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Autore: Alex Wolf    01/09/2013    10 recensioni
Dal primo capitolo:
« Ma che cosa fai? Mettimi giù rampollo viziato!. »protestai nel mentre il mio sedere toccava il cuoio chiaro della sua sella.
« Quanto sei bisbetica. » borbottò salendo dietro di me e passando le sue mani attorno ai miei fianchi per prendere le redini.
« Togli quelle mani, guido io. » ringhiai afferrando d’impulso le redini e procurandomi una fitta alla spalla.
« Smettila. » mi riprese il principe scocciato levando le mie mani dalla giuda e riportandoci le sue. « E sta zitta. Hai già parlato troppo. » spronò il cavallo.
Risucchiai le guance e le labbra all’interno e le rilasciai andare con uno schiocco frustrato.
« Se dovrò viaggiare così, tanto vale che mi metta comoda. » borbottai appoggiando la mia schiena al suo torace e chiusi gli occhi. « Se ti metti a cantare qualche canzone in elfico ti strappo le labbra. » aggiunsi.
Non fatevi ingannare dalle apparenze, leggete e poi saprete dirmi che ne pensate ;)
Storia ispirata al film "la compagnia dell'anello"
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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When you let her go.           
 
 
 
 
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Dopo aver ripreso fiato m’issai retta e scesi gli scalini che avevo innanzi. Un gazebo finemente lavorato si ergeva all’ombra delle costruzioni, perso nei canti degli uccelli e nello scrosciare delle acque di Gran Burrone. Passandomi una mano fra i capelli tornai indietro e mi accomodai su uno scalino, a pensare.
 
Come faccio? La mia stupidità mi ha impedito di ragionare bene quindi non mi sono unita alla compagnia… perfetto El, perfetto! Idiota totale.
 
« Tutto bene? »,  chiese qualcuno fermandosi al mio fianco.
 
Alzai il capo e osservai il ragazzo che mi aveva posto la domanda.  Indossava la solita divisa marrone e verde, si era cambiato, e i capelli biondi scendevano morbidi sulle spalle.
 
 « Cosa ti fa credere che non lo sia? », domandai acida alzandomi per arrivare a guardarlo meglio negli occhi.
 
Inutile, era sempre più alto di me di, circa, 28 cm. Ero un genio con i calcoli. Lui sorrise e guardò in alto verso il cielo coperto di alberi poi si accarezzò una guancia imbarazzato. Guardandolo bene mi accorsi che da vicino i suoi occhi avevano una sfumatura grigiastra che contrastava col blu intenso. Avrei ucciso per averli io stessa, ma purtroppo non potevo… almeno, non potevo uccidere lui.                     
 
« Scusami se ho chiesto », alzò le spalle ma non mi guardò, « E’ che ti ho vista correre via a fine consiglio… poi ti ritrovo qua seduta come un’anima in pena sulle scale e mi è sorta spontanea la domanda ».
 
Aveva praticamente detto che gli facevo pena?.
 
Irrigidii la mascella e gli puntai un dito al petto costringendolo a fare un passo indietro. I suoi occhi blu mi esaminarono leggermente ansiosi.
 
« Mi hai praticamente detto che ti facevo pena? ».
 
 «  Si… cioè no. Intendevo dire che ».
 
« Ascoltami, molto, bene principe dei miei stivali », sibilai tra i denti, « Non ho bisogno di farti pena, non voglio. Stavo solo pensando a come poter entrare nella compagnia per badare a voi deficienti in modo che possiate tornare a casa sani e salvi. E in modo che io possa ritrovare il mio dannatissimo drago che tu », sottolineai aspramente, « Hai attaccato, ferito, e fatto fuggire. Perciò vedi di non provare pena per me, ma solo paura », conclusi aggressivamente prima di voltargli le spalle e andarmene.
 
Lo sentii sospirare e poi tornare a scendere le scale. Imprecai mentalmente, frustrata, e cercai di rilassarmi. Mi concentrai sul rumore delle cascate e sul canto degli uccelli. Chiusi gli occhi. Chissà, magri un volatile mi sarebbe atterrato sulla spalla. Ma invece di un volatile, dolce e leggiadro, ci pensò una voce burbera a farmi aprire gli occhi.
 
  « Quella ragazza, comparsa dal nulla, dovrebbe venire con noi? », sbofonchiò qualcuno.
 
   « Gimli, lo so che il fatto che la ragazza sia qui e che abbia partecipato al consiglio non sia stato di tuo gradimento. Tutta via ho avuto modo di apprendere la storia del principe Legolas e la ragazza si è dimostrata all’altezza delle aspettative », riconobbi la voce di re Elrond, « La sua mente è ricca, il suo spirito è forte. Sarà all’altezza della missione ».
 
« E’ una donna! Le donne portano solo guai! », ribatté il nano, « E poi che strano nome ha? Non l’ho mai sentito da queste parti! ».              
 
Abbassi lo sguardo e sospirai, leggermente scossa da quelle parole. Come poteva, quel nano, riferirsi così a me? Non mi conosceva nemmeno. Presi un bel respiro e cominciai a camminare nella loro direzione, decisa.
 
« Sire mi dispiace interrompere il suo, animato, discorso con »,squadrai il nano con l’ascia in mano, « Gimli, figlio di Gloin, ma devo dirvi una cosa che prima non ho potuto », entrambi gli occhi dei due erano su di me,  « La compagnia è già stata formata, è vero, ma io vorrei partecipare comunque alla spedizione, se voi me lo permetteste ».
 
Sul volto del sovrano si aprì un enorme sorriso, mentre su quello del nano si creò una piccola smorfia. Lo fissai inarcando le sopracciglia e lui fece lo stesso appoggiandosi alla sua nuova ascia. Cominciai a domandarmi dove l’avesse presa.   
 
  « Mia cara El… »      
 
  « Isil, mio signore. Ho scoperto che qui mi chiamo Isil », mormorai interrompendo il discorso del re.
 
Avevo scoperto,  o meglio ricordato quel nome all’improvviso di notte. Avevo sognato un uomo, ma non ero riuscita a vederlo in volto perché ero stesa a terra, che urlava il mio nome, io non rispondevo, gridava nuovamente per poi venirmi accanto e sussurrarmi all’orecchio “ Resta qui Isil ”. E dopo era tutto scomparso.
Il sovrano alzò le sopracciglia incuriosito, e pensai che stesse per sgridarmi per averlo interrotto, quando sul suo sguardo passò una scintilla.
 
  « Ma certo. Isil o Ránië, perché non ho pensato prima a questo? », io e il nano ci scambiammo uno sguardo interrogativo poi tornammo al sovrano, « Le predizioni lo dicevano. I miei antenati ti avevano già vista arrivare. Tu sei la loro stella del destino, piccola ragazza dei draghi »    
 
 « Non capisco, mio signore », sussurrai.
 
  « Vieni con me, ragazza dei draghi », si affrettò a dire prendendomi la mano e camminando velocemente.
 
Arrivammo in poco tempo, dopo aver svoltato per piccoli ponti e strane strade, sotto una cascata. Il pavimento di pietra su cui sostavamo si allungava fino a sfiorare l’acqua che scendeva costantemente,  e i raggi del sole, che filtravano tra le onde della cascata, si posavano su un rialzamento di cristallo che splendeva. Sopra di esso sostava una pergamena.
Re Elrond si affrettò a raggiungerla e mi fece cenno di avvicinarmi. Quando fui accanto al sovrano notai che la pergamena, che stava accarezzando, era quasi bianca ormai e trasparente. Poche erano le parole che riuscivo a distinguere, me una figura attirò la mia attenzione.
Una giovane ragazza dai capelli castani e gli occhi diversi.  Uno era verde, un verde brillante, e aveva una sfumatura gialla, e l’altro del colore della cioccolata. Aveva uno sguardo tagliente e fiero ma quanto dolore ci riservava dentro?
 
Già, quanto dolore porto dentro?, mi ritrovai a chiedermi, Quanto dolore avevo dentro?.
Ma come potevo domandarmi una simile cosa? Eppure… eppure non avevo potuto fare a meno di chiedermelo. Quella figura mi era tanto famigliare.
 
« Lei era Isil, la guerriera », disse Elrond senza staccare gli occhi dalla figura, che accarezzava con fare paterno, « Speravo sarebbe ritornata, ma non immaginavo di vederla così diversa da allora », gli occhi di lui si posarono nei miei.
 
Lessi domande e incertezze, ma anche gioia, speranza.
 
 « Ancora non capisco, sire ».                   
 
« Te ne devi essere dimenticata, dunque…  », il sovrano sospirò, « Tu sei già stata in questo mondo, Isil. Non lo ricordi ma è così. Peristi nella battaglia contro Smaug e il tuo corpo scomparì senza lasciare traccia nelle braccia di… », non continuò la frase.
 
Feci un passo indietro, leggermente spaventata dal comportamento del sovrano. Io non ero mai stata nella terra di mezzo prima d’ora.
 
« Il tuo corpo è tornato indietro, nel tuo mondo, quando ti hanno uccisa. E’ tutto chiaro », pensò a voce alta.
 
« Sire, con tutto il totale rispetto che nutro per lei, questa storia è assurda ».
 
Gli occhi del sovrano vagarono per le acque della cascata. Li seguii e rimasi confusa non vedendoci nulla  di particolare. Molti piedi sotto di noi, il ruggito delle acque era sfolgorante sulle rocce.
 
  « Isil, aveva una cosa molto importante, per lei… », narrò l’elfo aggirando il banco di cristallo e dirigendosi verso la cascata,« Era un anello forgiato dagli elfi. Un anello che solo lei poteva portare e nessun’altro, perché della sua perfetta misura. Un anello per riconoscerla. Un anello che avrebbe dovuto donare all’uomo che amava. Prima di morire », la voce dell’uomo era rotta dal ricordo,« Lo mandò da me, con una busta in cui aveva scritto che dovevo conservarlo fino al suo ritorno… bhe, credo che sia ora di ridarglielo ».
 
Allungò una mano verso l’acqua e disse qualcosa in elfico. I raggi del sole batterono con più forza nel punto in cui aveva immerso le dita, l’acqua rallentò la sua corsa, e qualcosa luccicò tra esse. Quando le estrasse, i raggi tornarono normali e l’acqua scese imperterrita come prima, teneva un anello in mano. Era un tondino circolare, di oro bianco, e inciso sopra in rilievo c’erano due conchiglie che si scontravano fra loro alternate da delle foglie. L’uomo lo guardò e sospirando sorridente me lo porse.
 
 « Se sei realmente tu, quella che credo, allora è un segno. Tu sai quando c’è un pericolo nella Terra di Mezzo e ogni volta accorri per salvarci… » .          
 
  « Sire, io non… non ricordo davvero di essere mai stata prima d’ora in questo posto. E poi non ho gli occhi come quelli della ragazza della pergamena. Sire, con tutto il rispetto, io non ricordo nulla ».
 
« Almeno provalo », implorò allunando la mano nella mia direzione.
 
Sospirai e lo presi con cautela, come se avessi paura di romperlo. Era leggero e fresco e bellissimo. I miei occhi lo analizzarono per un secondo, poi lo misi all’indice destro e questo entrò perfettamente. Osservai la mia mano pensando che quel piccolo gioiello era entrato perfettamente.
 
E’ stupendo, pensai incantata, ma poi uno strano dolore s’impossessò di me costringendomi a cedere sulle ginocchia. Il re si precipitò al mio fianco sorreggendomi le spalle. Faceva male, da levarmi il fiato. Strinsi in una mano la stoffa della tunica del re mentre l’atra, in cui risiedeva l’anello, la portavo al cuore stringendolo leggermente la stoffa della mia camicia.
 
« Fa », presi un respiro profondo, « Male ».
 
  « E’ normale, te ne ha già fatto in passato », mi rassicurò il re,  « Col tempo, si attenuerà del tutto » .
 
Mi aiutò a rimettermi in piedi e sorrise benevolo abbracciandomi. Il dolore si era placato, era vero, ma la cosa rimaneva strana. L’anello mi aveva come prosciugato e scavato dentro un vuoto.
 
  « Nulla cambierà, Isil. La tua vita continuerà. L’anello assorbe energia quando ne ha bisogno e la rilascia per proteggere il suo padrone », spiegò Elrond, distanziandosi da me, « Quando inizierai il viaggio l’anello sarà l’arma più potente che avrai. Nessuno si aspetta che tu sia tornata, tieni il segreto, nascondi l’anello sotto dei guanti, e stai attenta », mi raccomandò.
 
   Non potei fare a meno di annuire per poi voltargli le spalle e cominciare a camminare velocemente, lontano da quel luogo. No. Io non ero mai stata prima di allora nella terra di mezzo. Io non avevo mai avuto nessun’anello di quel tipo. Io non avevo  mai salvato nessuno. Io non ero una combattente.  
 
 « Abbi cura di te, Isil. Benvenuta nella compagnia dell’anello! », gridò il re.                  
                                                          
  
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