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Autore: smarsties    31/08/2013    6 recensioni
Sono passati due giorni dalla fine del reality e la parola d'ordine è "dimenticare". Piuttosto difficile se trovi lavoro nello stesso quartiere in cui abitano il tuo ex e la ragazza con cui ti ha tradita.
Spinti dal rancore, Duncan e Courtney daranno il via a un'intensa e a lungo andare ridicola sfide tra coppie, coinvolgendo rispettivamente Gwen e John, collega di lei. La demenzialità della situazione, però, potrebbe fornire la giusta spinta per maturare e, chissà, forse anche pedonare.
***
Dal settimo capitolo:
La ragazza venne sbattuta qua e là come una bambolina di pezza, per poi cadere – per pura coincidenza – sul petto di Duncan. Si aggrappò con forza alla sua maglietta, per evitare di cadere… peccato che a terra ci finirono entrambi.
Si ritrovarono stesi sul suolo, lui sotto e lei sopra. La situazione era alquanto critica.
Avrebbe voluto tanto rimanere accoccolata per un po’ sul suo petto, come ai vecchi tempi.
***
Non tiene conto dei fatti successivi ad A Tutto Reality: il Tour.
Genere: Demenziale, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, Nuovo Personaggio | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen, Trent/Gwen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La storia inversa: quando tutto va come non dovrebbe'
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Giovedì
 
Quella mattina, John uscì di buon ora per andare a fare compere.
Stava girando da ormai mezz’ora con la macchina, in cerca di un posto. La fortuna, però, non era esattamente con lui.
Non c’era un parcheggio, nemmeno uno microscopico.
Alle volte, vorrei essere un mago. Così potrei far spuntare posti dal nulla!
Si accorse presto del suo pensiero perverso, che scacciò con forza.
Ma eccolo! Illuminato dal Sole, scorse un buco tra due auto. Ci si avvicinò e …
-Dannazione, è passo carrabile!- esclamò, tirando un pugno sul volante e facendo suonare – accidentalmente - il clacson.
La macchina davanti si fermò di scatto. Un omone aprì la portiera e si diresse verso John. Una volta lì, fece segno di tirare giù il finestrino. L’altro deglutì più volte, per poi obbedire
-Allora, qual è il problema?- chiese minaccioso.
Sorrise, anche se sapeva che era fregato.
-Un attimo di rabbia, ho suonato il clacson per pura casualità.- rispose, optando per la verità. Almeno non sarebbe finito in ospedale … forse.
Assottigliò gli occhi, per poi tornare indietro.
Tirò un sospiro di sollievo, se l’era bevuta …
Poco dopo essersi rimesso in marcia, scorse un piccolo viale a senso unico. Un buon poso in cui lasciare la macchina, pensò. In fondo, chi è l’idiota che va a controllare le strade a senso unico?
Apparte i vigili, nessuno!
Infatti, pochi metri dopo, si fermò e lasciò l’auto in mezzo alla strada, incustodita nel modo più assoluto.
Non c’è posto nemmeno a pagare oro. Chissene frega, io la lascio qui e basta!
Pensato questo, si allontanò in cerca di un negozio.
 
***
 
Gwen uscì di casa e si incamminò per la sua consueta passeggiata mattutina.
Non c’era niente di meglio che camminare in una calda ed assolata – forse sarebbe meglio dire afosa - mattina d’estate, mentre gli uccellini cinguettano felici.
Le strade sono poco affollate, nonostante sia un giovedì comune. Saranno già tutti a lavoro …
Destinazione parco, l’unico posto in cui c’è un po’ di tranquillità in quella frenetica città. Anche se pare che nelle stagioni calde sia un poco abbandonata. Infatti, tutti lasciavano le proprie case per partire alla volta di paesi esotici.
Sarebbe piaciuto anche a lei fare una breve vacanza e staccare la spina per un po’, ma dato che non aveva vinto il milione ci aveva rinunciato.
Pochi minuti dopo, arrivò a destinazione e scoprì che la sua panchina – sotto l’ombra di una quercia – non era occupata.
Non sapeva di preciso perché quello fosse il suo posto preferito in assoluto. Forse era legato con il suo passato, soprattutto con qualche ricordo di Trent.
Venivano sempre lì, quando ne avevano tempo.
 
Era una comune giornata di novembre.
Il sole tramontava, come ogni giorno, dietro i profili delle case.
Loro erano ancora lì, nonostante il parco avesse chiuso tra pochi minuti.
Trent suonava la sua chitarra, Gwen poggiava la testa sulla sua spalla.
Silenzio, non si sentiva nulla. Non parlavano, non volevano rompere quel momento magico. Inutile dire che l’amavano.
Il vento accarezzava la loro pelle, mentre gli ultimi raggi sparirono definitivamente, nel giro di pochi minuti.
 
Sorrise. Quanto le mancavano quei fantastici giorni autunnali trascorsi insieme a Trent.
Si sedette e chiuse gli occhi, giusto per rilassarsi un po’. Ma, quando li riaprì, notò con dispiacere che non era più sola.
Si ritrovò davanti un ragazzino sui quindici anni, che la fissava.
Odio la gente che mi guarda …
Sapeva benissimo dove voleva andare a parare.
-Scusa, tu sei per caso Gwen di A Tutto Reality?-
Ecco, come non detto.
-Sì, sono io.- sbuffò.
Lui si voltò un attimo in direzione di altri ragazzi.
-Ehi gente, è proprio lei. Venite, coraggio!-
In poco tempo, fu assalita da una massa di fan urlanti e che chiedevano un autografo.
Magari fosse solo quello, veniva assalita anche di domande un pochino personali. Ma giusto un pizzico, niente di che.
Scrollarseli di dosso sarebbe stata la missione più infida del secolo, e di tutti quelli passati e futuri.
La sua idea di giornata all’insegna del relax era ufficialmente saltata …
 
***
 
Courtney era già a lavorare da un’oretta circa. Quell’idiota di John era riuscito a guadagnarsi la mattinata – sarebbe infatti venuto il pomeriggio - libera mentre lei no.
Era stata costretta ad andare al bar per un turno extra.
Mentre era intenta a pulire le tazzine, notò una bambina mettersi in punta di piedi, cercando di farsi notare.
-Ti serve aiuto, piccola?- chiese avvicinandosi a lei.
-Ti ho già vista da qualche parte. Per caso sei famosa?- domandò.
-Ecco, non esattamente. Diciamo che ho partecipato ad uno show.-
-Courtney, giusto?-
La ragazza riuscì a vedere un gruppo – meglio folla – accalcata contro il bancone.
Circa una ventina di braccia si allungavano verso di lei, per cercare un autografo.
C’erano persone di tutte le età: dai bambini agli adulti e persino qualche anziano.
Ora sì che mi servirebbe l’aiuto di qualcuno.
 
***
 
John tornò verso la sua auto, con delle buste in mano. La spesa era andata a buon fine, per fortuna.
Ora me ne tornerò a casa e mi sdraierò sul divano, davanti alla TV.
La sua prospettiva di “giornata quasi perfetta” si rivelava interessante. Ma, ovviamente,doveva esserci il solito rompiscatole di turno. In questo caso un vigile urbano.
Era davanti al suo mezzo di trasporto, la quale era circondata da segnalini gialli e altre varie cose.
Che c’è? Ora nemmeno si può lasciare la propria macchina in mezzo ai piedi?
-Lei è il proprietario del veicolo, giusto?- domandò, guardandolo arrivare.
La perspicacia è di casa, pensò mentre infilava le buste nel portabagagli.
-No. Io sto mettendo le buste qua dentro perché voglio che me le freghino. Sa com’è, aiuto i ladri. Opero per il male.-
Un po’ d’ironia non ha mai fatto male a nessuno.
-Non faccia lo spiritoso. Non sa che i parcheggi sono stati inventati apposta per parcheggiare le auto?-
-Magari li avrei usati, se ce ne fosse stato almeno uno libero. C’è sempre una risoluzione per tutto, dico bene o no?-
L’agente si sfilò di tasca una penna ed iniziò a scrivere qualcosa su un blocchetto.
L’allegra scena comica fu accidentalmente interrotta da una massa umana di persone e Duncan.
-Ehi ciao!- disse John sbracciandosi.
-Scusa ma al momento sono un tantino impegnato!- urlò di rimando.
Le sue “inseguitrici” si fermarono quando videro il bruno, per poi iniziare a rincorrere lui.
-Avete visto? Quello è il ragazzo del video!- gridavano, nel frattempo.
Video? Quale video?
In quel momento era l’ultimo dei suoi pensieri. Ne approfittò del momento per risalire in macchina e partire a tutto gas, urtando i segnali e lasciando il vigile urbano a protestargli dietro.
Purtroppo per lui, continuò ad essere inseguito.
-Cosa c’entro io? Perché non tornate a rincorrere … lui?- chiese indicando il punk, che lo salutava  con un ghigno.
-Tu invece me la pagherai per questo.- disse poi al ragazzo.
Impegnato a “sclerare”, non si accorse che davanti a lui c’era un bellissimo muro in mattoni.
Non vide altra scelta: inserì la quinta e ci si andò a schiantare contro. Poco prima dell’impatto si mise a pregare.
Con la stessa forza di un autotreno la macchina demolì il muro, trovandosi così lungo una strada del centro. Le persone che camminavano lungo il marciapiede furono costrette a buttarsi a terra, per evitare di essere investite.
-Wow, non pensavo di avere una macchina così … resistente!-
Esattamente una frazione di secondo dopo finì la benzina e John rimase a piedi.
-Mi rimangio tutto ciò che ho appena detto. Sei l’auto più inutile del mondo!-
Aprì la portiera e si mise a correre con la speranza di seminare le “fan” che, durante il problema tecnico, lo avevano raggiunto.
Come se non bastasse, inciampò anche in una crepa nel marciapiede ma, in qualche modo arcano e sconosciuto, riuscì a rimanere in equilibrio. Però il mazzo di chiavi che portava in tasca cadde nel tombino, che si trovava sul ciglio della strada.
Forse dovrei comprarmi un marsupio …
Imprecò qualcosa in silenzio mentre continuava a fuggire da quel gruppo di ragazze troppo esaltate.
Attraversò la strada senza guardare a destra e sinistra, con il risultato che fu artefice di un incidente di gruppo. Gli autisti si affacciarono e iniziarono ad insultarlo, ma lui era troppo occupato e non si accorse di nulla.
Prese il cellulare e cercò un numero nella rubrica, quello di Courtney. Appena lo trovò, lo premette.
Squillò per un paio di secondi.
-Che diavolo vuoi?- domandò scorbutica, dall’altra parte.
-Allora, da dove posso iniziare? Sono rimasto a piedi, sono inseguito da fan ostinate e, soprattutto, le chiavi di casa mia sono finite in un tombino.-
-Io ho altri problemi qui, quindi se non ti dispiace … -
-No aspetta, mi serve il tuo aiuto!-
-Scordatelo, non verrò mai ad aiutarti. Soprattutto dopo che ti sei preso una mattinata libera!-
-Ascolta, devo assolutamente recuperare il mazzo di chiavi di riserva. L’unico problema è che si trovano dentro casa e mi serve il tuo aiuto per recuperarle … -
 
***
 
Duncan era rimasto per un po’ a guardare la scena, divertito dall’idea che si era finalmente riuscito a liberare dalla massa di fan.
Beh, ora sono un problema di John.
Intanto, il vigile si era rimesso a bordo della sua auto, con la speranza di trovare il pirata della strada.
Credo che avrà due problemi … meglio lui che me.
Si rimise in marcia, con la speranza di tornare a casa senza nessun’altro tipo di problema.
Speranza vana dato che, dopo un po’, andò a sbattere contro un’altra massa di fan “inferocite.”
Sapete già cosa accadrà dopo; sarà costretto nuovamente a darsi alla pazza fuga …
 
***
 
-Continuo ancora a pensare che la tua idea sia idiota.- commentò Courtney, che aveva appena raggiunto John a casa sua. –Mi spieghi perché dovrei fare io da esca per i fan?-
-Perché tu non sai dove si trovano le chiavi. Quindi, te ne stai davanti alla porta buona buona, in attesa che io le trovi.-
La ragazza sbuffò pesantemente, seguendo alla lettera il “grandissimo” piano.
Il bruno, grazie all’aiuto di una corteccia d’edera, si stava arrampicando sul muro con l’idea di arrivare fino alla finestra della sua camera, rompere il vetro e prendere le chiavi. Un piano da perfetto stalker, pensò mentre lo metteva in atto.
Se i suoi vicini l’avessero visto, l’avrebbero sicuramente denunciato ma chissene frega!
A Courtney, invece, le cose non andavano tanto meglio. Se ne stava sul ciglio della porta, in attesa che lo stupido show si fosse concluso.
Magari me ne torno a lavoro e lascio John da solo …
In fondo, avrebbe anche potuto farlo se non fosse stato per un piccolissimo problema: le fan, le stesse che prima stavano inseguendo il ragazzo.
-Guardate, quella è Courtney!- esclamò una di loro.
Le altre, intanto, gridavano come pazze.
-Ehm John? Mi serve una mano, fa’ in fretta!- esclamò lei, nella vana speranza che possa sentirla.
Intanto, il ragazzo spaccò il vetro e si ritrovò nella sua stanza.
Il vetraio lo chiamo dopo, ora ho da fare.
Aprì la cassettiera, sotto la scrivania e ne sfilò un mazzo di chiavi. Poi si diresse verso l’ingresso, ma fu costretto a fermarsi quando vide gli innumerevoli fan.
-Ma che diavolo succede!- esclama stupito.
Una signora sulla quarantina si fece spazio tra la folla, con un microfono ed una squadra di cameraman. Era la reporter del telegiornale locale e si stava dirigendo verso le due “star”.
-E siamo qui in diretta con Courtney di A Tutto Reality e John, divenuto famoso grazie al video del ristorante che abbiamo trasmesso questa mattina.-
Ah, ecco quale video. Mi ha chiarito molto le idee.
La ragazza, invece, rimase spiazzata.
-Ed ecco la domanda che tutti ci chiediamo: voi due state insieme?- chiese, puntandoli il microfono davanti.
-Ehm, ecco … noi, in realtà … -
Courtney viene interrotta dal ragazzo, che afferra il microfono con forza.
-Io e lei siamo solo amici. Lavoriamo nello stesso bar, anche se ci siamo conosciuti in una cartolibreria. Facevo il cassiere lì, prima di essere licenziato per fatti che non voglio raccontare, e lei era venuta a fare acquisti in quel subdolo negozietto. Vi basta come risposta?-
Senza esitare butta il microfono a terra e lo schiaccia con un piede, causando un fischio insopportabile.  
-Era necessario?- domando la ragazza, portandosi le mani alle orecchie.
-Sì, mi stava dando sui nervi. Mi chiedo come tu possa sopportare questa cosa.-
Ah, me lo chiedo anch’io. Eccome!
La reporter recuperò in fretta l’oggetto da terra – stranamente ancora funzionante.
-Questa domanda è rivolta a John.- continuò poi. –Se ti dovesse essere proposto, parteciperesti ad A Tutto Reality?-
Sgranò gli occhi.
-Stai scherzando, vero? Certo che no! I reality show sono i programmi televisivi peggiori che abbiano mai inventato, e non voglio diventare un montato insopportabile del cavolo come alcuni.-
L’intervista fu interrotta da un boato, proveniente dal marciapiede adiacente.
Un altro gruppo di ragazzi – e non solo – stavano rincorrendo altre star che conosciamo molto – troppo - bene. Già, proprio Duncan e Gwen.
I due ne approfittarono del momento per fuggire ma, purtroppo per loro, i fan se ne accorsero e li raggiunsero in fretta.
Diavolo, erano veloci!
Ad un incrocio i due gruppi si mischiarono come per magia e si ritrovarono presto in un vicolo cieco e i ragazzi furono con le spalle al muro.
-Ora sì che siamo ufficialmente fregati.- commentò Duncan mentre la folla avanzava lenta.
Si sentirono per un attimo come dei topi in trappola, come se il gatto – anzi, i gatti - li volesse mangiare e a loro non rimane altro che sperare.
Sperare che qualcuno faccia un segno dal cielo e venga in soccorso.
Queste cose, però, non possono succedere realmente. La fortuna non esiste o, almeno, non arriva mai nei momenti opportuni. Quindi, puoi solo fare ciò che fa un topo – o qualsiasi altra preda - in certe circostanze.
Scene del genere sembrano durare secoli, fu così anche allora.
Iniziarono a sudare a freddo e a deglutire più volte. Dio buono, se esisti, manda qualche Santo quaggiù.
Il “miracolo” - se si può chiamare così – avvenne: John aguzzò la vista e notò un carro attrezzi portare via … la sua auto? Stavano portando via il suo gioiello?
-Il mio tesoro! La mia unica gioia e orgoglio di vita! Riportatela immediatamente qui, è solo a secco!- urlò, spintonando tutti e iniziando a correre verso il suo obiettivo.
Dietro di lui si unirono il vigile urbano – lo stesso di prima -, una folla inferocita di autisti – con torce e forconi, tanto per rendere tutto più medievale – e alcuni fan. Quelli più “accaniti” erano rimasti lì.
In qualche modo oscuro, però, scoppiò una rissa tra varie fazioni: i sostenitori della Duncney e quelli della Gwuncan. Potete immaginare i discorsi privi di senso, non c’è bisogno che li trascriva qua sotto …
Dopo insulti verbali – anche piuttosto pesanti -, passarono alle mani.
La demenzialità di quella lotta fece profondamente riflettere Duncan e Courtney. Mai come allora si sentirono ridicoli.
Davvero si erano comportati, anche loro, in modo così infantile?
Davvero l’avevano fatto solo per distruggersi, per primeggiare, per far vedere all’ex partner di essere migliore?
Ma soprattutto, erano del tutto sicuri che volevano distruggersi?
Tutto per colpa della vendetta, la stessa che aveva trascinato con loro anche John e Gwen.
Avevano coinvolto due persone che, almeno in parte, non c’entravano nulla. Quella cosa doveva rimanere tra loro, dovevano risolverla in modo civile. Non facendosi cacciare a vita da due luoghi pubblici!
-Tregua?-
-Tregua, principessa.-
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
Salve miei lettori.
Se siete arrivati a leggere fin qui vi ringrazio, questo capitolo non merita.
*ottimismo time*
La vena demenziale c’è, anche se va a scarseggiare verso la fine. I’m sorry D:
Annuncio – solennemente – che gli ultimi due capitoli saranno incentrati esclusivamente sulla DxC e ci sarà qualche accenno anche alla TxG.
Yeeee!!!
Annuncio che presto arriverà anche il 19°capitolo di TDC, anche se potrebbe esserci una sorpresa prima …
Avevo già detto di una serie. Bene, ora sono due quelle in programma :3
La prima storia di una delle due è già pronta, manca solo il “tocco finale.” Per l’altra … penso dovrete pazientare un po’.
Ora vado, ci si sente nelle recensioni.
 

Solluxy <3
 
  
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