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Autore: MissBethCriss    01/09/2013    1 recensioni
Secondo la definizione di ohana, che corrisponde al termine famiglia, nessuno viene abbandonato. O dimenticato. Questo Blaine e Sebastian lo hanno imparato sulla loro pelle: sono stati uniti dal fato a due piccoli angeli e mai si separeranno da loro. Il fato, che per molto tempo ha remato contro di loro, ora li ha resi un ohana.
F is for Family. A family named Smythe-Anderson.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Blaine e Sebastian sfortunatamente non mi appartengono, ma sono di proprietà del nostro Ryan Murphy, pelatone fortunato; *sigh*
Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro (mi fa sempre ridere scriverlo), ma è stata fatta solo per il puro piacere di scrivere di quei quattro scemi (come qualcuno ha detto) che mi hanno rubato il cuore.
 
 

L is for Lucky
 

“A journey soon begins its prize reflected in another's eyes
 when what you see is what you lack then
 selfless love will change you back.”
-Freaky Friday.
 
Nella casa Smythe-Anderson i litigi avvenivano raramente, almeno non in presenza dei figli, ma quando succedeva la domanda che prendeva forma dalle labbra del piccolo Andrew era “papa non vorrai divorsiare da daddy e noi, vero?”
I genitori si chiedevano sempre il perché di questa domanda, per loro la risposta era ovvia visto che anni prima entrambi avevano provato quella strana sensazione della mancanza dell’altro e sapevano cosa volesse dire, perciò mai e poi mai avrebbero voluto il bis. Quando la domanda si fece troppo frequente i genitori parlarono con le maestre perché non riuscivano a capire da dove avesse sentito quella parola e scoprirono che la famiglia di un suo amichetto stava affrontando questa separazione e forse questa separazione accendeva in lui quel timore di essere abbandonato un’altra volta. Perciò ogni qualvolta che questa domanda veniva detta, e quei occhioni che i due genitori amavano incominciavano a riempirsi di lacrime, Blaine abbracciava suo figlio che subito ricambiava forte la stretta, Sebastian gli accarezzava i capelli e ripetevano la solita cantilena che gli dicevano sempre: “papa e daddy si amano e mai potrebbero pensare ad un mondo senza la presenza dell’altro al proprio fianco e senza di voi che gli riempite le giornate, poi si dice divorziare con la z non con la s.”
 Poi Sebastian baciava a stampo Blaine e solo dopo quel bacio Andrew scendeva dalle braccia del suo papa e andava a giocare felice e tranquillo nella sua cameretta o andava dalla sorella per fare qualcosa insieme, continuava a dire quella parola fra sé e sé che non riusciva mai a dirla per bene, sforzandosi sulla z. Quando Andrew si trovava nella sua cameretta e i due papà si trovavano da soli nel grosso soggiorno o riprendevano da dove si erano fermati prima, resistendo a tutti gli impulsi che li portavano nella camera da letto oppure continuavano a litigare. Ma bisticciavano sempre per cose stupide, come i turni delle pulizie, chi doveva andare a prendere i bimbi alla scuola e cercare un modo per essere sempre presenti quando ritornavano a casa, rispettare le parole date, perché succedeva che alcune volte non si poteva più mantenere ciò che avevano detto e occorreva sistemare subito il danno e quando erano troppo sotto stress capitava che si dicevano cose che non si pensava. Ma dopo che la domanda veniva posta i nervi gli si calmavano subito e insieme riuscivano ad organizzarsi per il meglio. Ma questa era una litigata diversa perché Blaine era estremamente geloso di lui e non sopportava le attenzioni che troppe persone rivolgevano a suo marito: ogni volta che insieme andavano a prendere i bambini alla scuola, ma anche in qualsiasi luogo pubblico, Blaine sentiva gli occhi puntati su di loro, all’inizio pensava che erano per il fatto che due uomini andassero a prendere i loro figli insieme, ma quando ci prestò più attenzione notò che gli sguardi erano specialmente rivolti su Sebastian, e se quest’ultimo non ci desse troppe attenzione e non stesse al loro gioco al riccio non interesserebbe, ma quando succedeva lui coglieva subito il gioco divertendosi a farlo ingelosire e Blaine cadeva nella sua trappola facendolo impazzire ancora di più. Ma Blaine non si arrabbiava mai per finta.
“Io e te non abbiamo finito è inutile che mi sorridi così.”
Disse Blaine mantenendo il suo famoso muso del quale i loro figli erano dei degni eredi e Sebastian adorava baciargli le labbra quando erano imbronciate e così fece: lo baciò finché non gli sorrise.
“Ti odio.”
Disse Blaine colpendogli il petto.
“No, non è vero.”
Ribatté Sebastian stringendolo fra le braccia.
“Oh Smythe, cosa devo fare con te?”
“Non hai bisogno che te lo dica io perché quello che fai con me lo fai molto bene, se fossi in te continuerei per questa strada Mr Gelosone.”
“Tu non puoi capire che fastidio che mi danno. Non li ferma né la tua fede al dito né il mio starti appiccicato mentre lancio occhiate omicide a destra e sinistra.”
“Il prezzo da pagare per avere al tuo fianco una persona dalla mia bellezza.”
“A te non danno fastidio?”
“No, perché dovrebbero?”
“Oh giusto, tu sei Sebastian Smythe.”
“Ehi da quando ho te non sono più uscito con nessuno e se sto ai loro sguardi è solo per divertirmi un pochino mentre tu fai il geloso, non è che ti tradisco o quant’altro. Mettitelo nella tua testa. Gli unici uomini della mia vita siete tu e il nostro Andrew e l’unica donna di cui mai mi potranno interessare le attenzioni sono quelle della nostra dolce Emily. Quante volte te lo dovrò dire?”
“Ti odio. Io dovrei essere arrabbiato con te.”
Disse Blaine appoggiando la testa al petto del marito facendo ridere quest’ultimo mentre veniva stretto dalle braccia del più basso.
“Ti amo anch’io, Anderson.”
“Se tu guardassi i loro sguardi dal mio punto di vista capiresti.”
“Perché credi che nessuno guarda mai te con quel tipo di sguardo che ti scannerizza tutto manco avessero al posto degli occhi dei raggi X?”
“Ma scommetto che non succede così spesso, io sono più il tipo che non ci bada per niente, gli tolgo il divertimento subito.”
“Scusa, ma questa storia andrà avanti ancora per lungo? Sono solo sguardi.”
 “Beh la prossima volta qualcuno finirà male per solo degli sguardi.”
“Amo quando fai il geloso.”
Gli sussurrò nell’orecchio a bassa voce Sebastian.
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Toc toc.
“Entra pure.”
Disse Blaine immerso fra mille spartiti mentre cercava quello giusto che aveva promesso al suo allievo.
“Ho una proposta da farti!”
“Fai presto Seb!”
“Mi ha chiamato Thad e mi ha chiesto se domani sera volevamo cenare insieme, la ‘sua metà’ – disse imitando la voce dell’amico – è partita per non so che cosa che riguarda il lavoro e si sente solo.”
“Non lo so, è da tanto che non passiamo una bella serata noi quattro insieme. Sono dei mesi pesanti per entrambi e tra te che passi le ore nello studio per sistemare tutto il tuo materiale e io che sto sempre qui a prepararmi per le lezioni, stiamo con i gemelli a giorni alterni praticamente. Eravamo riusciti a far coincidere i nostri impegni non voglio saltare queste cose.”
“E la faremo! Solo che ci sarà pure Thad con noi. I bambini saranno felici di vedere lo zio Thad.”
“ANDIAMO DALLO ZIO THAD??”
Urlò la piccola Emily sbucando fuori all’improvviso dalla porta della stanza che non era stata chiusa per bene.
“Signorina non si sentono le conversazioni di nascosto, doveva essere una sorpresa.”
La riprese Sebastian.
“Scusami daddy.”
“Va da Andrew, io e papa dobbiamo parlare.”
“Non sei arrabbiato con me, vero daddy?”
Gli chiese con gli occhioni blu dispiaciuti.
“Non sono arrabbiato con te, principessa. Ma non ti posso rispondere ora, prima dobbiamo parlare io e papa. Ok?”
La bimba sollevata annuì al suo papà per poi andare da suo fratello, Sebastian per sicurezza andò a chiudere la porta.
“Perché se Thad ti dice di passare una serata insieme bisogna dire di sì e quando te la chiedo io passano i giorni prima che mi dai retta?”
“Noi passiamo un sacco di tempo insieme, non devi far testo a questi periodi in cui siamo pieni di lavoro, tu hai degli allievi nuovi e non è colpa mia se ti occorre più tempo per preparare le lezioni.”
“Lo so che non è colpa tua ma mi mancano queste serate in cui siamo solo noi quattro e le volte in cui tu ti addormenti sul divano  durante i giochi non possono contare.”
“Alcune volte sono stanco e non capirò mai dove trovi le energie per tener testa a quei due.”
“Non cambiare discorso, domani è la nostra cena. Non nostra e di Thad, solo nostra.”
“Dai che è da ancora più tempo che non passiamo una serata con lui.”
Blaine scosse la testa e riprese a cercare lo spartito.
“Non hai nemmeno sentito dove vuole andare.”
“Non te l’ho chiesto perché non mi interessa, noi non ci andremo.”
“Un suo amico ha aperto un ristorante cinese, si è messo con una di Shangai e hanno aperto questo locale. Vengono aiutati dalla famiglia di lei e hanno invitato Thad all’inaugurazione, lui ci vuole andare, ma non da solo. – si fermò per poi aggiungere ammiccando – prometto che mi farò perdonare nel dopo cena.”
“Perché non devi capire l’importanza di questa serata?”
“Dai Blaine! Ti prometto che mi terrò libero per dopodomani, sento se posso anticipare gli appuntamenti così torno prima e preparo tutto io.”
“Gli impegni con me possono essere spostati i suoi no. Ovvio.”
“Blaine.”
“Non dire ‘Blaine’ a me in quel modo, lo sai che ho ragione. Vuoi andarci? Chiamalo, ma non venirmi a chiedere se voglio andare se tanto hai già deciso. Ora vai che ho del lavoro da finire.”
“Beh quei fogli stanno diventando più importanti di me a momenti, ma a me non è dato lamentarmi.”
Disse fra sé e sé Sebastian.
“Che hai detto?”
“Niente.”
Disse Sebastian che dopo che si chiuse la porta dello studio del marito chiamò subito il suo amico per dargli la notizia e per mettersi d’accordo per domani.
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Blaine passò tutta la notte a cercare di non finire vicino al marito come faceva ogni volta da quando erano andati a vivere insieme, era ancora arrabbiato con lui, ma quando si lasciò un po’ andare nel suo sonno senza sogni si svegliò la mattina successiva col battito del cuore del marito che ritmava il suo buongiorno preferito. Blaine non poteva vedere Sebastian, ma sapeva che era sveglio perché la sua mano non se la smetteva di accarezzare la sua schiena da sotto la maglia. Blaine era ancora arrabbiato, ma si finse addormentato perché amava quelle piccole attenzioni di prima mattina e non aveva le forze per fingersi ancora arrabbiato.
“So che sei sveglio.”
Gli disse all’orecchio per poi baciarglielo Sebastian. Con gli anni aveva imparato anche lui aveva imparato ad ascoltare e imparò a decifrare i suoi respiri, ma Blaine non voleva dargli questa soddisfazione, perciò non rispose.
“Mi dispiace, okay? Ma per lui è importante questa sera.”
“Anche quella che avevo programmato io era importante.”
“Lo so e ti ho promesso che la faremo domani. E prometto di non lamentarmi per tutti i giochi che vorranno fare o per i film che vorranno vedere. Vorrete vedere.”
“Sai che è da tanto tempo che propongono di vedere un film, ma tu dici sempre di no?”
“Tutto tranne quel cartone, dai, ti prego.”
“Ti divertirai a vedere ‘Il Libro della Giungla’, i bambini saranno felicissimi!”
Disse con un sorriso Blaine sotto lo sguardo stizzito di Sebastian. Lui non aveva solo due figli, ma ne aveva anche un terzo: suo marito.
“Ti odio.”
“Oh ti amo anch’io mio caro Smythe.”
E dopo averlo baciato andò a svegliare i loro bambini, le mattine in casa Smythe-Anderson erano sempre così: Blaine era la sveglia e Sebastian era il cuoco della colazione. Sempre.
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“Zio Thad è arrivato!
Urlò il giovane appena mise piede dentro la casa e subito i due gemellini dai ricci capelli rossi assalirono il loro zio preferito, dopo zio Cooper, e con fatica Thad riuscì ad arrivare nel salotto visto che aveva due piccoli pesi ai piedi che portavano il nome di Andrew ed Emily.
“Ma guarda come siete cresciuti! Emily fattelo dire sembri una vera principessa con questo vestitino rosa. C’è lo zampino di papa o di daddy? Per Andrew nemmeno lo chiedo perché il papillon è un chiaro segno del vostro Blaine.”
“Touché. E quello è uno dei vestitini che le ha regalato maman per Natale.”
“Non poteva essere un’idea sua.”
Disse Thad facendo ridere Sebastian. In salotto trovarono Blaine che aveva lo sguardo più scuro che il moro gli avesse mai visto in faccia da anni.
“Blaine, come va?”
“A meraviglia Thad.”
“Sono contento! Sì, pure io sto bene, grazie.”
Gli disse Thad mentre Sebastian guardava male Blaine.
“Guardate lo zio cosa vi ha portato bambini!”
In quel momento i due si staccarono dalle sue gambe per poter vedere meglio il loro regalo e all’unisono incominciarono a battere le mani allegramente. Thad gli aveva portato due peluche: a Emily aveva preso un orso che era vestito come una fata, invece a Andrew aveva portato un draghetto verde di pezza. I due bambini tutti contenti andarono dai loro genitori mostrando fieramente i loro regali.
Papa sta sera ci inventiamo una storia?”
“Tesoro non so se questa sera possiamo, ci proviamo domani, okay?”
“Quindi mi salvo dal Libro della Giungla?”
Chiese speranzoso Sebastian facendo ridere la sua famiglia.
“Ma no, c’è sempre tempo per una storia dopo un cartone daddy!”
Gli fece notare risolutamente il piccolo Andrew e Thad mise una mano sulla spalla di Sebastian per dargli coraggio.
“Andiamo?”
Questa era la tattica di Blaine: prima sarebbero partiti e prima sarebbero tornati.
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Papa! Daddy! Guarda quanto è bello!
Non facevano che dire i due bambini da quando erano entrati perché non erano mai stati in un ristorante cinese e tutto per loro era così nuovo e degno di stupore, poi l’amico di Thad aveva curato tutto nei minimi particolari sembrava veramente mangiare in un ristorante nel cuore della Cina.
Papa! C’è il papà del mio draghetto! Lo potevamo portare con noi così lo vedeva!”
“Andrew o portavi Kiwi o portavi il nuovo.”
“Ma daddy non sapevo che avremmo visto un drago grosso grosso!”
“La prossima volta ce lo portiamo, ora basta.”
“Ma dopo Kiwi resterà a casa da solo.”
“Andrew.”
Il piccolo sapeva che quando sentiva il suo nome pronunciato in quel modo da Sebastian c’era solo una cosa che poteva fare: finirla lì. E così fece, li seguì e si mise vicino ad Emily che gli sorrise e poi le prese la mano. Aspettarono insieme l’arrivo dell’amico di Thad.
“Thaddeus!”
Disse l’amico dal volto non più sconosciuto appena vide il loro amico in comune, dopo averlo abbracciato e entrambi si riempirono di botte sulla schiena.
“Nathaniel!”
“Sei cresciuto o sbaglio?”
“Ti odio tra te e il mio compagno non so chi mi sfotte di più.”
“Sicuramente lui.”
“Nate ti devo presentare uno dei miei più cari amici – indicando Bas – lui è Sebastian.”
“Piacere.”
Disse Sebastian stringendo la mano che gli aveva offerto Nate.
“E quello affianco a lui è suo marito Blaine.”
Gli riservò lo stesso trattamento di Sebastian.
“E queste meraviglie?”
Chiese inginocchiandosi per poter stare alla loro altezza visto che era alto quasi quanto Sebastian e i suoi occhi grigi si posarono su i gemelli.
“Sono i nostri figli: Emily e Andrew.”
“Che bei nomi che avete.”
Disse facendo arrossire la piccola ed entrambi si andarono a nascondere chi dietro alle gambe di Blaine e chi dietro a quelle di Sebastian.
“Scusali sono dei timidoni con le persone nuove.”
Disse Blaine mentre accarezzava i morbidi ricci della bambina per tranquillizzarla.
“Dagli cinque minuti e poi ti riempiranno di storie, fidati – lo rassicurò Thad e poi aggiunse – La tua dolce Sakura?”
“Sta in cucina se vuoi faccio accomodare i tuoi amici e la vieni a salutare.”
“Perfetto!”
“Venite, vi lascio anche il menù così dopo vi mando qualcuno per le ordinazioni.”
“Grazie.”
Quando rimasero da soli Sebastian posò il braccio sullo schienale della sedia di Blaine accarezzandogli piano la spalla.
“Dai che non è così brutta come serata.”
Blaine si girò verso di Sebastian e per poco non gli rise in faccia.
“Dai non fare il bambino musone e goditi la serata.”
“Ma li hai sentiti quelli lì nell’angolo che cantano? O dovrei dire che miagolano? È orribile.”
“Isola il disturbo, - poi si avvicinò ancora di più a lui – pensa a me.”
E come sentì le labbra del marito sul suo collo prese subito il menù per coprirsi e nello stesso istante i due bambini si misero ancora più in su il loro mentre cercavano di decifrare quei strani disegni vicino ai piatti con scarsi risultati.
“Piantala. Stiamo in un luogo pubblico con i bambini di fronte.”
“Guastafeste.”
Gli disse mentre gli toglieva il menù scoprendo una faccia leggermente colorita di rosso e incominciava a leggere le pietanze.
“Ci saranno delle porzioni per i bambini?”
“Di solito al ristorante non chiediamo le porzioni più piccole per loro, non capisco il problema.”
“Sono cibi con spezie e ingredienti che non hanno mai, e sottolineo mai, mangiato, si potrebbero sentire male. Sai come tengo alla loro alimentazione.”
“Li ricatti col gelato, non credo che se per una sera mangiano qualcosa di diverso succede chissà ché, Sebastian.”
“Sarà successo una volta il caso del gelato, massimo due.”
In quel momento la nonna di Sakura incominciò ad osservare la giovane coppia che iniziava a discutere su ciò che dovevano far ordinare ai loro bambini sotto lo sguardo annoiato di quest’ultimi. Immaginò che era una cosa che accadeva spesso visto i loro visini imbronciati.  La signora li osservò per un’altra manciata di minuti e poi decise che era l’ora di intervenire perciò prima di andare da loro mise su un piattino due biscotti della fortuna.
“Salve.”
Disse con un marcato accento cinese facendo un piccolo inchino a mo’ di saluto, Andrew ed Emily la guardano con gli occhietti vispi e curiosi perché sembrava una di quelle nonnine gentili che popolano le loro storie.
“Salve.”
Rispose Sebastian al saluto e poi la signora mise sul tavolo fra i piatti dei due adulti quello che conteneva i due biscotti della fortuna.
“Anche noi vogliamo i biscottini!”
Dissero in coro i gemellini Sebastian fece segno di no e ne prese in mano uno per spezzarlo per poter darne una parte ai figli, ma la signora lo fermò e riportò il suo biscotto al suo porto.
“Per voi.”
“Possiamo averne due anche noi? Per favore!”
“Dopo. Apriteli.”
E li aprirono sotto lo sguardo confuso di Sebastian, non capiva perché prima non andava bene e ora si, ma preferì non fare domande e mostrò il suo biscotto rotto alla signora con la speranza di farla andare via dal tavolo. Blaine si mise a leggere il biscotto.
“‘. . . quando ciò che vedi è ciò che ti manca allora un amore disinteressato ti farà tornare indietro.’ Che strano sembra che manchi la parte iniziale. Il tuo che dice Bas?”
“Non vorrai dirmi che ti interessa.”
“Sono solo curioso, lo sai di aver sposato un uomo con la curiosità pari a quella dei tuoi figli.”
“‘Il premio di un nuovo viaggio che inizierà presto sarà riflesso negli occhi dell’altro. . .’, contento?”
“Stranamente uno è il continuo dell’altro, non è curioso?”
Chiese Blaine a Sebastian mentre quest’ultimo accartocciava quel foglietto e lo metteva dentro alla tasca della sua giacca.
“Dai Bas.”
Ma lui alzò le spalle e mangiò il biscotto.
“Almeno è buono.”
In quel momento la signora ritornò al loro tavolo e quando diede dei biscotti anche ai bambini che subito li aprirono si rimise dietro ai due genitori e prima toccò con un dito la spalla di Sebastian e poi quella di Blaine e subito dopo ripeté la stessa sequenza ma cambiando l’ordine per chiudere il tutto con un colpo ad entrambi. I due adulti l’osservavano con occhi scioccati perché non riuscivano a capire cosa avesse appena fatto, il perché dei colpetti e il perché di quel sorriso che nascondeva più di quello che voleva dire.
Sebastian alzò le mani al cielo dopo lo sguardo stranito di Blaine e poi si sporse verso i suoi figli per vedere cosa volevano per trovare un modo per bilanciargli il pasto per bene, non voleva farli star male.
“Ho visto che avete incontrato la nonna Sakura, è una persona fantastica.”
“E pazza.” Aggiunse fra sé e sé Blaine che quando si volse verso Sebastian capì che entrambi avevano avuto lo stesso pensiero e si sorrisero.
“Se siete pronti potete ordinare. . .”
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Mentre toglievano la cintura di sicurezza ai loro figli e se li caricavano in braccio stando ben attenti a non farli svegliare Blaine si sentiva strano.
“Avevi ragione sullo stare attenti a ciò che si mangia, non mi sento bene.”
“Ti avevo consigliato di non mangiarti il gelato fritto.”
“Però ero curioso.”
“La prossima volta starai meglio visto che non lo mangerai.”
“Ok papà! – ci scherzò su Blaine – Sbrigati ad aprire così posso andare a stendermi un po’.”
“Comandi e visto che sono un buon papà ti faccio qualcosa di caldo. Metti Emily sul suo lettino e poi vai in camera nostra, ci penserò io a te, okay?”
“Okay. Mi sembra perfetto. Grazie.”
E Blaine fece come gli era stato detto di fare mise il pigiamino alla figlia, le rimboccò le coperte e le lasciò il bacio della buona notte sulla fronte, ma prima di andare in camera sua passo in camera del figlio per dare anche a lui il bacio della buona notte. Poi si diresse verso la camera matrimoniale e si mise una sua vecchia maglia per poi stendersi sul letto chiudendo gli occhi stando bene attento a non pensare a quella strana sensazione che lo faceva star male.
Sebastian lo raggiunse dopo una manciata di minuti con un bel tè caldo che lo poggiò sul comodino vicino alla parte di Blaine, poi si sedette sul letto e gli accarezzò i capelli.
“Stai sulla mia parte del letto, Blaine.”
“No, sto sulla mia.”
“Apri gli occhi B.”
E quando lo fece si guardò intorno e costato che sì, si trovava sulla sua parte e rotolò sul letto fino ad arrivare al suo cuscino.
“Bravo adesso prendi il tè e dopo ti faccio un bel massaggino, va bene questo programma al mio bimbo?”
“Non ho cinque anni Smythe.”
“Oh giusto, quattro.”
Sebastian gli porse il tè e lui lo bevve con ancora il broncio sulle labbra.
“Tu vuoi che non ti tratti come un bambino di cinque anni quando fai le facce di un bimbo di cinque anni io non ti capisco.”
Gli disse Sebastian col sorriso canzonatorio in viso.
“Sarò un caso da studiare, che vuoi che ti dica.”
“Sì, ok, ma ora bevi.”
Blaine incominciò a sorseggiare il suo tè e quando lo finì appoggiò la sua testa sul petto di Sebastian e lo abbracciò.
“Piaciuto il tè?”
“Sì, grazie.”
Sebastian lo fece spostare e lo fece stendere a pancia in su per poi incominciare a massaggiargli  la zona dello stomaco con dei movimenti circolari. Gli baciò delicatamente le labbra e poi gli disse: “Adesso chiudi gli occhi e domani vedrai come starai meglio.”
“Ok. . . buona notte. . .ti. . .”
E si addormentò.
“. . .amo.”
Finì per lui Sebastian.
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La mattina successiva quella strana sensazione non sparì da Blaine, anzi quella sensazione di peso si spostò dallo stomaco al suo petto e non ne capiva il motivo. Blaine aprì piano gli occhi e visto che non sentiva nessun battito sotto al suo orecchio immaginò che Sebastian si fosse alzato prima per via di un’emergenza sul lavoro, quindi si sentì libero di stiracchiarsi come voleva, ma sentì degli strani versi provenire sopra a lui. Pensò che uno dei suoi figli avesse avuto un incubo e senza che lui se ne accorgesse si fosse addormentato con loro, forse era per quello che Sebastian non stava vicino a lui. Ma quando aprì gli occhi si trovò di fronte a una cosa che era impossibile.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH.”
Urlò e di soprassalto l’altro corpo si alzo immediatamente dal letto e si mise una mano sopra gli occhi per coprirsi dal sole.
“Blaine ma-”
E anche lui si fermò perché quello non era il suono della sua voce e quando aprì gli occhi si trovò di fronte la verità.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH.”
Urlò anche Sebastian a sua volta, non era possibile.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH.”
Ma in un momento di lucidità Blaine che ora aveva le sembianze di Sebastian si mise una mano sulla bocca e invitò l’altro di fare lo stesso, non voleva svegliare i suoi figli.
“Non può essere.”
Disse Sebastian mentre toccava le sue braccia, il suo petto e la sua faccia per testare che tutto questo era vero, si diede pure un pizzico pur di provare che questo era tutto un sogno, che si sarebbero svegliati fra poco, non c’erano altre soluzioni, questo era impossibile.
“Stiamo facendo lo stesso sogno vero?”
“Blaine mi dai un pugno?”
“No scusa dammelo te, non voglio avere segni sul mio volto ho delle lezioni oggi, non posso. HO DELLE LEZIONI OGGI PORCA MISERIA! Come farai?”
“Ci vai tu, ovvio.”
“Certo faccio ‘Oh salve sono il marito di Blaine non vi preoccupate anch’io ho un diploma in conservatorio, lui ora mi sta dando il cambio al mio studio, ma tranquilli sono bravo quanto e come lui.’ Ovvio Smythe, ovvio.”
“Fingiamoci malati!”
“No, non possiamo con questo poco preavviso, lo sai. Facciamo così: io ti passo i miei appunti per questa lezione e quelle di oggi pomeriggio verranno rinviate, ma se vuoi provare fai pure, ma è più difficile fingere. E mi darai tutto l’occorrente per sostituirti.”
“Non funzionerà mai.”
“Basta crederci, non voglio sentirti dire questo. Se non riusciamo a sostituirci nei nostri lavori come faremo a ritornare nel. . . proprio corpo. Mi fa assurdo dirlo.”
“Ok, dobbiamo farcela. Vai a svegliare i bambini e controlla che Andrew sia Andrew e che Emily sia Emily, okay? Io intanto faccio la colazione e dopo ci scambiamo i materiali.”
Blaine andò subito nella loro stanzetta e dopo aver baciato la fronte di Andrew smosse il suo corpicino invitandolo a svegliarsi.
“Andrew è ora di alzarsi, su.”
Il bambino al sentire la voce del suo daddy aprì subito gli occhietti azzurri stropicciandoseli un po’ e confuso chiese: “Daddy che ci fai tu qui? Papa sta bene? Mi sveglia sempre lui. . .”
Questo né Blaine e né Sebastian ci aveva pensato: lui sì, era Blaine, ma esteriormente era suo marito e i loro figli si basavano su questo, di certo non potevano dirgli: i vostri papà si sono scambiati di corpi, li avrebbero scioccati.
Papa voleva provare a fare la colazione come la faccio io, secondo te ci riesce?”
“Potrebbe.”
Disse Andrew a Blaine facendolo ridere, aveva fiducia nel suo papa, ma Seb cucina meglio di lui ed entrambi lo sapevano. Blaine volse la testa dall’altro lato della stanza trovando Emily già sveglia.
“Ehi principessa che ci fai già in piedi?”
“Vi ho sentito urlare.”
Detto quello si girò verso di lui e Blaine notò che aveva gli occhioni gonfi, le fu subito vicino.
“Ehi principessa va tutto bene perché quei occhi rossi rossi?”
“Ho avuto paura, non mi piace quando urlate.”
“Non abbiamo litigato, tranquilla.”
“E allora perché avete urlato, si urla quando si è arrabbiati. No?”
“Abbiamo fatto un incubo e abbiamo urlato, tutto qui.”
Non le stavano mentendo, è veramente un incubo questo, ma ancora non hanno avuto il piacere di svegliarsi.
Blaine le lasciò un bacio fra i ricci e le sorrise, era più tranquilla.
“Andiamo a mangiare?”
“SI!”
Appena entrarono nella cucina i bambini andarono a salutare il loro papà che si destra fra i fornelli con la padronanza che hanno sempre visto in Sebastian. Quest’ultimo sentendoli arrivare si gira verso di loro e lascia ad entrambi un bacio sulla testa e dopo si rimette al lavoro mentre i due si mettono a sedere al loro posto.
Blaine andò verso Sebastian e lo abbracciò da dietro, quando appoggiò la sua testa sulla spalla di Sebastian gli venne da ridere.
“Che c’è?”
“È per la prima volta che per appoggiarmi alla tua spalla non mi devo alzare.”
Adesso anche Sebastian ride mentre impastava per bene l’impasto dei pancake.
“E io per prendere gli ingredienti non mi ero mai dovuto allungare così tanto. Ma non ti sa scomodo essere così. . . come dire, diversamente alto?”
“No, io mi chiedo come fai ad essere così alto.”
“A me piace, Mr Hobbit.”
“Adesso chi è l’hobbit però?”
“Touché. Però dovresti toglierti da dietro o starti fermo. Il tuo corpo reagisce in modo strano in presenza del mio corpo e ci sono i bambini.”
“Giusto. – poi si staccò da lui e si rivolse ai bambini – vediamo se papa riesce a fare i pancake più buoni dei miei!”
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“Bas tutto ok con bambini?”
Gli chiese per la milionesima volta Blaine, Sebastian non li aveva mai portati a scuola prima d’allora perché Blaine doveva passarci avanti e quindi il riccio aveva paura che potesse fare una mossa che lo portasse a farsi scoprire.
“Sì, sono stati bravissimi, li ho lasciati là e ora sto andando a scuola. E se te lo stai chiedendo no, sono stato bravissimo e loro non sospettano niente.”
“Perfetto. Ti ricordi le cene con i miei colleghi? Te l’ho presentati.”
“No.”
“Quindi non ti ricordi i loro nomi.”
“Esattamente.”
“Ok, fa niente spero che non ti daranno troppa noia. Allora per gli alunni non ti preoccupare, anch’io alcune volte mi sbaglio. Per le lezioni gli appunti sono divisi per classi e trovi tutto sul mio armadietto e l’orario sul mio registro. E per la mattina sei apposto. Nel pomeriggio ti va bene perché non ho lezioni troppo importanti ho controllato prima e con una buona scusa dovresti sistemare tutto.”
“Ok, tutto chiaro. Lo sai che è stranissimo sentirti parlare con la mia voce?”
“Lo stesso vale per me. Mi sembra di parlare con me stesso.”
“Non vedo l’ora che finisce tutto killer. A te ho detto tutto, ma tanto a differenza di me quell’ambiente lo conosci bene.”
"Già lo conosco bene, purtroppo."
"Tu sarai grande a vestire i miei panni, ne sono sicuro."
"Grazie, io credo in te."
"Speriamo che tutto vada per il meglio."
"Tanti anni passati al mio fianco dovresti aver imparato qualcosa, dai."
"So con quanta passione lo fai."
"Andrà bene."
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 "Odio. Ogni. Tuo. Singolo. Allievo. E. Collega."
Blaine non riuscì a trattenersi dal ridere perché sapeva com'erano alcuni dei suoi allievi così come sapeva di quanto potevano essere assillanti i suoi colleghi.
"Che è successo, Bas?"
"Ma cosa mangiano la mattina i tuoi allievi prima di venire a scuola? Gli altri insegnanti gli passano roba pesante durante le loro lezioni così quando vengono da te sono fatti?"
"Dai alcuni saranno pur particolari, ma tu dovresti sapere come prenderli."
"Alcuni? Io direi tutti, sono una mafia: vedono che il prof oggi è strano e architettano qualcosa e dopo sono tutti: io non ho visto niente. Stile il ‘Padrino’."
Blaine si mise una mano sulla bocca per non ridere un’altra volta, ma fallì miseramente. L’idea dei suoi allievi dipinti come una piccola mafia lo faceva sbellicare.
“Non dovresti ridere, sono scioccato dal loro ingegno. Sai quanti modi hanno inventato per usare il telefono durante la lezione? Troppi. O per chiacchierare col compagno che sta dall’altro lato della stanza? O di tutti i modi per disturbare?”
"E non hai ancora visto il meglio, durante i compiti in classe danno il loro meglio. Invece i miei colleghi che ti hanno fatto di male?"
"Hanno chiesto tante cose su di me come Sebastian e sui bimbi, ma dopo hanno attaccato un lagno e prima si lamentavano degli alunni, e poi della loro famiglia, della suocera, del cane che marca il territorio anche sul divano in soggiorno e poi c’è quello che si lamenta del giardiniere che gli taglia male le piante e chi si lamenta che la loro piscina non è blu come quella del vicino. Ma non era l'erba del vicino è più verde, adesso pure la piscina?"
"Amore sono sempre così tu basta che sorridi e annuisci e pensi ad altro. Ad alcuni basta poco."
"Ma la loro è come una cantilena che ti entra in testa!"
"Fidati."
"Non vedo l'ora di tornare a casa."
"Dai ti manca l'ultima ora, ce la puoi fare."
Gli disse dolcemente Blaine e Sebastian prese un bel respiro profondo, rimasero in silenzio per qualche altro minuto.
"Ma ogni giorno è così?"
"Beh visto che come insegnate mi fanno girare molte scuole devo dire che quando mi capita il giorno delle medie beh quello è l'inferno, non ti danno retta. E con in testa le band del momento è difficile insegnargli un po’ di buona musica alcune volte. Ma quando ti fanno domande o vedi che sono veramente curiosi di sapere determinate cose è appagante."
"Io ho sempre pensato che tutto questo era meno stressante, davo per scontato molte cose. Ho visto i tuoi appunti, sono curati nei minimi dettagli e per tenerli così è ovvio che ci devi spendere molto tempo. Grazie a quelli sono riuscito a tenere una buona lezione, almeno me lo auguro."
"Apprezzo molto quello che dici, grazie. Adesso devo andare e se sopravvivi all'ultima ora chiamami."
"Sarà fatto."
"Buona fortuna amore."
"Se non dovessi sopravvivere sappi che ti amo."
"Beh vedi di sopravvivere così saprai la mia risposta."
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Nell'ora della merenda Andrew e Emily si diedero appuntamento all'ombra del grande albero al centro del grande prato, dove si svolgevano tutti i giochi, perché dovevano discutere di una cosa che era importantissima.
"Papa e daddy sono sotto un incantesimo," disse il piccolo Andrew "hai notato che si comportano in modo strano? Daddy che ci sveglia, papa che fa la colazione e la fa uguale a daddy! E per non parlare del fatto che oggi papa per portarci a scuola voleva prendere la macchina di daddy!"
"Poi sembra che papa guarda con lo stesso sguardo che ha daddy quando lo guarda. Hai ragione, sono strani."
"Qui bisogna intervenire!"
"E se la signora del ristorante non fosse la vecchietta buona della favole ma la strega cattiva?"
"Potrebbe. . . Hai portato con te i libri delle fiabe?"
Emily sorrise e tirò fuori dal suo zainetto molti libricini, erano convinti che lì dentro avrebbero trovato la risposta che cercavano.
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Messaggio da: Beebu
Sono sopravvissuto all'inferno dell'ultima ora. Non vedo l'ora di abbracciare i nostri figli e rifugiarmi nella tranquillità della nostra casa. Il casino dei nostri figli non lo vivrò più nello stesso modo. Vedi di tornare presto.
ps: mi fa strano cercare un Bastian nella mia rubrica.

 
Messaggio da: Bastian
Lo sapevo che ci saresti riuscito! Tornerò il prima possibile e devo ammettere pure io che questo è molto più stressante di quello che pensavo qui.
ps: non sentivo quel soprannome da quando Andrew ha imparato a dire il mio nome, mi manca il suo Beebu. Non ti facevo così sentimentale mio caro Smythe.
pps: trovami una cosa non strana di questa giornata e vinci un premio.
 
Messaggio da: Beebu
Ho sempre adorato quel Beebu e lo sai quindi non ho resistito a non usarlo. Quando torni a casa dobbiamo trovare un modo per sistemare la cosa.
 
Messaggio da: Bastian
Perfetto. Ricordati di andare a riprendere i bambini, ci va sempre il loro papa a prenderli.
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“Sono tornato!”
Urlò Blaine dopo esser stato attento a dove mettere la 24h di Sebastian, sotto all’appendiabiti, in quel momento gli corsero incontro i due gemellini con la faccia tutta sporca di Nutella e quando aprì le braccia entrambi gli salirono sopra lasciandogli tutte impronte di Nutella sul collo.
Daddy!”
Lo salutò con un bacio la piccola Emily e poi li fece scendere.
“Che avete fatto oggi?”
I bambini si guardarono e dissero in coro “Niente!” che insospettì subito il loro genitore, ma pensò che si comportavano così perché stavano facendo merenda con la Nutella e di solito Sebastian ci sta attento a queste cose. I bambini ritornarono in cucina e si arrampicarono sugli sgabelli del tavolo rialzato della cucina dove li aspetta la fetta di pane non finita e un bel bicchierone di latte. Sebastian alzò gli occhi dai suoi appunti perché credeva che se doveva passare un altro giorno in quella giungla di certo non ci sarebbe andato impreparato. Quando alzò gli occhi Sebastian rise e poi gli andò vicino.
“Mi devi dire qualcosa?”
Gli chiese Sebastian per poi girarsi a fare l’occhiolino ad Emily che una volta seguito lo sguardo del suo daddy dritto verso la guancia del suo papa anche lei incominciò a ridere, l’unico ignaro di tutto restava Blaine.
“No, perché?”
Sebastian per via del ridere della sua bimba faceva fatica a tenere uno sguardo serio, ma ci doveva riuscire.
“Credo che mi nascondi qualcosa e devi dire al tuo amante che la prossima volta non dovrebbe usare un rossetto fatto di una crema italiana a base di cacao e nocciole. Lascia tracce. Per non parlare del tuo collo.”
E quando Blaine corse verso l’ingresso Sebastian fece finalmente compagnia al riso della figlia e poi prese un panno umido e aspettò che ritornasse in cucina. Ci volle più di quello che pensava prima che Blaine riapparve alla porta e guardando la sua faccia pulita capirono che si era andato a lavare.
“Nascondi le prove eh?”
Blaine andò vicino a lui ridacchiando e lo baciò sulle labbra, ma dopo un po’ Sebastian si staccò un po’ da lui e l’altro lo guardò con fare interrogativo.
“Che c’è?”
“Mi sembra di baciare me stesso.”
Gli sussurrò nell’orecchio per non farsi sentire dai loro figli che attenti li stavano osservando, quando gli disse quello Blaine posò la testa sulla sua spalla mentre rideva. Questo comportamento non sfuggì agli occhietti dei piccoli e Andrew si appuntò mentalmente che daddy ride come papa, i due gemellini si scambiarono uno sguardo d’intesa e si sorrisero.
Quando i bambini finirono di mangiare Sebastian li aiutò a ripulirsi da tutta la Nutella che avevano spalmata sulla faccia e sulle mani meravigliandosi di quanta potesse essere. Finiti di pulirli Blaine ritornò in cucina dove trovò Sebastian che lo stava aspettando, si mise a sedere davanti a lui.
“Pensavo di chiamare Thad e chiedergli se ce li poteva tenere il pomeriggio così noi possiamo andare al ristorante e parliamo con la signora, ci facciamo dare il numero di Nate così se è chiuso chiamiamo lui e parliamo con la ragazza, deve pur sapere qualcosa forse si trasmettono questo potere fra generazioni. Poi torniamo a casa e ci prepariamo per la nostra serata all’insegna di cartoni Disney e storie su strani orsi dalle sembianze fatate e draghetti di pezza.”
“Mi sembra un piano perfetto, chiami tu Thad?”
“Oh no, devi farlo te. Io sono Blaine, ricordi.”
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Thad arrivò a casa loro il prima possibile, ma c’era un sacco di traffico quel giorno e prima delle sei non riuscì ad arrivare. Più passavano i minuti e più Blaine diventava intrattabile, ci teneva alla serata di oggi e di certo non avrebbe permesso a Thad di rovinargliela un’altra volta. I due si trovavano sul divano a leggere i rispettivi appunti, ma la gamba di Blaine non smetteva un minuto di tremare e distraeva l’altro perciò quando Sebastian non riuscì più a sopportarla gli mise una mano sulla coscia e immediatamente si fermò.
“Respira, che ci mettiamo poco ad arrivare al ristorante.”
“Ma-”
In quel momento sentì suonare il campanello e Blaine dopo che ebbe preso due bei respiri profondi gli andò ad aprire. Come Thad entrò lo abbracciò subito.
“Seb tutto ok?”
“Si, a meraviglia. È solo che dovevamo fare una commissione, ma non potevamo portarci i bambini.”
“Ma che è? Il tuo Blaine ti ha attaccato la mania di rispondermi con i ‘a meraviglia’?”
“Ma che dici?”
“Guarda che ho capito tutto, a me puoi dirla la verità.”
Blaine lo guardò scioccato perché non poteva averla capita, era impossibile.
“Seb non c’è niente di male se per un pomeriggio volete fare gli sposini senza responsabilità, non è mai morto nessuno. Poi avete lo zio Thad a disposizione quando volete.”
Gli disse facendogli l’occhiolino e in quel momento Blaine riprese a respirare.
“Eh già ci hai scoperti.”
Disse alzando le mani sorridendogli.
“Ti conosco bene.”
“Bambini venite a vedere chi è arrivato!”
E poi Thad venne assalito di tanti “zio Thad!”, “che ci fai qui” e “vieni a giocare con me”. Dopo aver salutato i loro Andrew ed Emily i due genitori se ne andarono con la promessa all’amico di tornare al più presto e dopo aver ringraziato per la milionesima volta Thad.
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“Ma ti pare che oggi è proprio il suo giorno di chiusura! Hanno aperto ieri!”
Disse Sebastian colpendo il vetro del ristorante.
“Forse è una loro tradizione, tranquillo. Adesso chiamo Nate, ok?”
Sebastian ritornò in macchina e si mise a sedere sul sedile del guidatore mentre aspettava che Blaine finisse di parlare con lui.
-Pronto?
“Ciao! Sono S- Blaine! L’amico di Thad.”
-Oh sì mi ricordo di te. Come mai hai chiamato?
“Ieri la nonna di Sakura ci ha dato dei biscotti della fortuna e avremmo bisogno di parlarci.”
-Non mi dire che l’ha fatto ancora.
“Scusa? Ancora cosa?”
-Senti facciamo così andate allo Starbucks del centro e aspettateci lì, arriviamo subito.
“O-ok, grazie. A dopo Nate.”
-Ciao.
Blaine si mise ad osservare le lampade cinesi a decorazione dell’esterno e si mise a ridere scuotendo la testa.
“Che ha detto?”
“Che ci vuole vedere. – poi salì in macchina – metti in moto e dirigiti verso il centro.”
“Credi che loro sappiano?”
“Sì, e penso che anche a loro sia successa una cosa simile.”
“A quest’ora non ci conviene parcheggiare in centro, facciamo prima ad arrivarci a piedi. Tanto siamo vicini.”
Blaine annuì e a passo svelto si incamminarono verso il bar, lungo il cammino parlarono di tutti i loro problemi nei quali si erano imbattuti nel corso della mattina, ma ben presto Sebastian venne distratto da tutti gli sguardi che vennero rivolti a Blaine quando le persone gli passavano vicine e in quel momento quando la gelosia lo colpì in pieno petto, ciò lo portò ad avvicinarsi ancora di più a lui facendo passare il suo braccio intorno alla vita.
In quel momento Sebastian finalmente capì perché a Blaine dessero così fastidio quegli sguardi.
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Come li videro arrivare Nate e Sakura si alzarono in piedi per farsi notare e gli altri due presero posto affianco a loro molto velocemente, l’altra coppia gli porse due bicchieri di caffè ancora caldi.
“Mi dispiace moltissimo,” iniziò Sakura “purtroppo mia nonna non riesce a non impicciarsi degli affari altrui.”
“L’ha fatto anche con noi qualche mese fa.”
“Non so come ci riesce ma anche a noi ci aveva dato i biscotti della fortuna e dopo ci ha toccato le spalle.” E imitò il gesto che la signora fece a loro due sulle loro spalle.
“E come siete riusciti a tornare nei vostri corpi?”
“Dovete trovare il motivo delle vostre litigate, capirlo e risolverlo. Solo così riuscirete a ritornare nei vostri corpi. Ce lo spiegò lei perché dopo giorni e giorni non riuscivamo a tornare normale ed eravamo stanchi.”
“Non c’è una data di scadenza vero?”
“No.”
“Siamo molto dispiaciuti, sappiamo quello che vuol dire.”
“A voi vi è andato bene, pensate se vi eravate svegliati nel corpo di una donna!”
“Non che il corpo di un uomo sia meglio.”
E quello scambio di battute li fecero ridere. Blaine guardò l’orologio e vide che era tardi, dovevano ritornare a casa adesso per preparare la cena.
Quando Sebastian fece il gesto di tirare fuori il portafoglio Nate gli fece cenno di no.
“Paghiamo noi, mi sembra il minimo.”
“Grazie mille.”
Li salutarono e poi corsero verso la macchina.
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“Capire i motivi dei litigi.”
Era ciò che continuava a ripetere Blaine durante il viaggio di ritorno.
“Il lavoro l’abbiamo capito, le occhiate che ti fanno imbestialire capite e ti assicuro che proverò a non darci più peso. Manca la serata.”
“Ma non può essere così facile, secondo me manca un tassello che non possiamo vedere.”
“Dici?”
“Deve esserci. Non mi fido.”
“Stammi bene a sentire B: noi adesso torniamo a casa, prepariamo la cena e mangiamo con calma, ti fai raccontare tutto quello che hanno fatto i bambini che di solito ti dicono quando tornate in macchina insieme, vediamo quel cartone che odio tanto e poi gli raccontiamo quella favola con i loro nuovi animaletti di pezza. Ci stai?”
Blaine gli strinse la mano sopra il cambio e gli sorrise, gli andava bene come piano e insieme avrebbero trovato un modo per superare anche questa, ne avevano già superate tante insieme.
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La cena passò allegramente e in compagnia di Thad, visto che si era reso così disponibile nel badare i gemelli ai due sembrava più che giusto ripagarlo facendolo ritornare a casa con lo stomaco pieno, poi Sebastian ci teneva a lui quindi a Blaine non gli pesò il condividere quella serata anche con lui. Thad restò con loro solo per la cena perché da quello che Seb gli aveva raccontato ieri per Blaine quella serata era importante, perciò dopo che aiutò a sistemare la tavola, fra una chiacchiera e un bicchiere di vino, salutò tutti e se ne ritornò a casa dove lo aspettava una bella video-chiamata.
Andrew come vide la porta chiudersi alle spalle dello zio corse subito a cercare nel ripiano dei dvd della Disney il “Libro della giungla” e fu il primo a mettersi a sedere sul divano. Come ogni qualvolta che si vedeva un film Sebastian si prendeva il bracciolo destro e Blaine l’altro, ma questa volta si invertirono perché non stavano più nel proprio corpo. Quando Emily si mise al suo solito posto e alzò il visino in alto con la consapevolezza di incrociare gli occhi verdi del suo daddy invece trovò due occhi dorati che appartenevano al suo papa.
Daddy perché non stai qui con me?”
Blaine come vide che Sebastian stava per rispondere si sbrigò a dire la sua.
“Oggi ci andava di cambiare, ti dispiace?”
“No.”
Disse mentre si stendeva e metteva la testina sulla coscia di quello che credeva che era il suo papa ignara del fatto che quello che le stava accarezzando i capelli era proprio il suo daddy, ma solo in un altro corpo.
Quando arrivò la canzone dello stretto indispensabile i bambini incominciarono a saltare a ritmo di musica e cantavano stranamente accompagnati dal loro daddy che non aveva mai mostrato degli apprezzamenti per la canzone perciò per non destare troppi sospetti nei loro figli dopo che era una cosa risaputa che Sebastian non sopportava quel cartone, anche il Sebastian che stava nel corpo di Blaine incominciò a cantare di controvoglia quella canzone che detestava. Così tutti a quattro insieme si ritrovarono a cantare quella canzone e Sebastian dovette ammettere a se stesso che dopotutto quella canzone non era così male, almeno non se la si cantava tutti insieme.
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“E così il draghetto di pezza riuscì a salvare fatina trasformata in un orsetto dalle segrete della strega cattiva e la portò a casa. Orso Fata nel cuore della notte sparse al vento la polverina dei dolci sogni che teneva lontano gli incubi dalle menti dei bambini. Da quella sera si danno l’appuntamento al tramontare del sole e ogni notte proteggono i sogni dei bambini e vissero per sempre felici e contenti.”
Finì di raccontare Blaine e fra uno sbadiglio e un altro di Emily le diede la buona notte e poi si rigirò nel lettino stringendo forte a se il suo Orso Fata, Blaine le lasciò un bacio fra i ricci e quando si stava per alzare lei lo fermò stringendogli la mano perché gli voleva lasciare un bacetto anche da lui sulla guancia. In quel momento a Blaine mancò ciò che Emily gli diceva sempre in quel caso, gli mancò il suo “papa ma mi fai il solletico!”, Sebastian raramente aveva la barba non tagliata. Lo stesso trattamento venne riservato anche al piccolo Andrew e quando spensero le luci i loro bimbi erano già nel mondo dei sogni.
Sebastian, quando furono fuori, si appoggiò a suo marito.
“Ehi Bas che hai?”
“Oggi non mi sento bene io.”
“Ma prima stavi bene, no?”
“Sì, no, non mi sembrava.”
“Vuoi che ti preparo qualcosa? Vai a stenderti ti riserverò le stesse cure tue di ieri, dopo un po’ sono stavo meglio.”
“Grazie,” gli disse baciandolo. “mi vado a stendere, ti aspetto in camera.”
Blaine dopo aver maledetto l’acqua che non ne voleva sentire del bollire finalmente si diresse nella loro camera e trovò suo marito con gli occhi chiusi e un braccio sopra l’addome. Blaine andò vicino a lui e gli mise la propria mano sopra alla sua, questo contatto fece aprire gli occhi di Sebastian.
“Ti ho fatto un tè magico, scommetto che ti sentirai meglio in un baleno.”
“Questi trucchetti non funzionano con me.”
“Perfetto, niente bacini magici per te.”
Disse Blaine rigirandosi dall’altra parte ignorando il tè fumante vicino a lui, dopo un po’ Sebastian lo imitò e lo abbracciò da dietro.
“Dovresti bere il tè prima che diventa troppo freddo.”
Blaine aspettò, ma non ricevette alcuna risposta se non un respirare più regolare e lento, Sebastian si era addormentato. Blaine sperò che anche a lui ciò accadesse presto e sperò anche di risvegliarsi il giorno dopo da questo strano sogno vissuto nel corpo del marito.
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La sera precedente si erano scordati di chiudere le persiane e un raggio di sole entrò nella stanza matrimoniale andando a disturbare Sebastian. Come aprì gli occhi gli venne da ridere perché si sentì due braccia che lo tenevano stretto sui fianchi e rise perché anche in un altro corpo Blaine non riusciva a stare al suo posto senza finire su di lui, ma quando Sebastian si girò per guardarlo in viso la verità gli si piazzò di fronte: in quella notte lo strano incantesimo che li aveva fatto cambiare di corpo, facendogli passare una giornata dal punto di vista dell’altro, aveva fatto il suo corso e avevano riconquistato il proprio corpo. Sebastian appoggiò la sua fronte su quella di Blaine strofinando il suo naso con il suo, gli era mancato vedere il volto del marito con i suoi occhi. Il moro si svegliò poco dopo di lui e quando aprì gli occhi si trovò immerso subito in quel mare verde che amava e ci mise poco a capire la verità, lo abbracciò e lo baciò dalla felicità.
“Non ci credo.”
Continuava a dire Blaine e dopo un po’ gli venne un dubbio.
“Ma abbiamo sognato?”
“No, non credo.”
Sebastian si girò e prese il cellulare in mano notando che no, non avevano sognato perché erano passati più di un giorno da quando erano andati in quel ristornate, lo rimise al suo posto e guardò suo marito.
“Mi era mancato sentirti parlare con la tua voce, Bas.”
“Anche a me, tanto. Stavo pensando: tu l’altro ieri ti eri sentito male e ci siamo scambiati di corpo, ieri mi sono sentito male io ed eccoci qua, però perché quando stavo nel mio corpo io non ho sentito niente?”
“Non lo so, sarò quello che ha il corpo più sensibile, che ti devo dire?”
Stettero un po’ in silenzio e poi Blaine si tirò un po’ su facendo forza sul suo gomito in modo tale da poter guardare Sebastian negli occhi, aveva uno strano sorriso dipinto sulle labbra.
“Ieri sbaglio o hai cantato ‘Lo stretto indispensabile’?”
“Che dovevo fare? Ti eri messo a ballare insieme ai nostri figli e ti ricordo che in quel momento avevi la mia faccia. Dovevo rimediare.”
“Ma sorridevi. . .”
“Ok, mi è piaciuto e non è poi così brutto. Lo ammetto. Contento?”
“Contentissimo.”
Rispose per poi baciarlo.
“Andiamo a controllare i piccoli?”
Chiese Blaine fra un bacio e un altro.
“Perché? È ancora presto.”
“Perché non vorrei che questa cosa che ci ha fatto la nonna di Sakura si potesse attaccare.”
“Non è mica l’influenza.”
Disse ridendo Sebastian, ma Blaine sembrò che non l’avesse sentito perché si alzò di malavoglia e si appoggiò allo stipite della porta per aspettare suo marito che si decidesse di imitarlo.
“Ma sei serio?”
“Ovvio che si Bas, muoviti che il tuo Beebu vuole controllare i bimbi sperando di non doversi imbattere in strane conversazioni prima di colazione.”
“Facciamo così addentrati da solo in questa tua folle missione io vi preparo i viveri.”
“Mi sembra un buon piano. Ci vediamo alla tana.”
Sebastian fece ricadere la sua testa sul cuscino un’altra volta incominciando a ridere.
“Ho sposato un pazzo.” si disse.
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“Andrew sveglia sveglia!”
Disse Blaine a suo figlio per farlo svegliare e come il bambino sentì la sua voce aprì subito i suoi occhietti celesti incominciando a saltare sul letto.
“Ci siamo riusciti!”
Era quello che continuava a ripetere fra un salto e un altro. Blaine era confuso perché non riusciva a capire cosa mai avesse fatto di tanto importante da scaturire tutto questo entusiasmo, per farsi spiegare Blaine lo afferrò dalla vita e lo fece sedere sopra le sue ginocchia.
“Ometto che è successo?”
“Ieri io e Emily vi abbiamo osservato e abbiamo visto che vi comportavate in modo strano perciò dopo che ci avete dato il bacio della buona notte abbiamo chiesto all’Orso Fata se c’era un modo per aiutarvi, siamo venuti in camera e abbiamo fatto un incantesimo. Mi hai svegliato tu quindi è tutto ok! Corro a dirlo a Emily!”
Questo lasciò completamente spiazzato il povero Blaine che si meravigliò dei suoi stessi figli, sapevano che erano attenti ai più piccoli particolari per via della loro immensa curiosità, ma non pensava che sapessero addirittura decifrare i loro comportamenti. Sotto il cuscino del piccolo Andrew trovò dei fogli con delle scritte colorate e disordinate.
Su una c’era scritto: “1- La strega di Biancaneve cambia aspetto con una pozione. 2- I rannochi se li baci si trasformano in principi. 3- La sirenetta cambia forma dando in cambio la sua voce.”
C’era un “i papà ci baciano troppo” accanto al punto 2 e Blaine notò che c’era anche un piccolo errore, resistette all’impulso di correggerglielo non voleva che sapesse che lui aveva visto i loro appunti. C’era scritto un punto 4, ma non erano riusciti a trovare nient’altro da aggiungerci. Blaine li guardò per un’ultima volta e scoppiò a ridere passandosi una mano fra i capelli ricci.
Quando li raggiunse in cucina trovò i suoi bimbi che stavano mangiando e con Sebastian appoggiato col gomito sul tavolino dell’isola e la testa appoggiata sulla sua mano mentre li ascoltava attentamente i discorsi dei figli, interveniva pure per fargli capire che li stava seguendo. Quando Sebastian alzò lo sguardo su di lui capì che gli stavano raccontando della grande magia che avevano fatto quella notte riportando nei loro corpi i loro papà, erano orgogliosi di ciò che era successo.
Papa?”
“Dimmi ometto.”
“Visto che questa sera ho dimostrato i miei poteri magici a 11 anni mi arriverà la lettera da Hogwarts, vero?"


Beth's Corner!
Salve a tutti! Sì, siamo tornate! La beta mi ha obbligato a staccarmi dal magico mondo efp (cosa non positiva per la mia salute mentale perché ciò mi ha portato nel meraviglioso mondo di Doctor Who), ma dopo tutto non ha fatto male, l'ho assilata tanto per queste domeniche e si merita una vacanza! Però siamo tornate! A chi è mancata questa famiglia un po' fuori dal normale? A noi tanto! Spero che Lucky vi sia piaciuta. BODYSWAP era il prompt per questa domenica e mentre pensavo alla trama son morta più e più volte dal ridere annegando nel profondo mare dei feels seblaine!
Ora vi lascio e buona seblaine sunday a tutti :)
Love always,
_Beth
 
 
 
   
 
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