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Autore: missimissisipi    01/09/2013    4 recensioni
Elena sa che Damon vorrebbe essere più umano, più babbano, usando il termine adatto, alle volte. Ha capito che lui, quando è vicino a lei, vorrebbe poter conoscere il significato di alcune parole che lei utilizza ma di cui lui non è a conoscenza. Un po’ come quel libro di cui è follemente innamorata, quello dei Sonetti di un certo Shakespeare. Se solo lui conoscesse quell’autore, potrebbe dedicarle una poesia, citarle una sua frase, un suo pensiero: coglierla di sorpresa, impressionarla, come non è riuscito a fare ed è convinto che non ci riuscirà mai. Perché lei vive, è viva e sa vivere.
Damon no. Ha una terribile paura di farlo, e solo adesso, con lei, è venuto a conoscenza di questa terribile fobia.
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline\Klaus, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Jeremy Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Elena sa che Damon vorrebbe essere più umano, più babbano, usando il termine adatto, alle volte. Ha capito che lui, quando è vicino a lei, vorrebbe poter conoscere il significato di alcune parole che lei utilizza ma di cui lui non è a conoscenza. Un po’ come quel libro di cui è follemente innamorata, quello dei Sonetti di un certo Shakespeare. Se solo lui conoscesse quell’autore, potrebbe dedicarle una poesia, citarle una sua frase, un suo pensiero: coglierla di sorpresa, impressionarla, come non è riuscito a fare ed è convinto che non ci riuscirà mai. Perché lei vive, è viva e sa vivere.
Damon no. Ha una terribile paura di farlo, e solo adesso, con lei , è venuto a conoscenza di questa terribile fobia. Perché giocare a Quiddich, frequentare solo maghi purosangue, vivere a Godric’s Hollow, non è vivere. E’ trascorre un po’ di tempo, ingannare il tempo. Il vivere di Damon è riassumibile in un’unica parola, l’unica che, solo pensandoci, lo fa sentire vivo: Elena. Forse è stupido, si dice, forse gliel’avrà detto qualche babbano a Londra, riflette ancora, ma lei è vita.

Damon respira, ed è come se lo facesse per la prima volta. Prende una profonda boccata d’ossigeno, riempie i polmoni a più non posso, e poi espira. Lentamente, in modo quasi lamentoso, espira. E’ questo vivere, si domanda? Perché lui si sente vivo. Elena gli ha mostrato la vita, quella vera, quella per la quale ti rendi conto che vale la pena. Quella che va riempita di azioni e parole che la fanno valere.

Vale la pena rischiare?

Vale la pena trasgredire al suo apparente destino?

Sì, si risponde.           

Sì, vale la pena sentirsi vivi. E’ come una droga, adesso. Sentirsi vivi sempre, ecco l’obiettivo della sua vita. Sentirsi vivi come Elena gli ha insegnato come lei gli ha concesso di fare. La ripagherà, prima o poi, in un modo o nell’altro. Lo farà.

Magari… amandola?

 

Qualche mese prima  prima

 

Damon Salvatore varca la soglia della Sala Comune dei Corvonero al Quarto Piano.

Un sorriso amaro appare sulle sue labbra rosee e carnose ma leggermente screpolate ai lati. Un ricordo annebbia la sua mente… com’era felice quando il Cappello Parlante aveva esclamato: “Corvonero!” senza indugi e senza rimpianti circa sei anni prima. Ed ora, invece, si ritrova a frequentare il suo settimo ed ultimo anno ad Hogwarts, orgogliosamente Corvonero, ma piuttosto triste di dover lasciare questa scuola, uno dei tasselli più importanti della vita di ogni mago. Ma, oltre ad essere triste, è anche terribilmente orgoglioso, e non direbbe nulla del genere a qualcuno, soprattutto per non rovinare la sua dignità. Tzè, solo i Babbani potrebbero affermare una cosa del genere! Riflette. Eppure tu l’hai pensato… si ritrova a commentare la sua coscienza, in netto contrasto con i pensieri precedenti del giovane mago.

Damon scaccia questi conflitti mentali scuotendo la testa, ed appuntandosi mentalmente di non dover trascorrere più di quattro ore in compagnia di Niklaus Mikaelson, suo migliore amico nonché mago pazzo ed in grado di confondere le idee –e la vista- nell’intenzione di sperimentare nuovi incantesimi per migliorarsi.

E’ questo ciò che accade con i mezzosangue –Klaus lo è- che, sentendosi onorati di aver avuto in dono questi poteri, studiano quasi quanto l’antica e famosa Hermione Granger, la mezzosangue migliore amica dell’ Auror Harry Potter, colui che è sopravvissuto al nemico di un tempo –Voldemort, altrimenti noto come ‘colui che non deve essere nominato’ oppure ‘tu-sai-chi’- e che l’ha distrutto una volta per tutte.

Il Salvatore –famiglia di purosangue- suppone che siano tutte menzogne per aumentare la fama del luogo, ma… può sempre darsi che non siano solo leggende le cose che si narrano fra i corridoi del sesto piano, fra una lezione e l’altra di Lingue non umane. E non solo lì.

Il giovane ripone, nella libreria disposta di fronte al divano rigorosamente blu dei Corvonero, una copia del libro “Gli Animali fantastici: dove trovarli”, utilizzato per un tema per “Storia della magia”, più che altro per prepararsi per i M.A.G.O. di quest’anno, non affatto imminenti essendo ancora dicembre.

“Ehi, Damon” chiama la sua attenzione Nigeria Sanders, una Corvonero del settimo anno che conosce per essere una cacciatrice di Quiddich. Damon, oltretutto , è il capitano della squadra di Quiddich di Corvonero di quest’anno.

“Nigh” si rivolge a lei così, dato che la ragazza non ama il suo nome ed è conosciuta principalmente come Nigh la cacciatrice dei Corvonero. Accenna ad un sorriso mentre la bruna dai capelli color pece e dalla pelle ambrata ricambia. “Tuo fratello ti cercava, era nell’aula di Incantesimi quando l’ho incontrato.” comunica al maggiore dei Salvatore –Maggiore di solo un anno, Damon! Gli ricorda sempre Stefan.- spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Oh, ovvio. Grazie.” Cerca di essere gentile trattandosi di Stefan, ma il tono della sua voce suona piuttosto ironico alle orecchie della giovane. Si dilegua dopo averla salutata con un cenno della mano, e raggiunge il terzo piano con una certa facilità e destrezza nell’orientarsi nei corridoi, destrezza che non possedeva sei anni prima.

Stefan Salvatore è il fratello di Damon e, al contrario del Corvonero dagli occhi azzurri e chiari, è un affermato Tassorosso. Certo, non fa parte della squadra di Quiddich né ha la sua stessa fama all’interno dell’Istituto, ma è più… come dire?... Interessato ad altre cose, come ad esempio il club di Pozioni o quello dei Duellanti, al contrario del fratello.

Cosa avrà combinato, adesso? Si chiede il Corvonero. Ha fatto scoppiare l’aula di Pozioni per un compito extra? Vuole sapere come far parte della squadra di Quiddich senza aver partecipato alle selezioni? Perché Damon lo sa, lo percepisce: Stefan ha bisogno di Damon, e non di come si avrebbe bisogno di un normale fratello. Ha bisogno di lui per riparare ad un danno, ad un pasticcio, in quanto il piccolo Salvatore è piuttosto imbranato e meno spigliato del grande e Damon, sin da piccoli, è intervenuto per aggiustare tutto quanto. Ironico, vero? Perché secondo Giuseppe Salvatore, impiegato al Ministero della Magia, sarebbe il figlio dagli occhi verdi a dover aiutare quello dagli occhi blu e non viceversa.

“Fratello! Cosa hai combinato, questa volta?” domanda Damon con lo sguardo assottigliato, poggiando una mano sulla spalla del più piccolo, che scrolla via velocemente.

“Non è come pensi, Damon, non questa volta.”

“E cosa vuoi da me, allora?” domanda Damon con lo sguardo di chi sta perdendo la pazienza. Damon è così, impaziente, lui va subito al sodo, è impulsivo, forse per questo viene considerato pazzo da Nik, o forse è per questo che quei due sono migliori amici.

“Si tratta di una ragazza, lei…” inizia Stefan, ma una volta detto questo sembra che le parole gli muoiano in gola. Apre nuovamente bocca, ma nulla. Non esce una sola parola, nonostante Damon lo inciti a parlare con lo sguardo. “…lei?” lo incalza il maggiore alzando le sopracciglia, mettendo ancora più in evidenza i suoi pozzi cerulei che Stefan ha sempre un po’ invidiato.

“Lei non ha nessuno dove trascorrere le vacanze natalizie, i suoi genitori sono entrambi morti, ed allora ho invitatoacasaleiesuofratello” mormora le ultime parole con un tono di voce pressoché inudibile e Damon esclama un “Puoi ripetere, per piacere?”.

“Ehm… ecco, ho invitato a casa lei e suo fratello.” Si gratta la testa imbarazzato, mentre un lieve rosso gli imporpora le guance facendolo sembrare più piccolo di un anno o due.

“E’ una mezzosang-“ sta per chiedere Damon, ma il piccolo subito lo ferma. “Oh, andiamo! Ti cambia qualcosa sapere se è una mezzosangue o no? Ti basi su questo per… giudicare una persona, esserle amica? Sei davvero così indietro?” sbotta Stefan, con il viso rosso sia per la rabbia sia per l’imbarazzo di poco fa.

“E va bene! Va bene!” urla Damon prima di scomparire dalla vista del giovane e sfuggire dalle sue parole e paranoie incamminandosi verso… verso… dov’è che si trova adesso?

Biblioteca, primo piano.

 

Un volume di Storia di Hogwarts è stretto nelle mani del giovane dagli occhi blu, concentrati nella lettura ed in un viaggio che va da sinistra a destra, scendendo lentamente di rigo in rigo e cambiando pagina ancor più lentamente.

Le sopracciglia sono aggrottate per la concentrazione, mentre le labbra si muovono per pronunciare qualche parola sottovoce. Damon sta cercando di impegnarsi, di non pensare, riflettere, ma la verità è che non ci riesce: le parole del fratello l’hanno colpito, e  in fondo, sa che ha ragione; un po’ come la sua coscienza, una ventina di minuti fa, e per questo è ancora più infuriato. Orgoglioso com’è, non vuol dar ragione ad entrambi, non vuole ammettere di avere torto… e questo lo ferisce maggiormente: è come se volesse urlare ma non può, e si trattiene, accumulando la sfuriata.

Damon chiude il libro con forza, stringendo le labbra e riponendolo al suo posto.

L’unica cosa che adesso lo aiuterebbe è una lettura più leggera, piacevole quanto complessa: Le abitudini dei Babbani di Mynda Muggle. I babbani sono strani per davvero, oltre che un po’ insulsi a vivere senza magia e con problemi di importanza inferiore rispetto ai maghi.

La testa gli scoppia, però, ed è per questo che chiude con forza anche questo volume e corre via al dormitorio.

 

***

 

“Fratello? Fratello?” domanda insistentemente Stefan al maggiore nella sala Grande. “Che c’è?” risponde Damon scocciato mentre si raddrizza il mantello nero. “Scusa per ieri… -mette una mano fra i capelli imbarazzato- Ma lei ti piacerà, ne sono certo. Dalle solo una possibilità.” Damon lo osserva, cercando di capire se si può fidare. Annuisce come se fosse un dolore, per lui, fare quel gesto, riporre speranza in suo  fratello.

“Bene, ci vediamo fra un po’!” La scuola si prepara all’imminente partenza degli alunni, oggi c’è un treno che porta a King’s Cross ma ovviamente i Salvatore fanno tappa a Godric’s Hollow, la loro città natale, quella nella quale vivono. Il minore sparisce dalla sua visuale, facendolo borbottare.

“Amico?” lo chiama un’altra voce, quella più armoniosa di Nik.

“Mhm?” risponde il moro mentre afferra un pasticcino al miele da mangiare.

“Ieri sera discutevo con Nigh a proposito dei Tassorosso, della partita importante che faremo contro di loro dopo le vacanze. Dici che se vinciamo ottengo un appuntamento con Caroline oppure mi rifiuterà ancora?” Damon scuote la testa consapevole che quella ragazza non darà mai a Klaus una possibilità. Non che ci abbia mai parlato con lei, sa solo che è una Tassorosso bionda attraente che non sembra avere un briciolo d’interesse nei confronti del suo amico, ma anzi, sembra quasi odiarlo.

La cosa peggiore, poi, è che lui è completamente cotto di lei e non si da mai per vinto.

“Che cosa le hai regalato l’ultima volta? Un gioiello babbano? Un disegno? Perché ricordo ancora le parole che ti ha rivolto: -Non provare a rivolgermi mai più la parola, Niklaus!-“ la imita Damon, con una voce che fa ridere il suo amico seppure, in questo momento, dovrebbe avercela con lui.

Ma Nik è così, è un controsenso vivente, non c’è da stupirsi che non si atteggi come dovrebbe in alcuni momenti.

“Era un vestito per Halloween, miseriaccia.” Si gratta la testa alla ricerca di nuove idee per convincerla e stupirla. Damon lo scruta: cosa ci troverà mai in quella ragazza? Una ragazza che, per giunta, nemmeno gli parla? Non trova risposta, non sa cosa significa avere una cotta e probabilmente non lo saprà mai.

 

 

“Grazie tante, famiglia.” Borbotta sarcastico Damon, che si ritrova a portare due enormi valigie pesantissime da solo, perché tutti sono a dare il benvenuto ad Elena e Jeremy, che per altro non ha ancora visto. La neve avvolge Godric’s Hollow come ogni inverno, per cui le guance del giovane sono tinte di un rosso che lo fanno sembrare più innocente di quello che è.

Con grande fatica riesce a portarle all’interno dell’abitazione, lasciando che un tiepido calore lo avvolga e gli faccia chiudere gli occhi per godersi questi istanti. Improvvisamente delle voci divertite riecheggiano dal salotto adiacente, addobbato, come n0n succedeva da anni, per il Natale. Come non succedeva da quando sua madre, Elisabeth, è morta. Lei amava il Natale, lo faceva amare ai suoi piccoli figli e a tutti coloro che avevano la possibilità di guardarla in questo periodo dell’anno.

Un senso di rabbia lo pervade. Giuseppe non ha mai dato peso al Natale da allora, ma adesso sì. Per due stupidi mezzosangue che non hanno la minima idea di come ci si possa sentire in questo momento.

Elisabeth gli manca sempre. Elisabeth rendeva tutto più bello, tutto più felice: aveva il potere di farti sentire meglio con un sorriso, sorriso che trasmetteva agli altri in un istante. Era una strega e pozionista eccezionale, dai lunghi capelli castano chiaro e dagli occhi cerulei. Era davvero bella.

Non gli importa di sembrare scortese, maleducato. Raggiunge il piano superiore in un attimo, senza voltarsi per salutare gli altri che, al solo vederlo sgusciar via, smettono di parlare e si guardano attorno con un senso di disagio dipinto sui loro volti.

Entra nella sua stanza e sbatte la porta producendo un forte rumore.

Si getta sul letto e con le mani si accarezza le palpebre chiuse, mentre il prepotente ricordo di sua madre cerca in tutti i modi di tornare a galla, nonostante lui cerchi invano di spingerlo via. E’ sua madre, non Liz, Lizzie, Beth, Eli, Lisa, come tutti la chiamavano, per lui è semplicemente sua madre, e sua madre è morta. Non c’è più. E con il passare del tempo, il suo ricordo sta sbiadendo lentamente, si sta sgretolando, e forse è un bene, ma una parte di lui assicura che è un male. E odia tutto questo.

“Damon… apri la porta, andiamo.” E’ la richiesta di suo fratello, una ventina di minuti dopo che si è chiuso in camera. Non gli da ascolto, lo ignora, come avrebbe dovuto fare dall’inizio. Lui non capisce, non l’ha mai fatto.

Si arrende molto prima del previsto, facendo nascere una voragine nell’animo del grande. Non gli importa nemmeno. Non si sforza neanche. E’ vero che lui non ha fatto nulla. Eppure si sa, quelli che scappano da tutti vogliono solo essere fermati da qualcuno. E quando vede che suo fratello, Stefan, va via, lasciandolo solo, una lacrima solca la sua guancia. Non è giusto, non dovrebbe essere così.

 

Sono le due quando Damon decide di uscire dalla stanza in cui è rintanato da troppo tempo per mangiare qualcosa. Non ne ha voglia, ma il cibo riempie la pancia, forse il vuoto che ha dentro, e anche la testa, che gli sta quasi letteralmente per scoppiare. In più sua madre gli diceva che se non avrebbe mangiato per troppo tempo, sarebbe potuto star male. Prende una tazza e ci versa dentro dei cereali con latte.

“E’ bello qui.” Esclama una voce femminile, che lo fa sobbalzare e trasalire. E’ una giovane ragazza, dagli occhi e capelli scuri, una che passa facilmente inosservata all’interno della scuola. Forse è per questo che non l’ha mai vista in sette anni. Eppure ha qualcosa di familiare, qualcosa difficile da indicare con un nome. Senza contare che, nella sua semplicità, è bella. Davvero bella. Con gli occhi da cerbiatta, le guance rosa e le labbra incurvate in un sorriso insicuro e pauroso, ma anche sincero. Indossa un semplice vestito blu notte, degli stivaletti neri, e dei guanti di lana.

Inusuale.

Ecco come definirla.

Bella ma inusuale.

Anzi, bella, inusuale e da ignorare.

Damon non risponde, si limita ad osservarla di sottecchi, uno sguardo che dovrebbe farle intendere che ha capito, ma che deve anche andar via.

Ma lei non lo fa. E’ testarda, rimane.

 

“Mi dispiace che la nostra presenza ti dia fastidio.” Rivela guardando Damon. Lui si ferma. Lei lo prende come un cenno di continuare a parlare. “Di solito le persone provano pena, compassione, per me, per mio fratello. Mai nessuno ha provato l’odio che tu provi per noi. Mi dispiace, per questo.” Damon vorrebbe dirle che non li odia, non è quel tipo di persona che odia a primo impatto, che odia senza conoscere. Forse a volte lo è, ma lui era ben disposto a conoscere questa ragazza e suo fratello.

E’ il modo in cui si sono presentati a casa loro, improvvisamente, facendo tornare il Natale e facendosi amare da Giuseppe, rendendo felici quest’ultimo e Stefan che gli da fastidio. Perché lui ha provato a far tornare il Natale, ma invano, ha provato ad odiare suo padre e Stefan per non importarsene di Elisabeth.

Ma non ci è riuscito.

E loro lo odiano.

Damon scrolla le spalle, le rivolge un misero sorriso, carico di parole non dette, di sentimenti contrastanti, e va via, lasciando Elena confusa.

 

E’ Natale. Sono trascorsi solo pochi giorni dal loro arrivo da Hogwarts, e a Damon quella casa già manca. In più gli manca Nik, e come non può?, essendo il suo migliore amico, l’unico che lo capiva e lo ha sempre fatto. Per questo gli ha inviato un gufo con una lettera ed un piccolo regalo. Una piuma per scrivere davvero particolare, spera solo che non la utilizzi per biglietti d’amore per quella Caroline.

E’ uscito presto, e si ritrova a passeggiare per Godric’s Hollow da solo, diretto al cimitero dove sua madre è sepolta. “E’ Natale anche quest’anno. –mormora fra sé e sé – Vorrei essere con te. Papà e Stefan non possono capire. E mi odiano. E anche la ragazza, Elena, anche lei mi odia. Solo il fratello, Jeremy, sembra un tipo a posto. Sembra simpatico e si è congratulato per le vittorie a Quiddich ottenute grazie a me. Nonostante fosse un Grifondoro, capisci? Ma non è per questo che sembra okay. Forse anche lui prova le stesse cose per aver perso i genitori. Non come Elena e Stefan. Loro se ne infischiano.” Racconta ad un’immagine in bianco e nero di Elisabeth Salvatore. “Vorrei essere lì con te, ovunque tu sia.” Lascia una rosa rossa, mentre accarezza l’immagine della donna un po’ offuscata. “Ti voglio bene.” Soffia, in un modo quasi inudibile. Ma sua madre l’ha sentito, si dice. Lei c’era quando ad undici anni hanno scoperto di essere maghi. Lei c’era sempre.

Mentre torna a casa compra una copia de ‘La Gazzetta del Profeta’, e la legge anche una volta dentro l’abitazione, ignorando nuovamente tutti.

Tutti tranne Jeremy, che lo saluta con un sorriso e gli chiede di sedersi accanto a sé, su un divano in velluto rosso. “Certo.” Replica il maggiore con un inusuale sorriso. Trascorrono un bel po’ di tempo lì, intenti a chiacchierare su tutto ciò che gli passa per la testa, ed Elena li vede, per sbaglio, li osserva. Ed è in quel momento che capisce.

Capisce che lui non li odia.

Capisce che lui è pieno di idiozie, rimorsi e dolore.

Capisce che lui indossa una maschera che non toglie quasi mai.

Capisce che mente, che ama, che porta un lacerante segreto che lo consuma.

E lei vuole aiutarlo.

 

“Posso?” domanda allora, accomodandosi fra i due. Damon improvvisamente smette di sorridere e deglutisce, facendo comunque spazio alla giovane. Elena sorride vittoriosa. E’ già un buon segno per lei.

Si intromette nella conversazione con la stessa facilità in cui è entrata in quella casa e nella vita del giovane dagli occhi blu. Damon sta imparando a non farsi odiare, o almeno è questo quello che pensa. Elena sta imparando a conoscerlo, o almeno è questo quello che pensa.

“Chi è il tuo autore preferito?” domanda Elena su di giri rivolta a Damon. Lui boccheggia. “Io… ehm, non saprei. Leggo tante cose…” è la sua risposta vaga. “Be’, il mio è Shakespeare. E’ un autore babbano di tanti secoli fa. Ma è davvero molto bravo. E anche famoso.”

“Cosa ti piace fare nel tempo libero?” chiede ancora la giovane, ignorando di proposito il fratello. “Gioco a Quiddich.” Risponde con più sicurezza Damon. “Immaginavo… voi capitani siete sempre impegnati con una scopa! Io scrivo, e rifletto sul mondo senza magia che c’è là fuori. E’ tutto un altro mondo, tutto ha una funzione a sé ed è tutto un circolo vizioso. Pensa alle paperelle di gomma: che funzione hanno? Oppure ai dentisti! Che mestiere è? Eppure c’è chi vive costruendo paperelle di gomma gialla, e chi vive curando i denti delle altre persone. Quel mondo è tutto folle, ma è interessante. Ed inusuale, soprattutto.” Damon pende dalle labbra di Elena, affascinato dal suo modo di pensare e riflettere. Non pensava che una Tassorosso potesse essere così… interessante.

Lui annuisce, e continua ad ascoltarla.

 

Qualche mese dopo

 

Quando Elena scorge Damon nei corridoi si rallegra improvvisamente e gli va incontro.

Accade la medesima cosa con Damon non appena riconosce quella chioma o quegli occhi nel Castello. Hanno imparato a guardarsi durante le lezioni, ad ascoltarsi, a sorridersi, a parlare del loro futuro, del mondo che c’è là fuori. Hanno imparato ad abbracciarci ma a non andare mai oltre.

Damon ha bisogno di Elena come amica.

Lei vuole aiutarlo ad essere sua amica.

Elena è diversa, inusuale, è mezzosangue, grata per essere una strega ma affascinata dai Babbani.

Lui è purosangue, e non sopportava né mezzosangue né babbani.

Però li sta lentamente apprezzando.

Adesso sono entrambi nei bagni femminili del secondo piano. Lui è spaventato da Mirtilla Malcontenta, lei ride per quella sua stupida paura.

“Pensi che esista veramente la Camera dei Segreti?” domanda lui.

“Certo. Vero Mirtilla?” Il fantasma annuisce con il capo, facendo sorridere la giovane.

“E’ strano dover lasciare Hogwarts quest’ anno… Non voglio nemmeno pensarci.” Rabbrividisce al solo pensiero, mentre Elena concorda a riguardo. “Hai presente la mia amica bionda, Caroline?” domanda dopo un po’.

“Certo.”

“Posso raccontarti un segreto?” la sua espressione lo lascia imbambolato. Elena è bellissima.

“Certo. Non lo direi a nessuno.” Afferma.

“E’ segretamente innamorata di Niklaus dal primo anno. Mi chiedo quando glielo rivelerà.”

 

_________________

Mi domando anche io il perché di questa OS, dico sul serio.

E’ una Delena diversa dal solito Delena.

E’ diversa nello stile, nelle vicende narrate, nel passare del tempo, nella conclusione.

I pensieri iniziali di Damon si collocano esattamente dopo che Elena pronuncia quest’ultima frase. Lei inizia a spiegargli l’amore che Caroline prova per Klaus (Klaroline!)  e lui capisce che dopo mesi è confuso su di lei. Non sa cosa gli sta succedendo. Ho volutamente lasciato dei buchi qua e là, spero che gradiate questa OS in tutte le sue sfaccettature, perché a me piace un sacco.

La pubblicazione concorda con il giorno in cui il treno per Hogwarts parte e, se vi sto scrivendo, è perché non sono riuscita ad andare a King’s Cross alle undici in punto. Suppongo che sia stato tutto un complotto, anche perché, come Nina Dobrev, attendo ancora la mia lettera. Sono passati tanti anni e non l’ho ancora ricevuta. Sicuramente è perché ci sono gufi molto ritardatari. Abbondiamo con le ‘o’. Mooooooo[…]oolto ritardatari.

Quindi, cari babbani, godetevi queste tremilaseicentotrentaquattro parole.

Ed attendete con ansia la mia prossima long (faccio del sarcasmo), che pubblicherò tra un po’, voglio sistemarmi almeno con una decina e più di capitoli già scritti. Ovviamente non ci riuscirò. 

 

Un bacio,

Fede

 

P.S. Se siete dei Potterheads, fate come me: ad ogni minimo rumore andate verso porte e finestre per vedere se Errol ha portato la vostra lettera; ascoltate il tg nel caso ci siano notizie strambe, vedetevi tutti i film e piangete. Hogwarts, Hoggy Warty Hogwarts! Okay, la smetto.

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