Ci rivedremo all’Inferno, Potter

C’è odore di tempesta, nell’aria.

Alzo il capo, osservando il firmamento.

Ghigno, vedendo impallidire quei diamanti lucenti incastonati nel nero della notte.

Non cerco Selene: questa notte non è neppure sorta.

Il vento freddo sibila sinistro, muovendo sinuoso il mio mantello color inchiostro.

È davvero divertente, che io sia qui, stanotte.

Davanti alla tua tomba di marmo bianco.

Una scelta di colore davvero fuori luogo per te, Potter.

Come se fossi stato davvero l’Angelo sceso in terra per diventarne il martire.

Forse però il marmo è appropriato. Il tempo non riuscirà a scalfirlo.

Come la morte non ha scalfito la tua anima.

Hai sempre voluto ardere, no?

Come una stella, per non essere mai dimenticato.

Bene, Potter, brucia all’inferno allora.

E’ quello il posto per te.

Il girone dei traditori ti aspetta.

Ma ghigneresti, lo so.

La gloria è eternatrice, mi dicesti.

E tu l’hai avuta, la gloria.

Ma tanto sei morto lo stesso.

Un debole chiarore argenteo mi distrae, catturando il mio sguardo plumbeo.

E’ sorta, Selene, intagliandosi fredda nel mento notturno.

Avrà vita breve, l’aurora è vicina.

Così simile a te, Potter.

Sei nato, e dopo neppure un anno sei morto.

Sei morto come uomo e sei rinato come mito.

E il mito è diventato leggenda.

Luce di luna sulla tua tomba, Potter.

Il tuo nome splende sotto il riverbero.

Poco più sotto, due date. Freddi numeri privi di vita.

“Salvatore Del Mondo Dei Maghi”

Recita così l’epitaffio, e lo so, se fossi qui ghigneresti.

Le falsità contano poco all’inferno, vero Potter?

Sei stato scaltro, astuto come pochi.

Hai mascherato la tua ambizione dietro un sottile velo di vendetta.

Ma chi avrebbe dovuto non crederti?

Tu hai sempre voluto la morte dell’Oscuro Sire.

Verissimo. Ma non certo per volgare vendetta.

Quanta ipocrisia nella tua vita, e quanto languore nei tuoi occhi di bambino sorpresi da un’improvvisa folata d’argento.

Ambizione, Potter.

Ti ha avvolto nelle sue spire, quel lontano giorno di sette anni fa.

Il Cappello Parlante ha sempre avuto ragione: saresti stato un perfetto Serpeverde.

Ma a testa alta hai sfoggiato la tua ipocrisia, abbagliandoci e impedendoci di vedere la verità.

Avvolto in un’aurora di mistero e fascino, hai voluto forgiare il tuo nome per entrare nella storia.

E ci sei riuscito, Potter. Hai vinto, come sempre.

Tutti ti ricorderanno come il Salvatore Del Mondo Dei Maghi.

E tu ridi laggiù all’inferno, ti sento Harry Potter.

L’eco della tua risata mi accompagnerà in eterno.

Hai ingannato tutti, me per primo.

Hai giocato, hai tradito e hai vinto.

Ghigno maligno.

E’ un minuscolo chiarore a ferire l’aria fredda, come un affilato pugnale di luce.

Il cielo, a est, si arrossa. Sanguinante.

Le stelle impallidiscono, Selene sbiadisce, prima di sparire.

E’ un sorriso sbieco quello a incresparmi lento le labbra sottili.

I primi pallidi raggi solari sfiorano in una tenue carezza la tua tomba, mentre socchiudo gli occhi.

I miei complimenti, Potter.

Hai vinto. Come sempre.

Mi chino, sfiorando la tua tomba fredda con le mie dita da pianista.

Deposito una singola rosa nera, a distanza di un mese dalla tua morte.

Mi alzo, per poi voltarmi.

Ti scocco un ultimo sguardo gelido, prima di voltarmi ad osservare l’aurora.

La Guerra mi aspetta.

Ma ci rivedremo all’inferno, Potter.

E una volta laggiù, forse ti cederò il mio trono.

Forse ti incoronerò Principe di Slytherin.

Ma non ancora.

Non ancora.