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Autore: redeagle86    07/03/2008    1 recensioni
(Sugar Sugar) Chocolat è più che mai decisa a conquistare il cuore di Pierre...ma se accadesse il contrario?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4. Un brutto finale

 

"Dovevi portarla dalla nostra parte…era questo il piano" echeggiò una voce, nel silenzio della villa. "Che ti è saltato in mente di impadronirti del suo cristallo? Pierre…Pierre, rispondi!"

Ma il ragazzo non lo ascoltava, impegnato a rimirare quel cuore rosso vivo che illuminava la stanza, irradiando luce e calore. Era davvero il più bello fra i vari tipi di cristalli…il simbolo del più bel sentimento che si potesse provare. O almeno così aveva sentito dire: lui non conosceva che l'indifferenza e la solitudine, i compagni con cui era cresciuto.

Per chi brillava quel cuore? A chi era diretto l'amore di Chocolat?

-Speri forse che brilli per te?- chiese un gatto nero, saltando sul divano su cui stava sdraiato Pierre.

-Non dire sciocchezze, Noir. Cosa me ne farei?

"Esattamente" intervenne la voce misteriosa. "Per questo devi distruggerlo."

Gli occhi di Pierre si spalancarono: distruggerlo? Perché?

Era un cristallo di strega e romperlo portava gravi conseguenze per il proprietario: significava privarlo per sempre dell'amore. I cuori degli esseri umani rinascevano in poco tempo, ma le creature magiche ne avevano uno solo per tutta la vita.

"Cosa aspetti?"

-E se io non volessi?- domandò all'improvviso, stupendo il suo invisibile interlocutore. Noir sorrise sotto i baffi: lo divertivano quelle situazioni. Ultimamente Pierre non era più così succube del Signore del buio, iniziava a ribellarsi, e questo non faceva che piacere al suo famiglio.

"Pierre, quante volte dobbiamo ripetere lo stesso discorso? Tu sei diverso dagli altri e per questo il mondo non ti ha accettato. Ti hanno isolato…ti hanno privato di tutto. Finché…"

-Finché non ho incontrato te. Proseguì il biondino, conoscendo bene l'antifona. Il buio non l'aveva messo da parte, additandolo come se fosse una bestia rara: l'aveva accolto come un ospite gradito. Gli era debitore, se ne rendeva conto, ma quel continuo rinfacciare iniziava ad innervosirlo.

In quella gemma splendente, vedeva il volto di Chocolat, le sue mille espressioni, le sue vittorie e i suoi momenti di sconforto. Gli raccontava il suo mondo, insomma, quel sole che su di lui non si era mai posato. Non poteva distruggerlo.

"Mi deludi, Pierre. Credevo avessi sofferto abbastanza per colpa di quelli come lei."

-Lei non c'era.

"Ma non si sarebbe comportata in modo diverso."

-Questo non puoi saperlo!- esclamò, sorprendendo persino il felino.

"Invece sì, perché non sono annebbiato da sbandamenti adolescenziali. Per questo ora farò la cosa migliore per te, per il tuo bene" continuò, avvicinando una mano di tenebra al cuore, intenzionato a liberarsene.

Ma il mago fu più rapido e lo ripose nuovamente nel bracciale. Noir, scattato sulle zampe, si rilassò con un ghigno fra l'ironico e il soddisfatto.

"Come vuoi, Pierre. Forse hai bisogno che il mondo ti volti un'altra volta le spalle per aprire gli occhi sulla realtà" concluse, svanendo.

-Forse…- sussurrò, interrotto da un suono di passi. Il gatto sollevò la testa, voltandosi insieme al suo padrone.

Chocolat era lì, di fronte a lui, nella sua divisa da strega, con un'aria agguerrita dipinta sul viso. Allora non si era sbagliato nel giudicarla: era davvero una ragazza determinata.

Non solo si era ripresa, ma aveva anche avuto il coraggio di scendere nella fossa dei leoni per riprendere ciò che le apparteneva. Era piacevolmente sorpreso.

-Ti credevo a casa a piangere.

-Quello lo lascerò fare a te quando ti avrò sconfitto.

-Non essere troppo sicura di te, Chocolat. Non c'è il tuo tutore, il tuo famiglio e neppure la tua migliore amica… Sei sola, contro di me.

-Sei riuscito a cogliermi impreparata una volta, ma ora non scapperò, Pierre. Non me ne andrò finché non riavrò il mio cristallo- affermò, impugnando lo scettro. No, questa volta avrebbe reagito. Non aveva fatto tutta quella strada per chinare di nuovo il capo davanti ai poteri del biondo. Aveva disubbidito a Robin, seguendo il segnale che le mandava il suo cuore, era scappata e probabilmente stava facendo preoccupare tutti.

Doveva riuscirci…non poteva attendere sempre l'intervento degli altri.

-Io ti sfido, Pierre.

Il giovane esibì un sorriso ironico mentre si alzava dal divano.

-Ed io accetto la tua sfida.

-Pierre- lo richiamò Noir. –Ricordati che è solo una ragazzina.

-Certo che me lo ricordo- rispose sottovoce, prendendo il suo scettro argento, con delle pietre nere incastonate. –Lascio a te la prima mossa.

-Dolce, dolce magia…magia di Chocolat!- disse la rossa, evocando una tempesta di petali rosa.

 

-Questo posto mette i brividi, Robin- commentò Vanilla, stringendosi al suo tutore.

Non che avesse torto: quella villa pareva uscita da un romanzo gotico, con quello scenario grigio e lugubre. Mancavano solo tuoni e lampi a squarciare il cielo.

-Restami vicino- le raccomandò.

Duke, sulla sua spalla, guardava davanti a sé, teso e agitato.

-Chocolat, sto arrivando- si ripeté. Si era lasciato ingannare come uno stupido e la ragazza lo aveva legato e imbavagliato, rivolgendogli uno sguardo triste e una supplica:

-Perdonami, Duke, e cerca di capirmi, se puoi…

Comprendeva le sue ragioni e non era in collera con lei, ma avrebbe voluto restarle vicino per proteggerla: saperla sola, in pericolo, lo riempiva d'angoscia. Se le fosse accaduto qualcosa…sarebbe morto di dolore.

Persino Blanca era preoccupata per quell'incosciente: per Vanilla era una sorella e anche la topolino aveva finito per affezionarsi a lei. Non poteva battere Pierre: i suoi poteri erano ancora limitati.

-Chocolat, piccola sciocca…- pensò, tentando poi di consolare la sua padroncina.

La strega era la più in ansia: da quando Robin le aveva raccontato l'accaduto, non faceva che pensare alla sua amica. Non avrebbe dovuto lasciarla sola, non avrebbe dovuto permetterle di incontrare Pierre… Non voleva perderla, non l'avrebbe sopportato.

-Sicuro che si trovi qui?- chiese, avanzando alle sue spalle. Erano ormai giunti alla porta e Robin stava cercando di scassinare la serratura. Purtroppo era sigillata con una magia potente, lanciata da poco. Forse da quando era entrata la rossa.

-Sento il suo potere…ma non riesco a sciogliere quest'incantesimo, maledizione.

Il mago era in allarme: la sua protetta stava ingaggiando battaglia contro Pierre, malgrado l'avesse avvertita di non farlo. A meno che non avvenisse un miracolo, Chocolat non aveva speranze di vincere.

-Chocolat…Chocolat!- urlò Vanilla. Voleva farle sentire la sua presenza, voleva che sapesse di essere sola, che lei era lì, a pochi metri, e aveva fiducia nella sua magia. –CHOCOLAT!

 

Chocolat si fermò un attimo per riprendere fiato: Pierre era riuscito facilmente a fermare tutti i suoi attacchi. Non aveva più molte frecce al suo arco, eppure non era disposta ad arrendersi.

Noir la guardava, spostandosi poi al giovane: non aveva sferrato un solo incantesimo, limitandosi a bloccare quelli di lei. Non che ne fosse stupito: Pierre non le avrebbe mai fatto del male.

Nonostante la sua appartenenza alle tenebre, non avrebbe mai potuto usare i suoi poteri per ferire, per sottomettere, per imporre la sua superiorità. Non ne era capace.

E poi, il famiglio era convinto che quella ragazzina risvegliasse qualcosa nel suo padrone, qualcosa che sopiva dimenticato da anni nel suo petto, qualcosa che il tempo aveva ricoperto di cristallo nero.

-CHOCOLAT!- si udì improvvisamente.

-Vanilla…- sussurrò la strega.

Vanilla…era Vanilla che la stava chiamando. Ma…dov'era? Che ci faceva lì?

E di colpo un brivido lungo la schiena, una ventata gelida, come una finestra lasciata aperta… Qualcosa di invisibile e spaventoso la strinse, impedendole di muoversi. Venne sollevata da terra, malgrado si dibattesse nel vano tentativo di liberarsi.

-Lasciala andare!- gridò Pierre.

"Perché? Lei è la causa di tutto…non ti accorgi che sta annebbiando la tua mente?"

-Nessuno ti ha detto di intrometterti. Lasciala subito!

"Oh, una volta che me ne sarò liberato, la lascerò andare, stai tranquillo…"

Chocolat era in grave pericolo. La mente di Pierre non concepiva che quel pensiero. Sì, forse era offuscato, ma doveva salvarla. Lui non le avrebbe mai fatto del male, ma il buio l'avrebbe uccisa senza pietà.

Doveva impedirlo in qualsiasi modo.

-Noir!

Il gatto nero balzò sul braccio del Signore del buio, piantandovi denti e artigli. Attendeva quel momento da quando lo aveva conosciuto: non gli era mai andato a genio con quel suo modo di circuire le persone. Bhe, ora avrebbe pagato per tutte le sciocchezze con cui aveva cresciuto Pierre.

"Sei uno stupido, Noir"

-AHHH!

Il felino si voltò di scatto all'urlo del mago: il buio gli aveva afferrato il polso su cui il giovane indossava il bracciale.

Il cuore…era quello che voleva, non la ragazzina… Perché non l'aveva capito?

Corse nella sua direzione, in una lotta contro i secondi: quel cuore poteva riscaldare il suo padrone, era la sua unica speranza…

Ma una luce rossa invase la stanza, seguita dalla risata vittoriosa delle tenebre.

"Ed ora, mettiamo fine a questa seccatura."

 

 

  
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