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Autore: redeagle86    07/03/2008    1 recensioni
(Sugar Sugar) Chocolat è più che mai decisa a conquistare il cuore di Pierre...ma se accadesse il contrario?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3. Nero come la pece

 

E le lacrime scorrevano anche durante il racconto, mentre le mani stringevano l'orlo della gonna, fra l'infuriato e il disperato.

-Sei stata imprudente, Chocolat- disse Robin.

-Non ti sembra già abbastanza depressa?- ribatté Duke.

-Sono stata…una vera stupida…

-Non intendevo questo. Sei stata imprudente, ma non potevi sapere chi fosse realmente Pierre.

-Non ho fatto niente, Robin! Sono rimasta lì, impalata…come una streghetta spaventata.

Il suo tutore non replicò, pensieroso: dunque era lì che Pierre aveva trovato rifugio dopo l'esilio. Quel ragazzo era sempre stato una spina nel fianco per l'intero regno…e continuava ad esserlo anche sulla Terra.

-Io…io merito quello che mi è successo…

La frase sconsolata della sua protetta lo riportò al presente, ai suoi doveri più prossimi. Come costringere il biondino a restituire il maltolto. Più facile dirlo che farlo.

-No, Chocolat. Eri in una situazione che non hai saputo gestire e ti sei lasciata prendere dal panico…ma c'è un rimedio per tutto.

-Come, Robin? Sai benissimo anche tu che i cuori delle streghe…

-…non rinascono come quelli degli esseri umani- terminò per lei. –Sì, ed è per questo che affronterò Pierre: per riavere il tuo.

Il silenzio seguì per un lungo istante quella frase.

-Non è giusto che sia tu a farlo- ribatté la fanciulla, recuperando la sua grinta. Era stata colpita, d'accordo, ma non era ancora caduta. E non era nemmeno intenzionata a farlo. –Io ho combinato il pasticcio e io lo risolverò.

Il mago cantante la osservò: era una ragazzina incredibile, ma non era ancora in grado di tener testa a Pierre. La sfida non era più una semplice raccolta di cuori: si era spostata su un terreno molto diverso, dove rischiava più del perdere la corona. Essere sconfitti in un duello contro le tenebre, poteva anche voler dire morire.

E non avrebbe permesso a Chocolat di correre un simile pericolo.

-Ciò che hai appena detto ti fa onore, però sono costretto a impedirtelo: Pierre non è un mago qualunque…

-Non capisco…

-Quando abitavo su Extramondo, Pierre era un bambino e già allora mostrava delle stranezze…era molto più precoce nell'apprendimento della magia, rispetto ai suoi coetanei- spiegò Robin. –E questo lo allontanò dagli altri: crebbe da solo, escluso da ogni gruppo, dedito soltanto all'incremento dei suoi poteri, senza un amico al mondo…

-Perché ha scelto le tenebre? Perché ha rinnegato le sue origini, il suo regno?

-Forse per lo stesso motivo per cui esistono il sole e la luna o il bianco e il nero…

-Cioè?

-Per creare equilibrio…da soli non potrebbero esistere. E, nel caso di Pierre, forse il buio era l'unico che lo accettasse per ciò che era.

-Dev'essersi sentito molto solo…- mormorò la rossa a mezza voce. Ma che stava facendo? Provava pietà per quel mostro?! L'aveva ingannata e si era preso il suo cristallo: se l'era forse dimenticata?!

--Immagino di sì- rispose il suo tutore.

Chocolat si alzò, ringraziando Robin per il suo conforto e il suo aiuto: era stato davvero un tesoro…pensare che l'aveva sempre considerato uno svitato un po' eccentrico. Ma, prima di uscire, aveva un'ultima domanda.

-Di che colore è il suo cristallo?

-Nero come la pece.

La ragazza annuì, chiudendosi la porta alle spalle. Robin fissò per un attimo la superficie di legno, poi chiuse gli occhi, reclinando all'indietro la testa: poteva capire i sentimenti e i turbamenti della strega. Aveva sperato che non capitasse loro niente del genere, ma non era stato ascoltato. Eppure era convinto che fra le due fosse Vanilla la più debole, la più fragile: Chocolat gli era sempre apparsa una persona dal carattere forte. Invece era proprio lei ad essere crollata.

Sentì aprirsi la porta e i passi di Vanilla nell'atrio: l'avrebbe mandata dalla compagna, aveva bisogno di lei.

-Ciao, Robin. Come mai quell'aria abbattuta?- domandò con il suo sorriso dolce.

-Vanilla…vai da Chocolat, per favore: ha qualcosa da dirti…

-Ma…è successo qualcosa?

-È meglio se le stai vicino in questo momento- rispose l'uomo.

La bionda si precipitò fuori dal salotto e salì le scale di corsa: Chocolat…le era capitata una cosa brutta, lo avvertiva…

Perché non era rimasta con lei?

Bussò alla porta della sua camera, ma non ottenne risposta. entrò titubante, guardandosi attorno: la stanza era vuota e la finestra spalancata.

-Vanilla, sul letto- la richiamò Blanca, andando a liberare Duke, legato e imbavagliato. Accanto a lui un biglietto.

 

"Perdonami, Robin, ma devo risolvere questo problema con le mie forze"

 

-Chocolat…- sussurrò, precipitandosi dal loro tutore. –Robin! Robin!!- gridò, facendo irruzione nel salotto. –Chocolat è sparita…c'era solo questo…

Il mago lesse quelle poche righe, dandosi dello stupido: avrebbe dovuto sospettare un'azione del genere… Lei non si rendeva conto del pericolo che correva.

-Aspettami qui, Vanilla.

-No, non la abbandonerò. Voglio venire con te.

-Non fare la bambina. È pericoloso.

-Per questo devo aiutarla…Chocolat farebbe lo stesso.

Infatti era proprio la rossa che rivedeva nel comportamento della timida principessa. Non aveva molta scelta: se si fosse rifiutato di portarla, l'avrebbe seguito di nascosto.

-D'accordo, andiamo.

  
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