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Autore: Stay away_00    31/08/2013    2 recensioni
Essa inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia, poi sospirò in modo quasi teatrale.
-Voglio giocare.-
Annunciò.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus, Mikael, Rebekah, Mikaelson, Tatia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rimase incantato da quegli occhi, quasi come se improvvisamente avessero spazzato via tutto il dolore, quasi come se improvvisamente avessero deciso di ridare un po’ di pace a quel suo povero cuore, ormai distrutto.

Aveva perso tutti quelli che amava.

Aveva perso suo fratello Elijah e la donna che tanto aveva bramato per semplice orgoglio, molte volte in quell’ultimo mese aveva desiderato dire a suo fratello quanto ci tenesse a lui, e che la famiglia era più importante di qualsiasi donna, ma alla fine non c’era mai riuscito, alla fine l’orgoglio e la rabbia avevano sempre avuto la meglio.

Perché infondo non esisteva nulla più importante di quella donna, alla fine non esisteva nulla più importante di quell’amore malsano che si sentiva scorrere nelle vene.

Eppure in quel momento la lasciò quasi come se si fosse scottato e arretrò come se fosse un piccolo animale in trappola.

Una lapre assediata dal cacciatore.

Un uomo, assediato da quegli occhi.

-Klaus.-

Sussurrò lei, con un filo di voce. Quella voce dolce come miele caldo, quella voce che aveva la forza di riscaldargli il cuore, anche gelato com’era dalla morte del suo fratellino.

Si sentiva spaesato, confuso dalle lacrime e dal dolore, forse per quello non battè ciglio quando sentii la mano di Tatia sfiorargli una guancia e ancora una volta quella voce calda.

-Nik, perché piangi? –

Stava piangendo?

Lo ricordava vagamente.

In quel momento nella sua mente c’era solo lei. Lei, come l’angelo che era venuto a salvarlo dal baratro.

“L’orgoglio, Niklaus. Dov’è finito il tuo orgoglio?”

Gli chiedeva una voce, in un angolo lontano dei suoi pensieri.

“E’ morto insieme ad Henrik, il mio orgoglio. Ho bisogno di lei.”

Disse a quella voce, quasi disperato e con quella stessa disperazione si avventò sulle labbra della ragazza, quelle labbra che con il passare dei secondi aveva bramato sempre di più.

Minuti dopo i loro vestiti erano sull’erba e i due stesi accanto ad essi, alle sponde del fiume.

Le labbra di lui esploravano il corpo della ragazza, come se non la vedesse da anni; Il collo, il seno, il ventre, mentre lei lo stringeva sempre di più a se.

Si sentiva bruciare, sentiva che non era la cosa giusta, sentiva lo sguardo di Henrik su di lui, sentiva il cuore battergli e quell’amore scoppiargli dentro, insieme alla rabbia, ma non si fermò. E quella mattinata fu consumata dall’amore del giovane e il silenzio interrotto soltando dai loro gemiti.

 

Niklaus aveva passato tutta la giornata fuori casa, dopo quello che era accaduto non era riuscito a guardare la donna negli occhi ed era quasi scappato via, ed era sicuro che sarebbe accaduta la stessa cosa se avesse visto Elijah.

Era sicuro che lui avrebbe capito, quindi preferiva rimanere da solo, preferiva cadere nel suo dolore, ai piedi dell’albero dove lui e Rebekah erano soliti giocare quando erano bambini.

Una volta, quando tutto andava bene, quando ancora non poteva comprendere l’odio di suo padre e non poteva soffrirne, quando ancora non era innamorato e aiutava sua sorella a raccogliere dei fiori per la mamma, quando ancora tutto poteva definirsi normale, o felice.

Quando ancora i lupi non avevano ucciso quel suo amato fratello. Quel bambino che aveva tutta la vita davanti, colui che ancora non aveva conosciuto il dolore ne aveva imparato ad amare.
Era morto per colpa sua, era solo colpa sua.

Neanche si era accorto di essersi addormentato, sino a quando non sentii una mano gentile posarsi sulla sua spalla, e quando aprì gli occhi vide lo sguardo freddo e allo stesso tempo amorevole di sua sorella, dietro di essa, uno spicchio di luna.

Era già sera.

-Rebekah, sei venuta a cercarmi?-

La realtà di quello che era accaduto gli piombò addosso dopo quella frase e si appiattì contro il tronco dell’albero, a quel punto sua sorella lo abbracciò, come non avrebbe potuto fare nessun’altro, come non aveva mai fatto nessun’altro.

E lui si beò del suo profumo, come se fosse la prima volta che quelle braccia lo stringevano, come se fosse la prima volta che si sentiva tanto protetto.

Restarono così per ore, o forse furono soltanto minuti, a quella domanda non avrebbe mai trovato una risposta.

Fatto sta che appena tornarono a casa suo fratello Elijah lo chiamò in disparte, dicenogli che gli doveva parlare.

Neanche il tempo di trovarsi lontani dagli occhi indiscreti della propria famiglia, che il fratello maggiore lo spinse contro la parete e gli ringhiò contro.

-Tatia è venuta da me oggi. –

Dissi in tono tranquillo, un tono che non rispecchiava affatto i suoi movimenti, alla fine Niklaus si era trovato impreparato, non sapeva cosa fare.

-Tatia? –

Chiese. E in quel momento il sogno in cui aveva vissuto si sgretolò. Tatia aveva detto tutto ad Elijah, lei se ne era pentita o lo aveva fatto solo per pietà, questo non lo sapeva, ma lei aveva detto tutto.

-Cosa c’è che non va in te, Niklaus?-

Il suo tono era nuovamente cambiato, triste.

-Tuo frtaello è morto, smettila di pensare a lei, anche solo per un attimo. Smettila. –

Rincasò, lasciando il fratello sbigottito e spaesato.

Solo in mezzo all’oscurità che piano piano lo stava avvolgendo, quell’oscurità che quella stessa notte avrebbe preso il sopravvento sulle sue azioni.

Tornò anch’esso in casa, silenzioso come un fantasma e si sedette a tavola, bevendo il vino e mangiando il cibo che suo padre aveva dedicato alla morte di suo fratello.

La morte che lui aveva procurato.

 

E dopo minuti di silenzio, che a lui parvero ore alzò lo sguardo su suo padre, non riuscì a formulare nessun pensiero, che la spada dell’uomo chi trapassò il cuore, o i pezzi che gli rimanevano. 

   
 
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