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Autore: Hastatus    31/08/2013    1 recensioni
Amarantopoli - città densa di tradizione, di mito, di storia - prosegue pacificamente la sua tranquilla esistenza. Un giovane e intraprendente allenatore e un antico mistero modificheranno per sempre il corso degli avvenimenti...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Una voce amplificata risuonava nello stadio, rimbombando in modo metallico tra gli spalti. Stava annunciando l’inizio di un incontro importante, uno dei quarti di finale, e la gente pendeva dalle sue labbra per sapere che cosa sarebbe successo di lì a poco sul campo di tipo Acqua. La vista era spettacolare: dagli alti spalti dove si trovava il pubblico si poteva vedere un campo di forma ovale, lungo almeno un centinaio di metri e completamente ricoperto da una profonda piscina, tranne per una serie di pedane galleggianti circolari. Ai lati del campo, ancorate alla terraferma come pontoni di attracco, si trovavano due pedane rettangolari rialzate dal terreno e dotate di una scaletta per salirvici, ognuna delle quali ospitava un allenatore.

 

Spettatori e spettatrici, dopo una breve pausa siamo giunti all’ultimo incontro dei quarti di finale della centoventunesima edizione della Competizione Internazionale degli Allenatori della Lega di JohtoKanto!

 L’allenatore che vincerà questa manche di lotta passerà automaticamente alle semifinali. Sicuramente non è facile indovinare quale dei due sarà: sia Marcus da Fiordoropoli sia Vergil da Borgo Foglianova si sono battuti con tenacia e audacia, giungendo in perfetta parità a questa sfida, ognuno con il suo ultimo Pokemon!

Non c’è altro da dire: godetevi lo spettacolo, e vinca il migliore!”

 

Il gong suonò, e Vergil percepì chiaramente un brivido di eccitazione percorrergli tutta la schiena. Gettò un’occhiata fugace ma complice in direzione degli spalti, verso un ragazzo tondetto e una ragazza dai capelli rossi che gli sorrisero. Lui contraccambiò con un sorriso obliquo, ma ormai la sua mente era completamente assorbita da quell’ultima lotta. Sapeva che il suo avversario avrebbe sfoderato un Pokemon particolarmente potente, perché finora non era certo andato per il sottile. Non era stato semplice per Vergil battere il Nidoking di Marcus con il suo vecchio Hypno, che per l’età aveva una resistenza fisica limitata, come non era stato semplice concludere in un pareggio lo scontro contro l’Umbreon dell’avversario, che aveva facilmente sconfitto Hypno ed era andato al tappeto assieme a Noctowl. Ora poteva giocare solo la sua ultima carta.

 

“Vai!”

 

Marcus aveva lanciato la sua sfera, e Vergil ebbe un attimo di sgomento quando vide il suo Pokemon. Dalla sfera era appena uscito un magnifico, minaccioso e irruento Dragonite. Alto non meno di due metri, il Pokemon Drago si librò in volo al di sopra dello specchio d’acqua, davanti al suo allenatore, guardando Vergil con aria si sfida.

Il ragazzo si riprese quasi subito dal trauma, e il suo cervello dimenticò l’esistenza del pubblico, della paura e dell’emozione. Per qualche motivo, la tensione dell’incontro lo portò a uno stato di totale lucidità. Lanciò la sua sfera.

 

Ed ecco, sulla piattaforma galleggiante di fronte alla pedana apparve Golduck. Il Pokemon aveva uno sguardo estremamente torvo, mostrando di non gradire la presenza di un pubblico incitante e tanto numeroso, ma poi lo puntò subito verso il Pokemon Drago, che volteggiava in aria cento metri più avanti.

 

Il gong suonò di nuovo.

 

Dragonite, Tuononda!”

 

Il Pokemon Drago emise il suo verso acuto, e scagliò un fulmine di colore azzurro in direzione di Golduck. La superficie dell’acqua si ricoprì di scintille dello stesso colore.

 

Golduck, Riflesso!”

 

Golduck antepose le zampe palmate davanti a sé, dando vita a una barriera d’energia semitrasparente che respinse l’attacco al mittente. Dragonite lo evitò senza difficoltà, eseguendo una virata da manuale.

 

“Attacco d’ala!”

 

Dragonite schizzò come un jet a pelo d’acqua verso Golduck, che lo evitò per un soffio tuffandosi in acqua. Il Pokemon Drago però attaccò a ripetizione, seguendo la strategia di Marcus, non appena Golduck emergeva, non lasciandogli il tempo per respirare o per risalire sulla pedana. Vergil si trovò in difficoltà: doveva a tutti i costi trovare il modo per guadagnare qualche prezioso secondo di stasi. Poi, come fosse caduta dal cielo direttamente sul suo capo, trovò l’illuminazione.

 

Golduck, presto, usa l’attacco Mulinello!”

 

Il Pokemon obbedì, e immediatamente la superficie dell’acqua fu ricoperta di vortici schiumanti. Dragonite parve confuso, ed era esattamente quello che Vergil voleva che accadesse. In quel modo la superficie dell’acqua si era increspata, rendendo impossibile a Dragonite vedere sul fondo e prevedere da dove sarebbe emerso Golduck.

 

“Ora salta fuori dall’acqua, sulla pedana dietro a Dragonite!”

 

Così fece, e con un balzo spettacolare Golduck fu in superficie all’asciutto. Ma non bastò: Dragonite, per ordine del suo allenatore, aveva già caricato un attacco Iper Raggio. Come fosse stato al rallentatore, il potente fascio di radiazioni colpì in pieno Golduck, che fu nuovamente sbalzato in acqua, visibilmente provato per aver incassato un attacco diretto.

 

Vergil cercò di ragionare. Doveva assolutamente farlo emergere dall’acqua, o Dragonite l’avrebbe avuto in pugno per tutto l’incontro, e un altro attacco come quello avrebbe chiuso la partita. C’era solo una strategia da applicare, ed era anche la loro ultima speranza per vincere. Vergil si augurò che Golduck desse fondo a tutte le sue capacità di scatto.

 

“Salta fuori dall’acqua, ora!”

Golduck balzò dall’acqua come un delfino, e subito Dragonite si gettò su di lui, ma sia il Pokemon sia Vergil erano preparati.

 

“Afferragli la coda e usa Movimento Sismico!”

 

Un verso di sorpresa, e Dragonite si trovò faccia a terra sulla pedana dall’altra parte del campo. Golduck era salito su quella opposta.

 

“Bene, ora usa l’attacco Grandine!”

 

La scena fu impressionante. Gli occhi e la gemma di Golduck si illuminarono di una fredda luce blu, e sopra il campo, a un paio di decine di metri d’altezza, si addensarono nubi grigiastre. Seguendo il sinuoso movimento delle zampe anteriori di Golduck, si alzò sul campo una nebbia perlacea e gelida, fatta di una miriade di cristalliti di ghiaccio.

 

“Adesso usa Bora!”

 

Con una zampa Golduck controllò la nebbia e, come un direttore d’orchestra che dia un nuovo attacco  a un’altra parte del coro, diede un ampio movimento circolare alla seconda, scatenando un forte vento gelido lungo tutto il campo. Dragonite si trovò nel mezzo di quella tempesta di ghiaccio, sballottato qua e là come una foglia secca, coperto di una brina ghiacciata e completamente in balìa di Golduck.

 

“E adesso … concludi con un Geloraggio!”

 

Golduck spalancò le zampe all’improvviso, la gemma sul suo capo divenne di un azzurro chiarissimo, quasi insostenibile allo sguardo, e subito un violento raggio dello stesso colore eruttò dalla stessa, gelando l’acqua che incontrava lungo il suo cammino e schiantandosi con la violenza di un aereo che precipita contro Dragonite, che ne venne investito in pieno.

 

Le nuvole si dissolsero, la nebbia si diradò. Sulla piattaforma di fronte alla pedana di Marcus, decisamente fuori combattimento, si trovava Dragonite, disteso su di essa in modo scomposto. Il tabellone dei punteggi si accese, e l’arbitro prese la parola alzando le bandierine regolamentari.

 

Dragonite non è più in grado di proseguire l’incontro. Golduck è il vincitore, e Vergil da Borgo Foglianova passa alle semifinali!”

 

Lo stadio esplose. Grida di giubilo – e qualche fischio – si alzarono dagli spalti, assordando tutti ma soprattutto Golduck, che risalì sulla pedana di Vergil decisamente irritato. Si fermò di fronte al ragazzo, che gli sorrise con complicità. Un analogo sorriso comparve sul muso del Pokemon, raro come il diamante e caldo come il sole d’estate. Ecco – si disse Vergil: quello era il motivo per cui il suo legame con Golduck era indissolubile, intimo, profondo, e pochi altri sarebbero riusciti a capirlo. Non c’era bisogno di lunghi discorsi, di pianti, di abbracci o manifestazioni di gioia incontrollata. A loro bastava uno sguardo.

 

Ma sulla pedana c’era qualcun altro. Spostando lo sguardo, Vergil vide Adam sorridergli radiosamente e che – con il suo solito fare cordiale – gli strinse calorosamente la mano. Poco più indietro, quasi volesse un po’ eclissarsi, Kiyo. Splendeva di una bellezza composta, lunare nel suo lungo e semplice abito bianco, ma sorrideva anch’essa. Si avvicinò, posò una mano sulla spalla di Golduck – che incredibilmente accettò il fatto senza riserve – e prese la mano di Vergil.

 

“Non vorrai che dia spettacolo davanti a tutti” – disse il ragazzo in tono divertito. Kiyo rise.

 

“Certo che no” – rispose – “Certo che no”.

 

Tenendolo per mano, con Adam e Golduck a seguirli, uscirono dallo stadio, verso l’anticipo di tramonto che si profilava all’orizzonte, verso una serena notte di riposo, verso le tranquille emozioni che un po’ di quotidianità poteva regalare.

 

*

 

Allora, cosa ne dite? Molti sostengono che il mio amico Adam sia stato particolarmente bravo nel mettere per iscritto gli avvenimenti di qualche anno fa. A dirla tutta, a me sembra che sia un po’ troppo sensazionalistico … cosa volete farci, è un tipo emotivo.

Se vi chiedete che fine ha fatto, sappiate che si trova a Olivinopoli per specializzarsi in Farmacia. Ne avrà ancora per qualche mese, ma mi ha fatto sapere – con qualche tonnellata di lettere – che non vede l’ora di rivederci e di tornare nella sua cara Smeraldopoli. Inoltre, continua a farmi sapere che ogni allenatore che passi per la città e lo riconosca lo tempesta di domande, poiché  è grande amico del campione della lega di JohtoKanto. Sapete com’è fatto, non sa dire di no, e quindi probabilmente ogni neo-allenatore della regione saprà tutto di me, dalla mia squadra al mio numero di scarpe. Se Golduck sapesse che mezzo mondo lo conosce, potrebbe, ehm … indispettirsi.

 

Kiyo, dite? Beh, diciamo che non la vedo più da un pezzo. Per la precisione, da circa quindici minuti, ovvero da quando mi ha piantato in asso di fronte alla palestra di Fucsiapoli per tornare al Centro Pokemon perché doveva recuperare la borsa con le Pokeball. Effettivamente, dovendo sostenere l’incontro fondamentale con la capopalestra Nina, programmato da una settimana, dopo una sessione di allenamento che ha sfiancato anche me, direi che dimenticarsi nientemeno che i Pokemon sia un fatto trascurabile. Ah, quant’è sbadata.

Devo ammettere però che finora non se l’è cavata male, ha raggranellato una vittoria dopo l’altra, qui a Kanto. Le mancano solo due medaglie! È proprio tosta.

 

Il mese scorso siamo passati per Biancavilla, così da incontrare il professor Oak, che ci ha accolto con cordialità: non pensavo che fosse così alla mano. È stato divertente, soprattutto perché un Muk decisamente amorevole gli si gettava contro – atterrandolo – ogni cinque minuti, in una dirompente manifestazione d’affetto. Sembrava ben allenato, chissà se fosse del professore o di qualcuno che gliel’avesse lasciato in custodia.

Ad ogni modo, Kiyo è rimasta estasiata dal paesino, dai suoi giardini ben curati, dalle villette in stile classico e dal fiumicello che l’attraversa. Quando ce ne siamo andati, sembrava sull’orlo delle lacrime. Oh, non diteglielo, ma sono in trattativa per prendere casa proprio lì. Mi auguro che la sorpresa le faccia piacere.

 

Ah, ma eccola che arriva. Sì, è lei, nessuno corre in modo tanto trafelato e in preda all’agitazione. Ecco, ha recuperato le Pokeball. Cari lettori, l’incontro comincia tra pochi minuti, e io sono costretto a salutarvi. Ovviamente vi saluterò subito Kiyo e, quando tornerà, Adam. Buon proseguimento, e non mollate!


 

Fine


 

 

 

 

 

 

 

  
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