan. Ovvero quella di creare un crack pairing yaoi! Benchè non sia una amante del genere ci ho messo tutta me stessa ^^! Spero tu possa apprezzare!!
Il titolo della fic è ispirato all'omonimo romanzo... Senza volerlo fare apposta però!
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Deidara, Kakuzu
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Avviso: Questa One-shot è stata creata dopo che ho accettato una sfida di tobichan ( e lei a sua volta, ne ha accettata una ch

 

 

Avviso: Questa One-shot è stata creata dopo che ho accettato una sfida di tobichan ( e lei a sua volta, ne ha accettata una che le avevo lanciato io! ). Ovvero quello di creare un crack pairing yaoi! Ebbene sì… questa che vi apprestate a leggere è la mia prima fic yaoi… ( T_T )!

Premettendo che a me lo yaoi non piace, ho provato comunque a cimentarmi sul genere con questa coppia bizzarra.

Il risultato non è che mi soddisfi appieno… Ma magari a voi potrebbe risultare interessante! Più che di Yaoi infatti, mi sono puntata molto sulla psicologia del rapporto tra i due… Per cui non sono neppure tanto sicura che questa fic la si possa inserire nell’universo yaoi! Ad ogni modo, fatemi sapere! ( e non criticate il pairing!! )

 

 

 

 

 

                                                          La Bestia Nel Cuore

 

 

 

 

 

 

 

Erano diversi in tutto.

 

 

Non avevano niente in comune.

 

 

i natali di una città collettiva, né la filosofia di pensiero che li poteva far sembrare amici.

 

 

E le rispettive madri non si potevano neppure identificare come zoccole dato che nessuno dei due le aveva mai conosciute. Pertanto, il fattore di diverso che li contrapponeva, era una cosa che non si era mai vista prima.

 

 

Erano distaccati persino dal resto della banda.

 

 

Erano asociali poiché nessuno del gruppo era disposto a dar retta alle loro menzogne.

 

 

Nessuno…

 

 

Erano due perfetti opposti che non avevano nulla in comune… Se non forse il dolore. Quello era una cosa comune a tutti.

 

 

 

- - - - - - - - - - - - - - - - - - -

 

 

 

 

“L’arte è esplosione cazzo! Possibile che nessuno lo capisce?!”

 

 

“Stà zitto deficiente… Altrimenti le braccia non te le riattacco più…”

 

 

Ancora una volta lui si era fatto male… Ancora una volta lui doveva prestargli soccorso…

 

 

Una missione finita male ma che poteva avere risvolti ben più drammatici.

Ed ecco quindi che il biondo artista doveva farsi rammendare le ferite dalla più improbabile creatura in quell’albergo di fortuna. Che aveva piuttosto parvenza di bettola ingrata, che di casa di riposo per forestieri stanchi. Ma si sa, nell’organizzazione non ci si può permettere lussi.

 

 

Deidara era scalmanato, e Kakuzu questo lo sapeva bene. Pertanto, non era una sorpresa per lui dover ricucire quel suo corpo minuto ogni volta che il moccioso si sbucciava le ginocchia.

Quasi a volerlo fare apposta…

Era un idiota! Poiché un asociale di norma si fa i fatti suoi e non va a fare casino in giro. E invece tutte le volte era la stessa storia.

Tutte le volte lui gli mostrava quel suo bianco corpo martoriato, così sottile che il paragone gli veniva spontaneo. E tutte le volte ecco che lui doveva passare su di esso e cercare di rimanere impassibile.

Impassibile…

Come un dottore con il paziente!

Ma era impossibile. No, era davvero impossibile ciò. Ed entrambi lo sapevano alla perfezione. Perché nessuno dei due riusciva a resistere al richiamo della bestia.

 

 

Quella creatura mitologica e infame che albergava in ognuno di loro.

 

 

Spettro del loro passato e compagna crudele dell’attuale presente.

 

 

E quindi la cosa si ripeteva. Sempre. Uguale e machiavellica. Anche in questo caso. Anche in quella stanza d’albergo.

Era solo questione di tempo, doveva solo scattare la giusta scintilla.

 

 

Stai fermo Deidara… Ho quasi finito…”

 

 

E combatte lui, combatte tutte le volte per non dar retta alla bestia. Ma ogni volta era così, con le sue fibre nere che dapprima curavano caste le macabre ferite, per poi finire che viaggiano fameliche e insaziabili su tutto quel corpo giovanile.

Candido come la neve, morbido come quello di una donna.

Una donna…

E il pensiero si faceva struggente nella sua testa, perché a lui non era concesso di andare con una donna. la bestia glielo vietava. Lui stesso vietava alla bestia di cibarsi di tali creature.

Perché maledizione?! Perché Deidara?! Perché tu?!

 

 

Fottuti bastardi della foglia… Questa me la pagano! Mi hanno strappato le braccia stronzi fottuti!”

 

 

Se non stai fermo perdi anche qualcos’altro! E ora ti prego…”

 

 

Ti prego…

 

 

L’artista lo odiava da morire quando cominciava a supplicare in quel modo. Che idiota! Ma credeva davvero che lui non riuscisse a vederlo?!

Credeva davvero che lui, artista supremo, non riuscisse a vedere la bestia che aveva dentro?! Che lo divorava ogni volta e che alla fine lo possedeva facendolo diventare succube di tanta malvagità?!

Kakuzu era un idiota.

Poteva fuggire dalla realtà quanto gli pareva, ma quella era purtroppo la cruda verità. In Kakuzu era presente una bestia, e lui riusciva a vederla alla perfezione. Perché tale bestia era un tempo presente anche in quello che lui chiamava padre.

Quella persona che con tanta facilità lo aveva messo al mondo, ma che con altrettanta facilità gli aveva strappato via tutto.

 

 

Tutto…

 

 

Felicità, sogni, gioia di vivere, l’innocenza

 

 

E non bastava quella maschera per nascondere il suo ghigno perverso, non bastava la cornea nera come la notte per nascondere il sangue che gonfiava i capillari bui.

No, Deidara riusciva a vedere tutto. Riusciva esattamente a vedere la bestia che un tempo era presente in suo padre, che era presente persino in lui.

Perché lui si vergognava… Oh sì! Si vergognava.

 

 

“Mi devi per forza supplicare vecchio…?!”

 

 

Sibilò il biondo, al ricordo della sua infanzia uccisa dalla persona che amava. Che aveva amato.

E l’altro deglutì piano alle sue parole. Tremando lievemente mentre l’ultima fibra richiudeva lo squarcio nel povero braccio.

 

 

“Siamo stati fortunati che i gestori non ci hanno fatto troppe domande… Se sapessero che siamo dell’Akatsuki, sarebbero stati dolori…”

 

 

Misero… Misero tentativo di sfuggire alla bestia. Misero tentativo di rimanere impassibile alla voluttuosità della bionda figura.

Quelle spalle perfette e quella schiena longilinea lo richiamavano per saziarsi. Lo annebbiavano e lo tormentavano per essere un vero pappamolle.

 

 

“Tu e la tua tirchieria… Se fanno storie basta farli esplodere no?!”

 

 

Sentenziò acido l’artista, mentre con gesto lento si slegava la coda ai capelli e li lasciava cadere morbidi sulle spalle.

Il mantello dorato copriva timido quel corpo androgino.

Un corpo così… Femminile ai suoi vecchi occhi. Così succulento per la bestia che lo dominava.

Quello era il segnale. E lui lo sapeva benissimo. Ormai aveva compreso bene il carattere dell’artista e tutti i suoi linguaggi nascosti. Poteva fargli quello che voleva… Se lo voleva! Lui non avrebbe detto nulla…

 

Perché per quanto Deidara odiasse suo padre… Lui tutto sommato lo aveva amato. Lo aveva amato anche quando gli toglieva l’innocenza. E per questo si odiava da morire. Odiava la bestia che gli ricordava tutto questo ogni volta che si specchiava in quelle gemme verdi dall’innaturale sfondo nero. Odiava sommessamente la creatura che gli sussurrava malignità ogni volta che si concedeva a quella montagna umana.

 

E come con suo padre si lasciava fare di tutto.

 

Perché Kakuzu gli ricordava terribilmente suo padre.

 

 

Con delicatezza, una grande mano olivastra sfiorò appena quei suoi fili d’oro. E gli occhi verdi si iniettarono ulteriormente di desiderio represso. Di rabbia feroce che da sempre lo contraddistingueva, e che da sempre lo faceva dannare. Perché inevitabilmente le mani passavano oltre quei suoi splendidi capelli.

Andando a scontrarsi con la pelle nivea e soffice. Facendo pressione su quei fianchi sottili e spingendolo quindi con rabbia sul letto.

 

 

E lui, l’artista, non diceva nulla. Non faceva nulla. E si limitava a guardare lontano. A guardare oltre le sue spalle giganti in cerca dell’infanzia perduta. Di quando l’argilla, all’epoca, era solo un passatempo da bambini.

 

 

Feroce… Feroce passione, feroce dolore.

La creatura che dominava e che tempestava di baci lentamente si tramutava sotto di lui. E reagiva con decisione a quei suoi morsi così dannatamente sensuali.

Gemeva di voce femminile ogni volta che le sue ruvide labbra incontravano il suo fragile collo. Che avido succhiava, lasciando rossi segni evidenti.

Mentre tutte le membra si infuocavano al contatto con quella lingua vergine. Immacolata. Che altro non era che la ferocia del suo biondo compagno artista. Che stranamente ricambiava quella danza cannibale. E le rudi mani viaggiavano affamate per tutto quel bianco corpo. Soffermandosi spesso nella zona dove dovrebbe essere presente il seno. Ma che seppur non trovandolo nella sua testa era invece ben presente.

 

 

Perché lui era un mostro. E i mostri, si sa, fanno brutte cose alle fanciulle. Pensano di essere perfetti ma in realtà sono tra le creature più stolte del nostro mondo.

E Deidara lo sapeva… E per questo Kakuzu lo odiava. Odiava la sua testa e odiava il suo corpo. Perché nella sua costanza gli ricordava costantemente il suo fallimento come uomo. Del suo essere mostro assetato del suo corpo androgino.

Si tolse la cappa nera e ciò che rimaneva della maschera con rabbia, e i restanti abiti del biondo vennero letteralmente maciullati dalle sue forti mani. Perché sotto di lui la creatura doveva risultare assolutamente inerme.

Indifesa.

Succube di tutta la sua oscura passione.

 

 

E Deidara in silenzio lo assecondava, in silenzio lasciava che il mostro odiato viaggiasse nella fantasia più assoluta mentre lo possedeva.

E accoglieva il dolore di ogni sua spinta come una liberazione. Come un fuoco purificatore che, in realtà, di purificatore non aveva nulla. E la bestia nel suo cuore rideva volgare, ricordandogli quanto aveva amato suo padre in vita. Quel suo stesso padre che lui aveva trasformato in arte tanto tempo fa.

E con rabbia doveva constatare che il legame maledetto non era stato affatto spezzato. O meglio… Era rinato a nuova linfa. Un nuovo colore che altri non era che il verde degli occhi dell’orco che gli stava sopra.

 

 

Kakuzu…

 

 

Che ancora una volta si beava di possedere quel corpo. Si eccitava da morire vedendo che la donna sotto di lui non era affatto terrorizzata dalla sua orribile presenza. Per una volta, sognare gli era concesso.

Nessun dolore, nessun terrore… Neppure quando entrambi arrivarono alla fine di quella corsa letteralmente senza fiato. Stremati e sudati. Entrambi sorridenti per il piacere provato.

 

 

“Che cazzo hai da sorridere… Coglione?!”

 

 

L’acida realtà, di parole scandite con rabbia repressa, venne riportata a galla dalla creatura che gli stava sotto. Non più sorridente, non più formosa, non più femminile. Ma pallida e tremante, reale e furente.

E il sorriso gli morì in volto lentamente, mentre constatava per l’ennesima volta che l’artista si era rivelato ancora una volta una squallida soluzione al suo problema.

E neppure il ( tenero?! ) gesto di accarezzargli piano il volto con una sua grossa mano ebbe l’effetto desiderato.

Perché Deidara non si sciolse a quel gesto complice. Perché lui non cercava la complicità. I suoi occhi turchesi non esprimevano altro che odio.

Odio per se stesso e odio per lui.

 

 

E questo era un sentimento reciproco…

 

 

 

 

 

 

“Ehi! Kakuzu! Ma quanto cazzo ci metti a ricucire le braccia di quella checca eh??!!”

 

 

Hidan, altro disadattato del gruppo, gridava a squarciagola oltre la porta chiusa di quella stanza incriminata.

 

 

Dai sbrigati, che dobbiamo andare cazzo!!!”

 

 

Era il compagno di viaggio del tesoriere, ed era una creatura insopportabile. Per tutti. Anche per loro due. Abbassò lo sguardo l’uomo nero, colmo di disappunto e vergogna. E a fatica riuscì a trovare le parole adatte per rispondere a quella frecciata nascosta.

 

 

“Massì ho capito! Ho quasi finito accidenti a te!”

 

 

Si scostò dal biondo in tutta fretta, e cercò quindi di rivestirsi in silenzio senza far tremare il proprio corpo preda di mille emozioni. Invano però.

Ma sospirò di sollievo quando il suo volto percepì nuovamente il calore della maschera avvolgerlo amichevolmente. Si sentiva nuovamente al sicuro all’interno del suo scafandro.

Della sua scatola di cartone che lo proteggeva dalle intemperie.

 

 

Avrebbe voluto chiedere scusa al biondino, davvero, ma un orgoglio smisurato gli impediva di girarsi a guardare l’inerme figura che ancora giaceva sul letto sfatto.

Perché comunque chiedere scusa era inutile. Entrambi erano nel torto ed entrambi, nell’intimo della bestia, non erano affatto pentiti di come era andata la cosa. Perché la cosa si sarebbe ripetuta all’infinito.

 

Avrebbero soddisfatto i loro sogni proibiti finchè sarebbero rimasti in vita. Sogni che avevano il sapore amaro di incubi nei rispettivi animi. Di quelli generati dalla bestia nel cuore presente in ognuno di loro.

 

 

Con un sospiro silenzioso il gigante cattivo si apprestò ad uscire dalla stanza, mentre la creatura prima posseduta guardava distratta e severa il cielo oltre il vetro di una finestra opaca.

 

 

 

Si sarebbe sbucciato ancora le ginocchia Deidara… E tutto questo solo per vedersi riflesso in quegli occhi verdi…

 

 

 

 

 

- - - - - - - - - - - - - - - - - - -

 

 

 

 

 

Quei due erano diversi in tutto.

 

 

Non avevano niente in comune.

 

 

i natali di una città collettiva, né la filosofia di pensiero che li poteva far sembrare amici.

 

 

E le rispettive madri non si potevano neppure identificare come zoccole dato che nessuno dei due le aveva mai conosciute. Pertanto, il fattore di diverso che li contrapponeva, era una cosa che non si era mai vista prima.

 

 

Erano distaccati persino dal resto della banda.

 

 

Erano asociali poiché nessuno del gruppo era disposto a dar retta alle loro menzogne.

 

 

Nessuno…

 

 

Erano due perfetti opposti che non avevano nulla in comune… Se non forse il dolore. Quello era una cosa comune a tutti.

 

 

Come la bestia che albergava nei loro cuori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ebbene?! Che cosa ne pensi cara tobichan?! Sono riuscita nel mio intento oppure ho fatto acqua da tutta la parte?!

 

Io la sfida l’ho comunque presa veramente sul serio come puoi vedere XD!!

 

Confido molto nel tuo parere e in quello di altre scrittrici/scrittori! ( ma per favore, non chiedetemi più di scrivere sullo yaoi perché non ho idee sul riguardo! XDD )

 

So che questa è una coppia bizzarra… Ma provare non fa male no?! Ad ogni modo… Per favore commentate!!

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: ElderClaud