02.
Peeta
mi stringe, mi
bacia, sorride contro la mia pelle.
«Mi
hai reso l’uomo più
felice del mondo» sussurra.
Non
riesco a smettere
di sorridere.
La
sua felicità è la
mia, il suo sorriso è il mio.
Lacrime
di gioia mi
scorrono sul viso.
Come
sempre ecco la sua
mano, pronta ad asciugarle.
«Perché
piangi,
sciocchina?» mi domanda.
«È
la prima volta che
piango per la gioia» rispondo.
Poco
dopo eccoci sul
vialetto della casa di Haymitch.
Bussiamo
una, due, tre,
dieci volte.
«Haymitch
siamo noi!»
esclamo.
Strano
che non
risponda.
Strano
che dall’interno
della casa non provenga nemmeno un suono.
Io
e Peeta ci
guardiamo, allarmati.
Con
una spallata la
porta si spalanca, fortunatamente senza rompersi, e siamo dentro.
Buio,
ma nessun fetore
come ai vecchi tempi.
Pare
che tutto sia in
ordine, niente di rotto, niente immondizia, niente sporcizia in giro.
Da
quando Hazelle ha
deciso di aiutare Haymitch a tenere pulito, quella sembra una casa
normalissima.
«HAYMITCH!»
grido.
Un
secondo dopo mi
arriva un sommesso canticchiare come risposta.
Peeta
scrolla le spalle
per farmi capire che non ha idea di cosa significhi.
Saliamo
le scale
silenziosamente.
Io
salgo le scale
silenziosamente, Peeta ha ancora il brutto vizio di fare un gran
baccano.
Seguiamo
il
canticchiare e arriviamo davanti alla stanza da bagno.
«Entro
io, tu stai qui»
dice Peeta, poggiando la mano sul pomello della porta.
Entra.
«Ciao
Haymitch, ci hai
fatto spaventare, sai?»
«Non
sapevo che mi
steste cercando» risponde lui.
A
giudicare dallo
sciabordio d’acqua, credo che si stia facendo il bagno.
«Sì,
ti abbiamo
chiamato più volte, ci siamo preoccupati» dico da
dietro la porta.
«Ah
ma c’è anche la
signorina Everdeen. Tutto bene dolcezza?» mi domanda.
«Certo,
ma che ne dici
di uscire dalla vasca così chiacchieriamo tutti
insieme?».
Dieci
minuti dopo siamo
tutti e tre in salotto.
«Haymitch
dobbiamo
darti una notizia importante» comincia a dire Peeta.
«È
in arrivo un erede
della stirpe Mellark? » chiede lui osservandomi.
Peeta
arrossisce di
colpo.
«N-no»
risponde.
Per
il momento Peeta
non ha nemmeno tentato di avvicinarsi a me in quel modo, nonostante
siano
passati quasi nove anni da quando conviviamo sotto lo stesso tetto.
Per
ora sta bene ad
entrambi di vivere così, di godere l’uno della
vicinanza dell’altra.
Gli
prendo una mano tra
le mie.
«Ci
sposiamo» rispondo
io, sorridendo.
Il
volto di Haymitch si
trasforma.
Gli
occhi si allargano,
le labbra si piegano in su e si schiudono mostrando i suoi denti.
Stringe
energicamente
la mano a Peeta poi mi abbraccia.
«Sono
molto contento
per voi. Avete già in mente una data?».
«Pensavamo
per
quest’estate, tra sei mesi più o meno. Dobbiamo
avvisare poche persone in fin
dei conti» rispondo, sicura.
Dalla
morte di Snow
sono cambiate parecchie cose, come anche l’età
minima per sposarsi. Non più
trent’anni come deciso da Capitol City, ma quando si vuole,
una volta raggiunti
i diciotto anni, età in cui si comincia a lavorare.
La
giornata trascorre
tranquilla, verso metà pomeriggio lascio Peeta con Haymitch
per telefonare a
mia madre.
Uno
squillo, due, poi
la sua voce.
«Ospedale
del distretto
Quattro, sono la Signora Everdeen».
Mi
si scalda il cuore
nel sentirla.
Erano
anni che non ero
così in pace persino con mia madre.
«Mamma
sono Katniss»
dico.
«Ciao
tesoro, dimmi
pure».
«Hai
un minuto di
tempo?» chiedo.
«Certo,
certo».
«Peeta
mi ha chiesto di
sposarlo…e io ho accettato» dico, tutto
d’un fiato.
Silenzio.
«Mamma?».
Un
sospiro e un
singhiozzo.
«Mamma?!?».
«Oh
Katniss, sono così
contenta. Tuo padre e Prim sarebbero al settimo cielo»
risponde, piangendo.
Le
lacrime non si
fermano, mentre sorrido.
«Lo
so mamma, lo so»
rispondo semplicemente.
Non
so come Peeta abbia
capito che sto piangendo, so solo che dopo due secondi è
lì con me, che mi
cinge la vita con le sue braccia.
«Hai
bisogno di una
mano a programmare tutto? Devo rientrare lì al
Dodici?» mi chiede mia madre
dopo qualche istante.
«Pensavamo
di scegliere
la metà di giugno come data, per il resto non ho idea di
come si organizzi un
matrimonio» rispondo.
«Non
ti preoccupare
Katniss. Tra un paio di settimane sarò lì e
organizzeremo tutto. Ora devo
tornare al lavoro. Ti voglio bene».
«Anche
io mamma,
grazie» rispondo prima di appoggiare la cornetta e chiudere
la conversazione.
Torniamo
da Haymitch
che sta guardando la tv con aria cupa.
«Che
succede?»
domandiamo.
«Solite
noie. Hanno
appena terminato il monumento di Capitol City» dice con
scarso interesse.
So
bene quanto gli
faccia male vedere quell’enorme statua.
Un
gigantesco ammasso
di roccia e metallo in memoria degli Hunger Games, dei suoi vincitori e
dei
suoi caduti.
Odio
quella cosa, odio
chi l’ha pensata e odio chi l’ammira.
«Cambia
canale
Haymitch. È inutile prendere rabbia per cose del
genere» dice Peeta, turbato
quasi quanto noi.
Le giornate passarono tranquillamente, fino all’arrivo di mia madre.
Vorrei ringraziare ufficialmente
MadgeKZo2 e MissGolightly per aver recensito, ketty per aver messo la
storia tra le preferite e hakuna89, HeartSoul97,
Rossella_delle_rose_blu, Sara_Peipi e Silvietta 94 per aver cominciato
a seguire la storia. Grazie di cuore a tutti. Spero di non deludervi.
Per qualsiasi cosa, scrivete, criticate e commentate.
Xoxo
_Shayla