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Autore: Lady Five    04/09/2013    3 recensioni
Mayu è cresciuta e, contravvenendo ai desideri di Tochiro, fa ad Harlock una richiesta a cui il capitano non riesce proprio a dire di no, perché, in fondo al cuore, anche lui ne è felice.
Ma lei non è più una bambina. E niente può più essere come prima.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Harlock pranzava e cenava sempre da solo. A orari precisi dalle cucine gli portavano quello che aveva richiesto, spesso lo lasciavano davanti alla porta.
Anche in questo caso, l'unica eccezione era Mayu. Quando lei era sull'Arcadia, mangiavano quasi sempre insieme. Quindi la ragazza non era per nulla in imbarazzo, anche se erano passati anni dall'ultima volta. Chiacchierava allegramente, raccontava del giorno della laurea, rispondeva alle domande che un Harlock insolitamente loquace le rivolgeva.
Alla fine della cena tirò fuori da una borsa un piccolo computer e proiettò delle foto tridimensionali, scattate durante la discussione della tesi.
“Questi sono i tuoi amici?” chiese lui indicando un gruppo di giovani, ragazzi e ragazze, seduti alle sue spalle.
“Compagni di corso, più che altro” rispose Mayu con un tono insolitamente asciutto che lo colpì.
Dopo un po' i soggetti delle foto cambiarono. Non più lei, ma una serie di strani tipi, in vari atteggiamenti, nei corridoi e nei cortili dell'università. Chi leggeva il giornale, chi parlava al telefono, chi passeggiava con le mani dietro la schiena...
Harlock la guardò con aria interrogativa.
“Chi pensi che siano? Studenti? Professori? Famigliari dei laureandi?” lo sfidò la ragazza.
“No, non direi...”
“Infatti. Sono i tuoi amici! Avevo ragione io: ti stavano aspettando! Ormai ho imparato a riconoscerli e li ho fotografati, mentre stavo raggiungendo l'aula e anche dopo, per farteli vedere. Ci saranno rimasti malissimo, quando non ti sei presentato!”
“Io non capisco - l'uomo scosse la testa, versandosi altro vino - dopo tutti questi anni, non hanno niente di meglio da fare? Possibile che non abbiano altri problemi?”
“Beh, sai, la vecchia regola del nemico esterno per distrarre la popolazione dai problemi interni è sempre valida, da millenni.”
“Sai che ti dico? Che vadano all'inferno! Non parliamo più di loro. E' venuto il momento di darti il mio regalo.”
Harlock si alzò e prese un pacchetto dal cassetto della pesante scrivania di noce.
Gli occhi di Mayu si illuminarono di felicità per la seconda volta quella sera.
“Un regalo? Ma... non dovevi!”
“Come sarebbe a dire non dovevo? E' la tua laurea!”
“Ma sì, dai, scherzavo!”
Mayu aprì la scatola e restò senza parole. Sul fondo di raso bianco brillava una parure di rubini grezzi e brillanti: una collana e un paio di orecchini, dal disegno particolare, un po' retrò, raffinati ed eleganti.
“Tu sei matto! Hai davvero esagerato!”
“Mi sento in dovere di specificare che non sono frutto di scorrerie piratesche, ma sono stati regolarmente acquistati. Anzi, li ho fatti realizzare apposta, sono un modello esclusivo. Spero che ti piacciano...”
Harlock si era reso conto, al momento di scegliere il dono, di non conoscere affatto i gusti della sua protetta, così si era affidato all'istinto. Gli era andata bene.
“Non ho mai visto niente di più bello - mormorò la ragazza mettendosi gli orecchini - Aiutami ad allacciare la collana, per favore.”
Si sollevò i capelli sulla nuca, lasciando libero il collo. Un collo lungo e delicato, dalla pelle candida, non poté fare a meno di notare lui, mentre, inspiegabilmente a disagio, lo sfiorò appena con le dita, per chiudere il gancetto del collier.
“Come mi stanno?”
“Bene, molto bene. Il rosso si intona con il colore dei tuoi capelli e dei tuoi occhi... e i brillanti... sono sempre una garanzia”.
“Voglio vedermi! C'è uno specchio?”
“Sì... in bagno.”
La ragazza sparì un attimo, lasciandogli addosso una strana sensazione... Avrò bevuto troppo.
Dal bagno arrivavano dei gridolini di felicità, poi Mayu uscì quasi di corsa e lo colse di sorpresa, proprio mentre si stava un po' rilassando, abbracciandolo e baciandolo sulle guance.
“Grazie, grazie, sono davvero meravigliosi! Saranno il mio tesoro più caro!”
Il pirata decisamente non era abituato a tutta questa esuberanza. Cercò di mantenere un contegno.
“Sono felice che siano di tuo gradimento. Ora ti devo fare una proposta. Voglio che ti prenda un lungo periodo di vacanza, te lo sei meritato: devi riposarti, rilassarti, divertirti, fare quello che vuoi. Se c'è qualcosa che ti piacerebbe fare, dei posti dove vorresti andare... devi solo dirmelo e io ti ci porterò.”
“Sì, immaginavo che mi avresti proposto qualcosa del genere. Pensavo che potremmo andare tutti su Ombra di Morte...”
“Ombra di Morte? - Harlock era stupito - Ma... non desideri vedere dei posti nuovi, fare esperienze diverse? Su Ombra di Morte sei già stata tante volte...”
“Sì, e sai quanto lo amo quel luogo! - la ragazza divenne seria - Harlock, siamo realisti: tu sei un ricercato, ovunque mi portassi vivremmo sempre sul chi va là, non potremmo mai rilassarci veramente, io non ci riuscirei, perlomeno. Su Ombra di Morte saremmo al sicuro, sarebbe una vera vacanza!”
“In verità, ci sono dei pianeti fuori dalla giurisdizione terrestre, dove non ci sarebbero questi problemi...”
“Sì, certo, posti frequentati da altri fuorilegge, criminali veri! No, grazie!”
Harlock convenne che Mayu aveva ragione.
“D'accordo. Se è questo che vuoi, Ombra di Morte sia!”
“Grazie, Harlock, grazie di tutto. Di tutto quello che hai fatto per me da quando sono nata.”
La voce di Mayu era appena un sussurro, dolcissimo, come il suo sguardo, come il suo sorriso. Harlock ne rimase insolitamente turbato. Non seppe che cosa rispondere. La ragazza guardò l'orologio che aveva al polso e si alzò.
“Si è fatto tardi, è meglio che vada a dormire. Buonanotte, a domani.”
Depose un altro lieve bacio sulla sua guancia sfregiata, e uscì.
Ho ricevuto più baci oggi che negli ultimi 20 anni!
Ma con lei era sempre stato così. Lei riusciva sempre a tirare fuori la sua parte migliore, a scalfire per un poco il ghiaccio che da tempo immemorabile imprigionava il suo cuore, a riscaldare la sua anima congelata. Soltanto lei.

Il giorno dopo avviarono le procedure per “richiamare” il piccolo pianeta artificiale, del tutto simile, dall'esterno, a un asteroide, mentre in realtà racchiudeva il loro paradiso terrestre, un luogo sicuro in cui ogni tanto si rifugiavano per rilassarsi, divertirsi, riparare l'Arcadia. Un'altra invenzione del genio di Tochiro. Tutti loro amavano Ombra di Morte.
Prima di sbarcare, Harlock chiamò la ragazza.
“Vieni, vorrei farti vedere una cosa.”
Percorsero una serie di corridoi, poi il capitano si fermò davanti a una porta, inserì la chiave e la aprì. Entrarono nella cabina e furono investiti da un forte odore di chiuso e di polvere. La stanza era perfettamente arredata, ma aveva tutta l'aria di essere abbandonata da tempo.
Mayu si guardava intorno smarrita, come se avesse intuito dove si trovava.
“E' la cabina dei tuoi genitori... Nessuno l'ha più occupata da quando loro non ci sono più. Scusa, è un po' di tempo che non viene riordinata... avrei dovuto farla pulire prima che tu arrivassi...”
La ragazza sfiorò con le dita il letto e la scrivania, aprì l'armadio e accarezzò gli abiti di Esmeralda.
“Non è stato toccato niente. Tutto quello che c'è qui dentro è tuo, puoi farne quello che vuoi.”
Mayu lo guardò con gli occhi pieni di lacrime.
“Harlock, perché mia madre mi ha abbandonato?”
Ecco, il momento tanto temuto era arrivato.
Mayu sapeva ciò che aveva fatto Esmeralda subito dopo la morte di Tochiro. Gliel'aveva detto lui stesso, quando lei avrà avuto forse 10 anni e gli aveva rivolto una domanda precisa. Si rendeva conto che sarebbe stato un trauma per lei, ma era meglio che lo sapesse da lui, piuttosto che se lo lasciasse scappare distrattamente qualcuno del suo equipaggio o, peggio, glielo rivelasse qualche stronzo laggiù sulla Terra. In quella circostanza, la bambina non aveva commentato, non aveva fatto altre domande, non era mai più tornata sull'argomento. E questo l'aveva agitato più che se si fosse messa a piangere disperata, com'era suo diritto. Forse era per non doverla più affrontare che non le aveva mai mostrato la stanza dei suoi genitori. Ma ora Mayu era un'adulta e non si poteva più rimandare.
“Io... non lo so. Lei sapeva che l'avrei fermata, per questo non ha detto niente a nessuno. Quando abbiamo trovato il suo biglietto, era troppo tardi. E io ero doppiamente arrabbiato, per me, perché perdevo in un colpo solo i miei più cari amici, e per te, che restavi sola e affidata a un pirata misantropo e braccato dalla legge in tutto il cosmo. Ho cercato di capirla, in tutti questi anni. Adesso posso dire di averla perdonata... Non odiarla, ti prego.”
“Non l'ho mai fatto. Solo, non capisco perché .... ero così piccola, avevo bisogno di lei...”
“Io credo... che la morte improvvisa di tuo padre l'abbia sconvolta, le abbia tolto per un attimo la ragione, le abbia fatto prendere una decisione avventata...”
“Dovevano amarsi molto...”
“Sì, il loro è stato davvero un grande amore...”
Non sapeva che cos'altro dire. Non sapeva come consolarla. Un tempo sarebbe stato facile, sarebbe bastato prenderla in braccio, farle una una carezza... ma ora?
“Tieni - le porse la chiave della stanza - Manderò qualcuno a togliere la polvere, poi puoi farne quello che desideri...”
La ragazza prese distrattamente l'oggetto.
“Grazie. Ci penserò.”
Harlock la lasciò sola.

Poche ore dopo, l'Arcadia era “parcheggiata” al solito posto, con la poppa rivolta verso la spiaggia e il mare. Perché il capitano se ne restava di solito nella sua cabina sull'astronave, raramente alloggiava nel grande edificio costruito a terra, dove c'erano le camere, le cucine, la mensa e le altre parti comuni dedicate allo svago, oltre al magazzino e all'officina per le riparazioni.* Però gli piaceva ammirare il paesaggio marino e, probabilmente, tenere sotto controllo la situazione senza farsi notare.
Tutti erano scesi tra risate e schiamazzi, chiaramente su di giri. La spiaggia si riempì in pochi minuti, chi si stendeva al sole, chi si buttava in acqua, chi giocava a pallone. Harlock sorrideva. Amava l'allegria dei suoi uomini, anche se lui non vi partecipava. Anche lui aveva una speciale predilezione per quel luogo, per quanto artificiale, perché gli ricordava tempi lontani, più felici, in cui lui, Tochiro ed Esmeralda si sentivano giovani e invincibili eroi. Immortali. E ora era rimasto soltanto lui. Per questo non riusciva a condividere quella spensieratezza. Per lui i ricordi erano sempre offuscati da troppa malinconia.
Il sorriso gli morì di colpo sulle labbra e una visione lo strappò per un attimo dalle sue meditazioni. Le ragazze erano arrivate anche loro sulla spiaggia e si stavano liberando dei copricostume colorati ma... lui non era preparato a quello che vide. Yuki e Mimeh... per carità, era sempre un bel vedere, ma ormai ci era abituato, invece Mayu... beh, certo, Harlock, che cosa ti aspettavi? Che comparisse con secchiello e paletta, come quando aveva 5 anni? E' una bella ragazza vestita, e lo è anche in bikini. Che cosa c'è di strano?
Tuttavia, si sentì in dovere di distogliere lo sguardo da quelle gambe così lunghe, da quella vita così sottile... e da tutto il resto. Maledizione, che cosa ti sta succedendo? Che cosa stai diventando? Un vecchio pirata degenerato, ecco. Ricordati chi è!

 

 

 

 

 

 

* Per la descrizione e la topografia di Ombra di Morte (che tornerà spesso in questa storia) so di essere fortemente in debito con altre ff di questa sezione (quella più recente è “Rebirth” di Nausicaa di Stelle).

  
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