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Autore: thecafewriter    31/08/2013    3 recensioni
Gli Spazi Vuoti.
Chen fa del suo meglio per non farsi riconoscere quando incontra una ragazza chiacchierona in lavanderia. Ma quando iniziano a parlare di musica…
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chen, Chen, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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T/N: Inizio subito scusandomi profondamente per il tempo che è passato dall’ultima volta che ho aggiornato. In realtà il capitolo era tradotto già da mesi, ma la mia beta… è… un po’… lenta, diciamo così. Mi ha corretto il capitolo solo oggi, scusate. T_T Comunque, bando alle ciance, questo è il secondo e ultimo capitolo di The Empty Spaces. Spero vi piaccia, buona lettura!

The Empty Spaces

Seconda parte.

“Stai cercando di dirmi che sei tipo un membro del gruppo o simili?” chiese la ragazza e iniziò subito a ridere leggermente per la propria battuta. Chen si tolse le mani dalle tasche e le sollevò, tirandosi indietro il cappuccio per rivelare il volto.

Chen non sapeva che reazione aspettarsi da questa ragazza. La maggior parte delle fan che aveva incontrato, solitamente rispondevano con strilli, grida per dimostrargli amore, affetto e supporto, e altre ancora piangevano. Ma lei non gli era sembrata una persona ordinaria, una fan ordinaria. Chen voleva credere che la sua reazione sarebbe stata diversa; abbastanza diversa da distinguersi dalle altre fan. Voleva che fosse così.

Per il primo secondo, una volta che il cappuccio aveva lasciato la sua testa, era stata seduta in silenzio e aveva studiato con attenzione la sua faccia. Involontariamente, gli arrossirono le guance. Poi gli occhi già grandi della ragazza si spalancarono ancora di più. Fece un verso di sorpresa, e una mano volò a coprirsi la bocca.

“… O… Omo,” disse, la bocca spalancata dietro la mano. Chen sorrise e lei iniziò a ridere.

“Chen?” disse e lo stomaco di lui si attorcigliò sentendola dire il suo nome d’arte.

“Sì,” rispose. “Ciao. Immagino sia questo il motivo per cui ti sembravo molto familiare.”

“Mi stai dicendo che--” disse, lasciando cadere le mani e sporgendosi in avanti come per esaminarlo. “Non posso credere che sia tu! Omo, è incredibile! Io… io sono una tua grandissima fan, e degli EXO, certo, solo che io…”

Chen si sedette più composto e guardò direttamente la ragazza per la prima volta da quando avevano iniziato a parlare. La sua faccia sembrava molto più luminosa senza il cappuccio a bloccargli la vista. Si era fermata a metà frase per ricambiare lo sguardo, sbalordita. Ormai Chen avrebbe dovuto esserci abituato, alle ragazze che lo guardavano sbigottite, ma in questo caso era diverso. Si sentì come un nuovo studente in una scuola piena di cervelloni. Lo stava studiando.

Improvvisamente, la ragazza sollevò le mani per poggiarle sulle guance e sorrise timidamente. Timidamente? Era una parola che Chen non avrebbe mai pensato di associare a qualcuno solare come lei.

“Aish, mi dispiace,” disse. “Sai, dicevo sempre che se mai avessi incontrato un idol o qualcuno di famoso, come te, non sarei stata un’altra fangirl che urla e piange. Pensavo che avrei detto qualcosa di più sostanzioso, del tipo ‘oh, amo la tua musica, sei un grande cantante’ o qualcosa del genere, ma sinceramente ora non ho idea di cosa dire.”

“Sii te stessa,” disse Chen. “Puoi rilassarti, mi sto prendendo una piccola pausa dalla vita dell’idol, per ora. E sul serio, non sono diverso da tutti gli altri. Non avevi problemi a parlare quando non sapevi chi fossi.”

“No, hai ragione,” disse, lasciandosi cadere le mani in grembo. Chen notò che ora le sue guance erano rosse. “Ah, che stupida. Voglio dire… sì, certo, ovvio che non vuoi essere trattato diversamente.”

Appena quelle parole ebbero lasciato la sua bocca, caddero entrambi in un nuovo silenzio, un silenzio che Chen rimpianse. Il fruscio delle lavatrici divenne di nuovo l’unica fonte di rumore. Prima, il girare delle lavatrici per lui era un conforto, ma ora gli serviva solo a ricordargli che né lui né la ragazza stavano più parlando.

Dai, di’ qualcosa, pensò, anche se non sapeva a chi volesse indirizzare quell’affermazione: a lei o a sé stesso?

Forse sarebbe stato molto meglio se non le avesse detto chi era veramente. Forse non rivelare la sua identità l’avrebbe fatta sentire meno nervosa. Voleva che continuasse a parlare. Si schiarì la gola. Anche se Chen non aveva proprio niente da dire che potesse portare a una conversazione decente, voleva che ci fosse qualcos’altro che facesse rumore a parte le lavatrici.

Chen non era mai stato una persona loquace; nelle interviste, anche quando aveva qualcosa con cui contribuire alla conversazione, la barriera linguistica l’aveva trattenuto dal parlare. E abbastanza presto, non parlare era diventata la norma, per lui. Ma nessuno era mai stato davvero capace di allontanarlo dal canto. E le persone sagge dicevano sempre che quando le parole falliscono, la musica parla.

“Wo men yao zhe yang—” iniziò, ma si fermò immediatamente quando realizzò che anche lei aveva iniziato a cantare la stessa identica frase nello stesso identico istante. Si fermarono entrambi e tornarono a guardarsi per un secondo prima di cominciare a ridere.

“Scusa,” disse lei.

“No, va bene,” disse Chen. “Proprio una coincidenza, huh?”

“Lo so! Ah, beh, le grandi menti pensano allo stesso modo, quindi evviva noi per avere delle grandi menti!”

“Sembra che tu sappia la canzone piuttosto bene, comunque. Anche se è in cinese, intendo. Devi essere piuttosto sveglia, allora, io ci ho messo secoli a imparare la pronuncia giusta, e ho ancora qualche problema.”

“Quella canzone mi piace davvero tanto!” disse, con un sorriso luminoso e radiante. “Del genere che, davvero, la prima volta che l’ho ascoltata, in entrambe le versioni, me ne sono innamorata subito. Era proprio una canzone forte, per il debutto. E ovviamente, la tua voce è fantastica.”

Chen si inchinò e la ringraziò, felice di sentirla finalmente parlare di nuovo. Aveva detto che le piaceva riempire gli spazi vuoti, e con il suo aiuto, erano stati in grado di riempire il silenzio insieme.

“Yah, Chen?” disse, più gentile, questa volta.

“Hmm?”

“Ti piace essere famoso?”

Chen serrò la mascella e scivolò sulla panchina. Nessuno gli aveva mai fatto quella domanda prima. Non aveva mai passato molto tempo a pensare alla propria fama. A suo avviso, aveva solo appena iniziato la carriera di idol, e mentre era grato per il supporto e l’affetto delle persone (e ovviamente, per il denaro), non aveva passato molto tempo a pensarci su.

Gli piaceva? Era qualcosa che gli piaceva?

“Essere famoso?” disse. “Mmm… è molto divertente.”

“Così sembra,” disse lei. “Ma?”

Chen la guardò aggrottando le sopracciglia. “Ma cosa?”

“C’era un ‘ma’ nel modo in cui l’hai detto, la tua voce è cambiata, o qualcosa del genere. Non lo so. Dal mio punto di vista, essere un idol sembra molto divertente, puoi viaggiare in un sacco di posti e incontrare un sacco di persone. Ma qualcosa mi dice che non era quello che cercavi, vero?”

Per un mezzo secondo, Chen si sentì quasi arrabbiato nei suoi confronti per essere stata così acuta ed essere stata capace di leggerlo come un libro aperto. Ma immaginò che quella fosse anche un po’ colpa sua. Qualcuno si era complimentato con lui per non fare mistero dei propri sentimenti.

“Non devi dirmelo se non vuoi. Sì, non importa, non dovrei immischiarmi in queste cose, era una domanda stupida—“

“No, va bene,” disse. “Sapevo che sei una a cui piace parlare, ma non mi aspettavo proprio che fossi anche così perspicace.”

“Scusa,” disse la ragazza, con la voce più alta di un tono. La sua versione di aegyo, presumeva. Hmm. Gli piaceva abbastanza.

“Vuoi diventare famosa?”

“Mmm. Non lo so. Voglio?”

Chen piegò la testa versa destra. “Non so molto di te,” disse. “Sui tuoi talenti o niente. Ma,” guardò l’orologio. “Abbiamo parlato per circa quindici minuti e a giudicare dal tuo carattere, penso che non avresti molti problemi a gestire la fama.”

Lei sorrise soddisfatta della sua diagnosi. “Che cosa te lo fa dire?”

“Mi sembri una ragazza molto socievole,” disse. “E le abilità sociali tendono ad aiutare, quando sei famoso.” Era vero. Chen desiderava avere lo stesso talento per il variety che poteva avere quella ragazza. Era proprio una persona estroversa.

“Essere famosi non dev’essere male,” disse.

“Non lo è,” disse Chen. “Ma… sinceramente, non c’è modo di prepararsi. Non esistono manuali o altro, quindi quando arriva la fama… beh, quando è arrivata a me, è stato un po’ uno shock. Non mi aspettavo di piacere a così tante persone. Perché per tutta la vita sono stato il solito vecchio me, e improvvisamente il solito vecchio me canta sul palco e posa per servizi fotografici e…”

Chen si fermò dalla sua descrizione per pensare a ciò che voleva davvero dire. Non lo sapeva. Ma era certo che quando la fama l’aveva travolto, lui non si aspettava che tutto esplodesse in quel modo. Non si immaginava che gli EXO avrebbero creato una promozione del genere. E quando avevano debuttato, era chiaro che fosse terribilmente impreparato a gestire la fama che gli era stata lanciata addosso. Sarebbe stato per sempre grato di quello, ma ogni tanto era un po’ travolgente.

Non era abituato a interviste, talk show, esibizioni live, servizi fotografici, telecamere e fan. Era abituato a studi di registrazione, karaoke, sale prove, e alla vita di dormitorio.

“Sembra che sia un po’ travolgente,” disse lei, finendo la frase per lui. “Non sono mai stata famosa, ma mi sono sempre chiesta come si stentano gli idol. Dev’essere piuttosto bello avere tutte quelle persone che ti supportano e quei fan che ti amano, potersi esibire e farsi conoscere per il tuo lavoro. Ma penso… che sia importante sapere che cosa vuoi, per prima cosa, prima di sapere cosa gli altri vogliono per te.”

“Cosa intendi?” chiese Chen.

“Tipo,” disse, facendo una pausa per pensare. “Quando… quando inizi a diventare famoso, o inizi ad allenarti per diventare un idol, c’è qualcosa di specifico che vuoi oltre la fama, giusto?”

“Esatto,” disse Chen, cercando di ricordarsi per cosa volesse quando era diventato un trainee.

“E una volta che diventi famoso, penso che sia importante sapere chi sei e cosa vuoi. Altrimenti, questo tipo di industria che fa stampini, ti creerà una falsa identità e ti ci adatterà. Non so come funzioni questo business, io sono solo la solita me. Ma nella mia scuola, tutti volevano essere i migliori e studiare tanto per entrare nelle migliori università. Ma siccome nessuno di noi sapeva davvero cosa voleva fare nella vita, le cose che siamo stati forzati a fare hanno finito per definirci. Ricordi che ti ho detto che rinviare l’università era stata una buona idea? Penso che quando ti allontani da quella roba che sforna stampini puoi capire cosa vuoi senza avere qualcuno che te lo dica. E puoi definire te stesso. La fama funziona allo stesso modo?”

Chen era esterrefatto. Sbalordito. Sinceramente, quando avevano iniziato a parlare, lui aveva pensato che lei fosse solo una ragazza chiacchierona annoiata e per quello aveva deciso di parlare a uno sconosciuto in lavanderia. Ora riusciva a vedere che era molto più profonda di quanto non avesse pensato. Ed aveva assolutamente ragione sull’industria degli idol.

Era tutta questione di immagine, posa, impressioni. E in un mondo del genere, se uno fosse entrato nell’ambiente degli idol senza sapere chi fosse o cosa volesse, gliel’avrebbe detto la compagnia.

“Come sai tutto questo?” chiese Chen e la ragazza rimase sorpresa, come se l’avesse appena accusata di aver commesso un crimine.

“Non lo so,” rispose la ragazza. “Ma… posso immaginarlo?”

“La tua immaginazione è incredibile,” disse. Lei sorrise.

“Grazie?”

“Certo, hai ragione,” disse. “Non sono un idol da molto, ma è assolutamente vero che se non combatti per la tua identità o per ciò che credi o per i tuoi sogni, non lo farà nessun altro.”

“Quindi qual è il tuo sogno?”

“Il mio sogno?”

“Sì, il tuo,” disse, piegandosi in avanti e aspettando la sua risposta. Il sogno di Chen? Era semplice, davvero. Voleva solo la musica. Voleva cantare. Voleva fare ciò che lo divertiva di più. Voleva sfruttare al massimo la sua carriera e prepararsi per il futuro. Ma aveva la sensazione che non stesse facendo alcun progresso verso nessuno di quei sogni.

Chen stava venendo sballottato da una parte all’altra dalla compagnia per farlo diventare il loro albero dei soldi. E per ora, il suo sogno era trovare un equilibrio tra sé stesso e il lavoro. Raggiungere un compromesso. Stava trascurando ciò che voleva, ultimamente.

La ragazza aveva ragione; essere famoso per guadagnare, preoccuparsi per la propria immagine, e lasciare che gli altri ti dicessero chi eri, tutte queste cose erano senza senso. Ma inseguire un sogno, scoprire cosa volevi davvero, queste erano le cose per cui le persone diventavano famose. Senza queste, la loro carriera sarebbe stata… vuota. Chen sospirò. Immaginò di avere un sogno, anche se per ora era uno piccolo.

“Voglio solo riempire gli spazi vuoti,” disse, e guardò la faccia della ragazza aprirsi in un altro bellissimo sorriso.

“Bene.”

Una delle lavatrici iniziò a fare beep, segnalando la fine del lavaggio. Sia Chen che la ragazza si alzarono dai propri posti. Chen all’inizio rifiutò gentilmente il suo aiuto, ma lei insistette ed entrambi si avvicinarono a uno dei tavoli dove lo aiutò a piegare il bucato. Chen cercò di evitare il suo sguardo ogni volta che lei entrava per sbaglio in contatto con la biancheria intima. Se lei lo fece, comunque, non lo fece notare.

“Suppongo che gli idol debbano occuparsi del proprio bucato, huh?” disse, piegando una delle magliette di Lay. Chen rise.

“Nessun trattamento speciale, per noi, purtroppo.” Chen si allungò per prendere un’altra maglietta da piegare, ma venne in contatto con la mano di lei quando cercò di prendere lo stesso capo. Il suo anulare le aveva soltanto sfiorato la pelle del dorso della mano, ma lui si allontanò come se avesse toccato una fiamma.

“Scusa,” disse, piegando la testa verso il basso per nascondere il fatto che stesse arrossendo di nuovo.

“Sei piuttosto timido, vero?” chiese di nuovo. “Va bene. Mi piacciono le persone timide. Ma tieni, prendi la maglietta. Piegala!” prese la maglietta che lui stava per prendere e gliela diede. Lui fece un sorriso beffardo.

“Non mi vuoi chiedere un autografo?” chiese.

“No,” disse lei con uno sbuffo leggero. “Verrò a chiederti un autografo quando avrai realizzato il tuo sogno, che ne dici? Così avrà un significato ancora più grande.”

“Posso contarci?” e lei annuì con entusiasmo.

“Sarò la tua più grande fan, da oggi in poi. Ti guarderò da vicino e mi assicurerò che non ti perda nessuno di quegli spazi vuoti che hai detto di voler riempire. Lavora sodo. Fighting!”

Chen abbassò gli occhi per guardare i vestiti e sorrise. La sua più grande fan? Era una bella sensazione. E lei era una buona fan da avere. Sentendola dire quelle parole di supporto per lui, gli diede coraggio e lo rassicurò che le cose sarebbero migliorate d’ora in avanti. Chen sperò che lei mantenesse la promessa. Voleva che lo facesse.

“Aspetta,” disse. “Come ti chiami?”

“Dimmi il tuo nome prima,” rispose lei.

“Lo sai già.”

“Non è vero. Conosco Chen, ma non te. Chen appartiene alla SM. Allora, quale appartiene a te?”

Chen sorrise di nuovo. “Kim Jong Dae.” La ragazza annuì, ripetendolo tra sé e sé.

“E’ un bel nome. Il mio è Ha Yoon.” Chen sorrise. Ha Yoon. Le stava bene. Iniziarono a parlare di altre cose, come la sua vita scolastica, le attività che li divertivano, notizie recenti, le elezioni. Ma presto, anche la lavatrice della ragazza terminò il ciclo e terminarono gli abiti da piegare. Era ora di separarsi, realizzarono, lui con molto più terrore di quanto ne mostrasse lei.

Lei raccolse i vestiti che aveva portato da lavare e li risistemò ordinatamente nel cestino, nello stesso momento in cui Chen aveva finito di riordinare il proprio bucato. Si incontrarono faccia a faccia alla porta quando si stavano preparando ad uscire. Chen non voleva lasciarla.

Un’ora e mezza era un tempo breve per far nascere un’amicizia, solitamente, ma lei era speciale. Dal momento in cui si era rivelato togliendosi il cappuccio, era già mezzo innamorato di lei. Era quel tipo di ragazza di cui è facile innamorarsi. Se solo gli altri membri del gruppo avessero avuto più panni da lavare! Si inchinarono, preparandosi ad andare per strade separate.

“Assicurati di indossare la mascherina,” disse. “Non vorrei che venissi soffocato da altre ragazze fuori di testa. Assicurati di inseguire il tuo sogno, okay?”

“Sì,” disse. “Anche tu.”

Lei sostenne il suo sguardo per qualche secondo, ma a Chen sembrò molto di più. I suoi occhi grandi e intelligenti; se fosse stato coraggioso, le avrebbe fatto una foto. Ma come lei aveva detto, era troppo timido. Sorrise un’ultima volta e gli fece il gesto “fighting!” con la mano prima di voltarsi per andare via.

“Ha Yoon,” la chiamò, e lei si girò di nuovo verso di lui. Chen si morse il labbro. “Che tipo di canzoni ti piace scrivere?”

Lei si guardò i piedi per un secondo e poi incrociò di nuovo il suo sguardo. “Canzoni d’amore,” disse con un sorriso timido. Ed ognuno di loro andò per la propria strada.

Chen si rimise la mascherina. Ma questa volta pensò che non era per proteggere l’immagine di Chen, ma piuttosto per tenere al sicuro Kim Jong Dae. Ha Yoon aveva ragione a dirgli di non permettere alla fama di definire chi fosse. Finché gli EXO sarebbero stati famosi, il mondo poteva avere Chen. Ma Kim Jong Dae apparteneva alla musica. C’era molto lavoro da fare per rompere lo stampo che gli aveva messo addosso la SM. Molto lavoro da fare per riempire gli spazi vuoti.

Ma non vedeva l’ora di fare carriera, non vedeva l’ora di sentirsi pieno. E una volta che l’avesse fatto, allora avrebbe potuto dare il suo autografo a Ha Yoon con integrità.

  
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