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Autore: Molly182    31/08/2013    2 recensioni
“Questo sarebbe il momento in cui io ti dovrei baciare”, aveva sussurrato a pochi centimetri dalle mie labbra.
“Questo sarebbe il momento in cui tu dovresti farlo”.
Nella penombra avevo visto comparire un sorriso sulle sue labbra e pochi secondi dopo le sentii appoggiate sulle mie.
“Mi piaci molto, Allyson”, mi aveva sussurrato. Mi stavo davvero convincendo che quel ragazzo non fosse solo un completo idiota, ma sapeva essere dolce e romantico. Eppure mi stavo facendo abbindolare da un ragazzo che probabilmente avrei rivisto chissà quando. “Non mi scappi, ora sei mia”, però mi piaceva e non potevo fare nulla.

“Ally ci sei?”, mi chiese Sally sventolando una mano davanti ai miei occhi cercando di portarmi alla realtà.
“Ehm…sì, scusa”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chap ventinove
“Ehi ragazzi, dobbiamo fermarci per fare benzina!”, annunciò l’autista del bus. Dopo qualche ora di viaggio volevo proprio camminare sulla terra ferma per respirare un po’ di aria pulita, non quella opprimente e viziata che girava all’interno dell’autobus. Però questa era probabilmente una scusa per allontanarmi da Alex e dai suoi occhi che continuavano a implorarmi qualche banalissima scusa.
Nessuno era a conoscenza di quello che era accaduto a Londra. Solo Jack e Tom avevano visto la scena e di sicuro non avrebbero pubblicato dei manifesti al riguardo, quindi Zack e Rian e il resto dello staff non si sarebbero preoccupati più di tanto se Alex ed io non ci fossimo rivolti parola.
“Finalmente!”, sospirai inalando una bella quantità d’aria come se dovessi fare la scorta prima di immergermi dentro un mare ghiacciato.
“Ally!”, mi chiamò Jack dalla porta del bus. Sembrava davvero preoccupato.
“Tutto bene?”, gli chiesi andandogli incontro cautamente, come se il pullman potesse scoppiare da un momento all’altro.
“Abbiamo un problema”, disse passandosi nervosamente una mano sui capelli. “Alex non sta bene”
“Non m’interessa!”, gli risposi duramente al suono del suo nome. “Può scendere dal bus e andare a vomitare in bagno”, dissi fermandomi e portandomi le braccia incrociate al petto. “È grande abbastanza da poter essere responsabile delle sue azioni, no?”
“So che sei arrabbiata con lui, ma ho veramente bisogno di te”, quasi mi supplicò. “Il pullman è vuoto e lui sta avendo un attacco di panico, non li aveva da un po’ e questo è decisamente forte”, disse. “Ti prego…”
Vedere i suoi occhi scuri così preoccupati mi fece ricordare la sera in cui l’Idiota si era presentato tutto confuso e triste a casa mia e di come Jack si fosse preso cura di lui. Mi ricordai anche il giorno in cui Alex mi aveva proposto di organizzare con lui la festa di compleanno per il moro e di come gli brillavano gli occhi mentre elencava le sue qualità e di come fosse grato dell’essere il suo migliore amico.
Non potevo negargli quell’aiuto, anche se avrei voluto evitare, però Jack sembrava davvero preoccupato e volevo aiutarlo in qualche modo per toglierli quell’espressione dal viso.
“Va bene”, dissi infine salendo la scaletta dell’autobus. Ero sempre più convinta che potesse scoppiare improvvisamente e in parte ci speravo, avrei evitato un incontro ravvicinato con Alex, ma dovevo farlo. Lo avrei fatto solo per Jack. “Dov’è?”, gli chiesi mentre il ragazzo se ne restava all’entrata.
“È nei bunk”, disse. “È pallido e respira affannosamente, non so più come calmarlo”.
“Tu dove stai andando?”, gli domandai guardandolo. Aveva uno strano sorriso compiaciuto sulle labbra e la preoccupazione sembrava essere scomparita.
“Scusa…”, disse soltanto prima di scendere velocemente i gradini e chiudersi la porta alle spalle.
“Jack, sei un figlio di…”, urlai correndogli incontro, ma finii col lasciare la frase in sospeso mentre i miei pugni cercavano invano di aprire la porta mentre Jack sventolava le chiavi.
“Ally…”, sentii dire, come un sussurro. Doveva per forza appartenerne ad Alex. “Ally?”, disse di nuovo. Mi avvicinai titubante al suo letto.  “Ally, mi dispiace…”
Lo trovai sdraiato sul letto, disteso sopra le coperte, con lo sguardo rivolto verso la base del letto sopra il suo, lo sguardo vitreo, senza quella luce che brillava sempre nei suoi occhi, le cui iridi avevano assunto un colore differente, più scuro del solito.
Mi avvicinai cautamente e m’inginocchiai ai piedi del bunk.
“Mi dispiace di averti deluso…”, disse questa volta guardandomi in volto.
“Alex, perché lo hai fatto?”, gli chiesi stupidamente, come se in quelle condizioni potesse davvero spiegarmi cosa gli fosse passato per la testa.
“Io… mi dispiace”
Sarebbe stato inutile parlare con lui in quel momento. Non avrebbe detto nient’altro, però riuscivo a percepire nella sua voce il senso di colpa. Non sapevo cosa fare o cosa dire per calmarlo. Era la prima volta che mi capitava e Jack si era limitato a chiudermi dentro quella gabbia senza darmi spiegazioni. A quanto pareva non era la prima volta che capitava ed eppure quel ragazzo era stato così stupido da sigillarci dentro senza preoccuparsi che avrei potuto ucciderlo, anche se non avrei mai avuto il coraggio di farlo.
Gli strinsi una mano e sentii immediatamente le sue dita stringersi strette attorno alle mie come se avesse paura che lo avrei lasciato da solo da un momento all’altro. Istintivamente, con la mano libera gli sistemai il ciuffo di capelli che gli cadeva disordinato davanti agli occhi e mi lasciai ipnotizzare da essi. Gli stessi occhi che avevano la capacità di ingabbiarmi in una prigione invisibile. Nonostante fossero spenti, riuscii a intravedere un’immensa gioia data dal fatto che fossi lì con lui e che non lo avessi lasciato da solo in un momento del genere. E avevo voglia di baciarlo, ma non era quello il momento adatto tantomeno era la cosa giusta da fare, però volevo farlo e l’istinto mi diceva di compiere quell’atto.
Volevo un ultimo bacio prima di sentire che non voleva più restare con me. Un ultimo bacio per ricordarmi che in fondo, stare con lui era stato effettivamente bello e divertente. Era forse un modo per zuccherare la pillola, per rimanere sospesi per qualche istante.
A quel pensiero tolsi immediatamente la mano dalla sua guancia, ma fu prontamente afferrata per il polso dalla sua.
“Ally, non te ne andare”
“È tutto sbagliato”
“Nulla è sbagliato… tu devi restare qui”, disse cercando di mettersi a sedere, in qualche modo, in quello spazio fin troppo stretto. “Questo è il tuo posto!”
“Stai farneticando… e sei ancora debole, devi restare sdraiato”, dissi provando a farlo sdraiare di nuovo, ma risultava sempre più forte di me in qualunque occasione. “Non devi sottovalutare gli attacchi di panico”.
“Attacchi di panico?”, chiese confuso. “Io non ho… ero solo sdraiato sul letto”
“Quindi non centri niente col fatto che Jack ci ha chiuso qui dentro fingendosi preoccupato per te?”
“Lui cosa ha fatto?”, dichiarò alzandosi in piedi. “Deve smetterla di vedere stupidi film, gli traviano il cervello e sta anche diventando fin troppo bravo a recitare”.
“ «House Arrest»!”, sospirai scuotendo la testa. “Dovevo immaginare una cosa del genere”
“Come?”
“ «Arresti familiari» ”, dissi di nuovo. “Jack ed Io lo abbiamo visto qualche sera fa… parla di due bambini che per non fare divorziare i propri genitori li chiudono in cantina finché non fanno pace”, lo informai. “Mi chiedo come abbia potuto pensare che un’idea del genere potesse funzionare”.
“Beh… tu sei qui e abbiamo anche l’occasione di poter parlare…”.
“Non penso che…”
“Ti prego Ally…”, sospirai spazientita.
“Perché lo hai fatto?”, portai i miei occhi nei suoi, decisa a mettere le cose in chiaro. Non potevo passare il resto della vita a ignorarlo e maledirlo. “Perché hai baciato quella ragazza?”
“Non sono stato io a baciare lei, ma è stata Lisa a baciarmi… voleva tornare insieme a me e…”.
“Quella ragazza era proprio quella Lisa?”, gli domandai. “La stessa Lisa che tu hai lasciato appena tornato dal tour?”
“Sì, chi pensassi che fosse?”
“Non lo so forse una fan o magari una probabile amante…”.
“Una probabile amante?”, chiese ridendo. “Lisa non potrebbe mai essere la mia amante… ho chiuso con lei”, disse facendo intrecciare le nostre dita. “C’è già qualcun’altra con cui dovrei e voglio stare… ed è proprio davanti a me”, sfilai immediatamente la mia mano dalla sua notando uno sguardo confuso negli occhi del ragazzo.
Quando la nostra storia era iniziata, sapevo che avrebbe fatto male quando ci saremmo lasciati. Sapevo anche che continuare a restare insieme avrebbe portato solo guai, per entrambi. Appartenevamo a due mondi diversi e anche noi lo eravamo, forse fin troppo. Se lui non si sarebbe deciso a farlo, avrei preso io l’iniziativa.
“Alex…”, lo chiamai sedendomi sul divanetto poco distante dai letti. Immediatamente si sedette di fianco a me. “Scommetto che se passassimo ancora un minuto insieme tu inizieresti a odiare la mia risata ed io il tuo modo di sorridere. Poi inizierei a odiare le tue abitudini, i tuoi scherzi e le tue battutine e tu faresti lo stesso e così finiremmo col litigare e penso che inizierei a detestarti e, davvero, non vorrei farlo”, confessai mantenendo lo sguardo fisso davanti a me, mentre guardavo i vetri scuri che riflettevano le nostre immagini. Feci una breve pausa cercando di prendere del tempo per trovare il coraggio di guardarlo negli occhi. Dovevo avere fegato. Non dovevo scappare anche quella volta. “Penso che sia meglio se noi…”, mi bloccai. “No!”, dissi coprendomi gli occhi e distogliendoli da quello sguardo da cucciolo abbandonato che era comparso sul suo volto. Quegli occhi così grandi. Quelle labbra. Quelle guance rosse. Non potevo ignorarle e lui lo sapeva benissimo. “Per favore… non rendere la cosa più difficile”, sospirai.
“Cazzo Ally, mi stai lasciando!”, sbottò mettendosi davanti a me, ma non riuscivo ancora a guardarlo. “Volevo ridurre il colpo… dovrei davvero fingere di non provare quello che provo?”, domandò. “Sai che non potrei resistere…”
“A fare cosa?”
“A stare lontano da te!”
Il suono della sua voce mi fece sentire la persona peggiore del Mondo. I suoi occhi incollati su di me mi facevano sentire il peso delle parole che gli stavo per dire e del dolore che, insieme al mio, mi fece realizzare per la prima volta quanto facesse male.
“So di aver fatto degli errori”, iniziò a dire. “Sono il tipo di fidanzato di cui le ragazze si lamentano con le amiche, sono emozionalmente menomato e troppe poche volte esprimo i miei sentimenti. Passo la maggior parte del tempo in tour e quando non lo sono, a volte sono occupato con le interviste o i vari eventi e se ho un po’ di tempo libero lo passo a scrivere canzoni. Non posso fare a meno di guardare i Ravens in TV ogni volta che giocano una partita e vado allo stadio quando giocano in casa…”, disse tutto di un fiato. “Voglio solo che tu mi dia un’altra possibilità”.
“Non pensi che sia bastato già sbatterci la testa più di una volta?”, gli chiesi mettendomi davanti a lui.
“Può darsi che tra noi non funzionerà neanche questa volta, chi lo sa, ma almeno ci avremo provato….”, il suo tono si era fatto dolce, così come i sui gesti. Le sue mani sui miei fianchi non volevano allontanarmi e la sua fronte appoggiata alla mia ci permetteva di vederci nel profondo dell’anima.
“Quando mi hai baciato per la prima volta, quando eravamo a Milano, tu stavi con Lisa e ora hai fatto lo stesso baciando lei mentre stavi con me”, dissi a pochi centimetri dal suo volto. Mi sentivo ferita. “Come posso fidarmi di te se questo è accaduto già due volte e chissà quante altre… non voglio fare altri sbagli”.
“Io penso che lo sbaglio peggiore sia buttare via tutto quello che abbiamo costruito con difficoltà”.
“Non voglio che un musicista mi spezzi il cuore!”
“Fantastico!”, sbottò di colpo allontanandosi da me come se improvvisamente mi fosse diagnosticata una malattia contagiosa. Ero riuscita a farlo arrabbiare. “È stupendo essere ridotti al solito cliché”.
“È quello che sei…”
“Posso essere un bugiardo, un egocentrico. Sono così per me. Sono alla ricerca di un riconoscimento. Non sono interessato alla politica. Sto cercando di puntare in alto. Non dimenticherò mai le mie intenzioni. Mi è lecito preoccuparmi della mia vita assieme alla vita degli altri”, dichiarò. “Non puoi definirmi solo come un musicista, perché dopotutto, sono umano, come te, quindi non voglio che tu pensi di avere chissà chi davanti, sono solo un perdente che ha avuto fortuna, ma rimango sempre uno stupido”.
“Lo hai fatto di nuovo!”, gli feci notare non riuscendo a trattenere un sorriso. “Hai rubato di nuovo la frase a Pierre”
“Beh, Pierre è saggio!”, rispose serio, ma pochi istanti dopo sorrise anche lui. “Ally, so che non mi credi e che non ti fidi, ma sono stato un idiota e ti amo”, dichiarò lasciandomi sorpresa. “E sono innamorato di te… da parecchio tempo”, disse prendendo di nuovo le mie mani. “All’inizio pensavo che mi piacessi tantissimo, ma poi… invece... è diventato amore e non so neanch’io come, ma quella sera…”, non lo lasciai finire di parlare. Arrendersi a quelle due fatidiche paroline erano davvero da schiocche, ma avevano sempre lo stesso potere su qualunque persona. E così lo zittì baciandolo. Baciai quelle labbra che mi erano mancate nonostante fosse passato poco tempo dall’ultima volta. Eravamo solo noi due, nessun altro era stato invitato nella nostra bolla personale. Non ci accorgemmo neanche che qualcuno si era affacciato dalla porta del bus e stava osservando la scena.
“Avete fatto pace?”, chiese il diretto interessato. Ci staccammo e trovammo Jack con un sorriso stampato sul viso, completamente soddisfatto che il suo piano avesse funzionato.
“Fuck off Jack!”, urlò Alex mostrandogli il suo dito medio, ma l’altro rispose con una fragorosa risata.

-Molly
Sono tornata (di nuovo). Ho troppe storie da leggere e questa settimana le leggerò tutte, penso che ricomincierò dall'inizio perchè ne sono state pubblicate davvero tante e scommetto che ne vale la pena leggerle tutte. 
Per il resto, questo capitolo non mi ha convinto tanto, forse perchè è da tanto che non ci lavoro su questa FF, ma cercherò di rimediare coi successivi. Manca poco alla fine :)
XoXo
   
 
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