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Autore: AsanoLight    31/08/2013    1 recensioni
Una raccolta di Drabbles e Short-Fic, alcune basate sulla pairing HiratoxAkari.
Vari inserti con Tokitatsu, Gareki e Yogi.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Akari, Altri, Hirato, Tokitatsu, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '♣ Karneval Parade'
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Hirato non era mai stato impulsivo.
Irruenza e permalosità non erano mai stati tratti distinti del suo carattere.
Tokitatsu l’aveva sempre saputo.



Osservò attentamente la barchetta galleggiare sulla superficie dell’acqua mentre, con la coda dell’occhio, scrutava il fratello, in piedi davanti al lavandino, con i capelli avvolti da un turbante. Si lasciò allora scivolare sulla conca della vasca, fino a sfiorare l’acqua con le labbra, e soffiò annoiato creando con il fiato delle piccole bollicine di sapone che, fluttuando nell’aria, riflettevano i colori della luce artificiale del bagno.

«Sei ridicolo con quella cosa sulla testa», borbottò poco entusiasta, dando un botta con l’indice alla barchetta e direzionandola verso l’altro lato della vasca, «Sembri una ragazza».

Tokitatsu aggrottò la fronte ed infilò nell’asola l’ultimo bottone del pigiama, rispondendogli distrattamente ma con fare tuttavia piuttosto risentito: «Hai otto anni, non ti sembra un po’ presto per cominciare a dare opinioni?». «Piuttosto», riprese sciogliendosi il turbante, i capelli gli caddero quasi come fossero tocchi di cotone tanta era la loro morbidezza, «Se hai finito di fare il bagno esci e lavati i denti. Si sta facendo tardi, saresti dovuto essere stato a letto almeno mezz’ora fa».

Il piccolo sbuffò, si rimmerse nuovamente nella vasca, questa volta fino a soffocare anche la testa sott’acqua e ne riemerse con un grande respiro, guardando torvo il fratello. «E a te non sembra un po’ presto per cominciare a dare ordini?», gli rispose di ripicca, stretto nelle sue esili spalle, senza mostrare la minima intenzione ad abbandonare quell’oasi di pace e di felicità qual era la vasca da bagno.

«Io posso dare ordini finché voglio, Hirato», replicò il castano avvicinandoglisi, piccole gocce d’acqua stillavano ancora dalle punte dei suoi umidi capelli, «Perché sono tuo fratello maggiore. E tu quindi hai il dovere di eseguire ciò che ti chiedo. Quindi, se adesso ti dico che devi uscire dalla vasca, tu lo farai senza fare storie». «Dammi una motivazione per darti retta», rispose il bambino, osservando gli occhi d’acquamarina di Tokitatsu, un colore meravigliosamente differente dal suo che tuttavia mai gli aveva invidiato.

«E va bene. Te la sei andata a cercare»

Si spogliò rapidamente della camicia da notte appoggiandola sopra la superficie di marmo del bancone ed immerse una mano nella vasca rimuovendo il tappo. Ignorò le lamentele del fratello minore e le sue occhiate di ghiaccio e, prendendolo tra le braccia, lo tirò fuori.

«Ahah, ma guarda che carino che sei», lo canzonò il castano, passandogli l’asciugamano tra i corvini ciuffi dai riflessi di ametista, «Con i capelli così arruffati e quel broncio in faccia sembri proprio un antipatico cagnetto». Hirato sbuffò lasciandosi tuttavia docilmente curare dal fratello. In fondo, per quanto Tokitatsu potesse essere irritante per le continue frecciatine che gli lanciava, rimaneva comunque la persona a cui più aveva fino ad allora voluto bene nella faccia della Terra. Gli accarezzò la nuca con l’asciugamano e si divertì a rigirarsi i riccioli dei suoi capelli tra le dita: «Hai intenzione di tagliarteli oppure preferisci farteli allungare così tanto da essere scambiato per una bambina?». Hirato arrossì aggrottando le sopracciglia ed allontanò bruscamente la mano del fratello.

«B-Beh, cosa c’è?», domandò incerto il castano, «Ho detto qualcosa che non va?». «Vanno bene così», replicò il piccolo, le gote divenute improvvisamente rosse come peperoni, lo sguardo si fece d’un tratto titubante, «Vanno bene così». Tokitatsu sbuffò, afferrò il phon e fece per asciugargli i capelli. Li osservava attento mentre si lasciavano dondolare dal getto d’aria calda, compivano dei movimenti quasi ipnotici, era un qualcosa che gli avrebbe conciliato il sonno prima di andare a letto, osservare i movimenti dei capelli, il fruscio dolce dei ciuffi, che gli ricordava vagamente quello dei rami mossi dal vento. Annuì. Sì, tagliarli sarebbe stato indubbiamente un peccato.


«Hirato», Tokitatsu lo richiamò nel buio della sua camera, con lo sguardo gettato fuori dalla finestra, posato sull’iridescente Luna, «Dormi?». Il piccolo negò silenziosamente, rigirandosi nel materasso, infagottato tra i piumoni: «No, sono sveglio per ora». «Avanti, sputa il rospo. Non mi prendi per i fondelli», commentò burbero Tokitatsu, voltandosi fino ad incrociare il suo sguardo con quello del fratello, «Chi è questa bambina?».
«Non c’è nessuna bambina-»
«Oh, certo, certo. Dite tutti così, quando siete piccoli. Ti vergogni dei tuoi sentimenti ma posso capirti, Hirato, l’amore è una cosa nuova!»
«Ti ho detto che non c’è nessuna bambina di mezzo, non c’entrano niente le questioni sentimentali!»
«Certamente. Ti credo», aggiunse ancora il fratello in una punta di sarcasmo, «Dunque, se non è per fare colpo su qualcuna, perché prima sei arrossito tanto quando ti ho chiesto di tagliarli…?».
Sogghignò restando in attesa per qualche istante di una risposta dal piccolo che tuttavia non arrivò.
Hirato si era già rigirato sul proprio lato ed aveva testardamente chiuso gli occhi.

Si rialzò allora goffamente dal letto e gli rimboccò le coperte accarezzandogli una guancia.

«Va dove ti porta il cuore, fratellino»


 

***



«Lei dev’essere Tokitatsu, giusto?»

Il giovane annuì, inchinandosi cortesemente di fronte alla maestra, rifilandole uno sguardo sincero e pieno di comprensione.

«La ringrazio per essere venuto», aggiunse la donna, sedendoglisi di fronte a braccia conserte, «Devo ammettere che badare tutto da solo ad un fratello di otto anni non dev’essere una cosa facile, sappia che quello che sta facendo è un qualcosa di indubbiamente lodevole». Il castano fece per inchinarsi ma il tono severo della donna lo lasciò interdetto annichilendo il lui perfino la volontà di ringraziare.

«Ora, veniamo alle faccende importanti»

«Oggi quando sono entrata in classe, tutti i bambini erano radunati attorno a suo fratello ed un suo compagno, tutti intenti ad incitarli alla rissa. Sembrerebbe che questo bambino lo avesse preso in giro per il suo taglio di capelli»
«Beh, mi permetta signora, ma non mi sembra una cosa tanto strana. Le risse ci sono sempre state, da che mondo è mondo, che ci vuole fare… Gli altri bambini non sanno controllare la rabbia»
«Non sto parlando di controllo della rabbia, infatti», precisò la maestra, penetrandolo con una tagliente occhiata, «Sono riuscita a fermarli con facilità ma, mentre estorcere delle scuse da Tsukitachi è stato facile, suo fratello si è palesemente rifiutato di scusarsi davanti a tutta la classe».
«Sono costernato, cercherò di rime-»
«E quando l’ho minacciato di metterlo in punizione se non si fosse scusato, sa cos’ha fatto?».

Tokitatsu negò con il capo.
No, improvvisamente non era più interessato a sapere cos’avesse combinato il fratello.

La maestra assunse un’espressione di sgomento, si rivide per un effimero istante la scena scorrergli davanti agli occhi. Hirato che, furente di rabbia, aveva spaccato in due un colore a cera e lo aveva scaraventato adirato per terra pestandolo con la scarpa. Tanto la donna era rimasta sorpresa dall’atteggiamento del bambino -così atipico trattandosi di uno degli studenti modello della classe nonché uno dei più calmi e tranquilli, che non si era neppure mossa per fermarlo.

«Ha dato una spinta così forte al banco da spaventarmi!», esclamò la donna, «E quando gli ho chiesto dove diavolo avesse intenzione di fuggire tutto solo nel corridoio sa cosa mi ha detto?».

No”, pensò Tokitatsu, “Non voglio sapere che cosa le ha detto, non ne ho la minima intenzione”.

«Ha detto “Vado dove mi porta il cuore, maestra”».
Tokitatsu affogò la testa tra le sue braccia, esasperato.

«Ora, le chiedo, Tokitatsu»


«Lei ne sa forse qualcosa?»


Hirato non era mai stato impulsivo.
Irruenza e permalosità non erano mai stati tratti distinti del suo carattere.
Tokitatsu l’aveva sempre pensato.


Ma evidentemente si era sbagliato.



 

***

 

Per chi segue o ha seguito Durarara!!, l'uscita di Hirato quando si arrabbiata fa molto alla Shizuo Heiwajima.
Siccome hanno lo stesso doppiatore, volevo divertirm
i un po' immaginandolo infuriato -ovviamente nei limiti del possibile, perché Hirato non sarebbe mai arrivato a sollevare un banco e scaraventarlo contro i suoi compagni come Shizu-chan.

In cuor mio, non credo nemmeno che lui abbia mai perso la pazienza in tutta la sua vita, però mi piacerebbe molto vederlo infuriarsi.

AsanoLight~

   
 
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