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Autore: RedTearDrop    31/08/2013    2 recensioni
Sapendo a quello che stava per andare incontro il ragazzo si abbassò il cappuccio abbassando con se anche lo sguardo facendo un leggero sospiro e con una mano si tolse il cappello e lo buttò a terra, annuì a quel uomo e si muove verso il divano ormai accettando la propria sorte si leva la felpa e la maglietta sfilandosele lentamente e le butta a terra e si china con pancia sul divano lasciando completamente scoperta la schiena -Fai in fretta- Disse il ragazzo, quando sentì lo schiocco della cintura a terra, chiuse gli occhi e strinse i denti con forza...
Genere: Drammatico, Fluff, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Una sigaretta che faceva cadere la cenere delicatamente a terra , il fumo volare via trasportato dal vento in direzione delle stelle, la luna illuminava le tenebre tranne il viso di un ragazzo.

 Un ragazzo che indossava un New Era coperto per metà da un cappuccio bianco legato ad una felpa larga il triplo di lui che gli colava sul corpo tipo vestito da Donna, i pantaloni stretti di jeans e le converse nere. 

Cellulare accesso in modalità aereo con una canzone di un artista emergente in loop, volume al massimo che quasi le cuffie gli esplodevano nel orecchio.

Nonostante fosse notte fonda , portava degli occhiali da sole così da riuscire a stare in pace e immischiarsi con il silenzio e immergersi anche lui nel buio.

Stava seduto su una pietra leggermente curva in alto, una pietra con incisa due date e il nome del nonno, in un luogo triste ed isolato dove non era consigliato passare la notte, dove la gente porta dei fiori e degli effetti personali per ricordare chi non c'è più.

Il ragazzo alzò lo sguardo verso il cielo osservando le stelle che in quella notte brillavano e tirò un urlo di sfogo ma si interruppe quasi subito pensando 

-A Cosa serve urlare se il cielo non ci ascolta?-

Tirò un leggero sospiro e si alzò di scatto posando entrambi i piedi a terra e mise le mani con il telefono in tasca ignorando l'ora, si girò leggermente verso la tomba del nonno e si inchino sopra e portò una mano con due dita sulla fronte e sussurrò -Nel nome del padre.-  Poi  sulla pancia  -Del figlio.-  Poi le fece strisciare sopra il suo corpo leggermente fino al cuore ed infine verso destra -Dello spirito santo- Infine accarezzò con quelle due dita la lapide e sussurrò con un senso di tristezza -Amen- Sì alzò e voltandosi incominciò ad incamminarsi per la sua strada passando tra una tomba all'altra cercando di non calpestare i fiori a terra, fino a raggiungere una grande parete senza tetto fatta di metallo con delle piccole fessure, alzò le mani e ci infilò le dita nonostante ci entrarono a malapena e si cominciò a  spingere in sù cominciandosi ad arrampicarsi fino alla cima così da scavalcare e riuscire ad uscire dal cimitero.

Uscito dal cimitero si ritrovò per la strada dove le macchine con gli abbaglianti sfrecciavono ad alta velocità, si girò e cominciò a camminare passo dopo passo lungo la strada per poi soffermassi davanti ad un Lampione e lo osservò dal basso verso l'alto e ridacchiò affascinato dalla bellezza di esso che per gli altri poteva solamente sembrare "Un palo della luce", ma per il ragazzo era qualcosa di più di "Un palo della luce".

Per il ragazzo era; Un oggetto che conosceva i segreti di molta gente e non ne parlava con nessuno, non solo perché da oggetto non può parlare, ma anche perché lo vedeva come antico e vecchio e le persone vecchie sono sagge e pur conoscendo i segreti della gente non ne vanno a parlare in giro e se riescono danno consigli utili. 

Quel lampione non poteva dare consigli, ma il lampione per lui significava anche ritrovare la via di casa, un oggetto che ti può riportare a casa senza farti perdere nel oscurità.

Dopo quella piccola risatina tra se e se il ragazzo ricominciò a camminare  verso casa fino a raggiungere una piccola casetta nascosta dagli alberi vuoti senza una foglia.

Da lontano si riusciva ad intravedere una casetta tipo disegnata da un bambino piccol, la solita casetta quadrata fino alla punta triangolare, una casetta di color marrone fatta di mattoni e una parta di ingresso in legno. Arrivato tirò fuori le chiavi di casa e le infilò dentro la serratura e cominciò a roteare le chiavi in senso antiorario per aprire, aprì la porta leggermente senza fare troppo rumore, cercando di non fare rumore con la porta per poi chiuderla tenendola. Non voleva svegliare il padre o la madre che se sapevano che lui fosse uscito e ritornato a quell'ora lo picchiavano come avevano picchiato sua sorella anni orsono, chiudendo la porta sentì una voce possente dietro di se -Sei tornato finalmente- Quella voce la riconobbe subito si girò di scatto e si pietrificò davanti a quella figura maschile, un uomo di un metro e ottanta, un po pelato con degli occhiali, senza maglietta che faceva vedere la pancia, i pantaloni da uomo anni 40 senza cintura e in ciabatte, la cintura non l'aveva nei pantaloni perché la teneva in mano. 

Sapendo a quello che stava per andare incontro il ragazzo si abbassò il cappuccio abbassando con se anche lo sguardo facendo un leggero sospiro e con una mano si tolse il cappello e lo buttò a terra, annuì a quel uomo e si muove verso il divano ormai accettando la propria sorte si leva la felpa e la maglietta sfilandosele lentamente e le butta a terra e si china con pancia sul divano lasciando completamente scoperta la schiena -Fai in fretta- Disse il ragazzo, quando sentì lo schiocco della cintura a terra, chiuse gli occhi e strinse i denti con forza subito dopo sentì un rumore quasi straziante e poi un colpo sulla schiena, quella cintura che gli entrava e gli ammaccava la pelle lentamente lasciando la sua impronta sopra alla pelle di lui, inarco leggermente dal dolore la testa all'indietro -Aaaah- il ragazzo urlò dal dolore sapendo che sarebbe arrivata la seconda frusta ma non la sentì mai arrivare, sì girò temendo la reazione di quel uomo e lo fissò negli occhi non capendo quello che stava facendo, non capiva se era serio o voleva solamente fare credere che era libero per poi picchiarlo. Nel dubbio restò lì fermo con la schiena scoperta che faceva colare il sangue e che gli bruciava poi sentì nuovamente la voce -Sei fortunato che domani è il tuo compleanno Nicholas, vai a letto!- disse quella voce possente con freddezza mettendo le proprie mani sulla testa del ragazzo raccogliendo i capelli e lo alza con forza sbattendolo a terra, per poi tornare a letto.

Nicholas, steso a terra dolorante cercò di alzarsi invano posando le mani a terra e come per fare le flessioni si tirò su con la schiena e la testa dolorante cominciò a salire le scale fino a raggiungere la propria camera che era condivisa con la sorella, la sorella era leggermente più piccola di lui.

Anche lei aveva 15 anni, ma lei compieva 16 anni quattro mesi dopo di lui. Entrato in camera  vide la sorella che dormiva beata tra le sue lenzuola, sorridendo nel vedere quel dolce momento decise di andare verso il letto proprio e si sdraiò sopra le lenzuola con la schiena scoperta ancora dolorante e sanguinante, aveva caldo, stava bruciando interiormente e gli facevano male gli occhi, si tolse gli occhiali scuri e li mise sopra il comodino levando così anche le cuffie.

Sorrise e si lasciò cullare tra le braccia di morfeo.

Passarono le ore fino a quando non si sentì chiamato da una leggera e sottile voce femminile che gli rimbombava nel sonno - Nicholas svegliati, Nicholassss, Nichhhh, Nicho, Nicholetto- 

Il ragazzo aprì gli occhi leggermente ed osservò il viso della ragazza e fece un leggero sorriso e con fare da bambino e con voce stanca disse -Dai Sophie levati dalle palle che sto cercando di dormire-  poi sentì una risatina e osservò nuovamente quella ragazzina -Che vuoi ancora?- Disse.

Sophie inarco il sopracciglio e sussurrò -Mamma e papà sono fuori, sono andati a comprarti la roba che ti piace per il tuo compleanno ed io ho una sorpresa per te, ma devi scendere in soggiorno che non ho voglia di portartela qua su- 

Nicholas sospirò e la scrollò da dosso spostandola leggermente per poi alzarsi dal letto scombinato  , si girò leggermente osservando Sophie e disse -Dato che è il mio compleanno, mi rifai il letto mentre scendo?- Sophie si sentì leggermente presa in giro, ma accettò solo perché era il compleanno di lui.

Nicholas aprì la porta e passo dopo passo arrivò fino alle scale, dove qualche ore prima stava cercando di salire in preda al dolore di quella frustata, leggermente chinò la schiena in avanti e scese con passo silenzioso nonostante sapesse era uscito di casa e raggiunse il fondo delle scale per poi osservare un pacco che stava sul tavolo che non aveva notato la sera prima.

Probabilmente non l'aveva notato perché aveva sopra gli occhiali scuri che gli coprivano la visuale o semplicemente non ha fatto caso. si avvicinò al tavolo di legno, chinandosi leggermente verso la terra per prendere la maglietta dalla sera prima e se la mise per coprire "il segno di guerra".

Si alzò e mise le mani sopra la carta e cominciò a scartarla fino ad intravedere il marchio della "Apple".

La sorella gli aveva regalato un computer nuovo dato che quello precedente durante un attacco di ira lo aveva distrutto  in mille pezzi a terra.

ad una certa si sentì abbracciare da dietro sentendosi le braccia e le mani avvitarsi ed incontrarsi con le sue e sentì un -Ti voglio bene- sempre quella voce femminile, sempre lei sua sorella, abbozzò un leggero sorriso e annuì e il ragazzo sussurrò -Ti voglio bene anche io.- sciolse l'abbraccio e si girò verso di lei e le domandò -Cosa hai sognato stanotte?- la ragazza alzò il sopracciglio e cominciò a parlare che aveva sognato di aver incontrato il suo idolo e ha passato tutto il tempo con lui e come parola finale disse - e te?- il ragazzo la guardò sorridendo leggermente e disse con voce ferma -Ho sognato un'altra vita dove sorridevo,  un'altra vita dove io esistevo.- la ragazza rimase un attimo a guardarlo un po impietrita e scossa dalle parole di lui e sgranando gli occhi annui per poi ridacchiare e si mise sul divano invitandolo a vedere un film con lei. Lui accettò e si incamminò verso lei e si sedette sul divano e incrociò le gambe mettendosi all'angolo del divano sbragandosi sopra con il cellulare davanti a se nel caso di un messaggio  o chiamata.

Cominciarono a passare i minuti e in TV passavano solamente cartoni animati stupidi, nonostante avesse solamente 16 anni compiuti quel giorno lui si sentiva nettamente superiore ai suoi coetani e questi cartoni non gli facevano ne caldo ne freddo, anzi gli trovava stupidi e diseducativi . 

-Dove sono mamma e papà?- Chiese Sophie con voce un po preoccupata.

-Non lo so.- Rispose Nicholas.

-Prova a chiamarli stupido- Ridacchiò la ragazza osservandolo

Il ragazzo sentendosi leggermente sfruttato si chinò in avanti e prese il cellulare scrivendo il numero della madre, per poi cliccare il pulsante per rispondere.

-Tu….Tu….Tu…. Tu…. Wind l'utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la preghiamo di richiamare più tardi oppure può lasciare un mess…- 

Attaccò la telefonata e si girò verso di lei  -Da la segreteria- disse.

Sophie lo osservò e  con aria da prepotente disse - E ALLORA TU CHIAMA PAPA'-

Il ragazzo abbozzò un sorriso e si avvicinò a lei e l'abbracciò teneramente -Non ti preoccupare che stanno bene, torniamo  vedere i cartoni-

Poco dopo sentirono bussare alla porta, il ragazzo si alzò dal divano -UN ATTIMO- urlò verso la porta per poi camminare cercando di non inciampare con le cose per terra fino alla porta, per poi aprire e vedere lo Zio davanti a lui, alzò lo sguardo verso la faccia di lui e notò il naso rosso e gli occhi lucidi come se avesse pianto -Zio? tutto bene? entra pure accomodati sul divano- Disse Nicholas invitandolo in casa per poi chiudere la porta di casa, notò lo zio con fare molto preoccupato sedersi sulla poltrona difronte al divano, poggiò i piedi sul tavolino dove prima c'era il telefono. -Zio.. che succede?-  Disse Sophie osservando lo zio.

L'uomo guardò in faccia primo l'uno poi l'altra e con un sospiro , con voce tremante e come se stesse trattenendo le lacrime disse - … I vostri genitori… Hanno avuto un incidente..- 

Nicholas in quel momento si attaccò al muro preoccupato e si sentì morire dentro, osservò la sorella che stava per cominciare a piangere e con aria da duro cercando di trattenere le lacrime disse -Come stanno adesso ? -  Lo zio gli osservò leggermente e aggiunse subito dopo la frase di Nicholas.

-Non voglio mentirvi, siete abbastanza grandi ormai.. i vostri genitori purtroppo non ci sono più..verrete a vivere da me per un po..- Disse lo zio.

Nicholas osservò lo zio e facendo colare una lacrima disse -Che regalo del cazzo.-

 

 

__

 

Ok ho finito qua il primo capitolo della mia storia, mi volevo scusare per gli errori grammaticali che ho fatto o i tempi che non ho seguito, spero che vi sia piaciuta come storia, anche perché questa è la mia prima storia.. A breve pubblicherò anche gli altri capitoli..

Grazie per l'attenzione..

Ciao :3

  
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