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Autore: Zomi    31/08/2013    11 recensioni
Nonostante lo scrosciare dell’acqua sulla pelle solitamente lo rilassasse, quella sera il nervosismo non gli dava tregua.
Come un dannato cane, continuava a mordergli qualcosa dentro, azzannandolo nel profondo e non accennando a mollare la presa.
Grugnendo, aprì l’occhio buono chiuso sotto il getto freddo, puntandolo sulle mattonelle chiare del bagno.
Non ci riusciva.
No, gli era impossibile.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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FRAINTENDIEMENTI, GELOSIE E… SCOPETTINI PER IL WATER

 
A Nami_88
 
 


Nonostante lo scrosciare dell’acqua sulla pelle solitamente lo rilassasse, quella sera il nervosismo non gli dava tregua.
Come un dannato cane, continuava a mordergli qualcosa dentro, azzannandolo nel profondo e non accennando a mollare la presa.
Grugnendo, aprì l’occhio buono chiuso sotto il getto freddo, puntandolo sulle mattonelle chiare del bagno.
Non ci riusciva.
No, gli era impossibile.
La rabbia gli ribolliva dentro come un mostro, graffiando, masticando e riducendo a brandelli ogni singolo componente del suo spirito, infiammando l’ira che gli ardeva dentro.
-Lurido bastardo- ringhiò Zoro, stringendo i pugni lungo i fianchi nudi e bagnati di condensa.
L’afa dentro il box doccia appannava l’oblò del piccolo bagno, infradiciando la tendina di plastica con le paperelle che lo richiudeva, bagnandogli ogni centimetro della sua bronzea pelle.
Eppure, tutta quella umidità, non intaccava il fuoco che gli bruciava dentro, non aiutandolo affatto a calmarsi.
Non sapeva neppure perchè era così arrabbiato.
O meglio, lo sapeva, altro che se lo sapeva, ma non sapeva spiegarselo.
Tutta colpa di quel dannato cuoco.
Tutta colpa di quella mattina.
Tutta colpa di quei due.
La mattina stessa, entrando nella cucina della Sunny, dopo i suoi allenamenti mattutini sul ponte, Zoro aveva visto il cuoco e Nami assieme, vicini sul bancone della zona fuochi.
“La starà importunando come sempre” aveva pensato, attraversando il corridoio che collegava la cucina alle altre camere, ma quando aveva buttato il suo nero occhio all’interno della stanza, controllando che non fosse necessario il suo intervento, aveva visto ben altro che il biondo casanova roteare attorno alla navigatrice.
Uno di fronte all’altro, separati solo dal bancone, i suoi due compagni si stavano baciando.
Nami, alzata sulle punte dei suoi tacchi, si protendeva verso il cuoco, allungando una mano ad accarezzargli l’ovale del viso, mentre l’altro, quel lurido verme, si addossava con entrambi i palmi al bancone, ricambiando il bacio della rossa.
Il cuore gli si era fermato nel petto.
Non riusciva a togliere gli occhi dalla schiena protesa in avanti della mocciosa, tutt’intenta ad assaporare le labbra dello chef dal sopracciglio a ricciolo, sfiorandolo con delicata cura.
Aveva deglutito pesantemente, tentando di bagnare il respiro fermo ad accoltellargli la gola, frenando le mani tremanti di rabbia mentre un ringhiare secco e furibondo risuonava nella sua cassa toracica.
Era pietrificato nel corridoio, fermo a fissare i due.
La chioma rossa e ribelle della mocciosa oscillava leggiadra sulle sue spalle, nascondendo quel bacio rubato tra i profumi delle pentole, mentre le mani del biondo playboy frenavano l’impulso di stringere la dolce vita della ramata a sé, stritolando il bordo del ripiano in legno.
La rabbia più devastante ribolliva in Zoro, incapace di distogliere lo sguardo da cò che vedeva.
Si era mosso, nascondendosi dietro allo stipite della porta, solo quando Nami, abbassandosi sui tacchi, si era spostata dal viso di Sanji, permettendogli di vederle alle spalle e quindi di scoprirlo.
-Grazie mia cara- aveva soffiato il biondo.
-Non c’è di che, Sanji kun…- aveva riso quella, ticchettando sui sandali e uscendo dalla cucina.
Zoro era lì, immobile per la rabbia contro il muro, ringhiante e cieco di un tormento rovente e doloroso che gli lacerava il petto.
Era una fitta continua, profonda e radicata in ogni sua membra, che s’infiammava e bruciava più del sale su una ferita aperta, scottandolo e lasciando cicatrici sanguinanti dentro di lui.
Digrignò i denti, sforzandosi di sopportare gli spasmi dolorosi che lo attraversavano, alienandosi da tutto ciò che lo circondava.
Aveva distolto lo sguardo quando aveva incontrato quella della cartografa, giunta a passi silenti nel corridoio, non rispondendo affatto al suo saluto.
-Buzzurro…- lo aveva chiamato, avvicinandosi con cautela -… va tutto bene? Ti vedo stran…-
-Va tutto bene- aveva ringhiato il verde, zittendola malamente.
Non voleva averla accanto, nono voleva vederla, non voleva sentire il suo profumo contaminato dal mentolo delle sigarette del cuoco.
-Ah…-
Sentiva la testa stringersi sui pensieri, bollire all’immagine infinita che si ripeteva in lui dei due Nakama intenti a baciarsi.
Avrebbe voluto spezzare ogni osso al cuoco, allontanarlo da lei, buttarlo a mare dopo averlo affettato in ogni suo muscolo, ma riusciva solo ad azzannarsi le labbra, digrignando i denti.
-Zoro…?-
-Che vuoi? L’hai finita di rompere?- era sbottato, alzandosi dalla parete e stringendo i pugni così forte da sbiancarne le nocche.
Aveva alzato gli occhi su di lei, notando i suoi schiariti di sorpresa e incoscienza, mentre una sua esile e chiara mano era protesa nell’aria verso di lui.
-Volevo solo chiederti di darmi una mano a raccogliere i mandarini- l’abbassò mogia, sostenendo il suo sguardo.
Guardarla aumentava il bruciore nel suo petto, intensificando il bisogno di far del male al cuoco.
Perché tutto quel dolore?
Perché?
-Perché io?- aveva latrato rudemente, spaventandola –Chiedi al cuoco, visto che v’intendete tanto bene…-
-Ma che hai?- gli aveva strillato contro –Se hai le tue cose, va da Chopper…-
-Fatti gli affari tuoi, stupida mocciosa, e pensa al bastardo del cuoco, visto che gli vuoi tanto bene-
L’aveva lasciata lì così, basita e con la bocca spalancata, voltandole le spalle e pestando i piedi fin sul ponte.
Il resto della giornata era stato contrassegnato da continui insulti e urli, occhiatacce al cuoco e risposte aspre con Nami, ringhi sprezzanti che spesso l’ammutolivano e frasi così dure che, buttate a mare, sarebbero sprofondate in pochi attimi.
Addossò il capo contro la parete piastrellata della doccia, lasciando che l’acqua scivolasse lenta tra i capelli verdi e giù per il collo.
Non era mai stato così male.
Era come se gli avessero strappato il cuore dal petto, lasciandolo però in vita.
Non era un dolore facile da contrastare.
Se fosse stato ferito, almeno avrebbe saputo come comportarsi, come arginare il dolore, ma quel male non aveva fonte, e si propagava incandescente in ogni suo anfratto.
Sospirò chiudendo l’occhio e tentando di tranquillizzarsi, ma era impossibile, perché ogni volta che la sua palpebra si chiudeva, davanti a se vedeva ricrearsi la scena della mattina, con tutti i suoi colori e movimenti nascosti.
Digrignò i denti.
Perché?
Perché gli dava tanto fastidio che Nami baciasse Sanji?
Non era una novità sapere che il cuoco amava, o così almeno diceva, la cartografa, e non era poi così fuori dall’impossibile che quella lo ricambiasse, visti i modi galanti e ammaliatrici con cui le si rivolgeva.
Eppure…
Eppure faceva male.
Faceva male sapere che Nami, la sua Nami, la sua mocciosa dai riccioli rossi, preferisse quel sopracciglio a ricciolo mieloso e libertino a lui, al suo essere tutto d’un pezzo e di fiducia.
Si, faceva male.
Faceva male la gelosia.
-Ma che diamine penso- sbottò contro di se, picchiando un piede sull’acqua ferma sul piatto laccato della doccia.
Lui geloso?
Tsk.
E che altro? Innamorato magari anche della mocciosa?
-Impossibile- ghignò –Anzi: ridicolo…-
Lui innamorato, di Nami poi.
E come l’avrebbe stregato?
Con i suoi lunghi capelli rossi, roventi come il fuoco?
Con quei suoi occhi di cioccolato, così dolci e cremosi, illuminati da quella bella vena di caramello che brillava ogni volta che sorrideva, con le sue labbra gonfie e rosse, succose come mandarini?
Quei mandarini che di certo profumavano la sua pelle, diafana e morbida come spuma di mar…
Sgranò l’occhio ai suoi stessi pensieri.
-Cazzo- boccheggiò –Sono davvero inn…-
La porta del bagno si aprì e si richiuse con velocità, sbattendo rumorosamente nel buio della notte, interrompendo i suoi pensieri.
Non si preoccupò di armarsi, non afferrando le katane posate alla parete, restandosene sotto il getto dell’acqua.
Si voltò a guardare le ombre dietro la tenda della doccia, sbuffando.
-Occupato- storse le labbra, notando un’ombra familiare stagliarsi sotto la piccola luce del bagno.
-Lo so-
Ebbe un sussulto.
Era Nami, con la sua acuta e soffice voce e le forme morbide che si delineavano dietro la tenda.
-Che vuoi?- sbottò secco, vedendola addossarsi pesantemente contro la porta.
-Parlare-
La sentiva sicura e decisa, aggettivi pessimi da associare a una truffatrice  testarda donna come lei.
-Mi sto facendo la doccia- cercò di restare calmo –Non ho tempo per…-
-Lo torvi il tempo, chiaro?- lo fece tremare sotto l’acqua aperta, vociando isterica –Sappi che se non parliamo ora, ti darò tanti di quei pugni che ti ritroverai inchiodato ad un letto dell’infermeria per mesi, e lì il tempo per parlare ne avrai a bizzeffe-
-O-ok…- deglutì.
La sentì prendere un respiro profondo, abbassando il pugno chiuso che aveva usato come minaccia.
Le diede le spalle, tornando a fissare la parete e le gocce di condensa che la bagnavano.
-Di che vuoi parlare, mocciosa?- sussurrò, passandosi una mano tra i capelli.
-Io…-
Lasciò la frase a metà, prendendo un secondo respiro profondo. Non sapeva nemmeno da dove cominciare.
-Zoro…- parlò secca -… scusa-
Lo spadaccino chiuse gli occhi.
Ecco, stava per dirglielo. Stava per dirgli che amava Sanji, che stava con lui, che le dispiaceva non averlo detto a nessuno di loro due, e che lui era il primo a venire a conoscenza dei fatti, ormai compiuti.
Forse, l’aveva visto quella mattina, e, scoperta in flagrante, aveva deciso di svuotare il sacco.
-Mocciosa- schioccò le labbra –Non devi…-
-Ti chiedo scusa, non so cosa ho fatto per farti arrabbiare tanto, ma ti prego: perdonami-
Fece un passo in vanti, avvicinandosi al box.
-Scusa, scusa di tutto, ma ti prego, per favore, smettila di essere arrabbiato con me e di trattarmi male…- abbassò gli occhi umidi al pavimento -… io non ce la faccio a litigare così aspramente con te, quasi dovessimo cavarci gli occhi l’un l’altro-
Si passò una mano tra i ricci rossi, scompigliandoli.
Era tutto il giorno che si scannavano a parole, urlando e gridando come due matti, senza nemmeno sapere il perchè di tanto astio.
Smosse le labbra umide, non sentendolo rispondere.
Era impossibile da sopportare il sentire l’uomo che amava tanto in collera con lei.
-Zoro…- lo chiamò ancora -… perdonami-
Non lo vide muoversi sotto l’acqua scrosciante, ne emettere alcun verso.
L’ira era troppa per concederle perdono?
-Ok, ho capito- sospirò, grattandosi un polso –Cercherò di starti lontana, di non darti fastidio-
Alzò lo sguardo, cercando una reazione assente.
-Bhè… buonanotte-
Retrocesse di un passo, pronta ad annegare tra le lacrime per tutta la notte.
Stava per voltarsi quando lo sentì sospirare.
-Sono io che devo scusarmi-
Sgranò gli occhi a quelle parole: Roronoa, Roronoa Zoro, che si scusava?!?
-Insomma…- lo vide grattarsi la nuca a disagio -… avrei dovuto comportarmi più da… da… da adulto… no?-
Nami lo fissava silenziosa, bisognosa solo di risposte.
-Oggi…- continuò -… ho visto te e il cuoco, che… bhè… in cucina-
-Ah…-
Nami corrugò la fronte, ripensando alla mattinata trascorsa assieme al biondo, beandosi dei suoi dolci manicaretti, seduta comodamente al bancone.
Non si era accorta della presenza dello spadaccino, ma, d’altra parte, dava la schiena alla porta principale, e apparte il cuoco e i fornelli, la sua visuale era assai ridotta.
-Mm…- mugugnò -… sii più preciso-
Lo sentì grugnire, volgendo il capo su un lato, disgustato alla richiesta.
-Si, in cucina…- mugugnò -Vi ho visto mentre…- storse le labbra, inghiottendo la bile salita tra le ganasce -… mentre vi baciavate-
Silenzio.
Un sordo pesante silenzio.
Rotto solamente dal lancio atomico e potente dello scopettino del water contro la doccia, e contro il cranio di Zoro, ad opera di Nami.
-MA TI SI È ANNACQUATO IL CERVELLO?!?- strillò isterica –HAI UCCISO IL TUO UNICO NEURONE, O SE NE’ ANDATO DI SUA SPONTANEA VOLONTA’, DA QUELL’ATTICO VUOTO CHE TI RITROVI COME CRANIO?!?-
Pestò un piede a terra, arrivando a soffiare il suo respiro collerico contro la tendina della doccia.
-Io non bacerei mai, e poi mai, Sanji- si infilò un dito in bocca, imitando il vomito -È solo un amico-
-Ma oggi vi ho visti che…-
-Che hai visto, eh?!? Cosa?!?- vociò minacciosa.
-Tu eri di spalle e gli stavi davanti, con una mano alzata ad accarezz…-
-… a togliergli un moscerino dall’occhio!!!!- lo corresse rapida, arrossendo sulle guance.
Zoro si zittì, irrigidendosi nella doccia.
-Un moscerino?-
-Si, un moscerino… Sanji aveva le mani sporche e non riusciva a toglierselo dall’occhio e ha chiesto a me- digrignò i denti, raccogliendo da terra lo scopettino.
-E io che credevo di averti fatto chissà che torto…- iniziò a usarlo come arma, picchiando sul corpo lo spadaccino dietro la tenda -… credevo di aver detto chissà che, o fatto qualcosa di peggio, e tu invece ti eri solo fatto questo stupidissimo filmino in testa?!?!?-
-Ahia, ouch… e che ne sapevo io?!? Ahia, Nami!!!-
-Idiota, stupido buzzurro rincretinito…- lo bacchettava sulla testa con forza -… credevo di averti perso, di aver fatto una scemenza enorme, e invece l’unica scemenza che ho commesso è stata quella di essermi innamorata di un deficiente!!!-
-Cosa?!?-
Nami si zittì, ritraendo l’arma dalla tendina e stringendosela al petto.
Ops, aveva detto troppo.
-Niente- si cucì le labbra.
-No, no, no: ripeti che hai detto- tentò di aprire la tendina Zoro, per vederla in faccia.
-Non ho detto niente- lo colpì sulla testa per fermarlo.
Rapida si avvicinò alla porta, gettando lo scopettino a terra e muovendosi a scappare da quel bagno divenuto improvvisamente troppo piccolo e afoso.
Stava quasi per afferrare il pomello della porta quando, il polso opposto a quello che si protendeva verso l’uscita, fu afferrato saldamente da una mano dello spadaccino, e trascinato indietro.
La rossa fu costretta a girare su se stessa, ritrovandosi faccia a faccia con Zoro.
-Tu mi ami?- le chiese diretto e secco.
La cartografa arrossì su tutto il viso.
-Mi ami si o no?-
Si morse le labbra, annuendo.
Il verde rilassò le braccia tese, ammorbidendo la presa sul suo polso.
-Non ami Sanji…- negò col capo -… non stai con lui…- ancora una volta un diniego.
Il cuore iniziò a pompare forte e pulsante nel torace muscoloso dello spadaccino, impennando i battiti fino a farli rimbombare nel cranio.
Non era mai stato tanto felice in vita sua.
A stento riusciva a trattenersi dal ridere a squarcia gola, urlando e svegliando tutta la ciurma.
-Nami- la chiamò baritonale, contraccambiando il suo sguardo color cioccolato –Ti amo anch’io-
La vide sgranare gli occhi, spalancare la bocca e fissarlo ammutolita, stordita da quanto aveva detto.
Era come se un fulmine avesse attraversato di corsa il cielo sereno, colpendola in pieno petto.
-Scusa mocciosa- sorrise a labbra sghembe –Ho frainteso tutto-
Nami annuì, prendendo fiato.
-La verità è che… che ero geloso- ammise –Non sopportavo l’idea che avessi scelto Sanji e non me- le si avvicinò col viso, sfiorandole le labbra –Che volessi lui, un donnaiolo mieloso e scemo, e non me, un buzzurro deficiente e dal cranio vuoto-
La baciò piano, dolcemente sulle labbra, succhiandole appena mentre la sentiva ricambiare.
Accostò le loro fronti, accarezzandole il polso che ancora stringeva nel palmo, allontanandosi piano quando l’assenza di aria iniziò a bruciargli i polmoni.
Nami si leccò le labbra, gustandole con piacere, mentre alzava una mano ad accarezzare l’ovale squadrato del viso dello spadaccino.
Lo sentì caldo sotto i polpastrelli, duro ma a tratti morbido, bronzeo e in contrasto con la sua pelle bianca.
Sorrise, incapace di trattenere la felicità che le inondava le vene, scaldandola da dentro. Zoro l’amava, ed ora era suo.
Suo.
Con occhi maliziosi e possessivi, abbassò piano, con fin troppa piacevole lentezza, lo sguardo sul corpo atletico del verde, esaminandolo ben bene, prima di riportarlo sui suoi occhi e sorridere maliziosa.
-Buzzurro-
-Mm- borbottò Zoro, piegando il capo.
-Sei nudo-
Il verde abbassò gli occhi al suo corpo nudo e bagnato nel pieno centro del bagno, circondato da una serie di goccioline calde e umidicce.
Era vero: era nudo.
Rialzò lo sguardo su Nami, trovandola tutt’intenta a studiare il suo fisico, e ghignò lascivo.
-Ti disturba per caso?- sogghignò.
Nami rise, spingendolo dentro la doccia e iniziando a spogliarsi, entrando nella tendina a fargli compagnia.
-Per niente…- schiacciò il voluminoso petto contro il suo, portandosi sotto il getto dell’acqua, baciandolo passionale -… proprio per niente…-
 


 
ANGOLO DELL’AUTORE:
Dedicata a Nami_88 (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=237510) la mia Mamuzza bella, che spero apprezzerà questo obbrobrio scritto in iper velocità, dato che solo ora (23.03) mi sono accorta della tua recensione.
Tranquilla però, la prossima sarà migliore…
Zomi
 
   
 
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