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Autore: Weareallmad    31/08/2013    3 recensioni
*Dal testo*
-Ti stai sbagliando - gli rispondo, anch'io con un sorriso, - Harry e io siamo solamente amici. Va bene così.
-Sei cieca per caso? - dice ironico, poi mi guarda pensieroso.
-Che c'è?
-Va bene - dice, più a se stesso che a me. Prende la sua sedia e la avvicina alla mia, fino ad avermi a venti centimetri dal suo viso. [...]
-Adesso girati di scatto. Veloce.
Faccio come mi dice, e guardo di nuovo verso il tavolo da biliardo. Harry si è alzato dal bordo e ci guarda serio, anche un po' incazzato. Stringe i pugni, e Niall segue la direzione dei suoi occhi di ghiaccio per capire il perché di quella reazione. Sento Zayn ridere.
-Cosa sta guardando?
-Noi. Sta guardando noi - balbetto, continuando a reggere il suo sguardo. Non ha nessuna intenzione di distoglierlo.
-Sbagliato - dice Zayn, e mi giro verso di lui. -Sta guardando te. Come al solito.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cameriere mi sorride, io ricambio senza troppo entusiasmo.
-Cos'hai? Da un po' di giorni sembri giù di morale - chiede l'uomo di fronte a me, che si sistema il tovagliolo sulla gamba destra e si bagna le labbra con il vino bianco.
-Niente papà.
Torno a massacrare il mio pesce nel piatto, lui continua a guardarmi.
-Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa.
Alzo gli occhi.

-Il momento giusto - dico, ripetendo le parole di Liam, - parli bene tu. Non conosci mio padre. Il momento giusto con lui non esiste.
-Crealo tu - ribatte lui, dall'altro capo del telefono. Mi sente sospirare.
-Elise, posso chiederti cos'è che vuoi? - mormora, io osservo il cielo. Da casa mia si vede tutta Portland, le luci di una città che sembra non voler andare a dormire.
-Voglio stare lì con voi. - rispondo convinta, -Liam.. Come.. Come sta? Intendo..
-Un po' uno schifo, sai. Non gli rispondi al telefono..
-Che cosa gli dico? - controbatto -Che non riesco a farmi valere? Lui ha fatto così tanto..
Liam sospira, quella situazione non piace neanche a lui. Vorrei tanto che fosse qui, per regalarmi un abbraccio, ma stasera.. Stasera neanche quello basterebbe.
-Domani sera vado a cena con lui, proverò a parlargli, a creare il momento. Te lo prometto.
-Non è a me che lo devi promettere - risponde dolce. Annuisco, come se potesse vedermi, mentre una stella cattura la mia attenzione, più luminosa delle altre.

Incrocio i suoi occhi, azzurri come i miei, tornando con la mente alla nostra cena, seduta a quel tavolo di uno dei locali più costosi di Seattle.
-Ti ricordi.. Ti ricordi che ti avevo detto che mi avevano accettata alla Columbia di New York?
Lui distoglie lo sguardo irritato. Proprio come avevo previsto.
-Papà, voglio andarci sul serio. Ti prego. Io.. In questo periodo mi sto fidando di te. Ti prego fidati di me.
Jack Stevens torna a guardarmi, aggrottando le sopracciglia.
-Per un po' ho davvero sperato di averti convinto a seguirmi.. - dice, come se parlasse più a se stesso che a me.
-New York non è così lontana da Columbus - improvviso.
Lui lo sa. Sa che questo nuovo, strano rapporto cesserebbe di esistere se non mi concede un compromesso. Sospira.
-Sei sicura di quello che fai? In una città come New York, da sola.
-Non sono sola - gli sorrido, per la prima volta sicura che quello lì davanti è mio padre. Non uno sconosciuto, non un uomo meschino che ci ha abbandonati, semplicemente mio padre. E forse, in fondo in fondo, comincio a crederci anch'io che cerchi di fare ciò che è meglio per me.
-Già, i ragazzi senzatetto.
-Papà - lo rimprovero sorridendo.
Passo il resto della nostra serata a parlargli dei ragazzi, lui mi ascolta attento, cercando di conoscerli attraverso le parole, cercando di farsi un'idea del rapporto che ho con ognuno di loro.
-Ne manca uno all'appello, se non sbaglio - dice alla fine, - ne avevo contati cinque.
-Diciamo che con lui è un po' diverso.
Sorride dolcemente, come si sorride ad una ragazzina che ha preso una sbandata. Usciamo insieme dal ristorante e mi riporta a casa, mentre io, guardando fuori dal finestrino, mi chiedo dov'è Harry, che cosa sta facendo, perché il mio cellulare in tasca, con le chiamate perse ancora registrate, si sta facendo sempre più pesante.

~Harry

-Ma io dico, porca miseria - la sgrido, cercando di tenerla su da un fianco - a momenti un pazzo ubriaco ti ammazzava e tu che fai per festeggiare? Bevi tanto da non riuscire nemmeno a stare dritta.
-Sto dritta! - squittisce, - lasciami, guarda..
Mi sposta con una leggera spinta e cerca di stare in piedi. Fa una smorfia come a dire "te l'avevo detto", poi inizia a camminare e mi cade di nuovo in braccio.
-Si, certo - scoppio a ridere - ti porto a casa.
-Eddai, andiamo a divertirci un po'!
Non ha proprio l'aspetto di un'ubriacona. Jeans stretti, maglietta costosa, piccoli diamanti per orecchini, capelli biondi intrecciati su una spalla, voce di cristallo come sempre. Mi fa sorridere, è strano vederla brilla.
-Credo che vomiterò - annuncia, chiude gli occhi lasciandosi trasportare, con la testa mollemente appoggiata alla mia spalla. Salgo le scale fino al suo appartamento, le prendo le chiavi dalla tasca e la trascino dentro. Cerco di non pensare alle ultime volte che sono stato in quella casa. Vado dritto nella sua camera da letto, lei corre a buttarsi sul materasso. Le tolgo le scarpe, e la aiuto a coprirsi col lenzuolo leggero.
-Chiamami, se ti senti male - le dico, e faccio per andarmene, ma mi tira per la manica.
-Aspetta, devo dirti una cosa - farfuglia, a occhi chiusi e fronte aggrottata.
Sospiro e mi siedo accanto a lei. Si sistema il cuscino dietro la testa, sembra stare meglio ora che è sdraiata.
-Ti ringrazio per quello che stai facendo. So che non è un bel periodo..
-No, Corinne - la interrompo, ma lei mi zittisce con la mano.
-Comunque - dice alzando la voce - ti ringrazio. Non eri tenuto a fare tutto questo.
La guardo aggrottando la fronte, e lei fa lo stesso, abbracciando un po' il cuscino..

I miei quattro migliori amici mi osservano a occhi spalancati, seduti al bancone della tavola calda sotto casa di Liam. Non dicono una parola, Niall smette di sorseggiare il suo frappè alla fragola e mi guarda anche lui con la cannuccia tra le labbra.
-E poi? - chiede Zayn, spaventato. Piego un po' la testa.
-E poi le ho dato la buonanotte e me ne sono tornato a casa!
Fanno tutti un sospiro di sollievo, e smettono di fissarmi in quel modo inquietante.
-Che credevate? - chiedo sgridandoli. Liam fa spallucce, Louis sta scrivendo un messaggio.
-È lei? - mormoro. Alza gli occhi dal telefono e annuisce. Senza chiedere il permesso, glielo prendo dalle mani e mi alzo, lasciandoli lì seduti mentre esco dal locale.

~Elise

l telefono squilla. Accompagno con le mani il mio vestito e mi siedo sul muro del giardino: mio padre è in ritardo per una chiamata di lavoro.
-Lou - esclamo, contenta di poter sentire la sua voce invece dei solito messaggi.
-No, riprova.
Il cuore mi si ferma in gola.
-Ciao - mormoro. Lui sospira, forse si aspettava che attaccassi.
-Perché non mi rispondi mai?
Gli occhi bruciano, guardo in alto per non permettere alle lacrime di scendere.
-Harry..
-Dimmi una cosa, Elise - mi interrompe. È come se tutto il tempo durante il quale non abbiamo parlato avesse accumulato le domande, e non avesse il tempo adesso di sentire le risposte. -Stiamo ancora insieme? - sputa fuori. La sua voce è perfetta come ricordavo, anche con quella nota di disprezzo. Non riesco ad evitare i singhiozzi.
-Harry, per favore, non adesso..
-Stai facendo come al solito! Affronti le cose da sola! - sbotta, alzando la voce.
-Devo.. Devo risolvere la mia vita.
-E io pensare alla mia. Non posso passare le giornate ad aspettare un messaggio in cui mi dici che va tutto bene, a preoccuparmi..
Proprio in quel momento, una macchina nera svolta l'angolo. Tiro su col naso, cercando di asciugare in fretta le lacrime.
-Non è un buon momento..
Lo sento sorridere, è un suono freddo, distante.
-Certo. Parla con tutti, con Niall, con Louis, ma non con me.
-Ti richiamo io, Harry.
-No, senti, lascia stare, okay? Non vivrò una giornata di più aspettando che quel cazzo di telefono squilli.
Al diavolo. Al diavolo mio padre che abbassa il finestrino e mi chiama, al diavolo il ragazzo che amo che mi attacca il telefono in faccia, al diavolo tutti, le lacrime non riesco più a trattenerle.

Ogni volta che litigheremo, ogni volta che ti urlerò contro, che mi sgriderai e ti dirò che non voglio più vederti..

Mi alzo e corro verso quella macchina, e mi sembra di essere tornata all'inizio dell'estate, quando conobbi quei cinque ragazzi che cambiarono tutto, cambiarono le prospettive, sconvolsero i piani della mia vita.

..sarà una bugia, okay? Io ti vorrò sempre, sempre. Non importa quello che dirò. Promettimi che te lo ricorderai.

-Che succede? - chiede mio padre, con la fronte corrugata dalla preoccupazione. Io non riesco a fermare i singhiozzi, così, in un gesto talmente affettuoso che stride con il ricordo che ho di lui, mi abbraccia, stringendomi contro la giacca elegante e la camicia nera. Quando mi calmo, mi porge una busta.
-Che cos'è? - farfuglio, asciugandomi il viso col dorso della mano. Lui sorride appena, cercando di ridarmi il buonumore.
-Qualcosa per te.







Nota dell'autrice:

Lo so, mi odiate. Sto aggiornando sempre più di rado, ma il fatto che stiano diminuendo le recensioni non mi aiuta quindi per favore, lettori silenziosi, lasciate un parere.

Allooora: tante persone, quando ho scritto che faccio banner su richiesta, mi hanno chiesto aiuto, quindi lo scrivo anche qui: se vi serve un banner per la vostra storia contattatemi su twitter: @_weareallmad
per avere un'idea del tipo di banner che faccio guardate qui: http://federica2309.tumblr.com/

Poooi. Come qualcuno già sa, sto lavorando ad un'altra storia, ma vi avverto: è un genere diverso da questa. Parla sempre dei ragazzi, ma non ha niente a che vedere. Andate a dare un'occhiata http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2090332

Okay, dovrei aver finito ^-^ buona lettura, e alla prossima :)

-Federica
 

  
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