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Autore: Nenni47    07/03/2008    8 recensioni
Un sogno. Lo stesso ogni notte. Lui che ritorna e non se ne va più. Un ovattato limbo dove perdersi e dove perdere la ragione...nell'eterno rincorrersi di sogno e realtà.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Notte fonda

Notte fonda. Il vento soffiava forte, scandito dal rumore di qualche tuono e dalla luce dei lampi che penetrava la finestra socchiusa. Niente più che un semplice temporale estivo, di quelli che portano un po’ di sollievo, lasciando dimenticare per un po’ la calura, accettata ormai come fastidiosa consuetudine.

Il ragazzo biondo si rigirava nel letto, incapace di prender sonno.

Troppi pensieri si rincorrevano nella sua mente appena ventenne e gli incubi ormai consueti, si rivelavano complici silenziosi della sua insonnia. La fronte era sudata e il respiro incostante. Aveva caldo e per quanto si sforzasse di rilassarsi e chiudere gli occhi, se dormire fosse stata una delle tante missioni da affrontare, sarebbe sicuramente stata la più difficile di tutte. Sul comodino, la sveglia pareva segnare lo stesso orario da tutta la notte.

E lui? Lui non riusciva a rilassarsi, non riusciva ad imporsi il riposo più che meritato, dopo una giornata dedicata completamente ai duri allenamenti con il maestro. Doveva diventare più forte. Certo. Questo si era promesso e questo avrebbe fatto. Solo che…ogni giorno, ogni volta…si sentiva lo stesso. Lo stesso ragazzo, lo stesso ninja pieno di ambizioni e…ma chi voleva prendere in giro? Le sue ambizioni ormai si riducevano ad una sola, unica ossessione.

Trovare chi era scappato portandosi via il suo cuore.

Riportarlo a casa.

Suo.

Per sempre.

E come ogni notte, anche quella l’avrebbe passata insonne, ad osservare il soffitto, a pensare al passato, a parole lontane, ma mai dimenticate. Parole taglienti. Di quelle che ti lasciano un segno dentro appena le ascolti. Di quelle che ti si imprimono nella mente, come marchiate a fuoco, impadronendosi di ogni pensiero. Beh, lui quelle parole non le aveva credute. No. E ne aveva dette lui stesso. Sì, ne aveva urlate di parole, parole amare e affilate come coltelli. Parole che racchiudevano contemporaneamente la sua ambizione e la sua debolezza. Parole che riflettevano ciò che non era stato capace di fare. Fermarlo. Solo questo doveva fare. Fermarlo, a costo di rompere ogni singolo osso presente in quel corpo tanto bramato. A costo di morire lui stesso, se fosse servito. Invece no. Niente. L’aveva lasciato scappare. Svenuto. Non di certo arreso.

E al risveglio, aveva trovato ad accoglierlo il suo coprifronte, quel coprifronte che aveva soltanto scalfito. Quel graffio, riluceva sul simbolo della foglia…come una beffa. Come emblema di quel legame che si era incrinato per sempre. Ma lui non si era arreso. Mai! E non l’avrebbe fatto per nessun motivo al mondo. Il coprifronte lo teneva al sicuro sotto il cuscino, nell’attesa del giorno in cui avrebbe potuto restituirglielo…o gettarglielo in faccia. La sua faccia…quella faccia che aveva sempre davanti agli occhi…quando si allenava, quando parlava col maestro, quando mangiava, quando cercava di addormentarsi. Sempre. Era un’ossessione…la SUA ossessione.

Il ragazzo biondo si rigirò nuovamente nel letto.

Continuare a guardare la sveglia avrebbe soltanto reso più interminabile il tempo.

Improvvisamente…uno strano brivido gli percorse il corpo.

Una strana sensazione che lo portò ad infilare una mano sotto il cuscino, a frugare lentamente, sicuro…

fino a trovarlo.

Il coprifronte.

Era lì.

E per una qualche strana ragione, adorava tenerlo fra le mani.

Era una prova tangibile di ciò che era stato, anche se per poco tempo…lo rassicurava.

Oh sì, quel graffio soprattutto, lo rassicurava…come a ricordargli che lo avrebbe trovato prima o poi.

Che lo avrebbe riempito di botte e insultato e odiato e…beh, poi lo avrebbe baciato.

Baciato all’infinito.

 

Teneva ancora il coprifronte fra le mani, appoggiato sul petto, quando sentì un lievissimo rumore provenire dalla finestra poco distante. Inizialmente pensò fosse stato il vento, ma cominciò a ricredersi quando lo sentì nuovamente. Strinse il coprifronte con la mano sinistra e con l’altra afferrò prontamente il kunai. Lentamente scese dal letto, dirigendosi verso la fonte della sua distrazione. La finestra era socchiusa e fuori il vento non sembrava davvero darsi tregua. Aprì il vetro e si affacciò, leggermente infreddolito. Diede un’occhiata furtiva a destra e a sinistra, per poi soffermarsi su ciò che riusciva a vedere sotto di se. Per un attimo, il suo sguardo si perse fra i viottoli sottostanti, le case, gli alberi mossi dal vento… tutto era buio e freddo. Ma gli piaceva. Adorava la sua città di notte, il modo in cui pareva avvolta in una patina di irrealtà…quasi si trovasse immersa in un sogno. Si appoggiò al davanzale e lasciò cadere a terra il kunai. In mano aveva solo il coprifronte e non voleva altro. Rimase così per qualche minuto, intento ad osservare lo scenario che si stendeva avanti a se. E in quel momento, si ricordò di un sogno…un sogno che faceva praticamente ogni volta che riusciva ad addormentarsi. Sempre lo stesso. In quel sogno era messo proprio così, seduto sul davanzale della finestra. E…arrivava lui. Sì. Sbucava praticamente dal nulla. Entrava nella sua stanza e rimanevano così, a guardarsi negli occhi. Quegli occhi che anche volendo non avrebbe mai potuto dimenticare. Era lì. Lì con lui. E vi sarebbe rimasto. Nel suo sogno riusciva veramente ad impedirgli di fuggire di nuovo. Prendeva la sua mano, accarezzava i suoi morbidi capelli neri. In un attimo non esisteva più nient’altro. In un attimo era come se lui non se ne fosse mai andato, come se non l’avesse mai abbandonato, come se non fosse mai esistito nessun Orochimaru, nessuna famiglia da vendicare, nessun fratello da ammazzare. Erano solo loro due ed era passione. La passione che avevano taciuto per troppo tempo, la passione che li portava a spogliarsi famelici, bisognosi di sfamarsi l’uno dell’altro.

Ed era tutto lì.

Finalmente aveva le sue labbra, il suo corpo.

Aveva lui.

Lo baciava. Lo accarezzava.

Ed era suo.

Solo per il tempo di un sogno…

Al risveglio, la stanza era sempre la stessa.

I suoi vestiti li aveva ancora addosso e nessuno dormiva accanto a lui fra le coperte.

Al suo risveglio, arrivava sempre il nuovo giorno, con le nuove missioni, i nuovi allenamenti, il sorriso da sfoggiare sempre e comunque, nonostante tutto dentro di lui piangesse, gridando la rabbia e il dolore.

 

Soltanto il coprifronte, rigorosamente stretto fra le mani.

 

Quella sera non aveva sentito altro che il vento. Certo. Nessuno aveva sfiorato la finestra e il rumore era dato soltanto dal vento che smuoveva gli alberi, spezzando un rametto secco.

Quella sera non sarebbe cambiato nulla.

Tornò a letto, perché quella sera avrebbe almeno riavuto il suo sogno.

Avrebbe riavuto il suo rivale.

Il suo compagno.

Il suo migliore amico.

Si cacciò stancamente sotto le coperte, beandosi del leggero tepore.

Chiuse gli occhi, ricacciando indietro le lacrime.

 

(Dormi…)

 

Lo avrebbe riavuto. Sì. Non soltanto in sogno. Lo avrebbe riavuto davvero. Aveva dato la sua parola…e un ninja mantiene sempre la sua parola…

 

Chiuse gli occhi, non curandosi di un ennesimo rumore proveniente dalla finestra. Dannato vento. Strinse le coperte. Strinse il coprifronte.

 

(…Dormi dannazione, dormi...)

 

Forse stava impazzendo.

Forse sarebbe impazzito.

Iniziò a piangere debolmente, mentre la sua mente continuava a giocargli brutti scherzi.

Di nuovo un rumore e questa volta gli pareva persino di sentire dei passi.

Stava diventando paranoico.

Piangeva. Singhiozzava terribilmente.

Prima o poi sarebbe pur finita quella notte!

 

E fu un attimo.

Sentì qualcosa accarezzargli i capelli.

Sussultò e si ricordò di aver abbandonato il kunai sul pavimento.

Non ebbe nemmeno il tempo di spaventarsi, di gridare, di voltarsi.

Istintivamente strinse ancora di più il coprifronte.

Le parole giunsero altrettanto fulminee alle sue orecchie e al suo cuore.

 

“dobe…sono io…”

  
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