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Autore: AliceInWonderbook    01/09/2013    1 recensioni
[Nancy Drew]
Nancy Drew, investigatrice per divertimento, è cresciuta, ora lo è di professione. Il suo posto è stato preso da sua figlia Stacy Nickerson e il posto di Bess e George, dalle rispettive figlie: Olly e Simone.
Che dire? Spero di non deludere nessuno, se qualcuno la leggerà...
Recensioni gradite xxx
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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S.O.S. (Stacy, Olly e Simone)
Stacy Nickerson si diresse decisa verso il suo banco, facendo cadere pesantemente la borsa piena di libri ai suoi piedi.
“Signorina Nickerson! Le dispiacerebbe rendermi partecipe del motivo del suo ritardo?” domandò aspra la professoressa Tump, l’insegnante di inglese.
“Mi dispiace professoressa, ma ho aiutato mia madre con un caso ieri sera e abbiamo fatto tardi, quindi questa mattina non ci siamo svegliate in tempo. Mi dispiace davvero, domani le porterò la giustificazione.”
La professoressa sembrò accontentarsi di quella risposta e riprese tranquilla a fare l’appello. Era vero, Stacy era rimasta sveglia ad aiutare la madre, Nancy Drew, a studiare una lettera minatoria mandata ad una studentessa del college. Nancy Drew aveva da anni abbandonato l’idea di dedicarsi all’arte, perché era nota a tutti la sua inclinazione a risolvere i casi più complessi. Insieme al marito Ned era momentaneamente immersa nel caso che Stacy la stava aiutando a risolvere.
La ragazzina, che aveva gli stessi capelli rosso tiziano della madre, aveva preso da lei anche caratterialmente: era un’appassionata detective dilettante che spesso risolveva dei piccoli casi assieme ai genitori e alle ‘zie’ Bess Marvin e George Fayne e agli ‘zii’ Dave Evans e Burt Eddleton.
Le due zie avevano anche loro due figlie, Olly Evans e Simone Eddleton, che erano anche le sue migliori amiche. Da sempre sognavano di avere una grande avventura come quelle che a suo tempo avevano avuto i genitori.
‘Magari succedesse qualcosa in questa maledetta scuola’ pensò la giovane sedicenne, riportando l’attenzione ai poemi che la professoressa decantava da una buona mezz’ora.
Finalmente suonò la campanella e lei poté dirigersi verso il banco delle sue amiche. Avevano lottato tantissimo per poter stare in classe insieme anche al liceo, ma ce l’avevano fatta.
“Ehi Stacy! Hai sentito del furto che c’è stato nell’officina qui accanto? Pare che qualcuno abbia rubato i soldi dalla cassa di Teddy, pover’uomo.” le disse Olly, addentando un panino. Nel mangiare non era affatto diversa dalla madre, aveva sempre fame.
Teddy era il meccanico che faceva le riparazioni nell’autofficina accanto alla loro scuola e molti studenti andavano da lui per farsi rimettere in sesto i motorini o le macchine. Era un ragazzo di circa ventuno anni, molto affascinante e una volta Simone era stata innamorata di lui, una cosa da pochi giorni, ma comunque le era piaciuto. Diceva che la cosa che le piaceva di più di lui erano gli occhi e non le si poteva dare torto. Aveva degli occhi verdi, che a seconda della luce viravano all’azzurro o al grigio e quando sorrideva erano in grado di rasserenare chiunque.
“Davvero?!” esclamò stupita Simone. “Perché non me l’hai detto prima?”
“Volevo aspettare che ci foste tutte. Che ne pensate?” rispose lei.
Stacy rifletté un attimo poi, con la fronte corrugata domandò: “Scusate, sbaglio o Teddy si frequentava con Camille ultimamente?”
“Già quella vipera…” disse Simone con una smorfia, facendo ridere tutte quante.
“Ehi Sim! Pensavo ti fosse passato il periodo Teddy.” la prese in giro Stacy.
“Oh, infatti! Non è per quello. È che l’altro giorno sono passata davanti al suo armadietto e mi ha urtata facendomi cadere tutti i libri, al che le ho detto di stare più attenta e lei mi ha detto che quella che doveva stare attenta ero io e che visto che ho così pochi capelli non avevo la scusa di non averci visto. Mi ha dato del maschiaccio…”
“Che iena!” esclamò indignata Olly, dando un altro morso al suo panino. Poi parve ripensare a qualcosa che non aveva afferrato prima e chiese a Stacy: “Ma come mai adesso ti è venuto in mente questo particolare?”
“Sai, l’altro giorno l’ho sentita blaterare sul fatto che non aveva abbastanza soldi per comprarsi un motorino nuovo e che suo padre le avrebbe dato solo la metà del costo reale. Non vi pare un po’ strano che pochi giorni dopo spariscano i soldi del suo fidanzato?”
Le sue amiche si dissero d’accordo e decisero che quel pomeriggio avrebbero iniziato ad indagare, subito dopo aver pranzato perché, diceva Olly, a pancia piena si ragiona meglio.
A lezioni terminate si diressero verso il fast food più vicino e sedute al tavolo iniziarono a buttare giù i punti su cui indagare, segnandoli sul taccuino che Stacy teneva sempre con sé.
“Io propongo di parlare prima con Teddy per scoprire i particolari del furto, almeno abbiamo un’idea generica dei fatti” disse Simone, scansando i pomodori dal panino.
“Si, poi direi di farci mostrare dove tiene i soldi abitualmente. Li mangi i pomodori?” chiese Olly.
“No, non li mangio, se li vuoi sono tutti tuoi. Comunque ottima idea.”
“Io direi di andare da Camille, dopo aver parlato con Teddy e chiederle qualcosa in più sul suo motorino. Magari con una scusa che ora mi verrà in mente” concluse Stacy, prendendo nota sul taccuino.
Finito di mangiare si diressero verso l’officina e trovarono il meccanico con le mani nei capelli che borbottava qualcosa su un motore da cambiare.
“Ciao Teddy!” esclamarono le ragazze.
“Ciao piccole detective” rispose lui, senza alzare lo sguardo dal motore in questione.
“Abbiamo saputo del furto, ci dispiace davvero tanto, per questo volevamo indagare e cercare di aiutarti.”
“Già Simone, immaginavo che la vostra non fosse una visita di cortesia. Non è nel vostro stile” sospirò Teddy.
“Bene, allora possiamo farti qualche domanda immagino” disse seria Stacy.
“Naturalmente, ditemi pure…”
“Innanzitutto vorrei sapere se è necessaria una chiave per entrare in questa officina o se si può entrare facilmente” iniziò Stacy.
“In realtà la serranda è rotta, quindi basta appoggiarsi che quella cede. Ora che ci penso dovrei chiamare qualcuno e farla aggiustare.”
“Oh davvero?” fece sarcastica Olly, alzando gli occhi al cielo. Come faceva quel ragazzo a decidere di far aggiustare la serranda solo dopo che qualcuno l’aveva scassinata? Certo che la gente è proprio strana.
“Olly, zitta!” intimò Stacy, prendendo appunti sul taccuino. “Allora, quanto è stato rubato esattamente dalla cassa?”
Il ragazzo ci pensò su un attimo e disse: “Circa 200 $, credo…”
Stacy divenne pensierosa, non poteva essere stata Camille, quei soldi erano relativamente pochi, non avrebbero coperto le spese per il motorino. Tornò a rivolgersi a Teddy, che però la precedette.
“Probabilmente mi starai per chiedere come si fa ad avere accesso alla cassa, vero? Beh, in realtà per quella ci vuole una chiave, che non ha nessuno all’infuori di me e che porto sempre in tasca e stamattina l’avevo con me, per questo mi pare molto strano” disse il ragazzo, che ancora non riusciva a capire come fosse successo.
“Okay, ma… Senti, scusami l’indiscrezione… Ti frequenti ancora con Camille?” chiese Simone, sapendo che quella sarebbe stata la domanda successiva.
“In realtà stamattina è venuta a dirmi che se non ero in grado di proteggere i miei soldi, di certo non sarei stato mai in grado di proteggere lei. Prima di andarsene mi ha abbracciato, poi si è girata e se ne è corsa via”.
“Quando l’avevi vista l’ultima volta, escludendo la sua apparizione mattutina?” domandò Olly, che aveva sulla faccia l’espressione di chi ha appena avuto l’illuminazione, espressione che generalmente aveva Stacy, che in quel momento però era completamente smarrita.
“Ieri sera siamo andati a cena fuori e poi abbiamo… Ci siamo baciati e l’ho riaccompagnata a casa, perché? Sospettate di lei?” chiese Teddy curioso.
“Un’idea ce l’ho…” proseguì Olly.
In quel momento Stacy sembrò riprendersi dal momentaneo vuoto totale ed esclamò: “Ma certo! Oltre ai soldi rubati ce ne erano altri?”
“No, non mi pare proprio, anzi ne sono sicuro: non ce ne erano altri, solo qualche moneta da un quarto di dollaro e pochi altri spicci”
Stacy trascrisse tutto e dopo aver ringraziato Teddy, uscì insieme alle altre e iniziarono a camminare verso casa di Camille.
“Stacy, dimmi che abbiamo la stessa idea” commentò Olly.
“Io e te sicuramente” comunicò allegra Simone, rivolta all’amica.
Stacy continuava a rimuginare e non rispose a Olly e Simone, camminando spedita verso casa di Camille. Quando arrivarono si girò verso Simone e le chiese se voleva salire anche lei o se preferiva rimanere ad aspettare. La risposta che ricevette fu chiara: per niente al mondo si sarebbe persa un interrogatorio e non avrebbe certo lasciato a loro due tutto il divertimento. Scoppiarono a ridere e suonarono alla porta.
Sulla soglia apparve una donna che somigliava terribilmente a Camille con il caschetto di capelli neri, lisci e lucidi e gli occhi scuri, che sembravano due pozzi.
“Siiiii?” domandò la signora, allungando la ‘i’ in modo spropositato.
“Cerchiamo Camille, andiamo a scuola con lei, c’è?” chiese Olly assumendo la sua più dolce aria innocente e sfoderando un sorrisone a 32 denti.
“Si, è in camera sua, ve la chiamo”.
Pochi minuti dopo apparve sulla soglia la ragazza, masticando una gomma americana, con l’aria più scocciata di questo mondo.
“Che volete?”chiese sgarbatamente e Simone pensò che se lei avesse risposto a chicchessia in una simile maniera la madre le avrebbe subito allungato un ceffone, nonostante avesse sedici anni e non fosse più una bambina.
“Ho saputo che vorresti un motorino e visto che ne vorrei uno anche io, ma non me ne intendo, sono venuta a chiederti consiglio” era incredibile come fosse brava Stacy a mentire.
“D’accordo, ma non a casa, è noioso… Andiamo ad un bar. Mamma io esco, ciao” disse Camille.
“Ma, Camille… Tesoro… I compiti” provò a fermarla la madre.
“Mamma stai zitta. Ho detto che esco!” esclamò lei, con un tono che rese peggiore la frase, già brutta di suo. Nessuna delle tre ragazze si sarebbe permessa di rispondere così ai genitori e guardarono incredule la donna che tornava in casa, mentre una lacrima le rigava il volto.
Si incamminarono verso il bar più vicino e quando furono sedute Camille iniziò a blaterare.
“Non mi sorprende che tu abbia saputo che mi voglio prendere un motorino, del resto sono così popolare. Ancor meno mi sorprende che tu sia venuta a chiedermi consiglio, è ovvio, sono anche così intelligente” iniziò con un tono insopportabile.
“Quello che mi voglio prendere costa 3.000 $ e quell’idiota di mio padre ha detto che mi anticipa solo la metà. Capite? È uno scandalo, uno scandalo davvero… Comunque, mi ha detto che dovrei trovarmi un lavoro e ho fatto domanda per fare la modella, ma la risposta me la danno la settimana prossima. Diranno sicuramente di si, vista la mia bellezza, ma comunque…”
Stacy si forzò di non assumere un’espressione schifata, mentre Olly e Simone alzavano gli occhi al cielo. Camille continuò a blaterare su sé stessa e su tutti i suoi pregi, che sembravano non finire mai, fino a quando Simone la interruppe e disse: “Grazie mille Camille, con i tuoi consigli sono sicura che Stacy saprà sicuramente che motorino comprare, ma adesso dobbiamo prooooprio andare. Ciao!”
Non appena si furono allontanate tirarono un sospiro di sollievo e si guardarono.
“Mamma mia, quant’è viziata!” esclamò Simone.
Le altre assentirono poi Olly parlò: “Se deve pagare la metà, deve pagare 1.500 $, che diventerebbero 1.300, sottraendo quelli di Teddy. Secondo voi quanto pagano una modella?”
“Ma, non so proprio!” borbottò Stacy.
“Io lo so, un giorno ho accompagnato Audrey in un’agenzia. 1.000 $ a stagione, anticipati subito, che poi vengono ritirati se si decide di abbandonare…” commentò Simone.
“Già, allora le resterebbero 300 $, che potrebbe benissimo avere da parte” disse Olly.
“Olly! Ma allora non hai prestato attenzione a sua maestà! Ha detto che ha quei soldi da parte” disse Stacy.
“Ora ci vorrebbero le prove…”
“Certo Simone, per questo ho preso la sua bottiglia di tè, così possiamo confrontare le impronte con quelle sulla cassa di Teddy”.
Le tre amiche si guardarono trionfanti e si diressero a casa di Stacy, per parlare con sua madre: le avrebbero raccontato il caso, mostrato le prove e infine le avrebbero chiesto di aiutarle con le impronte digitali.
Non appena entrarono in casa Ned Nickerson, padre di Stacy, venne loro incontro salutandole calorosamente, dicendogli che Nancy era nello studio. Le ragazze ringraziarono e si diressero lungo il corridoio verso la porta verde mela. La madre l’aveva voluta così e a Stacy piaceva.
“Ciao mamma!”
“Ciao Stacy, ciao ragazze come va?” rispose allegramente Nancy. Era un buon segno pensò la figlia, significava che era vicina alla risoluzione del suo caso, finalmente.
“Tutto bene, grazie Nancy” rispose Olly sorridendo.
“Che posso fare per voi? Come mai siete qui e non su in camera di Stacy a spettegolare?”
“Mamma! C’è stato un furto da Teddy, sospettiamo sia stata Camille, ci aiuti  con le impronte digitali?” chiese speranzosa Stacy.
Nancy rispose che le avrebbe aiutate volentieri, ma che prima dovevano raccontarle tutta la storia. Parlò Simone che, tra le tre ragazze, era quella con maggiore capacità di sintesi, senza tralasciare i fatti principali. Quando finirono di raccontare la storia Nancy si dichiarò d’accordo con loro sul fatto che Camille era probabilmente colpevole.
“Siete fortunate ad aver dovuto interrogare solo lei…” disse prendendo la polverina bianca, per rilevare le impronte digitali.
“Allora Nancy, andiamo da Teddy e facciamo lì il confronto?” chiese Olly, dopo che ebbero preso la prima impronta dalla bottiglietta.
“Andiamo!”
Le quattro investigatrici si diressero verso l’officina e trovarono Teddy che chiudeva la serranda difettosa. Quando le vide sorrise, quando poi seppe che erano vicine alla soluzione del caso la sua bocca si distese nel più grande sorriso di sempre. Le accompagnò verso la cassa e molto delicatamente estrasse il cassetto.
“Ci sono solo le mie impronte e quelle del ladro, ne sono certo. Non lascio che nessuno tocchi mai la mia cassa” disse deciso il meccanico.
Nancy infatti trovò solo due tipi di impronte: quelle di Teddy e quelle di Camille! Non c’erano dubbi, era stata lei. Essendo maggiorenne (era stata bocciata varie volte) era responsabile di quello che aveva fatto e non avrebbe avuto attenuanti durante il processo. Forse non sarebbe finita in galera in quanto non c’era stato scasso, ma qualche anno di servizi sociali non glieli avrebbe tolti nessuno.
“E brave ragazze, proprio come i vostri genitori” esclamò il comandante della polizia, che era arrivato lì con Camille che aveva confessato “dovreste trovare un nome per la vostra squadra investigativa, no?”
Magari l’aveva detto come scherzo, ma le ragazze si misero a confabulare finché Olly non se ne uscì con ‘SOS’. Le altre la guardarono perplesse e lei spiegò: “Le iniziali dei nostri nomi, formano la parola SOS che è anche usata come richiesta d’aiuto e noi aiutiamo le persone a risolvere i misteri no?”
“Sei un genio Olly!” esclamarono le altre, abbracciandola.

#spazioautrice: Allora? Vi è piaciuta come storia o fa completamente schifo? Se recensite vi regalo un pony fucsia a brillantini se siete femmine, blu a pallini verdi se siete maschi.
Baci xxx
Alice In Wonderbook
  
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