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Autore: Ezzy O    31/08/2013    3 recensioni
"Quando fu sicuro di non sentire più niente se non la roccia sotto la pelle e l'aria che scivolava nei polmoni, aprì gli occhi.
La creatura era lì.
Sembrava aspettarlo.
La vide avviarsi, lentamente e senza nascondersi.
Non si alzò, non la rincorse.
Quella se ne accorse e si fermò dopo pochi passi silenziosi.
Rimase a fissarlo dritto negli occhi.
"Vieni." disse con la sua voce roca, e riprese a camminare.
Questa volta, Loki la seguì."
Dall'Inferno, sorgerà di nuovo il Caos pieno di rancore, assetato di vendetta e, questa volta, non sarà solo...
Genere: Angst, Dark, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Outcast'
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XI
ΑΠΑΛΛΑΓΗ
Apallage
“Gli addii migliori sono quelli più brevi”
John Huston, Il mistero del falco
 
Ε
Gli saltò addosso senza indugi.
L’umano fece appena in tempo a guardarla con occhi terrorizzati, prima che Eris gli affondasse i denti in profondità nella gola, spezzando il suo grido.
Si leccò il sangue dalle labbra, inebriata dall’eccitazione della caccia.
Stava per cominciare a divorare la sua preda, quando una voce la bloccò all’improvviso: “Eris, NO!”
Fulminò Loki con lo sguardo.
“E’ solo un umano!” gli ringhiò “Non hai fatto tante storie, nel Limbo!”
Nel Limbo.” Ribatté lui “Adesso che sono fuori, non vedo il bisogno di agire come se fossi ancora laggiù.”
“Ho fame!”
“C’è un intero gregge di capre!” Loki indicò il gruppo di bestiole che si era allontanato di corsa pochi istanti prima, spaventato dal loro arrivo “E’ per quelle che lo abbiamo attaccato.” 
Eris le osservò, irritata: erano magre quasi quanto lei! Al massimo sarebbe riuscita a sgranocchiare due ossicine; l’umano, invece, sembrava messo meglio. Perché la principessa doveva cominciare a fare il guastafeste proprio adesso?
“Io non li mangio quei sacchi di ossa!” dichiarò, decisa.
“Bene! Allora torna pure a ragni e scorpioni, sempre se riesci a prenderli!” la apostrofò Loki, prima di darle le spalle e fissare le caprette che, un po’ titubanti, presero a dirigersi verso di lui.
Eris cominciava a trovare inquietante la facilità con cui il compagno utilizzava la magia; non che ne fosse estranea, ma aveva sempre provato un certo sospetto nei confronti di chi la praticava; sarà che tutti i maghi che aveva conosciuto si erano rivelati delle grandissime carogne! Loki, naturalmente, non faceva eccezione.
“Anzi,” pensò, osservando il gregge fermarsi placido e fiducioso davanti all’Æsir, totalmente ignaro di ciò che sarebbe capitato da lì a poco “Lui è il peggiore di tutti.”
Avevano lasciato la grotta tre giorni prima, appena si erano sentiti abbastanza in forze per affrontare il deserto; Loki li aveva guidati in una lenta marcia verso est, tra la sabbia e gli arbusti bruciati dal Sole, senza alcun riparo dalla luce accecante del giorno, seguendo tracce fantasma di profonde falde acquifere e sentieri nascosti di animali e uomini. Non avevano ancora una meta precisa, si limitavano a spostarsi da un angolo all’altro del deserto alla ricerca di cibo e acqua; dietro di loro, le montagne da cui erano partiti s’intravedevano ancora nell’aria polverosa, ogni giorno sempre più indistinte, sempre più piccole e lontane, e con loro si allontanava anche il Limbo, benché il ricordo della prigionia non accennasse a sparire: se durante il giorno la luce riusciva a farle dimenticare ciò da cui era appena scappata, appena calava la notte le tenebre la assalivano di nuovo, in tutta la loro potenza, e le bastava chiudere gli occhi perché l’orrenda sensazione di essere ancora intrappolata nelle viscere della terra pesasse su di lei come un macigno. Il fuoco magico che Loki accendeva tutte le sere scacciava in parte i suoi pensieri, ma non lo avrebbe mai ammesso davanti a lui; non gli avrebbe mai dato questa soddisfazione, nonostante il suo odio si fosse in parte placato quando, una notte, aveva scorto nei suoi occhi la stessa brutale paura del buio che tormentava lei.
I suoi sentimenti per Loki si erano ora ridotti a una spiccata antipatia, niente di più, niente di meno, ed era meglio così finché non fosse stata di nuovo in forze e in grado di badare a se stessa senza dover ricorrere alla magia del compagno.
Senza rendersene conto, si ritrovò a guardare il suo polso destro, ancora gonfio, ma adesso steccato sommariamente usando qualche ramo secco e parte degli stracci che le coprivano i fianchi; poco più in alto, sulla spalla, il tatuaggio rosso dell’Occhio la osservava.
Eris sbuffò.
Aveva recuperato i suoi poteri di un tempo, ma questo non l’aveva né guarita dalle ferite né rimessa in forze. La sua armatura era svanita subito, insieme allo scudo e alle ali, lasciandole solo il tatuaggio a testimoniare che era di nuovo una Nyxide a tutti gli effetti. Che dannata fregatura!
Un tonfo pesante la fece voltare verso Loki: una delle capre era appena crollata a terra, morta, e, invece di scappare, le altre non si erano mosse di un millimetro e stavano ancora lì, tranquille a osservare l’Æsir come se nulla fosse accaduto.
Lo trovò uno spettacolo raccapricciante, peggiorato dal sorriso soddisfatto del mago. Ma quelle stupide bestiacce non si accorgevano che una di loro era appena stata uccisa? E che altre avrebbero fatto la stessa fine? Perché non fuggivano, perché non tentavano di salvarsi la vita?
Eris rabbrividì, trovandosi a immaginare come si sarebbe sentita lei se Loki le fosse entrato nella testa, se si fosse messo a giocare con il suo cervello; avrebbe capito di aver perso la propria volontà? Guardando gli animali, non ne fu molto sicura.
Loki si era intanto alzato per frugare nella sacca che giaceva vicino al corpo dilaniato dell’umano; dopo qualche secondo, Eris lo vide estrarre un coltello, qualche striscia di carne secca e quella che sembrava una borraccia di pelle. Per ultimo, tirò fuori del tessuto appallottolato, che le lanciò senza tante cerimonie.
“Mettiti questo.” Ordinò, seccamente.
La donna srotolò la stoffa; si rivelò essere una lunga tunica ruvida, molto simile a quella che portava l’umano, di un colore indefinibile tra il grigio e il giallo sporco e come se non bastasse, notò dopo averla annusata, puzzava di capra in modo spaventoso. 
Eris storse il naso: “No, grazie.”
“Preferisci andare in giro nuda?”
“Io non…” si bloccò, disarmata dallo sguardo scettico di Loki. 
Stavolta non poteva ribattere in alcun modo.
Con uno sbuffo esasperato, la donna si liberò dei suoi vecchi indumenti per indossare quelli che l’Æsir le aveva dato. Scoprì con fastidio che le stavano larghi nonostante l’umano a cui appartenevano fosse più basso di lei; come se avesse bisogno di altre conferme delle condizioni debilitate del suo corpo, dannazione! Cos’era, una gara a chi la faceva sentire più debole? Oh, quanto avrebbe voluto spaccare la faccia a sua altezza reale e cancellargli per sempre quel ghignetto di sufficienza!
Quando posò di nuovo lo sguardo sull’Æsir, notò che aveva spogliato il cadavere e ora si stava aggiustando sulle spalle la tunica nera, macchiata di sangue fresco. Con un sorrisetto soddisfatto, si accorse che la veste era larga anche per lui.
Appena ebbe finito, Loki afferrò il coltello e si chinò sulla capra morta, cominciando a scuoiarla con gesti precisi.
“Sempre sicura di non volerne?” le chiese, con un tono falsamente indifferente che le fece ribollire il sangue di rabbia. 
Eris rimase qualche secondo senza rispondere, ma alla fine fu il suo stomaco ad avere la meglio: “E va bene!” si arrese, sedendosi seccata vicino a lui.
Loki sogghignò e le porse una strisciolina di carne appena tagliata; dopo un attimo di esitazione, Eris la mise in bocca e iniziò a masticarla lentamente, assaporandone ogni morso: era tiepida, quasi calda, sapeva di polvere e sangue.
Divorarono una capra a testa, lasciandone solo ossa rosicchiate e pelli. A fine pasto, Loki riuscì anche a mungerne una, riempiendo di latte due ciotole di coccio che aveva trovato rovistando nella borsa del pastore ucciso. Fu proprio mentre si dissetava (Dei, quanto le era mancato il sapore del latte appena munto!) che notò il compagno prendere un altro oggetto dalla sacca, una cosa piccola di colore grigio che si illuminò quando l’Æsir ne sfiorò la superficie con le dita. Eris lo fissò, curiosa. Non aveva mai visto niente di simile. Stava per alzarsi in modo da vedere più da vicino, ma Loki la precedette, voltandosi verso di lei con un’espressione stranita sul viso, improvvisamente pallido.
La donna aggrottò le sopracciglia: “Cosa c’è?”
Lui mormorò qualcosa d’incomprensibile.
“Che?”
“Venticinque anni.” Ripetè Loki, con un tremito nella voce “E’ il 2037. Sono stato nel Limbo per venticinque anni.”
Eris si accigliò.
Solo? Tutta l’eternità in cui si erano trovati a convivere insieme erano in realtà venticinque miseri anni? Cominciò a chiedersi per quanto tempo fosse stata imprigionata, ma presto si rese conto che era impossibile stabilirlo anche solo vagamente: non aveva punti di riferimento a cui aggrapparsi, né nei suoi ricordi, né nell’ambiente intorno a lei. Era una sensazione frustrante.
“Eris!” la voce del compagno la riscosse “Ho bisogno che tu mi dia una risposta concreta.”
Lo guardò, interrogativa: “Riguardo a cosa?”
“Voglio sapere chi ti ha messo quel Sigillo sulla schiena.”
Si sentì mancare l’aria.
No.
Ricordi che sperava di aver seppellito per sempre tornarono a galla, portando con sé tutto il loro dolore, che era rimasto vivido e lacerante nonostante il passare del tempo. 
Non voglio ricordare.
“Te l’ho già detto,” balbettò “L’hanno fatto quando…”
Chi, non quando.” La interruppe Loki.

Tradimento! 
Il tradimento ha un sapore forte, aspro, brucia in corpo. 
E a tradire è stata lei, lei di cui si fidava, lei che una volta era orgogliosa di chiamare sorella.


Eris cominciò a battere ritmicamente le unghie sul terreno, nervosa.
Non sono affari tuoi, principessa di merda!
“Perché lo vuoi sapere?” chiese.
“Pensaci!” ribatté lui, con tono irritato “L’incantesimo sulla tua schiena, il labirinto, quei fiori strani, il fiume e…” s’interruppe all’improvviso, come se stesse per aggiungere qualcosa, ma alla fine scosse la testa “Qualcuno sapeva che c’era la possibilità che tu fuggissi; qualcuno che, se solo prestava un po’ di attenzione, ha sicuramente notato che il suo Sigillo è stato rimosso.”
“E quindi?”
E quindi? Sei davvero così stupida?”
Eris stava per saltargli addosso, decisa a fargliela pagare cara per averla insultata, ma le parole successive dell’Æsir la fermarono: “Sanno già che sei qui.”
La donna boccheggiò, incredula. 
Idiota! Idiota!
Perché non ci aveva pensato prima? Se Loki aveva ragione, era in pericolo; senza forze, non sarebbe stata capace di difendersi da nessuno dei suoi nemici! Si sentì terribilmente vulnerabile, terribilmente debole e soprattutto sola: non aveva nessuno a cui chiedere aiuto, né i suoi simili, né altri sarebbero venuti in suo soccorso, se Nike l’avesse trovata. Su Loki non poteva, né voleva, contare. 
Eris sentì la paura cominciare a strisciare piano nel suo stomaco.
Possibile? Possibile che non avesse nessun alleato in tutto il Cosmo?
Un ricordo la travolse all’improvviso, lasciandola stupefatta per qualche secondo.
Un ghigno leggero apparve sul volto della donna.
Oh, invece sì: lei aveva eccome un alleato! Nel vuoto tra i mondi, c’era ancora qualcuno che le doveva un favore…
“Allora?” sibilò Loki “Sono scappato con te; se devo vedermela anche con i tuoi nemici, voglio sapere di chi si tratta.”
“Si chiama Nike.” Lo accontentò Eris, sovrappensiero “E’ un’Emeride; l’ultima volta che l’ho vista era stata appena eletta ancella di Zeus, re dell’Olimpo.”
Rimasero a lungo in silenzio; l’Æsir sembrava scosso, la guardava attonito come se gli avesse appena parlato di personaggi leggendari. 
Ad un tratto, sospirò, quasi sconsolato, e rivolse gli occhi all’orizzonte; Eris ne seguì lo sguardo, incontrando il disco rosso del Sole, che si stava lentamente abbassando dietro le montagne. Un altro giorno era finito.
“Trova della legna per il fuoco.” Borbottò Loki, alzandosi in piedi “Io cerco l’acqua.”
Si voltò, cominciando a camminare verso nord, ma non aveva fatto che pochi passi, quando si girò di nuovo verso di lei.
“Domani ci separiamo.” Annunciò, lapidario. 

Τ
Tony Stark si massaggiò nervosamente la radice del naso: “Dunque, vediamo se ho capito,” esordì lanciando l’ennesima occhiata scettica al circo mitologico che quella mattina era piombato nella sua amata Stark Tower a sconvolgergli di nuovo la vita “C’è questa prigione da cui non si può scappare.”
La sorella immortale di Angelina Jolie annuì, sorridendo dolcemente, troppo dolcemente. In pratica una bomba al glucosio impossibile da evitare perché “sono ospiti da altri pianeti ambasciator non porta pena l’ha detto Fury non facciamo arrabbiare gli alieni hai una certa età comportati di conseguenza l’ha detto Fury”!
“E in questa prigione era rinchiusa una certa Erin…”
“Eris.” Lo corresse Miss Glucosio.
“Sì sì, va bene.” 
Le aveva già chiesto se era lei la titolare della “Nike”? No perché, se era così, aveva un’interessante proposta aziendale da farle (appunto di Tony: domandare alla Barbie vivente se avesse mai prodotto articoli sportivi).
“Solo che adesso è scappata.”
“Sì.”
“Dalla prigione da cui non si poteva scappare.”
“Esatto.”
“E’ a piede libero.”
“Purtroppo…”
“Qui sulla Terra.”
Tanto per cambiare!
Ma dannazione! Erano un atomo di pianeta nell’Universo, possibile che tutti venissero sempre a rompere a casa loro? Perché? Perché erano i più piccoli? 
Questo si chiama bullismo!
Guardò disperatamente gli altri Avengers, sperando di vedere nei suoi compagni di squadra almeno un briciolo dell’esasperazione che provava in quel momento, ma a parte Bruce e la sua solita aria da animaletto spaesato tutti gli altri ascoltavano seri la spiegazione dei loro “ospiti”: Nike, ambasciatrice dell’Olimpo (perché le divinità norrene non bastavano, noooo, bisognava per forza aggiungere anche i greci!); il nonnetto in armatura che si era presentato come Ve, zio di Thor, fratello di Odino, reggente di Asgard ecc. ecc. (e che aveva prontamente soprannominato Denethor) e infine lui, Point Break! Alias Hammer Boy, alias il Vichingo, alias Portasventure! A Tony stavano veramente per cadere le braccia: Thor era partito circa una settimana prima per Asgard, caricando la Terra della magnifica aspettativa di un periodo di relax, senza alieni, senza magia, senza niente di troppo strano se non la solita sballata routine umana. Tanto per cambiare, l’aspettativa era stata delusa.
Ma possibile che il principino non fosse capace di muovere il suo regale didietro senza provocare guerre intergalattiche? Alla fine, rifletté il miliardario, la colpa era sempre di Thor se la Terra finiva nei guai, neanche fosse una calamita per la sfortuna! Ora capiva che cosa intendeva il caro Buddah quando diceva: “Se incontri Dio per la tua strada, tagliagli la testa.” Per forza, non facevano che portare grane a loro poveri mortali. 
“Perché credete che sia proprio sulla Terra?”
Ecco, grazie capo Fury, una domanda più che sensata!
Barbie sembrò esitare, un attimo di troppo per i gusti di Tony, e a rispondere fu Ve: “Lo sappiamo.”
Già, ma come?
Non sprecò neanche il fiato per dar vita ai suoi pensieri: se le sue intuizioni erano giuste, i due avevano qualcosa da nascondere e non l’avrebbero rivelato neanche sotto tortura. E questo lo innervosiva ancora di più.
Non posso risolvere l’equazione senza tutte le variabili.
Un pensiero che aveva già formulato in un’altra circostanza, il cui ricordo l’aveva tormentato per anni e della quale aveva la brutta sensazione di vivere un déjà-vu; l’unica consolazione era che una certa full-tail diva non si sarebbe fatta vedere questa volta (tanti tormenti all’anima sua!), e si ritrovò a pregare che Erit (o Erik o come diavolo si chiamava) non ne fosse una degna sostituta.
“Trovare Eris è una priorità assoluta per l’intero Cosmo.” Continuò Barbie.
Ah, ecco qual era il nome!
“Già una volta ha messo in pericolo non solo l’esistenza dell’Olimpo, ma anche quella del vostro mondo.” 
Andiamo, come se non lo avessero già fatto in centinaia! Ci era mai riuscito qualcuno? No, i buoni avevano sempre trionfato; la cara Miss Glucosio stava davvero facendo di un granello di sabbia una montagna. Quanto poteva essere pericolosa, questa Eris? Certo non più di Rock of Ages; gli seccava ammetterlo, ma lui era stato il nemico più duro da sconfiggere…
“Abbiamo bisogno del vostro supporto per cercarla,” concluse zio Denethor “Dovete collaborare con noi.”
Il tono era inequivocabilmente quello di un ordine non negoziabile, di un obbligo; Ve si aspettava davvero che gli ubbidissero ciecamente come dei burattini, senza sapere cosa c’era dietro?
No, grazie tante, non io! 
Osservò di sfuggita Thor, che ancora non aveva aperto bocca da quando era atterrato sulla Terra, se non per un rapido saluto. Sembrava che qualcosa lo tormentasse, qualcosa legato strettamente a Nike e Ve, forse al segreto che i due stavano palesemente nascondendo; in ogni caso, vedere l’amico così taciturno e serio gli metteva addosso una brutta sensazione, un tarlo che lo rodeva pian piano dall’interno: il dubbio che ciò che stava per succedere fosse molto peggio di quanto potesse immaginare.
“Dobbiamo prima consultarci.” Disse Stark, ignorando l’occhiata assassina lanciatagli da Fury.
Nike annuì: “Certo, fate pure.”
Ma né lei né il vecchio si mossero dal tavolo.
“Ehm, dobbiamo consultarci in privato.” Specificò, dopo un attimo di silenzio “Solo gli Avengers, okay?”
L’espressione di mal celato disappunto che si disegnò sul viso di Ve era così simile al broncio di un bambino, che Tony fu sul punto di spezzarsi una costola cercando di trattenere le risate. Il vecchio si esibì in un sorriso tirato, falso come Giuda.
“Molto bene.” Disse, con evidente irritazione “Vi lasciamo per qualche minuto.”
Lui e Nike alzarono e, dopo un’ultima occhiata a Hammer Boy, uscirono in silenzio dalla sala riunioni.
Le porte si erano appena chiuse dietro di loro quando Thor si girò verso gli altri Avengers, pallido e con una nota di panico nella voce: “Non dovete fidarvi di loro!” quasi gridò.
Lo sguardo disperato che gli rivolgeva fece rabbrividire Tony. Allora il suo presentimento non era così campato in aria.
“Calma, ragazzo,” fece Fury, posando una mano sulla spalla del biondo “Spiegaci tutto dall’inizio.”
Stark era sicuro che Nick stesse cercando di confortarlo, ma né lui né gli altri presenti in sala riuscivano a nascondere il profondo turbamento che aveva seguito le parole dell’Asgardiano. Perfino Natasha e Clint, di solito così freddi e misurati, davano segni di nervosismo.
“Perché dici che non dobbiamo fidarci?” domandò Steve.
Già, perché? A parte l’aura di estrema falsità che i due si portavano dietro, per esempio!
Sveglia Cap, è palese che nascondono qualcosa!
Thor respirò profondamente e li guardò uno a uno prima di iniziare a raccontare: “Ricordate la nostra prima battaglia? Il Tesseract e mio fratello?”
“Non me lo scorderò mai.” Pensò Tony “Neanche campassi cent’anni.”
“Per mandarmi sulla Terra, mio padre ha dovuto usare la materia oscura per creare un portale, ma questo l’ha indebolito così tanto da farlo cadere nel Sonno; quando sono tornato, lui ancora non si era svegliato e così mio zio Ve è stato nominato reggente di Asgard, ed è allora che Loki…” Thor boccheggiò, i pugni serrati sul tavolo “Dopo quello, come sapete, Ve mi ha mandato di nuovo qui sulla Terra.”
“Dove hai sposato la signorina Foster, subito prima che i tuoi compari Asgardiani partissero di nuovo con la fanciulla e la bacchetta magica di Rock of Ages!” concluse Tony, mentre l’irritazione per non aver mai avuto la possibilità di scoprire i segreti di quel cavolo di scettro faceva di nuovo capolino tra i suoi pensieri “E sei rimasto ancorato da noi per venticinque anni con tua moglie che veniva a trovarti ogni tanto, sì, siamo aggiornati su questa parte della storia; cos’è successo nelle puntate successive?”
“Tony, lascialo spiegare con calma.” S’intromise Bruce, con il solito tono conciliatore.
Il miliardario sbuffò appena; voleva tanto bene a Banner, anzi, poteva definirlo il suo migliore amico e collega, ma Thor tendeva sempre ad allungare le storie, e lui invece voleva vederci chiaro al più presto.
Dopo che ebbe ringraziato Bruce con un cenno del capo, Point Break riprese, grazie al cielo, a parlare: “In realtà Ve mi ha tenuto lontano da casa per poter attuare i suoi piani; quando sono tornato, ho trovato la mia patria in ginocchio! C’è fame, carestia, Asgard sta morendo a causa di mio zio, lui ha…” il principe abbassò lo sguardo, respirava a scatti, tremando. 
“Continua, ragazzo.” Lo incoraggiò Fury.
Gli occhi di Thor erano pieni di dolore quando incrociarono di nuovo quelli di Tony: “Ha sterminato tutti gli incantatori, indiscriminatamente; medici, scienziati, sacerdoti… Li ha uccisi tutti, migliaia di persone.”
Un silenzio pesante, incredulo, cadde nella sala.
Stark era rimasto senza parole, incapace di formulare un qualunque pensiero; in fondo, non c’era proprio niente da dire di fronte a una strage del genere, se non le solite frasi precotte, talmente usate da essere diventate vuote e prive di ogni significato, quindi inutili.
Sul volto dei suoi compagni vedeva lo stesso sgomento che provava anche lui.
Nuovo soprannome per lo zio Ve: Hitler.
“Al mio ritorno era già finito tutto,” proseguì Thor “Non ho potuto fare niente.”
“Non è colpa tua.” Si fece sfuggire Tony, pentendosi subito di averlo detto.
“E’ il mio popolo!” ribatté infatti il biondo “E io l’ho abbandonato.”
“E tuo padre?” domandò Steve “Lui è il re, no? Non poteva fermarlo?”
Thor scosse la testa: “Mio padre ancora non si è svegliato. Ha dormito per tutti questi anni.”
Di bene in meglio; sembrava di assistere all’Amleto, perché sicuramente adesso Point Break avrebbe detto che…
“Sono sicuro che siano stati mio zio e Nike a provocare questo sonno prolungato.”
Eccolo qua! Signore e signori, Claudio e Gertrude, i cospiratori più famosi di Danimarca. Dopotutto, Shakespeare doveva pur ispirarsi a qualcuno, no?
“La situazione sembra disperata…”
Grazie, Steve, ora abbiamo una chiara visione dell'ovvio.
“Come possiamo aiutarti, Thor?” chiese Natasha.
L’Asgardiano la ringraziò con un sorriso triste: “Ho bisogno che voi li teniate d’occhio, che li distraiate mentre io cerco Loki e-”
“Fermo, Point Break, COSA?!” Tony saltò dalla sedia, pregando ogni divinità conosciuta di aver sentito male l’ultima parte di frase “Tu non hai detto cercare Loki, vero?”
“Sì, invece!”
Il miliardario si sentì a un passo dalla crisi isterica: “L’ultima volta hai detto che Reeinder Games era morto, MORTO! E i defunti non tornano in vita!”
Thor annuì: “Infatti io credo che mio fratello sia ancora vivo.”
“Ah no, tu non puoi farmi questo!” strillò Tony “Il tuo caro fratellino ha occupato i miei incubi per anni, non puoi uscirtene dicendo che potrebbe essere ancora in giro-AHIA!”
Lo scappellotto di Natasha lo prese in pieno sulla nuca.
“Stark, smettila!” lo rimproverò la donna “Loki è suo fratello.”
“E non fate gli ipocriti, voi altri!” ribatté Iron Man, guardando di sbieco i suoi colleghi “Quando ci ha dato la notizia, eravate tutti lì lì per stappare lo champagne, ammettetelo!”
Ma nessun sostegno arrivò da parte degli altri Avengers.
Tsk, perbenisti!
“Perché pensi che Loki sia vivo?” domandò Clint, prendendo parola “Non hai visto la sua esecuzione?”
“No, o almeno non proprio.”
Tony sospirò pesantemente; se c’era una cosa che odiava a morte, erano le mezze risposte.
“Spiegati meglio.” Disse, infatti.
“Dovete sapere che nessuno a parte la mia famiglia è a conoscenza dell’attacco di Loki alla Terra,” esordì Thor “Mio padre ha fatto credere a tutti che lui fosse morto l’anno prima, combattendo insieme a me contro gli Jotun…”
“E quindi Ve ha fatto un’esecuzione a porte chiuse?”
Il biondo annuì: “Più o meno; ha portato Loki a palazzo facendo in modo che nessuno lo vedesse e lì ha aperto una specie di varco, un portale che ha inghiottito mio fratello.” Fece una pausa “Quella è stata l’ultima volta che l’ho visto.”
“E solo perché non hai avuto il suo cadavere sotto il naso hai pensato che fosse sopravvissuto-AHIA! Natasha!”
“No, è per due motivi: primo, so con sicurezza che quel varco portava alla stessa prigione in cui era rinchiusa Eris…” spiegò Thor.
“Vuoi dire il posto da cui non si può evadere, ma da cui lei è evasa?”
Bravo, dottor Banner; a Tony fece molto piacere notare di non essere l’unico a trovare paradossale la storia di Eriv.
“Esatto.” Aveva confermato intanto il Vichingo “E poi, prima di gettarlo laggiù, Ve gli ha cucito le labbra.”
“Letteralmente o metaforicamente?” osò chiedere Stark.
“Letteralmente.”
Un brivido di nausea percorse la schiena del miliardario; alla faccia dei barbari!
“Perché avrebbe dovuto sfregiargli le labbra per ucciderlo subito dopo?” continuò Thor “Non avrebbe avuto senso.”
“Labbra sfregiate, eh?” annuì Tony.
E fu così che Reindeer Games diventò il Joker!
Il ragionamento di Hammer Boy filava, purtroppo, ma c’era una cosa che destava ancora perplessità a Stark (e di conseguenza, la speranza di non dover mai più rivedere Rock of Ages): “Thor, tu hai prove concrete del fatto che Loki sia vivo o stai facendo supposizioni?”
Dall’espressione scoraggiata del biondo, capì di aver fatto centro.
“Io penso… penso che possa essere fuggito con Eris.” Balbettò, dopo qualche istante “Se erano imprigionati insieme, forse si sono alleati.”
“Dalla descrizione che ne ha fatto Miss Glucosio, non sembrava proprio una persona altruista, eh!” pensò Tony, ma non lo disse, evitandosi così un altro scappellotto. 
Fury sospirò, richiamando su di sé l’attenzione del gruppo: “Faremo ciò che possiamo per aiutarti Thor, ma siamo solo umani; non posso garantirti nulla.”
Thor annuì, sorridendo: “Grazie, amici miei.”
“Figurati, non aspettavamo altro che una bella rimpatriata con tuo fratello.”
“Ma taci, Stark!” fu il commento corale della sala.
“Tsk.” Fece Tony, sdegnoso “Sempre contro di me, vedo!”
Fury decise di richiamare dentro Nike e Ve, prima di scatenare una discussione infinita.
Il vecchio arrivò con un’espressione impaziente dipinta in faccia; a quanto pare essere escluso dalla riunione così a lungo l’aveva messo di cattivo umore. Miss Glucosio, invece, non aveva perso neanche un grammo della sua esagerata zuccherosità.
“Ebbene?” chiese il reggente.
“Vi aiuteremo,” lo rassicurò Fury “Avrete a disposizione il nostro Helicarrier per muovervi dove vorrete sul pianeta…”
“Ma ci sono delle condizioni!” lo interruppe Tony e a nulla servì lo sguardo fulminante del Direttore “Vogliamo indietro lo scettro di Loki per studiarlo.”
La faccia di Ve diventò rossa di rabbia e Stark ebbe la sensazione che sarebbe scoppiato da un momento all’altro, invece il sovrano si limitò ad accettare la sua richiesta a denti stretti.
Tony sorrise, soddisfatto.

La riunione era finita da un pezzo quando Fury lo prese da parte.
“Se è per lo scettro, non mi scuserò.” Lo avvertì.
Il Direttore scosse la testa: “Si sta preparando un’altra tempesta, forse la più dura che abbiamo mai affrontato.”
“Siamo sempre riusciti a uscirne, Nick, anche dai casini peggiori. Non vedo come questo possa essere diverso.”
“Lo è invece.” Fury sospirò “Non siamo più quelli di una volta.”
Un nodo cominciò a formarsi nello stomaco di Tony.
“Una nuova generazione si sta già addestrando, no?” borbottò “Per ogni evenienza hai loro.”
“No, non sono ancora pronti a ricevere il testimone.” Ribatté Nick “Tocca ancora a noi, Stark, e questo perchè,” lo sguardo del Direttore si fece più duro “A quel gruppo manca un membro: tu non hai nominato nessun erede!”
Ecco, lo sapeva che si sarebbe andati a finire su quello.
“Tra i ragazzi che mi hai proposto non c’era nessuno di adatto a prendere la Mark.” Si giustificò, per la milionesima volta in pochi mesi.
“Che mi dici dei tuoi figli?”
“No.” Tagliò corto Tony “Loro no.”
L’occhio di Fury pesò su di lui per istanti infiniti, prima di scivolare via.
“Un erede, Stark!” gli ricordò, uscendo dalla stanza “Vedi di trovarlo in fretta.”
Iron Man rimase solo, a fissare le luci di New York oltre la vetrata; piano piano i suoi occhi si distolsero dal panorama per cercare la forma familiare di un viso, il suo viso, solcato da rughe, pallido, contornato dai capelli ancora folti ma totalmente bianchi, così come la barba.
Tony sospirò.
Sì, d’accordo, era invecchiato. Molto. Stava per toccare gli ottanta, okay, però era ancora in forma… grazie ai dispositivi che negli anni aveva impiantato nel suo corpo, tanto da farlo diventare quasi parte della sua armatura, ma, ehi, aveva lanciato lui la chirurgia robotica moderna, perché non avrebbe dovuto utilizzarla?
Neanche i suoi compagni erano messi meglio. 
A parte Point Break, l’Immortale.
E Bruce e Steve, le cui mutazioni avevano rallentato l’invecchiamento.
“Signore, ho la signora Stark in linea.” La voce di J.A.R.V.I.S. lo riscosse.
“D’accordo, Jay, passamela.” Disse, infilandosi l’auricolare “Ciao Pepper…”
 
Ε
L’alba non era ormai molto lontana.
Eris guardava con timore l’orizzonte farsi più chiaro a ogni minuto che passava, mentre le parole di Loki ancora le rimbombavano in testa.
Domani ci separiamo.
Improvvisamente, non voleva più stare per conto suo; osservava il deserto e le sembrava ancora più grande, più impervio, più solitario. Non era un problema di cibo e acqua, avrebbe trovato un modo per procurarseli anche senza Loki, né di fuoco, che sapeva accendere: l’idea di vagare da sola in quel mondo ostile, famigliare ma sconosciuto, le ricordava troppo il Limbo, l’eternità passata a camminare nel buio senza altri che se stessa; le ricordava come laggiù fosse quasi impazzita, e come l’unica cosa che l’aveva salvata dall’abisso in cui altrimenti sarebbe precipitata, fosse stato l’arrivo di Loki.
E ora lui stava per andarsene.
Sarebbe scomparso semplicemente all’orizzonte e lei non lo avrebbe rivisto mai più. Se lo avesse ucciso con le sue mani, sarebbe stato diverso, meno traumatico almeno, perché la morte è una certezza, la vita un’incognita. E lei aveva un bisogno disperato di certezze.
Guardò di sfuggita Loki, che come lei aveva cominciato a osservare l’orizzonte, in attesa dell’alba. Non avevano dormito quella notte, né le notti precedenti, erano rimasti a guardare il fuoco in silenzio; dietro le palpebre abbassate, c’era il Limbo ad aspettarli. Eris cercava di stare sveglia più che poteva; alla fine, stremata, doveva arrendersi a un sonno tormentato da incubi e da cui si destava in poco tempo, soffocando urla di terrore.
Non c’era riposo per loro, non ci sarebbe mai più stato.
Anche per questo la donna sentiva che era ancora troppo presto per separarsi; con Loki se ne sarebbe andato un sostegno fondamentale.
I primi raggi del Sole rischiaravano il cielo con bagliori dorati quando Eris aprì la bocca e pronunciò quelle parole, senza rendersi conto di ciò che aveva detto fino a che l’ultima sillaba lasciò le sue labbra, impossibile da recuperare.
“Vieni con me.”
 
Λ
“Vieni con me.”
Loki si girò di scatto, confuso: “Cosa?”
La donna boccheggiò, guardandolo come se volesse rimangiarsi all’istante ciò che aveva detto, ma continuò: “Vieni con me.” ripeté “Ho un alleato potente, che può aiutarti a diventare re di Asgard; non è questo che vuoi?”
Il moro rimase in silenzio per qualche istante, sorpreso dalla proposta di Eris.
“No.” Disse, infine.
Che cosa le prendeva di punto in bianco? Credeva non vedesse l’ora di liberarsi di lui, invece adesso gli chiedeva di stare ancora insieme?
Perché?
E poi, un alleato? No, ne faceva volentieri a meno! Dalle esperienze passate, Loki aveva tratto una lezione importante: era molto meglio lavorare da soli, già in coppia c’erano troppi imprevisti da affrontare, soprattutto se si trattava di Eris; allearsi, a meno di trovare qualcuno che sicuramente non lo avrebbe tradito, era sempre una pessima idea. 
“Perché no?” lo incalzò lei.
“Ho i miei programmi.”
E non ti comprendono, Eris, non più.
Nella tasca della tunica, sentiva il peso del Sigillo che le aveva strappato dalla schiena, ancora coperto di sangue; la sua prova che il Limbo era esistito. Non gli serviva altro per il viaggio che stava per intraprendere, un sentiero conosciuto a pochi, sul quale nessuno poteva seguirlo.
Con la lingua, Loki percorse il profilo frastagliato delle sue labbra.
Sì, ormai era deciso; da troppo tempo rimandava e, ora che aveva l’occasione, non se la sarebbe lasciata sfuggire, anche se il cammino era lungo e pericoloso, anche se a guidarlo non erano che pochi, frammentati indizi. 
“Ne sei sicuro?”
Quasi gli scappò da ridere: Eris lo stava… pregando?
“Smettila,” ribatté, senza neanche guardarla “Supplicare non ti si addice, e non cambierà la mia decisone.”
Negli occhi di lei scintillò finalmente quella furia sdegnosa e improvvisa che Loki ormai conosceva bene. Ecco, questa era la vera Eris, la creaturina semplice, patetica, fatta di rabbia e odio con cui aveva condiviso l’oscurità per qualche tempo. 
La compagna di cui non sentiva più il bisogno.
“Mi dispiace, Eris…”
“No, non è vero!” lo interruppe, con un ringhio.
Loki sorrise, crudele: “Già, hai ragione.”
Un primo spicchio di Sole apparve oltre le dune. Il moro si alzò e con calma spense il fuoco, si caricò in spalla la borsa dell’umano, dove aveva messo un po’ della carne secca, il coltello e poco altro. Posò un piccolo fagotto davanti a Eris.
“Provviste.” Spiegò, senza tante cerimonie.
Stava per voltarsi, quando la voce di lei lo richiamò: “E’ un addio?”
Loki la fissò negli occhi qualche istante, prima di rispondere: “Sì lo è.”
“E se volessi cercarti?”
“Puoi farlo,” ammise, con un ghigno “Dipende se vorrò essere trovato oppure no.”
La donna annuì, distogliendo lo sguardo da lui, che rimase ancora un secondo a osservare i pensieri di Eris saettare nelle sue iridi, cozzando tra loro come uccelli impazziti. Voleva ricordarsi di quegli occhi e del luogo dove li aveva visti per la prima volta.
Senza dire una parola di più, Loki le diede le spalle, cominciando a camminare, da solo, verso nord; dalla tasca, tirò fuori il cellulare che aveva trovato nella borsa dell’umano e ancora una volta fissò intensamente la data scritta a grandi numeri sullo schermo luminoso: 14 settembre 2037.
Il giorno del suo ritorno.
 




Spazio dell'Autrice:
Ta-dan! Come promesso, sono puntuale come un'orologio svizzero! ^^ 
Da cosa incominciamo il commento? Io direi dal nostro primo P.O.V. di Tony Stark: scriverlo è stato veramente troppo divertente! *w* Iron Man è un personaggio del tutto diverso rispetto agli altri narratori che ho scelto, da un po' di luce a questa storia (dove, per il resto, si odiano tutti!).
Eh sì, Loki se ne va per la sua strada... Dove, esattamente? Questo sarà svelato nel prossimo capitolo, così come il misterioso alleato di Eris, che forse qualcuno riuscirà a indovinare prima di sabato prossimo :)
Per finire, vi lascio il mio disegno dell'armatura di Eris (che è venuto un po' così e così, siate clementi!):


Il titolo di oggi!!
"Apallage" significa "separazione"... in quale lingua? *w* (Greco antico, sì lo sappiamo! =.= Nd Lettori) 

Le citazioni di oggi!!
1. quella a inizio capitolo viene dal film di John Huston "Il mistero del Falco" del 1941, interpretato niente meno che dal mitico Humphrey Bogart di "Casablanca" (che film ** ho adorato "Casablanca"!!)
2. per chi non avesse letto/visto Il Signore degli Anelli, prima di tutto pentitevi! Poi, Denthor è il reggente della città di Gondor, un vero bas****o, soprattutto con i suoi figli, altro che Odino! La foto è qui: http://img-nex.theonering.net/images/scrapbook/6702.jpg Siete liberissimi di immaginarvi anche Ve con questa faccia (anche se devo dire che nella mia immaginazione è più Robert de Niro...)
3. I Caludio e Gerturde di Tony sono due personaggi tratti dall'Amleto di Shakespeare; Claudio era il fratello del re Amleto, padre del principe Amleto, e insieme alla regina Gertrude, uccide suo fratello per impossessarsi del trono di Danimarca. Ovviamente il principe lo scopre. Ovviamente muoiono tutti. Dopotutto, Shakespeare è Shakespeare, non sia mai che un tragedia finisca con i protagonisti ancora in vita!
4. "ora abbiamo una chiara visione dell'ovvio" è una citazione un po' speciale: viene dal film Sherlock Holmes del 2009 ed è rivolta all'ispettore Lestrade da Sherlock stesso, interpretato proprio da Robert Downey Jr.!
  
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