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Autore: biberon    01/09/2013    1 recensioni
"Signore e signori, benvenuti al secondo concerto ufficiale della band più amata del momento:
Alla voce, le splendide Courtney e Heather!
Alla chitarra il ribelle, Duncan!
Al basso, il folle Scott!
Alla chitarra accompagnamento, il romantico Trent!
E alla batteria la novità del gruppo, aggiunta solo qualche giorno fa:
Gwen la gotica!
Dal testo, capitolo 4
"Brutte notzie, ragazzi." disse Trent in modo grave.
"Avevamo chiesto ad alcune persone di prendere il posto del batterista nella nostra band, ma a quanto pare nessuno è disponibile. Dj non suona rock, Izzy è già in un'altra band, Geoff non suona più da tempo e Noah e Justin sono in vacanza ..."
"Ci sarebe un'unica opzione ..." disse Duncan con un filo di voce.
""Quale?" chiesi speranzosa.
"Ci sarebbe ... ci sarebbe ...." sembrava si fosse bloccato.
"Ci sarebbe Gwen." disse Alejandro.
"è una brava batterista, in più è carina e farebbe fare bella figura alla band ..." disse Trent.
Il respiro mi si fece affannoso, sentii un sapore amaro salirmi su per la gola e invadermi la lingua, il cuore prese a battere a mille, i pugni si strinsero.
Solo dopo qualche secondo riuscii a riprendermi e a urlare, con quanto fiato avevo in corpo: "CHE COOOOOSA?!"
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Gwen, Heather | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen, Trent/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Era calato un silenzio tombale.

I bambini adorano criticare.

Aspettavano solo che noi iniziassimo a cantare per prenderci in giro, pensai.

“Salve a tutti, noi siamo i Ice first. È un piacere e un onore essere qui a suonare per voi. Per prima cosa, vorrei chiamare sul palco la principessa Helen!” esclamò, vedendo che la festeggiata era vestita da cenerentola.

Aveva la pelle chiara e dei codini biondi.

Mi ricordava Birdgett, vagamente.

Ridacchiando salì sul palco e rimase a distanza di sicurezza da noi.

“Ciao, Helen.” Disse Trent.

Lei era arrossita, e molte bambine vociferavano.

Credo che stessero commentando l’aspetto fisico di Trent.

Lui le fece fare una giravolta.

E io ebbi un’idea.

Presi il mio microfono e iniziai a parlare senza preavviso.

“Ciao a tutti, bambini! Voglio che ora facciate una cosa per me! Dovete cantare tanti auguri insieme a noi! Credete di potercela fare?” chiesi, con il perfetto tono dell’educatrice dei campi estivi.

Si levò un coro di “sììììì” generale.

“Allora fatemi sentire la vostra voce!”

I bambini urlarono.

“Più forte! Non vi sento!”

Ancora.

“Questo sarebbe urlare?!”

Lanciarono tutti un terzo urlo, identico agli altri, ma finsi che fosse più forte per non allungare troppo la tiritera.

Gwen, Scott, Duncan e Trent iniziarono a suonare, e si aggiunse anche Alejandro.

“Happy Birthday, to you …” iniziò Heather, e i bambini si accodarono in modo molto scoordinato.

Io continuai la breve canzone e alla fine feci una acuto esagerato.

I bambini ridevano e applaudivano, applaudivano e ridevano.

Ero al settimo cielo.

Erano contenti.

Li avevo resi felici.

Io avevo reso qualcuno felice con la mia voce! Non ci poteva essere niente di più bello.

Ora però iniziava il vero concerto.

Quando sentii Trent attaccare a suonare la nostra canzone, quella del gruppo, un brivido mi percorse lentamente la spina dorsale.

La strofa di Heather passò via veloce, quasi non me ne accorsi, stavo per esplodere dalla tensione.

Tanto avevo sognato il mio primo concerto con un pubblico … ed ora era qui, di fronte a me.
 
Ogni volta che cantavo, per me era un emozione unica e sempre nuova, mi trasportava come il vento e mi trascinava come un cavallo in corsa.

Cantare era tutto, quando sentivo le corde vocali vibrare e il sapore delle parole e della musica in bocca andava tutto bene, volevo cantare per sempre, fino a quando la mia voce non sarebbe finita, volevo divorare e sputare ogni singola nota fino a che il mio respiro me lo avesse concesso.

Cantai.

Cantai la mia strofa, abbastanza breve, cercando di dare il meglio che avevo, perché in fondo è solo questo che conta nella musica: dare tutto quello che si ha al pubblico, dare la propria bravura sottoforma di talento, regalare ogni respiro solo per il gusto di farlo e di vedere gli occhi di altri illuminarsi per la propria voce.

E accadde qualcosa che non avevo previsto: scomparse il palco, scomparsero gli altri, scomparsero Gwen e Duncan insieme a tutta la mia gelosia, scomparvero le leggere nuvole e il signor Paul che annuiva a tempo di muscia in fondo al giardino, scomparvero gli striscioni e il giardino … ero solo io, la mia voce e il pubblico.

Li doveva conquistare.

Cinquanta bambini in cambio del lavoro di tre anni della mia vita.

Raggiunsi l’acuto e mi lasciai trasportare senza stonare, ero felice così come stavo, se avessi potuto esprimere un desiderio in quel momento sarebbe stato di restare così per sempre.

Ma i problemi non scompaiono mai, si nascondono solo, e aspettano il momento giusto per attaccare.

Il momento sarebbe arrivato presto.
 
 
   
 
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