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Autore: Aching heart    30/08/2013    6 recensioni
D'accordo, quella di Lilli e il Vagabondo non è una fiaba, ma è un meraviglioso classico Disney e per questo ha tutti i requisiti per "trasferirsi" a Storybrooke, una Storybrooke senza sortilegio e senza magia...
Cosa succederebbe se Lilli e il suo amato Vagabondo fossero persone reali che vivono con i nostri ben noti cittadini del Maine? Come si svilupperebbe la loro storia e come si intreccerebbe con quella del resto della comunità storybrookiana? Leggete e lo scoprirete ; )
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9. Revelations
Quella domenica mattina si preannunciava piovosa e grigia, segnando l’inizio della stagione delle piogge e delle tempeste a Storybrooke, il cui clima era così rigido da aver eliminato dall’immaginario collettivo dei cittadini le cosiddette “mezze stagioni”. Dovendo convivere per tutta la vita con un clima del genere, fortunatamente erano pochissimi in città coloro il cui umore era condizionato dal tempo, e la famiglia King non era certo fra questi pochi sfortunati. Eppure quella mattina il tempo non sembrava neanche remotamente freddo come l’atmosfera che aleggiava al numero 10 di High Avenue. Il dottore, sua moglie e sua figlia erano seduti al tavolo della cucina intenti a fare colazione in religioso silenzio.
Lily mangiava con lo stesso appetito di sempre, ma guardava da suo padre a sua madre di sottecchi con aria cupa, mentre Gianni teneva gli occhi fissi sulla sua colazione e Liza guardava preoccupata sua figlia e suo marito. L’assenza totale di suoni era rotta solo dal tintinnio delle posate contro i piatti e dal rumore delle mascelle che masticavano. Era la prima volta che succedeva una cosa del genere fra loro: la colazione, il pranzo e la cena erano sempre stati i momenti di riunione della famiglia in cui ognuno aveva sempre qualcosa da dire, e anche se qualcuno di loro era di malumore bastava che si confidasse gli altri a tavola per sentirsi subito meglio. Lily in particolare era sempre stata di un’allegria e di una gaiezza capaci di contagiare il resto dei familiari, ma nell’ultimo periodo in casa era ben lontana dai suoi standard di gioia e spensieratezza.
I suoi genitori, da parte loro, erano sempre riusciti a tirare fuori argomenti di cui conversare in modo tenere in piedi l’apparenza che tutto andasse bene; quella mattina invece nessuno sembrava riuscirci: Gianni non sarebbe andato a lavoro, quindi non poteva parlare di quello che si aspettava dalla giornata lavorativa; Liza non era una pettegola, perciò anche se non aveva niente da dire si rifiutava di ripiegare su argomenti come la sfortunata vicenda di Belle French, per esempio; Lily, che già di suo si sarebbe rifiutata di conversare amabilmente come se nulla fosse, non riusciva a pensare ad altro che ad Ethan, perciò provava una sorta di risentimento verso i suoi genitori che invece non lo avrebbero mai approvato. Ma in fondo al suo cuore sapeva che quel risentimento, quella diffidenza, quell’acidità nei confronti di Tesoro e Gianni caro erano solo una difesa, una risposta alle sue paure. Era sempre più ferita dai suoi genitori e sentiva sempre di più la mancanza della famiglia meravigliosa che era stata la loro, ma soprattutto era preoccupata. Conviveva quotidianamente con la paura di essere abbandonata, e leggeva in ogni loro atteggiamento diverso dal solito verso di lei una conferma di quelle paure: sembrava assurdo, Tesoro e Gianni caro non erano certo delinquenti come coloro che avevano preso in affidamento e poi abbandonato Ethan e Rod, e poi loro l’avevano propriamente adottata, ma lei era certa che se per disfarsi di lei si fossero rivolti al signor Gold, lui ci sarebbe riuscito in men che non si dica. Quell’uomo sembrava capace di tutto.
Insomma, quella faccenda era assurda, ma Lily sapeva quanto faceva male l’abbandono e ne aveva paura, e come avrebbe potuto essere il contrario, visto come la stavano trattando? Fra l’altro, Lily non sapeva neanche cosa provasse realmente nei confronti di quel bambino; di sicuro ne aveva paura: se aveva il potere di allontanare i suoi genitori da lei quando non era altro che un feto, cosa sarebbe riuscito a fare quando sarebbe nato?
Non aveva mai preso in considerazione l’idea di un fratellino o di una sorellina, ma da bambina non ne sarebbe stata molto felice dal momento che era vissuta per sei anni in un orfanotrofio. Adesso quel bambino lo vedeva proprio come una minaccia, a maggior ragione che Gianni e Liza sembravano toccare il cielo con un dito.
Ma era mai possibile che non si sentissero in colpa? Che non volessero condividere con lei quella notizia? Era caduta così in basso ai loro occhi?
Scosse la testa, ancora più indispettita di prima. Bene, se loro non avevano intenzione di parlare, avrebbe parlato lei.
-Allora – esordì – stasera avremo ospiti.
Suo padre la guardò. – Sì, stasera Regina e Henry vengono a cena da noi.
Era una tradizione da quando Henry era stato abbastanza grande da non aver bisogno dell’aiuto di Regina per mangiare: la domenica sera le due famiglie cenavano insieme a casa Mills o a casa King; la signora Nolan era spesso stata invitata, dopo l’incidente di suo marito, ma non aveva mai voluto accettare. Solo da quando David si era risvegliato dal coma i due avevano fatto loro compagnia qualche volta, e Lily aveva trovato che David Nolan fosse un uomo un po’ troppo condiscendente, un uomo “senza spina dorsale”.  Inutile dire, data la sua debolezza caratteriale, che non si era mai potuto trovare molto a suo agio in compagnia di Regina.
-E avete intenzione di mantenere questo religioso silenzio anche con loro? Oppure è un trattamento di favore che riservate solo a me?
Gianni trasalì e scambiò una sola veloce occhiata preoccupata con sua moglie, prima di mormorare:- Ma no, cara, ti sbagli…
Lily lo ignorò e volse la testa verso Tesoro. – Non vuoi il caffè, mamma? – disse con tono amabile e innocente ma con gli occhi ridotti a due fessure.
I coniugi King si trovavano del tutto impreparati a quell’attacco.
-No, non mi va oggi…
-Ma non solo oggi, non è vero?
-Bere troppo caffè fa male, sai – intervenne Gianni.
-Anche tenerlo a tavola fa male?
-E’ che mi dà la nausea…
-Proprio a te, mamma? Tu adori il caffè… - disse lei con tono falsamente sorpreso. Voleva che capissero che lei sapeva. Credevano forse che fosse stupida?
– Beh, io… sto cercando di farne a meno.
-Capisco. – Lily bevve un sorso di latte. Forse Gianni e Liza avevano pensato di poter abbassare la guardia, ma Lily ritornò presto all’attacco. – Non avete niente da dirmi?
-Cosa… cosa dovremmo dirti?
-Oh, non lo so, papà… un cambiamento, una novità, cose così.
-Non c’è niente di nuovo. Ma del resto, siamo a Storybrooke, cosa ti aspettavi?
-Già, cosa mi aspettavo? – borbottò lei. Più che arrabbiata, era delusa. Rimase qualche altro secondo, poi si alzò. – Vado a lavarmi i denti – disse, e uscì dalla sala.
Gianni e Liza aspettarono di aver sentito i suoi passi sulle scale per parlare.
-Che cosa le è preso secondo te? – chiese il dottor King a sua moglie.
-Non lo so – disse lei sospirando. – Forse è un po’ stressata per lo studio o è tesa per qualche altro motivo…
Solitamente lei e sua figlia parlavano di tutto, lei era la sua migliore confidente dal momento che Lily non aveva amiche femmine. Fra loro due non c’erano mai stati segreti, ma da quando era rimasta incinta, Liza era stata troppo presa dall’ idea di essere incinta per dedicarsi a sua figlia come faceva di solito. L’aveva un po’ lasciata a se stessa, e si sentiva in colpa per questo. Le voleva bene, ma in quel periodo era riuscita a dimostrarglielo molto poco e molto male.
Anche Gianni si sentiva in colpa per come aveva trattato Lily, ma lui era un padre geloso, cosa ci poteva fare? Lily era la sua bambina, e sebbene fossero passati dieci anni da quando l’avevano accolta in casa loro con quell’aria indifesa e spaurita, lui l’aveva sempre vista così. La loro famiglia era sempre stata quella, loro tre, e adesso le cose stavano cambiando così radicalmente, con una nuova  vita generata da lui e sua moglie e la loro bambina che si stava facendo grande, così grande da attirare le attenzioni dei ragazzi, uscire la sera, andare a divertirsi…
Gli vennero in mente tutte le notizie che venivano da Boston di ragazzi che morivano in incidenti stradali per guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di stupefacenti, di droghe che giravano nelle discoteche, di ragazze che venivano violentate in quei luoghi confusionari; ripensò alla fama di cui godevano luoghi come il The Rabbit Hole o il King of the Fools a Storybrooke, e si oppose strenuamente a quell’idea. No, la sua bambina non avrebbe mai avuto nulla a che fare con quei postacci, né con la gente che li frequentava. Naturalmente non le avrebbe impedito di farsi una vita, divertirsi, trovare un ragazzo, ma ci sarebbe stato tempo per quello, magari quando sarebbe andata al college. Sì, a Yale avrebbe potuto trovare il ragazzo giusto, che fosse responsabile, maturo, serio, magari un futuro medico come lei… un bravo ragazzo, insomma. Non come quel poco di buono di cui Lily sembrava essersi infatuata.
Tuttavia una parte di lui, vedendo come sembrava infelice e cupa Lily ultimamente, si chiedeva se si stesse comportando nella maniera giusta… ma in fondo chi era il genitore, chi era che conosceva meglio il mondo e sapeva quale fosse il suo bene? Lui. Non importava che adesso Lily non lo capisse: un giorno l’avrebbe ringraziato.
-Non credi che dovremmo dirglielo? – chiese però a sua moglie.
-E’ ancora presto… sono solo al primo mese. Io… non voglio darmi false speranze, Gianni, non voglio abituarmi all’idea di essere madre, davvero madre, per poi dover rinunciare a tutto questo, e non voglio illudere nemmeno Lily. Preferisco aspettare.
-Non mi piace avere segreti con lei, ma rispetto la tua decisione.
Lei annuì, riconoscente.
Una volta che entrambi ebbero finito la colazione, Gianni si dedicò al giardinaggio mentre Liza continuò con i suoi lavori a maglia, più pensierosa che mai, e non videro Lily per tutto il resto della mattinata.
***
Regina Mills era (quasi) sempre stata una donna ambiziosa, forte, determinata e sicura di sé. Aveva sempre ottenuto quello che voleva, nella vita, e non perché fosse viziata, ma perché se l’era sempre guadagnato con le proprie forze. Tutti quelli che la conoscevano sapevano che lei aveva lottato con le unghie e con i denti per diventare sindaco di Storybrooke, in un periodo in cui le donne non erano ben viste alla guida di una cittadina. Ma lei era stata più forte dei pregiudizi e si era impegnata a lungo e a fondo, aveva dimostrato ciò di cui era capace, aveva fatto vedere chi era Regina Mills, e alla fine ce l’aveva fatta. Da allora, aveva sempre vinto le elezioni: era un buon sindaco e faceva sempre ciò che era meglio per la città, anche se ultimamente la sua cittadina perfetta era guastata da quei giovani criminali della bidonville. E ora, per un semplice errore, per un buco nelle finanze della città che lei involontariamente aveva provocato, rischiava di mandare in fumo anni di progetti, lavoro, sogni, sacrifici. E non si trattava solo della sua carica di primo cittadino. Si trattava di Henry. Sentì una stretta al cuore al suo pensiero.
Lei non aveva mai conosciuto l’indigenza, ma era pronta ad accoglierla a braccia aperte se ciò avrebbe significato poter rimanere con suo figlio. Avrebbero potuto portarle via tutto, perfino l’anello che portava sempre al dito e che era l’oggetto a cui tenesse di più al mondo, la semplice fede di stagno che le aveva regalato il suo amato Daniel prima di morire, ma non Henry. Non lui, la sua unica ragione di vita. Lei lo amava con tutta se stessa; sì, poteva apparire rigida e fredda, dura, addirittura senza cuore, ma lei amava suo figlio, e se a volte sembrava cattiva era solo perché faceva quello che era meglio per lei, per loro due. La vita le aveva insegnato a duri colpi a lottare per restare a galla in quel mondo egoista e spietato, ed era per questo che ora era così. In città la temevano, la odiavano perfino, ma a lei non importava.
Poi era arrivata quella Emma Swan a rovinare tutto. Era stato Henry a cercarla e questo era stato forse il peggiore dei colpi. Saperlo le aveva perfino fatto mettere in dubbio l’affetto di suo figlio nei suoi confronti, e sentiva un dolore al petto ogni volta che vedeva suo figlio in giro con il Vicesceriffo Swan. A quei colpi aveva reagito divenendo ancora più dura e cattiva del solito, ma nessuno riusciva a capire che lei soffriva.
Solo la famiglia King, a Storybrooke, la conosceva per quello che era davvero e la apprezzava non solo come sindaco  ma come persona, una cosa che non le succedeva da quando Daniel era morto.
Lei non poteva permettere che tutta la sua vita andasse in frantumi solo perché il signor Gold si rifiutava di concederle il prestito che avrebbe rimesso tutto a posto. Tutti in città sapevano che a Storybrooke c’era una specie di eterna lotta per il potere fra Gold e Regina da quando quest’ultima era diventata sindaco, e questa volta sembrava proprio che Gold stesse avendo la meglio. Per questo doveva fare molta attenzione alle sue mosse, doveva tenerlo d’occhio e provare ad individuare un punto debole, qualcosa che avrebbe potuto permetterle di riguadagnare il proprio vantaggio se non di schiacciarlo completamente. Ultimamente sembrava che ci fossero delle dicerie riguardanti lui e Belle French, la figlia del fioraio, che lei conosceva di vista, e per quanto le sembrasse impossibile, doveva indagare, e forse avrebbe scoperto qualcosa di utile. Non avrebbe potuto neanche contare su Sidney Glass, era una faccenda troppo riservata.
Comunque, per quella sera avrebbe dovuto cercare di lasciare in un angolino ben chiuso della sua mente tutti quei problemi e godersi la serata in casa King. Quelle cene fra amici erano alcuni dei soli momenti di respiro che le fossero rimasti. Anche Henry si divertiva, e questo per lei era importante.
Parcheggiò davanti a casa King senza accorgersi, impegnata com’era a perdersi nei suoi preoccupati, assillanti pensieri, di essere rimasta in silenzio per tutta la durata del viaggio in auto e che Henry aveva fatto lo stesso, cosa alquanto insolita. Sembrava quasi preoccupato.
Cercò di sorridere e gli diede la mano per poi dirigersi verso la porta e suonare il campanello. Dovettero attendere poco, perché subito Gianni si precipitò ad aprire e li accolse con un caloroso sorriso e i soliti convenevoli. Tuttavia dopo che ebbe guardato Regina in faccia parve preoccuparsi, cosa che la preoccupò a sua volta. Lasciò in cucina la torta di mele – la sua specialità – che aveva preparato e salutò Liza, in sala da pranzo, ma dopo che ebbe notato anche le sue occhiate, si scusò dicendo di dover andare in bagno. Più che altro vi si precipitò, e quando si guardò allo specchio capì cosa aveva provocato la preoccupazione dei suoi amici: aveva gli occhi lucidi, il trucco scuro leggermente sbavato e la vena che le attraversava la fronte, che si ingrossava tutte le volte che era arrabbiata o agitata in qualunque altro modo, abbastanza evidente. Si appoggiò al lavabo serrando le mani attorno al marmo, come se il freddo della pietra potesse calmarla. Chiuse gli occhi e cercò di contare fino a dieci respirando profondamente, e quando riaprì gli occhi sembrò perfettamente normale. Con dei cotton-fioc rimosse il trucco che era colato e li buttò nel cestino, e fu pronta a ritornare in sala. Camminando nel corridoio però notò qualcosa che prima non aveva notato: la porta della camera di Lily era socchiusa e una lama di luce si proiettava dall’interno della stanza sul corridoio immerso nella penombra. Non voleva origliare, ma non poté fare a meno di sentire i singhiozzi soffocati che provenivano dalla stanza. Si avvicinò alla porta e, attraverso lo spiraglio lasciato aperto, vide Lily piangere sul suo letto con la testa fra le braccia appoggiate alle ginocchia. Preoccupata, si chiese come mai la ragazza fosse così triste, forse per un litigio con i suoi genitori?
Il suo corpo fece un piccolissimo movimento e lei inavvertitamente urtò la porta, che cigolò riscuotendo Lily. La ragazza alzò immediatamente la testa, gli occhi arrossati dal pianto, le guance rigate di lacrime.
-Regina… - disse, sorpresa.
-Scusami, Lily – si affrettò a scusarsi lei. – Non volevo spiarti, ma… posso fare qualcosa per te? – disse entrando nella stanza.
-Io… - cercò di parlare, ma non sapeva neanche lei cosa dire.
Regina andò a sedersi accanto a lei sul letto. – E’ successo qualcosa? Ti va di parlarne?
Lily sospirò. – Si tratta del bambino – disse, sapendo che Regina avrebbe capito.
-Allora i tuoi te l’hanno detto?
-No, è proprio questo il problema. L’ho saputo dai miei amici. Mio padre e mia madre non ne hanno fatto parola con me.
Aspettò che Regina dicesse qualcosa, ma siccome non lo fece si lasciò andare e le raccontò fra le lacrime tutte le sue paure riguardanti il nascituro, tutti i problemi che stava avendo con i suoi, e scaricò tutta la tensione accumulata in quei giorni.
Regina ascoltò tutto senza fiatare né battere ciglio.
-Lily, io capisco che tu abbia paura, che tu sia preoccupata per quando il bambino arriverà, ma devi cercare di stare tranquilla – disse quando la ragazza si fu sfogata. – Se c’è una cosa che so, è che i tuoi genitori ti vogliono bene. Devi capire però che questo è un fatto eccezionale ed è normale che Gianni e Liza siano così su di giri per la gravidanza, ma l’ultima cosa che vogliono è ferirti. E poi non sarebbe ragionevole parlare ad altri di questa gravidanza prima di avere certezze sulla salute del bambino.
-Ma l’hanno detto a te – obiettò Lily, che senza volerlo aveva assunto un tono d’accusa.
Regina non se la prese. – E’ stato un caso, Lily. Io mi trovavo in ospedale e Gianni era così felice che si è lasciato sfuggire la notizia, ma non ho dubbi che se avessero potuto avrebbero fatto in modo che fossi tu la prima a saperlo.
Lily tacque un attimo, elaborando le parole che Regina le aveva detto.
-Senti, Lily, questi giorni non devono essere stati facili per te, ma neanche per loro. Tutti commettiamo degli errori, specialmente noi genitori. Anzi, devo dire che Gianni  e Liza sono i genitori migliori che io conosca: hanno fatto pochissimi errori con te e ti hanno cresciuta magnificamente. Non devi mai dubitare dell’amore dei tuoi genitori, anche se a volte dovessero sembrare cattivi – l’ultima frase la disse pensando alla situazione che stava vivendo con Henry.
Lily appoggiò la testa sulla spalla della donna, che cercò di consolarla, sebbene un po’ irrigidita da quel contatto fisico inaspettato. Era da molto tempo che qualcuno non cercava più il suo conforto.
-Adesso asciugati gli occhi, calmati, ricomponiti e scendi giù, va bene?
Lily annuì e lasciò andare Regina, che si diresse verso la porta. Prima che la donna uscisse, Lily la richiamò. Il sindaco Mills si fermò e si girò verso di lei.
-Grazie – le disse la ragazza. Lei sorrise ed uscì.
***
La serata era stata molto piacevole. Lily, una volta ricomposta, era scesa di sotto e Liza aveva potuto servire la cena; tutti avevano constatato che la ragazza sembrava molto più serena rispetto agli ultimi giorni. Durante la cena anche Regina era più serena e non era più assillata dai cupi pensieri che la tormentavano negli ultimi tempi. Quello che sembrava preoccupato era Henry, forse perché temeva che Lily avesse detto a sua madre della sua uscita non autorizzata con Emma. Guardava dalla ragazza a sua madre cercando di capire se dovesse ritenersi nei guai, ma non sembrava correre alcun pericolo di una sgridata o di una ramanzina, perciò alla lunga anche lui si rilassò. Parlava per lo più con Lily, tranne quando doveva rispondere alle domande gentili ed interessate dei signori King.
Alla fine della cena, dopo aver gustato l’ottima torta di mele preparata da Regina, come da abitudine Lily ed Henry andarono di sopra, nella stanza dei giochi che ormai era praticamente inutilizzata. In realtà era passato molto tempo da quando i due giocavano insieme con i loro giocattoli, ma la ragazza aveva sempre fatto un po’ da amichevole baby-sitter al figlio del sindaco, ed erano rimasti in confidenza, perciò quando i loro genitori si riunivano e iniziavano i loro noiosi discorsi “da grandi” loro due si ritiravano nella stanza dei giochi di Lily o nella cameretta di Henry e parlavano del più e del meno. Nonostante lei fosse un’adolescente e lui appena un ragazzino, Lily era di un entusiasmo e di una gaiezza tali da non far sentire la differenza d’età; a volte Henry sentiva quasi di parlare con una sua coetanea, sebbene più intelligente e meno ingenua.
Quella sera una cosa Henry premeva di sapere da Lily, e quando si furono accomodati sul divanetto della stanza dei giochi, poté chiedergliela.
-Lily, tu hai per caso detto a mia madre che mi hai incontrato, ieri? Quando… mi hai visto con Emma…
-No, Henry, non ho detto niente a tua madre perché non sono fatti che mi riguardano, ma lascia che ti dia un consiglio. Non prendere in giro così Regina, non lo merita. Lei sarà pure severa, forse tu pensi anche che sia cattiva, ma fidati, non lo è.
Per niente convinto, Henry annuì, e cercò di cambiare discorso. Propose di dare un’occhiata insieme al libro di fiabe che affascinava tanto lui quanto lei, e Lily accettò, così mentre loro due esaminavano il libro e ragionavano di quanto Belle French e il signor Gold fossero simili alla bella e alla bestia della fiaba presente nel libro, nel salotto i signori King e Regina Mills parlavano di argomenti più seri con un bicchiere di Jack Daniel’s in mano.
Il sindaco aveva pensato per tutta la sera a ciò che le aveva detto Lily e aveva deciso di parlare con i suoi genitori. Forse non erano fatti suoi, ma aveva a cuore quella famiglia e non voleva che nessuno dei suoi membri soffrisse.
-Gianni, Liza, devo parlarvi – disse mentre si sedeva sul divano.
-Di cosa si tratta? – chiesero con tono preoccupato.
-Si tratta di Lily.
-Sì, da qualche tempo è strana – sospirò Gianni.
-Io so perché lo è.
-Credo di saperlo anch’io. C’è un ragazzo di mezzo, un poco di buono…
-Non c’entrano i ragazzi, Gianni. Credo che dovreste parlare a Lily della gravidanza.
-Cosa? – intervenne Liza. – Non credo sia una buona idea, non è ancora detto che il bambino… sopravviva.
-L’ha già saputo da altri – spiegò.
-Come è possibile?
-I pettegolezzi a Storybrooke volano, Gianni. Non eravamo soli quando lo hai detto a me.
-E Lily l’ha saputo prima che glielo dicessimo noi…
-Sì, Liza, è per questo che si comporta in modo strano. Si sente tradita, delusa, messa da parte… ha paura che possiate abbandonarla una volta nato il bambino.
Né Gianni né Liza seppero cosa dire, ma si guardarono con espressione stupita e rattristata. Immaginavano cosa stesse provando Lily… la loro bambina temeva di essere abbandonata da loro, che l’amavano più di quanto potessero spiegare.
Regina parve capire e decise era il momento di andare. Richiamò Henry e Lily dal piano di sopra e, dopo aver ringraziato per la cena e la bella serata, i due Mills se ne andarono lasciando i tre – anzi, quattro – King da soli. Calò un silenzio imbarazzante.
-Lily, per favore, vieni, dobbiamo parlarti – disse Liza.
Lei si sedette su uno dei divani color crema mentre i suoi genitori si sedettero su quello opposto, in modo da essere di fronte a lei. Non immaginando nemmeno che i suoi potessero aver deciso di dirle tutto, pensò che avessero scoperto le sue “scorribande” e che si vedeva ancora con Ethan e si sentì il cuore in gola, sommersa dai sensi di colpa.
-In questi giorni sei stata molto diversa dal solito. Sei stata aggressiva, scontrosa, chiusa… non ti riconoscevamo quasi più – disse Gianni. – Sappiamo che la colpa è nostra, ma dobbiamo dirti una cosa.
-Io sono incinta – disse Liza, temendo la reazione di Lily.
-Lo so – rispose lei, non sapendo se sentirsi sollevata per non essere stata scoperta, sorpresa per aver finalmente ricevuto la notizia o arrabbiata perché i suoi gliel’avevano detto soltanto ora.
-Sappiamo che l’hai saputo…
-Regina ha parlato… - borbottò lei.
-… ma ci tenevamo a dirtelo di persona. E’ una cosa importantissima che riguarda la nostra famiglia, e tu avevi il diritto di saperlo per prima, da noi, invece che da altri. Ma abbiamo voluto aspettare per una ragione…
-Questa è una gravidanza a rischio – lo interruppe Liza, la voce tremante per l’emozione.- Non è detto che riesca ad avere questo bambino, non volevo dare false speranze a nessuno, ma soprattutto non volevo averne io. Non avrei sopportato parlarne, fare progetti, farlo sembrare così reale… per poi perderlo. – Le lacrime presero il sopravvento.
Anche Lily si sentì toccata, ma non riuscì a dire nulla.
-Tu sei nostra figlia tanto quanto questo bambino, capisci? – disse Gianni accoratamente. – Non potremmo mai abbandonarti, noi ti vogliamo bene e sempre te ne vorremo, qualunque cosa accada.
-Sempre?
-Sempre.
Lily si alzò e andò a buttarsi fra le braccia dei suoi genitori. Era stata arrabbiata troppo a lungo, quella non era lei. Doveva liberarsi di quel peso.
- Avevo tanta paura… che non mi avreste voluta più.
-Oh, Lily… come hai potuto anche solo pensare una cosa del genere?
Lily scosse le spalle. – Avevo paura.
Dopo che ebbero chiarito tutto e si furono asciugati le lacrime, si sciolsero dall’abbraccio. Cogliendo tutti di sorpresa e distendendo l’atmosfera, Gianni disse: - Chi vuole l’ultimo pezzo di torta? – Scattò in piedi e si precipitò verso la cucina, con Lily alle costole che lo inseguiva, divertita.
Fra le risate generali, Liza dietro di loro gridò: - Ehi, lasciatemene un po’! Sono una donna incinta!


*Angolo Autrice*
Salve a tutti... spero di non avervi fatto attendere troppo per questo aggiornamento, ma mi sto rendendo conto di cosa significa portare avanti quattro long contemporaneamente senza aver pianificato nulla. Certo non posso lamentarmi, perché ci sono autori messi molto peggio (si, Beauty, sto parlando di te XD), ma con la mia inesperienza è un po' difficile. Amo soffrire, cosa volete farci?
Dunque, come al solito, introspezione fin quasi all'esasperazione, ma qui era abbastanza necessario perché Regina convince Tesoro e Gianni caro a vuotare il sacco, finalmente. Spero che i pensieri di Regina non vi abbiano annoiati, ma sentivo che erano necessari perché devo tenere il passo con la trama della fanfiction di  Beauty 
Once Upon a Time in Storybrooke: Beauty and the Beast sulla quale si fonda la mia (e non solo perché è il mio personaggio preferito XD). Comunque, abbiamo chiusa una bella questione spinosa di questa storia che era la mancanza di dialogo in questa famiglia, ma ci sono ancora altri problemi in arrivo...
Ringrazio chi ha inserito questa storia fra le ricordate/seguite/preferite, i lettori silenziosi e California_98, annachiara27, Princess Vanilla, vook20 e Beauty per aver recensito. 
A presto!

 
   
 
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