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Autore: Zonzi_Kuchiki    01/09/2013    4 recensioni
Una ragazza e il suo sogno. Una fine, o forse un inizio? Non è facile combattere con la morte, non ci è concesso, ma forse lei avrà una possibilità per cambiare la sua vita, e non solo.
Un nuovo paese, nuove emozioni, nuove scelte. Quale sarà la sua?
Genere: Angst, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Violenza
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"Tanti auguri Bill e Tom, siete la mia felicità. :) "

Due forti luci.
Una frenata brusca.
Odore di pneumatici sull’asfalto.
La macchina per poco le sfiorò la gamba e l’mp3 le cadde a terra.
-Hey! Stai bene? Scusami, non ti ho proprio vista qui è tutto buio!
Un ragazzo sulla trentina uscì dalla Volkswagen blu scuro e si avvicinò a Fey che era rimasta immobile a pochi centimetri dall’auto.
Lo guardò e poi si guardò attorno, come se si fosse appena svegliata.
Il ragazzo le toccò un braccio e poi le raccolse l’mp3 da terra.
-Tieni, questo è tuo. Ti è caduto… Sicura di star bene?
Fey lo prese e annuì al biondo che le offrì un passaggio a casa, ma rifiutò.
-No, grazie… Abito qui dietro, non c’è bisogno.
-D’accordo.

Rimase lì per qualche istante, sotto la luce dell’unico lampione nella via. Con “Wir sterben niemals aus” che ancora suonava nelle cuffie e le sue Converse rosse leggermente sporche.
Che cos’era accaduto? Era come se le avessero lanciato un secchio d’acqua gelida dopo una sbornia. Non capiva dov’era, non sapeva neanche che giorno fosse.
Rientrò in casa, le luci erano spente. Andò in cucina a bere un bicchiere d’acqua, probabilmente stava sognando, perché la sveglia sul ripiano della cucina segnava le 22:40 del 15 Dicembre.
Fey fece qualche passo indietro e controllò nel calendario.
15 Dicembre.
Andò ad accendere la televisione che rimbombò con la voce di una signorina che annunciava le previsioni metereologiche.
Anche lì, 15 Dicembre.
Spense la televisione e scosse la testa.Non era possibile, no? 
Lei stava sognando, anche perché era a casa sua, e invece doveva essere da Tom.
Tom, certo. Non avrebbe potuto dimenticarlo neanche se avesse voluto.
Salì le scale con gli occhi mezzo chiusi, possibile che le fosse venuto così tanto sonno d’improvviso?
Riuscì a togliersi le scarpe prima di buttarsi a letto e cadere in un sonno profondo.

 
Il sole entrava leggero dalle tende semichiuse e Fey venne svegliata da un dolce odore di caffè.
Si rigirò nel letto e allungò il braccio alla sua sinistra, sussultò quando la mano sporse dal materasso.
Il letto di Tom è grande, perché ho la mano fuori?
Aprì gli occhi e si alzò di scatto non appena riconobbe la sua stanza, i suoi poster, i suoi vestiti, le sue cose. Il suo profumo, il suo e basta.
Si guardò, era ancora vestita. Si alzò piano, sperando che stesse ancora dormendo, che stesse ancora sognando, ma sembrava tutto così reale.
Si affacciò dalle scale e vide la madre avvicinarsi alla rampa.
-Oh, cara! Sei sveglia! Vuoi scendere giù a fare colazione? Ho comprato le paste al cioccolato, come piacciono a te.
Fey si sforzò di sorridere e le indicò il bagno. La madre annuì e tornò in cucina.
Percorse piano il tratto di corridoio che separava le scale dal bagno, si teneva alla parete, come per paura di cadere da un momento all’altro.
Quando si chiuse la porta alle spalle aspettò qualche secondo prima di guardarsi allo specchio.
La solita sagoma, i soliti capelli mossi, i soliti occhi ghiacciati.
Iniziò a credere che non fosse tutto un sogno, mentre continuava a guardarsi allo specchio, cercando qualsiasi traccia di irrealtà.
Si toccò una scapola e non provò niente, neanche un minimo fastidio.

Le si gelò il sangue. -Ti prego, ti prego, ti prego…
Fey sussurrava quelle parole a sé stessa, alla ragazza riflessa nello specchio che quasi non riconosceva più senza Tom al suo fianco.
-Ti prego, fa che sia un sogno… Fammi risvegliare accanto a lui…
Tremava e le lacrime le bagnavano le guance, toccava lo specchio, lo graffiava dov’era riflessa la sua immagine.
Si tolse la maglia e la gettò a terra.
Si girò e l’unica cosa che vide riflessa era la sua schiena bianca.
I segni non c’erano più, neanche un accenno di cicatrice.
-No… No!
Si girò dall’altra parte, si toccò più volte le scapole, le graffiò con le unghie, ma niente. A parte un leggero rossore, quelle cicatrici non tornavano né facevano male.
Era tutto sparito, evaporato.
Scivolò lungo il muro blu piastrellato, gli spasmi del pianto la facevano sembrare in preda ad un attacco epilettico.
-Io non mi dimenticherò di Tom… io non mi dimenticherò di lui…
Se lo ripeteva come una cantilena, come una preghiera per impararlo a memoria ed essere pronta a ripeterlo in qualsiasi momento, si dondolava avanti e indietro, stringendo i pugni.
Non poteva dimenticarlo, non poteva dimenticare quello che era successo. Era stato un miracolo, una storia che si sente solo nelle favole, ma che le era capitata. 
E nonostante tutto, i pro erano nettamente superiori ai contro. Fey sapeva quello che aveva scelto, quella sera. Ancora lo ricordava. E proprio per questo sapeva che avrebbe dimenticato tanti dettagli della storia con Tom, molto presto.
Si alzò piano in piedi, tenendosi al lavandino.
Le era venuta una maledetta nausea e sapeva che di lì a poco avrebbe vomitato.
Si riguardò per l’ultima volta allo specchio, notando qualcosa che sporgeva dalla tasca destra dei suoi jeans.
La prese.
Era una foto. L’ultima e unica cosa che la collegava a tutto ciò che era successo.
Una foto con Tom, sul suo divano. Entrambi in pigiama stretti ad una coperta in plaid arancione. Tom le dava un bacio sulla guancia e Fey sorrideva all’obiettivo.
La ragazza tirò su col naso e accarezzò la foto, il profilo di Tom, la sua guancia.
Tenne stretta quella foto al suo petto, per poi uscire dal bagno e riporla in un cassetto.
Chissà se si sarebbe ricordata che quella foto era lì.

Mangiò metà del cornetto al cioccolato che la madre le aveva comperato insieme ad una tazza di tè caldo.
La bevanda calda la riscaldava dentro, dandole sollievo.
Era tornata alla sua vita, era tutto uguale a prima, e quasi le sembrava che tutto fosse apposto, come doveva essere.
Era incredibile come il corso degli eventi avesse agito per lei. Un minuto prima avrebbe potuto spaccare i muri per la rabbia e il dolore che provava, e un minuto dopo quasi non si ricordava neanche perché aveva quel brutto mal di stomaco.
Era quasi Natale, una gioia per tutti coloro che avessero avuto qualcosa da festeggiare.
Per Fey era uno stupido Natale come un altro, non si aspettava il regalo da nessuno di particolare, a parte, forse, sua madre e suo padre.
Le giornate passavano lente, senza che nulla preoccupasse Fey. Continuava ad ascoltare i Tokio Hotel, continuava a sognare un concerto. 
Continuava ad essere la stessa Fey Parker di sempre.
Usciva con le sue amiche, incontrava ragazzi, conosceva nuove persone, eppure c’era qualcosa che non la lasciava andare, continuava a tormentarla. 
Un buco nero che le impediva di ricordare dettagli importanti, di cui aveva bisogno.
Mangiava regolarmente, studiava per evitare di pensare, come sempre. Andava a stare dal padre per alcuni giorni, e in quei giorni le sembrava di vivere in Inghilterra invece che in Germania.

-E’ strano che tu abbia perso così tanto l’accento, Fey, Hai conosciuto qualche americano?
La ragazza scosse la testa, divertita. Questa sorta di antipatia per l'accento americano l'avevano tutti gli inglesi, zii e parenti compresi, i quali spesso a cena non facevano altro che parlare di come lo slang americano fosse 'ho-rri-ble!' Effettivamente si era resa conto anche lei che il suo inglese era leggermente peggiorato, ma pensò che fosse perché parlava più in tedesco con la madre. Anche in quello era cambiata.
Era diversa.
Si era semplicemente svegliata un giorno ed era una persona diversa, più matura, con più pesi da sopportare.
Era una ragazza come le altre, che però a differenza loro aveva un passato alle spalle che non ricordava.

La notte di Natale arrivò senza farsi aspettare, e forse l’unica cosa che rendeva Fey felice era sentire le urla di gioia dei bambini che ad ogni rumore pensavano fosse arrivato Babbo Natale.
Quella sera preparò una cenetta alla madre che aveva una strana luce negli occhi, come se di lì a poco sarebbe successo qualcosa di fantastico.
Fey non ci fece particolarmente caso, infondo se la madre era felice poteva esserlo anche lei per una sera, no?

 
A casa Kaulitz l’atmosfera era intima e il solito odore di cannella riempiva ogni centimetro.
Simone aveva appena sfornato una teglia di biscottini di marzapane, mentre Tom giocava alla playstation con un suo vecchio cugino, col quale lui e Bill si tenevano in contatto ogni tanto.
-Venite ragazzi, è pronta la cena! E come dessert abbiamo un dolce al cioccolato che ha portato la zia Margaret!
Bill e Tom si guardarono con uno sguardo complice e si avvicinarono al tavolo, prendendo posto.
Tutti erano felici e spensierati, avevano voglia di godersi quelle vacanze prima dell’imminente Tour che li aspettava.
-Che paesi visiterete durante questo Tour?
-Praticamente tutti. Germania, Francia, Spagna, Inghilterra, Italia…
La conversazione continuò per un po’ su quell’argomento, e nel frattempo Tom si era spostato sul divano mangiando il suo dolce al cioccolato.
Sentì una sorta di malinconia, la stanza era piena eppure sembrava così vuota. Mancava qualcosa, o qualcuno.
-Vado un attimo di sopra!
Tom salì le scale, doveva assolutamente cambiarsi la T-shirt, se l’avesse sporcata di cioccolato non se ne sarebbe più andato!
Iniziò a frugare nel suo armadio piuttosto ordinato, jeans sulla sinistra e T-shirts sulla destra.
Decise di prenderne una vecchiotta marrone. Mentre stava per chiudere l’anta dell’armadio la sua attenzione venne catturata da un foglietto bianco che fuoriusciva dalla tasca di un paio dei suoi jeans.
Lo prese e il suo cuore perse un battito.
Era una foto in cui veniva ritratto mentre dava un bacio ad una ragazza che sorrideva, con degli occhi incredibilmente chiari.
Tom si sentì la gola secchissima, guardò dietro la foto e c’era una piccola scritta in basso a destra.
“Ich liebe dich, F.”
Tom continuò a guardare quella foto, a guardare quegli occhi così luminosi.
-F…
Non ricordava, eppure quella foto lo faceva stare così male. Decise di metterla in mezzo ad un quaderno che stava sulla sua scrivania e tornò giù, insieme agli altri.

Era così che passarono il Natale.
Lontani kilometri e kilometri, ma inaspettatamente vicini, senza ricordarsi l’uno dell’altra.

  
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