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Autore: Lady Five    01/09/2013    2 recensioni
Mayu è cresciuta e, contravvenendo ai desideri di Tochiro, fa ad Harlock una richiesta a cui il capitano non riesce proprio a dire di no, perché, in fondo al cuore, anche lui ne è felice.
Ma lei non è più una bambina. E niente può più essere come prima.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Premessa dell'autrice

Ben ritrovati! Spero abbiate trascorso tutti una buona estate!

Sì, lo so, avevo giurato che non sarei mai più tornata su questo argomento e su questa coppia (ma qui ognuno ha la sua preferita, no?)
Ero convinta, conclusa la storia precedente (L'hacker), che, se Harlock avesse saputo subito chi era quella ragazza, non l'avrebbe sfiorata nemmeno con il pensiero...
Ma.... se invece non fosse così? Possiamo davvero escludere che anche i suoi sentimenti, suo malgrado, possano trasformarsi e condurlo là dove non avrebbe mai pensato di andare?
L'ipotesi mi intrigava parecchio. Dopo molti dubbi e resistenze interiori, ho cominciato a scrivere qualcosa più che altro per sfida, ma con l'idea di tenermelo per me.
Poi la vicenda ha preso strade imprevedibili, diventando non più soltanto una storia che parla d'amore, ma anche di amicizia e di avventura (un pizzico!), a volte perfino divertente... e mi sono detta: perché essere egoista?
Insomma, mi rendo conto che il tema per qualcuno può essere disturbante (ma, in tal caso, non è necessario leggerla). Io ho soltanto provato a immaginare un percorso, uno dei tanti possibili. Non so se l'ho reso credibile, questo lo giudicherete voi.
Quindi, spero che chi se la sente di immergersi in questa storia si diverta come io mi sono divertita a scriverla (e che nessuno mi denunci per istigazione a delinquere!
)

 

I personaggi di questa storia, scritta senza scopo di lucro, appartengono al venerato maestro Leiji Matsumoto.

 

Chi sei tu che colmi il mio cuore della tua assenza? (da “Uno sconosciuto è il mio amico”, poesia di Pär Fabian Lagerkvist)

Quello sarebbe stato uno dei giorni più importanti della sua vita. E lei l'avrebbe trascorso come al solito, come tutti gli altri eventi significativi della sue breve esistenza: da sola.
“Questa volta voglio esserci” le aveva scritto, con il solito sistema in codice che avevano elaborato anni fa, per non farsi capire in caso di intercettazioni.
“Stai scherzando, vero? - gli aveva risposto lei - I tuoi amici non stanno aspettando altro che prepararti una bella accoglienza... quindi, non se ne parla neanche! Anzi, visto che ti conosco, non ti dico neanche il giorno preciso, così non farai colpi di testa! Ti farò sapere quando e dove puoi venirmi a prendere, dopo” e aveva chiuso la comunicazione.
Naturalmente per Yattaran era stato un gioco da ragazzi entrare nel sistema informatico dell'università e scoprire il giorno della laurea di Mayu. Ma tutti gli amici, da Yuki a Tadashi, e perfino il computer centrale, si erano coalizzati contro di lui, ricordandogli i pericoli a cui sarebbero andati incontro. Ma quando mai il rischio era stato un problema? Loro gli fecero notare che Mayu aveva il diritto di stare tranquilla, in un'occasione simile. Come si sarebbe sentita quella ragazza sapendo che, mentre stava discutendo la tesi, qualcuno stava cercando di far fuori il suo benefattore?
Così Harlock, sconfitto, si era ritirato nella sua cabina masticando amaro. Con gli anni, constatò, si era decisamente rammollito. Una volta nessuno si sarebbe permesso di discutere le sue decisioni! Ma, forse, era solo diventato più saggio. Dovette riconoscere, infatti, che in quel caso avevano ragione loro.
Si versò da bere. Nonostante fosse passato tanto tempo, lui restava il ricercato numero uno dell'intera galassia. C'era sempre una taglia consistente sulla sua testa. E il Dipartimento per la preservazione della quiete spaziale, come era chiamato pomposamente l'organismo che tutelava la legalità nel cosmo, mostrava la sua faccia in tv con commovente regolarità, invitando tutti i bravi cittadini a collaborare alla sua cattura. A lui e agli altri membri dell'Arcadia non importava poi molto, ci erano abituati. Ma a pagare il prezzo più alto era una ragazzina innocente, e questo lui non riusciva ad accettarlo.
Una volta sfidava le autorità terrestri con molta più noncuranza, e si recava a trovare Mayu un po' più assiduamente. Ma i metodi di controllo e intercettazione si erano fatti sempre più sofisticati, i pericoli più subdoli, più insidiosi. L'impressione era che nei posti che contavano ci fossero persone più scaltre e con ancora meno scrupoli che in passato. Gente senza senso dell'onore, che pensava solo alla propria carriera, a cui era disposta a sacrificare tutto. E, se alla fine fossero riusciti a catturare lui e il suo equipaggio, che cosa ne sarebbe stato di lei? Così, per il suo bene, i loro incontri si erano fatti sempre più rari. Si tenevano in contatto con un sistema di comunicazione criptato inventato da Yattaran.
Quando aveva finito le scuole dell'obbligo, Mayu non poteva più stare nell'istituto e Harlock l'aveva sistemata prima in un prestigioso collegio, dove si era diplomata, e poi in un campus, per frequentare l'università. Non le aveva fatto mancare niente. Ma l'aveva dovuta lasciare sempre più sola. Finché era in orfanatrofio, in fondo, tutti i bambini erano più o meno nelle sue condizioni, senza una vera famiglia. Ma poi, negli anni successivi, immaginava Harlock con una stretta al cuore, lei probabilmente era l'unica che trascorreva i week end in collegio, che non tornava quasi mai a casa per Natale, o per le vacanze estive... che non aveva proprio una casa. Non aveva nessuno che la applaudiva alle recite scolastiche, che assisteva alle sue gare sportive, che partecipava ai suoi successi... L'unica cosa che lo confortava era che Mayu sembrava riunire in sé i lati migliori dei suoi genitori, la dolcezza di Esmeralda, l'ottimismo e la gioia di vivere di Tochiro, l'intelligenza e il coraggio di entrambi. Quando la sentiva o la vedeva, gli appariva forte, serena, allegra. E ora che aveva finito brillantemente gli studi, avrebbe potuto fare ciò che voleva. Lui l'avrebbe appoggiata in tutto. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per ripagarla di quello che aveva passato per causa sua.
Tanto per cominciare, sarebbero andati a prenderla per portarla sull'Arcadia a trascorrere una bella vacanza. Anzi, le avrebbe chiesto dove preferisse andare, a visitare qualche pianeta, al mare... dove voleva lei. Beh, naturalmente prima avrebbero organizzato una grande festa. Il regalo l'aveva già preso...
Buttò giù l'ultimo sorso di vino, rincuorato da quei pensieri. D'ora in poi tutto sarebbe cambiato nella vita di Mayu. Tutto sarebbe andato per il meglio.

Alcuni giorni dopo, l'Arcadia atterrava nel luogo concordato con Mayu. Era molto lontano dalla città in cui aveva vissuto la ragazza negli ultimi anni.
“Per precauzione - gli aveva spiegato - E' probabile che i tuoi amici mi stiano tenendo d'occhio, quindi devo far perdere prima le mie tracce.”
Harlock, insolitamente un po' emozionato (anche se come al solito appariva impassibile), la guardava dal grosso oblò nel pavimento della nave. Notò che aveva un po' troppo bagagli per una semplice vacanza, per quanto lunga. Ma si sa come sono le donne, sospirò.
Già le donne... perché quella che stava salendo sulla sua nave era decisamente una donna. E Mayu ... dove era finita? Subito dopo si diede dello stupido. Quella giovane alta, flessuosa, con gli occhi color ambra e lunghi capelli scuri, che gli stava venendo incontro sorridendo, era Mayu! Non aveva ereditato da sua madre solo la dolcezza e il coraggio, ma anche la statuaria bellezza. Ma... non se la ricordava mica così, dall'ultima volta che l'aveva vista. In fondo, erano passati solo un paio d'anni... o no?
Una voce allegra spazzò via i suoi pensieri.
“Harlock, ehi, Harlock...! Cos'hai da startene lì imbambolato? Non mi saluti nemmeno?”
Cercò di ricomporsi.
“Dottoressa...i miei omaggi!” la apostrofò, abbozzando una specie di inchino.
La ragazza rise, e sembrò che mille campanelle si fossero messe a suonare tutte insieme. Gli gettò le braccia al collo. Lei era l'unica persona che potesse permettersi simili gesti di affetto. L'unica da cui lui si lasciasse toccare. L'unica a cui non nascondeva i suoi sentimenti. L'unica con cui scherzasse, perfino.
“Come sono felice di essere qui, dopo tutto questo tempo!”
“Mmmmh... - la squadrò - sei cambiata dall'ultima volta che ti ho visto, due anni fa...”
“Cinque, Harlock, cinque - lo corresse con finta aria di rimprovero - Anzi, quasi sei. Stai proprio invecchiando, capitano!”
Cinque? Non poteva essere... Per oltre cinque anni Mayu non aveva visto un volto amico...
Mentre Harlock meditava su come è facile perdere la nozione del tempo e quanto può cambiare una ragazzina in una manciata di anni, Mayu salutava calorosamente tutti i componenti dell'equipaggio, molti dei quali la conoscevano da quando era nata. In fondo, tutta la sua famiglia: Yuki, Mimeh, Tadashi, il dottor Zero, Yattaran, la vecchia Masu, che piangeva di gioia senza ritegno...
Il capitano diede disposizioni per far portare i bagagli nella cabina della ragazza, evitando i soliti commenti maschili sulla quantità dei medesimi.
“Stasera ceni con me, così mi racconti tutto... se ti va, naturalmente.”
“Certo, Harlock, con piacere. Ma prima vorrei salutare mio padre.”

Harlock si stupì. Era la prima volta che Mayu esprimeva tale desiderio. Aveva sempre saputo che nel computer centrale albergava, per un mistero che lui stesso ignorava, l'essenza, l'anima, la mente, o in qualunque modo si voglia chiamare, di Tochiro. Ma non aveva mai fatto domande e non aveva mai chiesto di comunicare con lui, come se quella fosse semplicemente ciò che appariva: una fredda macchina, sensibile, sofisticatissima, di intelligenza superiore, ma pur sempre una macchina.
“Vieni, ti accompagno.”
Percorsero i lunghi corridoi dell'astronave, fermandosi spesso perché la ragazza doveva salutare qualcuno che non aveva ancora visto. Harlock si compiaceva dell'affetto che circondava la sua figlioccia.
Entrarono nella grande sala. Mayu si avvicinò al computer e vi posò sopra una mano.
“Ciao, papà...” sussurrò con la voce appena incrinata dall'emozione.
Una sequenza di luci colorate sembrò rispondere al saluto.
Mayu guardò Harlock.
“Come ci riuscite? Come fate a capirvi? Me lo sono sempre chiesta... anzi, per anni mi sono rifiutata di crederlo... Sono queste luci? O i suoni?”
“Io non lo so, in verità. No, non sono le luci né i suoni. Lui è... qui - si portò una mano alla fronte - nella mia mente, e qui - si sfiorò il petto all'altezza del cuore - E' sempre stato così, ma non te lo so spiegare in un altro modo...”
La ragazza sorrise tristemente.
“Mi piacerebbe che fosse così anche per me...”
Harlock avrebbe voluto chiederle perché avesse cambiato idea, ma qualcosa nell'espressione del suo viso lo fermò.
“Magari un giorno lo sarà... tuo padre era un tipo imprevedibile” aggiunse, cercando di dissipare la sua improvvisa malinconia.
“Lui ti manca, vero?”
“Ogni giorno. Non sai quanto.”
“Mi parlerai di lui, di loro, finalmente, adesso che abbiamo un po' di tempo per noi e nessuno, mi auguro, ti sparerà addosso o tenterà di rapirmi?”
“Volentieri, quando vuoi. Adesso vado a dare disposizioni per la cena... ti piace sempre il pollo fritto?”
“No, non mi piace: lo adoro!”
Gli occhi di Mayu brillarono birichini e per un momento a lui sembrò di rivederla bambina estasiata davanti al cartoccio fumante appena comprato in rosticceria.
“E io vado a rendermi più presentabile. A più tardi!” aggiunse la ragazza, dileguandosi nel corridoio.

  
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