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Autore: small    01/09/2013    1 recensioni
Storia partecipante al contest "Il testamento dei libri. Citazione che restano"
Ginny e Neville, poco prima di Pascqua, riflettono sulla guerra.
"Non sapeva perché era scesa nella sala comune. Stava nel suo letto ed era notte e aveva voglia di prendere una boccata d’aria. Aveva voglia di respirare, di non pensare ai Carrow e al nuovo regime di terrore che teneva Hogwarts prigioniera di se stessa. Voleva solo convincersi che tutto sarebbe andato bene."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Neville Paciock
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Note: La storia partecipa al contest: "Il testamento dei libri - citazioni che restano".
Citazione: "L’immaginazione di una donna è molto veloce; salta dall’ammirazione all’amore e dall’amore al matrimonio in un momento" (Jane Austen)
Obblighi: Ginny Weasley protagonista, Diagon Alley, prompt soldi
Divieti: Romantico, what if?
NdA: Ginny e Neville, poco prima di Pasqua. Settimo anno. Non ho esattamente rispettato il prompt in modo fedele, ma in fondo all'immaginazione non si comanda.


 


 
Quell’estate

 

 


C’era Neville, seduto sulla vecchia poltrona rossa vicino al fuoco. Aveva la barba un po’ incolta, il volto scavato e lo sguardo perso nel fuoco, che rincorreva chissà quali ombre. Ginny era ferma, sulla soglia della porta del dormitorio femminile. E lo guardava, in silenzio, chiedendosi a cosa pensasse.

«A cosa pensi?» le chiese all’improvviso Neville.
La ragazza sussultò. 
«Non pensavo ti fossi accorto di me, una volta era così maldestro».
Sembrava una volta molto lontana in effetti, pensò lei.
Lui rise e si voltò, invitandola vicino al fuoco. Ginny si avvicinò lentamente, si sedette sul divano e guardò Neville, giocherellando con una ciocca di capelli rossi.
«Pensavo a Luna» fu la distratta risposta.
Neville assottigliò lo sguardo.
«Starà bene» disse, semplice e lapidario.
Ginny fissò il fuoco, come aveva fatto lui poco prima. Non sapeva perché era scesa nella sala comune. Stava nel suo letto ed era notte e aveva voglia di prendere una boccata d’aria. Aveva voglia di respirare, di non pensare ai Carrow e al nuovo regime di terrore che teneva Hogwarts prigioniera di se stessa. Voleva solo convincersi che tutto sarebbe andato bene. Voleva, doveva, credere che lei e Neville, i nuovi giovani capi della rivoluzione, avrebbero vinto quella guerra. Perché non poteva pensare a cosa sarebbe successo altrimenti, a come sarebbe stata la loro vita. A cosa ne sarebbe stato di Harry.
«Sai cosa mi piacerebbe fare quell’estate? L’estate dopo che la guerra che finirà, dico?» chiese Neville, guardando il fuoco, attento.
Ginny scosse la testa, gli occhi di nuovo vispi.
«Porterò la nonna in Irlanda». 
Lo disse come se fosse una battuta, come se fosse una cosa ridicola.
«Perché?».
«A lei non piace l’Irlanda» spiegò Neville con un sospiro e un ghigno. «Dice che è troppo verde, troppo cattolica e troppo ribelle. Ah! Dovrà piacerle! La costringerò ad andarci».
«E troverai anche una bella irlandese, che a tua nonna piaccia meno dell’Irlanda. Prometti!» sorrise Ginny, prendendolo in giro, sapendo che Neville sarebbe arrossito.
E infatti il ragazzo divenne rosso come i suoi capelli.
«A chi vuoi che piaccia io?» le chiese, con tono rassegnato e un’alzata di spalle.
«Neville, ma non sai come funziona? L’immaginazione di una donna è molto veloce; salta dall’ammirazione all’amore e dall’amore al matrimonio in un momento… sarai uno degli eroi del dopoguerra, tutte le irlandesi si ridurranno a schiave di tua nonna per ottenere la sua approvazione!».
Neville rise. E Ginny si disse che era da tanto che non ridevano. Quella guerra li stava mangiando tutti.
«Allora» riprese il ragazzo «Dovrò dire ad Harry di stare attento ai tuoi corteggiatori!».
«I miei corteggiatori non sono donne» osservò Ginny, perplessa .«E sanno che non hanno speranze. E, soprattutto, non hanno abbastanza soldi per essere all’altezza di Harry».
«Immaginavo ti piacesse solo per il suo denaro».
E risero di nuovo tutti e due, come se la paura non fosse pronta ad aggredirli alle prime luci dell’alba.
«Cosa farai tu?» chiese Neville, sempre con un largo sorriso, che illuminava i graffi sul suo volto. 
Uno strano gioco di ombre e luci creato dal fuoco.
«Andrò a Diagon Alley» rispose Ginny sicura, annuendo convinta con la testa.
«Oh! Sembra pericoloso!» rise ancora il ragazzo.
«Lo sarà! Dovrò andare da Fred e George e raccontare tutto quello che è successo in questi mesi. Potrebbero uccidermi se scoprissero della maledizione cruciatus».
Ora c’è di nuovo il silenzio, fastidioso. E’ quasi un urlo che rimbomba nelle loro teste, che fa tacere tutti gli altri suoni. Un silenzio che, prepotente, attrae tutte le attenzioni.
«Credo che andrò a dormire » decide Neville alla fine, spengendo il fuoco nel camino con un semplice incantesimo.
Si alza. Ginny lo sente allontanarsi.
«Neville» sussurra e le sembra di vederlo fermo sulla porta, nel buio. «Io so che ce la faremo. Ne sono assolutamente certa».
Ginny non sa se Neville le darà ascolto.
Ginny non sa che per lei non arriverà mai il momento di raccontare tutto a Fred.
Ginny non sa se per lei ci sarà davvero, un giorno o l’altro, quell’estate per passeggiare felice e spensierata per Diagon Alley. 
Ma spera che Neville non si lasci convincere del contrario, perché Ginny sa che entrambi hanno un bisogno disperato di crederle.

 
   
 
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