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Autore: boosvoice    01/09/2013    3 recensioni
-quando ti rivedrò ancora?- chiese facendomi passare; mi girai a guardarlo mentre attraversavo il corridoio del veicolo all'indietro e -in giro, in questi giorni magari.- scrollai le spalle sorridendo, -beh, allora a presto, Alex. È stato un piacere..- continuò a sorridere con quei denti perfetti.
Scesi dal pullman continuando a guardarlo, e una volta sul marciapiedi lo vidi salutarmi dal finestrino sorridente come un bambino.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti :) Questa è la prima vera storia scritta da me che pubblico su efp e sono abbastanza nervosa. Per prima cosa, devo dire che questa storia è dedicata ad Alessandra aka alex, che qualche mese fa mi ha chiesto di scriverle una storia su lei e zayn e ho dovuto accontentarla altrimenti mi avrebbe rotto a vita (ora e affianco a me e aspetta che pubblichi la storia). Il titolo e i capitoli della storia saranno ispirati a canzoni o anche libri, idk. Il rating della storia fino ad ora è verde, perché non so se ho intenzione di scrivere cose spinte, più in là, ma in tal caso avviserò e cambierò subito in arancione o rosso. :)
Dico solo questo, spero vi piaccia.

peace&love by chiara aka juls.

 
 
 
 
*



 
 
 
La musica rimbombava nella stanza affollata così come nel mio petto.
Ero francamente stanca di stare lì dentro controvoglia, ad "ascoltare" Emily Trascot mentre mi parlava della sua esperienza con Tyler Miller della scorsa notte. 
Continuavo, già da un po’, a far finta che mi interessasse il suo racconto mentre fissavo insistentemente la bottiglia marrone della mia birra sul bancone e le scritte rosse e nere sugli adesivi su di essa.
-Alex!- sussultai al suo richiamo e mi misi sull'attenti, -mi stai ascoltando?-
-ehm..no. Emily..non me ne frega niente delle tue scopate. Sorry not sorry.-
Emily sbuffò, e alzandosi raggiunse le altre ragazze sulla pista da ballo, che con vestitini fin troppo attillati e corti, si strusciavano contro ragazzi che già avevano in testa immagini di ogni singola di loro in intimo o meno.
Sospirai guardando la folla tra l'oscurità interrotta dalle luci lampeggianti, e tossii leggermente per il fumo da discoteca, bevendo poi altra birra dalla bottiglia. Passarono alcuni minuti e finalmente quell'odiosa canzone di David Guetta finì.
Ma perché sono qui? Come ci sono finita?
Ogni tanto dall'uscita di emergenza entrava qualcuno, ritornando da una "botta e via" o da una fumata, ed io ogni volta guardavo quella porta aprirsi e subito richiudersi, giusto per passare il tempo.
In quel momento stavano rientrando una ragazza mezza vestita dal seno prosperoso e uno dei teppisti del quartiere: lei sorrideva soddisfatta e un po’ disorientata, e lui dava tanto l'aria di uno che volesse far vedere con chi è andato a letto. 
Dopo di loro la porta rimase aperta, e prima di entrare, un ragazzo a dir poco magro con i capelli tirati su, gettò via una cartuccia finita ed entrò lasciando che la porta si chiudesse da sé.
Lo fissai non distrattamente mentre si avvicinava al bancone, a circa due metri da me, e con un cenno del dito ordinava al cameriere pelato uno dei tanti drink. 
Tornai a guardare la mia birra, contemplandola con attenzione, offuscando la musica dietro con i pensieri.
Guardai per un altro secondo il ragazzo di prima, che girava con un dito l'oliva nel suo bicchiere a forma di imbuto, ormai vuoto.
Era stranamente affascinante. 
La cosa più particolare di sicuro erano i lineamenti del viso, da adulto, perfetti; ma anche la pelle bianchissima gli rendeva giustizia, insieme ai suoi occhi che si avvicinavano al colore del miele con la luce.
Si trattò di una frazione di secondo, in cui questi ultimi si incrociarono con i miei allo stesso modo scuri, e mi sentii stranamente in imbarazzo.
Lui non sorrise ne niente, mi guardò solo, per un secondo, dopodiché tornò al bancone, ed io a fissare la mensola piena di bottiglie di alcolici, molte vuote.
-Alex! Mi serve un compagna per questa canzone. Verresti a ballare? Solo questa. Per favore per favore per favoooore!- Lucy mi scosse da dietro, e per poco non le urlai le peggio bestemmie addosso per lo spavento. Sbuffai, mentre lei mi trascinava per un braccio in pista e mi spronava a ballare con lei. 
Mi convinsi che l'ultima cosa che volevo era avere problemi con lei, perché Lucy era pericolosa in certe occasioni, e quindi ballai; controvoglia, ma ballai.
Quando tornai al bancone a prendere il cappotto il ragazzo se ne era andato, e uscii dal locale assieme a Lucy ed Emily, con Tom Hyllej completamente sbronzo dietro di noi, sorretto da Erik e Kyle.
Salimmo tutti sulla macchina di quest'ultimo, un po’ a fatica, e una volta acceso il motore iniziò il giro per accompagnare tutti a casa.
Casa mia era a sette isolati circa da lì, casa di Emily a cinque, mentre gli altri erano dalla parte opposta della città, più o meno. 
-che palle, io domani non ci voglio entrare in quella merda.- espresse Erik ad alta voce, sbuffando e ruttando rumorosamente.
-ma neanche io. - mormorai assonnata.
-se per questo nemmeno io. Che ne dite se facciamo buca?- stavolta parlò Kyle, e Lucy ebbe da dire -si, Kyle, così ti fotti anche quest'anno. -
-aha. Spiritosa, Lucibel.- disse il moro sarcastico, ed io già con voce da zombie aggiunsi -dai, Kyle, seriamente. Io già rischio la bocciatura, e anche tu; non voglio rovinare l'anno con assenze varie. Non iniziamo male.-
-iniziamo?! Alex, guarda che siamo a febbraio. L'anno è praticamente quasi finito.-
-ancora peggio, allora. Rovinarci l'anno per le assenza della fine..- disse Emily alzando di poco il tono di voce. 
-zitta tu. Siamo arrivati alla tua destinazione. Buonanotte, Emily.- concluse Kyle fermandosi davanti  casa della ragazza che, leggermente irritata scese dalla macchina sbattendo la portiera e sparì nel buio.
-tornando a noi..io domani faccio buca. Chi ci sta, ci sta, chi non ci sta, si vada a sopportare la Humphred per due ore. - la sua frase segnò la fine del discorso. Proseguì il silenzio. Tom dormiva.
-okay. Notte anche a te, Alex. Salutami tuo fratello.-
-certo. Ciao. - dissi e scesi dalla macchina, correndo poi verso il palazzo di fronte. 
Aprii il portoncino e salii in ascensore fino al secondo piano; con cautela aprii la porta cercando di non fare nessun rumore, me la chiusi alle spalle e in punta di piedi strusciai in camera mia. Infilai il pigiama e mi infilai direttamente a letto, addormentandomi, fin troppo stanca.
La campanella suonò in anticipo anche quel giorno e mi ritrovai di nuovo in classe, penultimo banco, accanto a Louis, venuto da Doncaster al secondo anno di liceo, bocciato al quarto e comico nato.
Alla prima ora c'era inglese, una noia mortale, non ascoltai neanche una parola del professore, forse troppo impegnata a guardare Louis fare aeroplanini di carta. 
Alla seconda e alla terza ora matematica, con la Humphred tanto odiata da Kyle, e diciamo che ascoltai solo il primo quarto d'ora di lezione, e poi mi misi a scrivere su twitter dal cellulare.
-non vedo l'ora di domani sera! Aw!- 
Ally Benson mi urlò nell'orecchio poco prima della quinta ora. Sospirai prima di girarmi verso di lei e sorridere e -già..-
Avevo persino dimenticato del suo pigiama party di quel sabato, a cui dovevano partecipare quasi tutte le ragazze della classe, escludendo Amanda Simpson, profondamente odiata da Lucy ed Ally, e Stefany Corbet, la secchiona.
Le sorrisi ancora, mentre mi parlava dell'organizzazione della serata.
-mi raccomando, non dimenticarti del sacco a pelo. Ce l'hai, vero?-
-prenderò quello di mio fratello.-
-perfetto!-
Si andò a sedere al suo posto nella fila centrale, e guardandola, non so come, mi venne in mente il ragazzo della discoteca, e i suoi occhi.
Fortunatamente dopo quell'ultima ora tornai a casa, accompagnata dalla madre di Lucy. 
-arrivederci, signora, grazie ancora.- chiusi lo sportello e tornai in casa, ovviamente vuota. 
Preparai un panino e mezz'ora dopo uscii di nuovo per andare a ripetizioni.
Bradford non era una città ideale per girare da soli, per niente. Tuttavia la strada da fare per arrivare a casa di Corin non era tanta da fare, e arrivai lì in dieci minuti, con zaino in spalla e una felpa nera addosso. 
In pieno febbraio la temperatura si poteva anche abbassare sotto lo zero, e pioveva sempre.
Il sole si vedeva da luglio a fine agosto, ogni anno, e sembrava che la città fosse costantemente sopravolata da nuvole. In pratica era una città triste, e le persone non ci facevano neanche tanto caso.
Andavo ogni giorno a ripetizioni. Ma più che altro era un aiuto a studiare.
Suonai il campanello e salii nel grande salotto-cucina di Corin, dove già un paio di ragazze delle scuole medie e una del primo anno stavano con la testa sui libri.
Mi misi in testa che non avrei dovuto distrarmi, inutilmente. Ma riuscii comunque a studiare tutto, forse un po’ superficialmente, e fatte quasi le sei tornai a casa.
C'era mio padre in camera da letto, che guardava la tv.
-paaa.-
-ohh.- ebbi come risposta. Tipico segno di saluto. Entrai in camera mia e accesi il pc, dove restai fino a quando mio padre non mi chiamò, alle nove, circa, avvisandomi di prepararmi perché dovevamo andare a cena da mia sorella Mary.
Una volta in macchina, l'unica cosa che disse fu -stai sempre su quel computer.- non risposi.
Andare a cena da mia sorella Mary consisteva nel tenere a bada le mie due nipoti, una di dieci e l'altra di sei anni, e mangiare a tavola con loro, Mary e suo marito, e ovviamente mio padre, e sentirmi costantemente osservata in quello che facevo.
Quando tornammo a casa erano le undici, e mio fratello era evidentemente tornato, aveva fatto una doccia ed era uscito di nuovo con i suoi amici. Si sentiva dalla scia di profumo che aveva lasciato. Si chiamava Austin e aveva quasi 26 anni.
Non evitai di accendere di nuovo il pc, e trascorsi altre due ore su twitter e facebook, fino a quando non sentii il portoncino di casa chiudersi, cosa che mi fece staccare subito la spina del pc e farmi saltare sotto le coperte facendo finta di dormire. Succedeva tutti i giorni così.
Il giorno dopo, a scuola, la Humphred ritornò, come ogni anno, sul discorso della genetica. Si potrebbe dire che Mendel era il suo idolo. 
Letteratura era la solita rottura di scatole e non avrei mai e poi mai osato mettere la tuta per l'ora di educazione fisica.
Il sabato uscivo a mezzogiorno, tutti gli altri giorni all'una, ed entravo sempre alle otto. Se mancava un professore potevo saltare la prima ora, ma non accadeva mai.
Non mi piace studiare.
Passai diciamo mezzo pomeriggio al telefono con Emily, discutendo con lei del programma di quella sera, e verso le sei, stranamente e controvoglia,mio padre mi accompagnò fuori casa di Ally in macchina, dicendo solo -non fare la scema.-
-mh..- mormorai prima di sbattere involontariamente la portiera dell'auto.
Quando bussai al citofono, dovetti aspettare un minuto buono per avere una risposta, e non ero nemmeno a metà delle scale che Ally mi venne addosso saltando e urlando, e mi unii a lei eccitata.
Monique, la più tranquilla della classe, era già lì, insieme a Jeisy e Leigh.
I genitori di Ally erano fuori città per alcuni familiari, e con quale occasione approfittarne se non un pigiama party?
Un'altra cosa buona era il fatto che in casa di Ally si poteva trovare di tutto, e se non fosse stato per suo fratello Mike, dodicenne, anche il frigo sarebbe stato pieno.
Poco dopo l'arrivo di Emily iniziammo a mettere tutte il pigiama, e per ultima arrivò Lucy che, leggermente offesa, aveva portato con se la maggior parte dei film che aveva a casa, tra cui horror e romantici.
Mettemmo della musica, ad alto volume, e iniziammo a saltare tutte insieme per il salotto della padrona di casa, improvvisandoci chitarriste e cantanti di successo.
-mh, propongo di vedere un horror. O magari un horror comedy. E per chi non lo avesse capito intendo scary movie.- disse Lucy abbassando il volume della musica.
-mh si. Ma direi che prima dovremo ordinare una pizza.- disse Monique.
-si, infatti. Vado a prendere il numero della pizzeria ad asporto.- Ally corse in cucina e in un attimo tornò con il fogliettino; -Alex..chiama tu. Ordina due americane miste. Una però dev'essere margherita.- disse e sbuffando le presi il cordless da mano e composi il numero. Aspettai.
-è occupato. Cazzo.-
-riprova.- rifeci la stessa operazione e finalmente qualcuno rispose. Stetti al telefono per meno di un minuto, e quando staccai sospirai, -se ce la devono consegnare non si fa nemmeno per domani mattina. Ma ha detto che se andiamo lì in venti minuti sono pronte.-
-perfetto. Chi di voi ha già fatto l'esame di guida, qui?- nessuno alzò la mano alla domanda di Lucy, ma Jeisy aggiunse -la pizzeria non è nemmeno a trecento metri da qui. A piedi ci possiamo arrivare.-
-già.-
-andiamo, allora.-
-ma..in pigiama?- Leigh sembrava un po’ titubante sulla cosa.
-ma si, dai! Che ce ne frega?!- dissi alzandomi e aggiungendo -vado a prendere la felpa.
Le altre fecero lo stesso senza dire niente, e nei minuti successivi tutte cacciarono dalla tasca tutte le monete che avevano. Arrivavamo a poco più di trenta sterline.
-direi che bastano.- disse Emily andando verso la porta insieme ad Ally, seguite da noi altre.
Per le strade di Bradford direi che uscire di sera con le amiche è decisamente molto meglio che uscire da sola.
La pizzeria era appena dietro l'angolo del secondo palazzo dopo quello di Ally, era vicino, e fortunatamente c'era ancora parecchia gente in giro, e molti negozi erano ancora aperti.
-oh, aspettate. Compriamo anche qualche schifezza. Dividiamoci, e fermiamoci in questo supermercato.- ci fermammo tutte ad ascoltare Ally.
-io, Emily e Jeisy potremmo andare a prendere le pizze, mentre voi vi fermate qui e comprate quello che dovete comprare.- Leigh.
Facemmo come aveva detto; io andai con Lucy e le altre a comprare schifezze al supermercato. Girammo per gli scaffali, svuotammo quelli degli snack e poi facemmo un giro a vuoto, in cerca di qualcos'altro di interessante. 
-ragazze..guardate qua!- esclamò Lucy dallo scaffale opposto a quello mio; mi affacciai a guardarla mentre prendeva una specie di palloncino trasparente e ci sputava dentro. La sua saliva fuoriuscì da esso e cadde a terra.
-oh ma Lucy! Ti prego!- urlò Ally, disgustata, mentre Lucy rideva agitando il preservativo rotto e facendolo ruotare. Sorrisi a quella scena, un po’ spaventata da quello di cui era capace di fare Lucy e anche divertita. Ci riunimmo e proseguimmo nel giro del negozio. Ci fermammo nel banco frigo e iniziammo a girarci intorno.
-lo prendiamo il gelato?- chiese Monique,
-ovvio.- risposi, -due vaschette. Niente gusti alla frutta. Solo cioccolato o roba del genere.- continuai fissando tutta la varietà di gusti, strusciando la mano sul vetro mentre camminavo. Alzai la testa e rimasi ferma, bloccata da un ragazzo con delle birre in mano, che alzando la testa scoprii essere quello della discoteca, che da quella distanza sembrava essere molto più alto di quella volta. 
I suoi occhi erano più scuri, tendenti al nero, e i capelli altrettanto neri coperti da un cappellino con visiera; la bocca era quasi aperta in un mezzo sorriso e su tutta la mascella aveva un filo di barba.
Lo guardai per nemmeno un secondo prima di abbassare lo sguardo e farlo passare oltre, verso l'altro scaffale, ma subito dopo tornai a camminare, raggiungendo ally, monique e lucy che, già alla cassa, mi guardarono eccitate.
-quanto.poteva.essere.sexy!- disse la rossa, Lucy, mordendosi le labbra e allungando il collo per sbirciare dietro le mie spalle; sorrisi e -si, era davvero carino.- dissi.
Mentre la cassiera faceva il conto, da fuori al supermercato, attraverso i vetri, vedemmo Leigh con due enormi scatoli di pizza in mano, passare davanti al negozio e fermarsi davanti ad intimarci di muoverci. Era seguita da Emily e Jeisy, che invece portava solo una bustina, probabilmente contenente frittelle o patatine, o entrambi.
Presi la bustina con i nostri acquisti e uscii, ritrovandomi di nuovo l'aria fredda della notte, e fui seguita poi dalle altre.
-avete preso tutto?- chiese Emily prendendo a camminare,
-yep.- fu Ally a rispondere, poi continuò -le pizze quanto sono costate?-
-solo tredici sterline. Ci hanno anche dato delle patatine in omaggio.- disse Emily sorridendo, -si, ma solo perché Emily ha flirtato con il cassiere.
-grande, Emily.- commentai divertita, continuando a camminare insieme a loro. 
Leigh inizio a fare l'imitazione di Emily che ci provava con il cassiere e ridemmo tutte, fino a quando non arrivammo sotto al palazzo di Ally e salimmo nel suo appartamento.
Mangiammo la pizza sul divano, godendoci "dark shadows" con  Johnny Depp, e dopo un altro film ancora, con Robert Pattinson, finendo le due vaschette di gelato, i biscotti e le patatine.
-credo che vomiterò.- esitai a dire, mentre mi lanciavo a peso morto sul cuscino che aveva lanciato Lucy sul tappeto.
-io credo che Rob si faccia sempre più scopabile in ogni film che fa. - disse Jeisy indifferente, dopo aver fatto uno sbadiglio.
-mhmh.- dissi.
-concordo.- mormorò Leigh. Sbadigliai anche io e poi chiesi -ma che ore sono?-
-credo le due..- rispose qualcuna di loro,
-minchia..- mi strofinai gli occhi, mi alzai e -vado in bagno.- mormorai.
Quando tornai in salotto, molte erano già nel sacco a pelo, Emily dormiva già. Si susseguì un viavai di persone che andavano in bagno; non ci badai molto; presi invece il sacco a pelo verde di mio fratello e mi ci infilai dentro. Non so di preciso a che ora mi addormentai, ma sta di fatto che non mi svegliai nel migliore di modi.
Fui svegliata, infatti, da uno stridio fastidioso, e da rumori di pentole. Aprii gli occhi di scatto, ritrovandomi dei piedi (che poi capii essere di Monique) a pochi centimetri dalla faccia; -siete delle minchione.- mormorai con la voce impastata dal sonno, sentendo poi ridere.
-mi dispiace, love, ma hanno appena chiamato i genitori di Ally. Hanno perso l'aereo e stanno tornando qui.- era la voce di Jeisy, già eccitata alla prime ore del mattino.
-mhh- mugolai, e ci misi più di dieci minuti per trovare la forza di alzarmi da terra.
-dobbiamo sistemare. Su!-
-manco avessimo fatto un'orgia o una festa piena di alcolici e droga, Jey.- dissi non appena misi un ginocchio a terra, grattandomi la pancia e stirandomi le ossa.
-Alex, muovi il culo e aiutaci a sistemare. Monique, anche tu. Lucy! Sveglia!-
Misi a fuoco le immagini e trovai Leigh che già spazzava il pavimento, Ally e Jeisy dietro al divano con i coperchi delle pentole in mano, Monique che si era appena alzata, Lucy che dormiva ed Emily che usciva dal bagno sbadigliando e grattandosi la pancia.
-hey. Vuoi vedere una cosa?-
Storia dell'arte era sempre una noia mortale, specialmente di lunedì. Tutta, e dico tutta la classe, persino la secchiona, faceva di tutto tranne seguire la lezione.
La maggior parte della classe si svagava con i cellulari, raggiungendo il massimo della trasgressione scrivendosi da tre banchi di distanza. 
Io, bisognosa di una ricarica o di una wifi libera, fissavo Louis disegnare immagini porno sul banco, e giocare con carte, penne, capelli, mentre invece giocavo con i miei.
-mh?- gli feci, mormorando, prima che lui potesse sputare della saliva sul pezzo di carta e attaccarlo sui capelli piastrati di Leigh.
-ohw ma che schifo, Louis!- la voce della ragazza si sentì eccome, e subito dopo la Darbus urlò -cosa sta succedendo, lì in fondo? Tomlinson! Ancora con questi giochetti?!-
-no, signora.- rispose Louis, indisponente; lo guardai sorridendo e lui ricambiò guardandomi con la coda dell'occhio.  
-ah no?!-
-no, mi sto solo divertendo.-
-bene, vorrà dire che adesso ti vai a divertire nell'ufficio del preside.- la Darbus mise le mani sui fianchi, come per aspettare che Louis le rispondesse ancora, ma invece lui disse -ai suoi ordini.-, si alzò e uscì dalla classe, camminando grossolanamente.
Dal quel momento tutto il divertimento terminò, e le seguenti quattro ore a scuola furono la tortura.
Quel giorno presi il pullman per tornare a casa. C'erano alcuni giorni in cui amavo prendere il pullman, e altri in cui lo detestavo.
Ecco, quel lunedì lo detestavo.
Lì dentro era un po’ come nei film; con palline di carta che volavano, bulletti che occupavano gli ultimi posti in fondo, secchioni, persone puzzolenti e sparacaccole.
Evitai di cercare qualche posto dietro, e presi invece una delle prime file; ma prima pagai il biglietto.
In circa venti minuti fui a casa di mia sorella, dove stavano già pranzando tutti.
Verso le tre tornai a casa per poi andare a ripetizioni e studiare lì fino alle sette per il compito di matematica del giorno dopo. Louis era un tipo che copiava, non che faceva copiare, e quindi eravamo tutti e due nella merda. 
-sai qualcosa?- mi chiese non appena ci vennero dati i fogli di verifica,
- no. - risposi.
-bene.- si mise con la testa sul banco e fece per addormentarsi.
I giorni ormai andavano avanti monotoni e freddi, e la mia giornata quotidiana era "scuola, studio, pc, letto.", spesso togliendo la seconda.
Louis era partito per una vacanza sulla neve e questo non fece altro che rendere le cose ancora più noiose, a scuola. 
Il martedì mi venne a prendere Kyle per andare a scuola, e anche per tornare.
Louis e Kyle non andavano tanto d'accordo, e negli anni precedenti avevano avuto molti battibecchi.
Il mercoledì presi di nuovo il pullman, tornai a casa, scaricai alcune nuove canzoni prima di andare a studiare da Corin, la mia salvezza in certe occasioni.
Il giovedì, stranamente, fu mio padre a venirmi a prendere a scuola. Forse solo perché diluviava.
Sotto la pioggia, per un attimo mi parve di vedere il ragazzo del supermercato dai vetri offuscati della macchina. Sorrisi senza accorgermene e fissai il punto in cui avrebbe potuto esserci lui per un po’, prima di andare avanti.
-mh..secondo me Kyle lo conosce.-
-chi? Quel ragazzo? Naah non credo proprio.-
Una delle cose belle di Emily era il modo in cui fangirlava per un ragazzo assieme ad ognuna di noi. Quel giorno era il mio turno, e non è difficile da capire chi era il ragazzo in questione.
Ero sul letto a pancia in giù, in t-shirt dei nirvana e leggins, al telefono con lei da quasi un'ora. 
Ero sola in casa. O forse mio padre era in camera da letto ed io non lo avevo sentito arrivare. 
-okay dai. Non fa niente. Ora me ne esco un po’. Mi annoio a stare a casa. -
-e dove vai a quest'ora?- 
-forse me ne vado in centro. Sono solo le sei, Emy.-
-come vuoi. Ma stai attenta. E non farti sverginare. Ci sentiamo.- rise e staccò prima che potessi ribattere. Sbuffai e mi alzai dal letto sbandando; spensi il computer e infilai velocemente una felpa aperta uscendo di casa urlando -paa io esco!-. Nessuna risposta. Mi chiusi il portoncino alle spalle e misi le chiavi in tasca.
Dove vado, ora?
Il cielo era ancora grigio scuro, che portava pioggia. Presi a camminare senza un meta precisa, fissando le macchine e il marciapiede in tutta la sua lunghezza.
La gente non usciva molto con quel tempo. Forse troppo spaventata da due gocce d'acqua.
Non venne a piovere comunque, ma la gente per strada era poca. Si trattava di studenti usciti d poco dall'università, ragazzi di strada, avvocati con valigette in pelle e giacche grigie, lavoratori.
Il fruttivendolo di tre isolati dopo tentava di convincere una signora  comprare qualcosa.
Mi fermai in un parco, su di una panchina, e resta lì per un po’, a guardare i bambini andare su e giù sulle altalene, e i ragazzi fumare di nascosto sotto un albero. 
Guardai il cellulare e sbuffando mi alzai dalla panchina. Presi la strada per casa ma poi mi accorsi di essere fin troppo lontana e di sicuro mio padre mi avrebbe ucciso se fossi tornata tardi per andare a cenare da mia sorella. Sbuffai e mi decisi a prendere un autobus. Avevo circa cinque sterline in tasca. 
"spero che bastino per pagare il biglietto." pensai. Uscii dal parco e mi sedetti sotto la fermata del pullman, a circa cento metri dal parco, ad aspettare. Iniziò a piovere, ma fortunatamente l'autobus arrivò dopo pochi minuti. Mi avvicinai ad esso per entrare e aspettai che scendessero gli altri passeggeri.
Dopo un ragazzo biondo con uno zaino in spalla, lo vidi. Era di nuovo lui, quel ragazzo del supermercato, e indossava la mia stessa t-shirt dei nirvana. 
La mia pancia fece una capriola quando mi guardò e sorrise avendo notato la maglietta; dopodiché mi sorpassò e sparì tra la pioggia. 
Mai visto sorriso più bello.
  
                           
 
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