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Autore: DelilahAndTheUnderdogs    31/08/2013    0 recensioni
L'amore di due giovani si intreccia in un mondo impossibile e misterioso. Arcadia. La morte può essere il riscatto di una vita non vissuta?
Genere: | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It seemed like everyone i knew was dying
i looked in the mirror and i was on fire
somebody yelled out "hey, stop, drop, and roll!"
i said "that might save my skin, but it won't save my soul.
That might save my skin, but it won't save my soul."

("Fire", Kimya Dawson)

Mondi Paralleli

 

Arcadia era in festa, i bambini li vedevi già scorrazzare per la strada. Era la festa di inizio estate e nessuno, dal più piccolo al più grande, se la voleva perdere: si faceva la benedizione del raccolto, poi seguiva la messa e tutte altre cerimonie. Seguivano il cibo e le danze. Ah, le danze di Arcadia! Erano conosciute dalle terre del Sole alle terre della Luna. Erano così soavi: avevano il sapore dello zucchero di canna, l’odore del churry, lo sfrigolio di pagine antiche e strepitio di folla che incitava i ballerini a osare di più. Questo momento era atteso sia dai ragazzi che dalle ragazze. Per i primi, era questione di prendersi una delle belle ragazze di Arcadia; le seconde, era solo una questione di orgoglio nel ballare con un cavaliere ‘galante’ una volta tanto. Ogni anno, infatti, si formavano più di dieci coppie che finivano per fidanzarsi.                                                                                                           
Arcadia era ariosa e caotica con strade polverose. In questa città viveva Evan Jason Dyg, un ragazzino di vivace intelligenza, che saltuariamente (nei giorni di mercato) vendeva i giornali a lato della strada e che negli altri giorni andava a scuola un po’ per obbligo un po’ per diventare qualcuno. Però il suo sogno segreto era poter danzare con Mary Suzanne Land, la figlia del venditore di cianfrusaglie per la casa. Erano sempre stati amici; infatti i rispettivi genitori lo erano ancora. Ma da un anno a quella parte la guardava con occhi diversi: beh, non c’era nulla di cui stupirsi! Mary era altina, magra come un giunco e capelli sinuosi. Ma torniamo a quel giorno, in cui inizia e finisce la nostra storia. La funzione di Padre Rodriguez fu la più sfarzosa di tutto l’anno, e molti bambini si divertirono a drammatizzare alcune delle Sacre Scritture. Dopodiché scesero nel cortile della canonica e pranzarono vociando, le madri rimproverando i monelli e i neonati piangendo. I sigg. Dyg e i sigg. Land si sedettero allo stesso tavolo e fu Mary a proporre un gioco. La sig.ra Land incominciò: “Conosco questo gioco. Con la lettera iniziale del vostro nome dovete dire una parola e a turno dovete dire cos’è per voi questa parola. Di solito si gioca con il nome dei genitori e se siamo in tanti solo quello delle madri, va bene?” chiese rivolgendosi ai due ragazzini. Loro annuirono. Erano rimasti solo loro e le due madri, i rispettivi padri erano andati a giocare a bowling con altri uomini. 
“Bene- annunciò la sig.ra Land- io mi chiamo Amanda e scelgo la parola Amore. Per te cos’è l’Amore, Evan?”                                  

“Ballare con la ragazza che mi piace” rispose Evan notevolmente imbarazzato, arrossendo sin dalla punta dei capelli.
“E per te, Mary?” chiese la sig.ra Land divertita.                                                                       
“Accettare qualcuno per quel che è” rispose Mary, sinceramente.                       
“Per te, invece?” chiese la sig. Land alla sig. Dyg.
“Per me, beh… è un fuoco che non si estingue mai, come il roveto che trovò il Profeta, perché l’Amore non si può uccidere neanche con le più cattive intenzioni. E per te, Amanda?”  rispose la sig.ra Dyg imbarazzata quanto il figlio.                                                                                                      
“Per me è come il tramonto, qualcosa nasce e col tempo si affievolisce” rispose la sig.ra Land, assorta. E a queste parole Evan pensò che doveva dimostrare il contrario. Intanto, la sig.ra Dyg continuò il gioco: “Beh, mi chiamo Vanessa e scelgo la parola Vita. Per te cos’è la Vita, Evan?” 
“Ballare con la ragazza che mi piace” rispose Evan, con le orecchie rosse. “Per te, Mary?” chiese la sig.ra Dyg, ridendo sotto i baffi.

“Per me, la Vita è stare accanto a colui che ami” rispose Mary imbarazzata,  arrossendo sin dalla punta dei capelli.
“Per te, Amanda?” chiese la sig.ra Dyg rivolgendosi alla sig.ra Land.                             
“Per me, qualcosa di più prezioso dell’oro. Per te, Vanessa?”                                   
“Per me, è quel lasso di tempo che ci viene concesso di operare e poi morire, dormendo per sempre.” rispose la sig.ra Dyg, assorta. E a queste parole Mary pensò che doveva dimostrare il contrario. Intanto, prima di finire questi pensieri, venne invitata da Evan a ballare. E Mary capì chi era per lei la Vita. Finiti alcuni balli, andarono a giocare a biglie con i loro amici. Dopo alcune partite, Evan chiese a sua madre e alla sig.ra Land: “Mamma, sig.ra Land- e qui prese per mano Mary – possiamo andare alla spiaggia?” Loro risposero: “Va bene, ma non fate tardi. State attenti!” urlarono infine, vedendoli precipitarsi là. Arrivati alla spiaggia sprofondarono sulla sabbia, guardando il tramonto, il tramonto di Arcadia: si dice che senti gli angeli gorgheggiare, le stelle già bucare il cielo e che faccia innamorare il più insensibile degli esseri umani. “Vieni- disse di scatto Evan alzandosi in piedi- vieni, andiamo incontro al tramonto.”                 
E, prendendosi per mano, gli andarono incontro. Attraversarono il mare, questo li inghiottì e non ne uscirono mai più lasciando i loro sentimenti immutati per l’eternità. Mary amava Evan. Evan amava Mary. Quando i loro genitori, dopo giorni di ricerche e chiamandoli a gran voce, li trovarono in mare aperto constatarono che anche due ragazzini potevano amarsi senza chiedere nulla in cambio. E questo si capì grazie alle loro mani avvolte l’una su l’altra.  E come una vecchia amica arrivò un angelo dal corpo femmineo, vestita con motivi ellenici proclamando a gran voce:


La Gloria di Dio sia con voi,        
piccoli amanti,                                                                                                                                  
che vi legate con gli Aromi,                                                                                       
non Catene,                                                                                                                             
la Pace non spezzate,                                                                                            
perché voi siete cosa sola,                                                                                         
perché voi siete la Vittoria dell’Altissimo,                                                                    
che mandò me: la Vittoria Alata.  


E detto questo li prese per mano con dolcezza, uno a destra l’altra a sinistra, portandoli verso il Sole e Mary si voltò indietro e contemplò tutto ciò che aveva posseduto e, rigirandosi, contemplò tutto quello che stava per ricevere.

   
 
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