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Autore: Pichan    31/08/2013    3 recensioni
Ormai erano tre mesi che la battaglia era stata vinta, e per tutto quel tempo era stata fin troppo lontana dai sue due compagni di squadra: il team 10 era stato diviso. Shikamaru era una specie di organizzatore dei lavori, quindi dirigendo tutto, lui era spesso troppo impegnato a supervisionare tutto. Choji era sempre, o quasi, con il Nara e grazie alle sue tecniche con le quali si espandeva, riusciva a fare il lavoro di cinque uomini messi assieme. Solo lei era stata chiamata dall'ospedale, prima struttura ad essere stata rimessa a nuovo, per dare una mano con i feriti e i vari pazienti.
[ShikaIno♥]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Rock Lee, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Le ombre vivono di notte


Pioveva quella notte.
Pioveva mentre Ino si stringeva di più nella felpa, e si copriva quasi l’intero volto con il piumone. Non era freddo, non era ancora inverno, ma l’estate era appena passata, la guerra era appena finita e chi non c’era più lasciava il vuoto, un freddo letale che penetrava, dal quale nessuno poteva ripararsi.
Si sentiva fragile, stupida, inerme. Non poteva nulla contro quella realtà così crudele che aveva portato via familiari, amici o famiglie intere, proprio lei che era un medico.
Chiuse gli occhi, cercando di non pensare alle atroci visioni che aveva dovuto sopportare mentre combatteva, mentre una leggera lacrima, colò sulla sua guancia, finendo sul cuscino, bagnandolo lievemente.
Non poteva piangere l’avrebbero sentita tutti nel campo d’allenamento, dove si erano sistemati tutti con delle tende occasionali, per avere almeno un riparo per la notte, mentre si attendeva la fine dei lavori di ricostruzione della città.
E non poteva passare l’intera notte a tormentarsi perché l’indomani, Shikamaru la aspettava assieme a Choji. Un pranzo insieme, per il suo compleanno e niente di più, dato il dolore che ognuno di loro provava e dato anche i lavori che dovevano portare avanti insieme agli altri.
Il Nara, vedendola distrutta, si sarebbe preoccupato e non poteva distrarlo dai suoi –già troppi- impegni.
Sospirò affranta, mentre alla pioggia, si aggiungeva il vento, che fece vibrare la struttura della tenda. Non si mise, però, paura, ormai era abituale per lei non avere più un tetto di mattoni sulla testa.
Ormai erano tre mesi che la battaglia era stata vinta, e per tutto quel tempo era stata fin troppo lontana dai suoi due compagni di squadra: il team 10 era stato diviso. Shikamaru era una specie di organizzatore dei lavori, quindi dirigendo tutto, lui era spesso troppo impegnato a supervisionare tutto. Choji era sempre, o quasi, con il Nara e grazie alle sue tecniche con le quali si espandeva, riusciva a fare il lavoro di cinque uomini messi assieme. Solo lei era stata chiamata dall’ospedale, prima struttura ad essere stata rimessa a nuovo, per dare una mano con i feriti e i vari pazienti.
Pensò per un attimo a quando giocava con i suoi due compagni di squadra. Ormai tutto era cambiato, nulla era più come prima. Quella guerra aveva rivoltato tutto, aveva fatto crescere, maturare e aveva portato alla luce sentimenti nascosti negli abissi più profondi di ogni persona.
Come l’Uchiha, che ormai aiutava anche lui nella ricostruzione di Konoha, malgrado la sua –quasi completa- cecità.
Come Naruto, che ormai guardava Hinata con occhi diversi. Quando stava con lei sembrava stare su tutt’altro pianeta.
Come lei, Ino Yamanaka, che da quando si era trovata nella battaglia a combattere per salvare il villaggio, aveva capito quanto il piccolo Nara valesse per lei. Si sentiva una sciocca, una ragazzina a pensare che le era servita una guerra per capirlo, ma quando, mentre combatteva, si ritrovò a pensare a lui, a chiedersi se fosse stato in pericolo, se stava bene, se poteva aiutarlo, il suo cuore cominciò a battere in un modo diverso dal solito. Batteva per amore. Amore vero. E ne ebbe la conferma quando trovandolo a terra poco distante da lei, sanguinante, si chinò, abbracciandolo, stringendolo a sé, per poi curarlo con le lacrime agli occhi e con il cuore che batteva per amore misto a dolore, con le mani che tremavano, con una nuova consapevolezza nella mente.
E solo quando lo vide rialzarsi a fatica, sorriderle e correre di nuovo a coordinare le sue “pedine”, fra il caos dello scontro,  ne fu davvero sicura.
Shikamaru Nara, con i suoi mezzi sorrisi, con i suoi sospiri, con la sua pigrizia, con la sua obbiettività e la sua intelligenza, le aveva rubato il cuore inconsapevolmente. Proprio per questo, stare lontana da lui le faceva così male. Il solo pensiero di non poter più scherzare con lui e Choji, abbracciarlo, sgridarlo per rimetterlo in riga, obbligarlo a sciogliersi il codino per pettinare quel suo ispido ciuffo, la faceva stare male.
Tornò con la mente in quella confusione fatta di sangue, combattimenti ed esplosioni, quando con le sue mani sul petto del ragazzo, bloccava un’emorragia. Ricordava perfettamente quelle parole che gli aveva sussurrato, mentre lui, probabilmente, neanche l’ascoltava.
“Darei la mia vita, per salvarti”
E l’avrebbe fatto davvero se fosse servito. Non avrebbe avuto rimpianti. Si accoccolò di più nella felpa, stringendo il cuscino, cercando di regalare un sorriso al pensiero del ragazzo, mentre chiudeva gli occhi e piano piano si lasciava cullare dal rumore della pioggia così violento, ma allo stesso tempo così rilassante.
 
Il giorno dopo, si svegliò presto, richiamata dalla voce di Rock Lee, che aveva il turno sveglia.
Sorrise, pensando che il turno sveglia era stato ideato dal Nara, per evitare di essere scelto come  colui che doveva svegliare l’intero campo d’allenamento.
Consisteva nello svegliare tutti, a turno, quindi ogni giorno c’era qualcuno di diverso. Quando c’era Sakura, o ci si svegliava subito, o si veniva buttati fuori dalle tende a calci, mentre quando per esempio c’era Hinata, spesso, non si sentivano neanche i suoi richiami.
Tutto questo perché Shikamaru non aveva voglia di alzarsi tutte le mattine prima degli altri, mettendo una sveglia tutta per lui, per poi scrollare i timpani di tutti.
Era pigro. Troppo pigro. Irresistibilmente pigro.
E capiva perfettamente come avesse fatto Yoshino a sposare uno come Shikaku –l’esatta copia di Shikamaru.
I Nara erano perfetti così, nella loro perenne pigrizia.
Mentre rideva da sola al pensiero del ragazzo che veniva sgridato dalla madre, si recava all’ospedale: un’altra mattinata di lavoro la attendeva e ringraziò il cielo di essere andata subito a letto la sera prima.
 
Era l’ora del pranzo, quando uscì per una pausa fuori dall’ospedale.
S’incamminò lentamente verso il cancello principale della struttura e più andava avanti, più vedeva una figura farsi sempre più familiare.
La luce del sole rifletteva su quel viso, su quel fisico perfetto, su quelle braccia coperte dalle lunghe maniche della maglia, fra le quali sognava di essere stretta ogni notte, su quel ciuffo ad ananas così buffo.
“Shikamaru!”- esclamò sorpresa.
Lui non le disse niente, si limitò a sorriderle amaramente.
Quella distanza, quel distacco aveva fatto male anche a lui.
Guardando quelle labbra incurvarsi all’insù, la bionda, corse ad abbracciarlo, stringendolo forte. Come poteva non stringerlo dopo tutto quel tempo?
Come poteva non sentir svanire quel peso sul cuore che ormai la faceva essere sempre triste e giù di morale?
Come poteva non sorridere impercettibilmente, con il volto affondato nel petto del ragazzo, che l’aveva avvolta con le braccia?
Si allontanò leggermente solo per guardarlo negli occhi, sperando che stesse ancora sorridendo.
Il suo muscolo cardiaco, sembrava una bomba che scandiva gli ultimi secondi rimasti, quando i suoi occhi celesti, incrociarono quelli di lui.
Si alzò sulle punte dei piedi, avvicinandosi lentamente al volto del ragazzo, fino a quando le loro labbra non si sfiorarono in un intenso bacio e i loro occhi si chiusero trasportati dal sentimento che li legava.
Sentì il cuore esplodergli nel petto quando le labbra di Ino toccarono le sue.
La vide poi tornare giù, alla sua altezza reale, sorridendogli.
“Auguri!- esclamò, poi esitando aggiunse- Choji dove ci aspetta?”
“Al solito posto, vuoi cominciare ad andare?”- le domandò.
“Si, altrimenti faccio tardi. Fra un’ora ricomincia il mio turno.”
Il ragazzo annuì, cominciando a camminare verso l’Ichiraku Ramen, guardando con la coda dell’occhio la figura minuta della bionda che le camminava accanto.
“Poi mi spieghi quel bacio.”-disse, mentre lei sussultò, vedendolo per niente dispiaciuto.


Corretta il 27/6/14

   
 
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