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Autore: resvrrecthesvn    01/09/2013    16 recensioni
Un amore dannato. Due anime sole che si incroceranno per sbaglio e sconvolgeranno la vita a loro stessi e al mondo intero. Un segreto infuocato. Clary e Jace. Angeli e Demoni. Sangue e amore. Amici da proteggere e Nemici che spesso si scambiano per altro. Un Marchio che legherà due ragazzi e che sarà la loro salvezza, ma anche la loro distruzione. Il mondo riuscirà a salvarsi dalla maledizione delle due anime? "[...] Ma, d'altra parte, esisteva qualcosa di facile? Finchè respiri e vivi niente sarà facile e, la parte più brutta, era che potevi avere solo un attimo di felicità seguito, subito dopo, da un'infinità di attimi tristi. Spesso si chiedeva se valesse la pena aspettare quell'attimo tutta la vita per poi tornare a soffrire [...]" - “[...] E nonostante non potevano stare insieme, Jace la voleva e nessuno gliel'avrebbe portata via [...]” - “[...] - Insieme? - chiese lei, guardandolo negli occhi. - Sempre - rispose Jace, baciandola [...]”
Amare è distruggere, ed essere amati significa essere distrutti.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Jace Lightwood, Un po' tutti
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 5.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Meredith era nervosa. Lei, Clary e Jace erano seduti attorno al tavolo di legno nella Biblioteca della scuola. I due ragazzi erano seduti vicini – come sempre, ormai quando erano insieme non potevano fare a meno di stare sempre vicini – mentre lei era seduta davanti a loro. Da quando avevano lasciato l’Istituto era passata un’ora e dal sole alto nel cielo sereno si poteva capire che era circa mezzogiorno. Lungo il tragitto per arrivare alla Biblioteca nessuno di loro aveva parlato, c’era stata molta tensione, soprattutto da parte di Meredith. Non sapeva come iniziare quella storia. Quella storia che la tormentava da anni, sin dal giorno in cui le avevano affidato quel compito. Se si concentrava, riusciva ancora a ricordare la voce dell’Angelo Raziel, bassa ma dolce, che le annunciava che sarebbe stata lei a dover raccontare la storia di quei due ragazzi. Era un compito tanto difficile quanto ambito, infatti quando l’Angelo le aveva annunciato la notizia, lei per un attimo s’era sentita felice, soddisfatta; dopo tanti anni passati a svolgere il compito di Cercatrice – ovvero, il compito di “cercare” possibili Shadowhunters – le veniva affidato un compito della massima importanza. Non poteva essere più orgogliosa di sé stessa. Ma, ora che si trovava di fronte a quei due ragazzi che la guardavano preoccupati, ansiosi, non credeva più che il compito a le affidato fosse così tanto prestigioso. Incrociò le mani sul tavolo sgombro di carte e libri, si schiarì la voce e guardò negli occhi prima Clary poi Jace. – Ragazzi, la vostra è una storia complicata. Folle, quasi. – incominciò a parlare, cercando le parole giuste. Cosa si faceva in questi casi? Respirò a fondo. Le parole adatte, le servivano le parole adatte. Come poteva spiegare a due ragazzi che loro erano stati creati da un angelo e un demone? Come poteva spiegare loro che erano maledetti per questo? Come poteva spiegare a due ragazzi che i loro genitori non erano veramente i loro genitori? Come poteva spiegare a due innocenti ragazzi che tutto ciò in cui avevano creduto erano menzogne, che loro erano stati creati per far finire una guerra che a breve sarebbe scoppiata? Come poteva spiegare a due ragazzi che loro non erano esattamente umani? Le veniva da piangere. Poi si ricordò la storia del Marchio di Afrodite e si chiese perché tutto questo dovesse accadere a due semplici ragazzi. – Meredith, la prego. – disse Clary, guardandola con quegli occhioni verdi, disperata. – Se per lei è difficile partire dall’inizio, allora parta dalla sostanza. Noi vogliamo sapere solo chi siamo e perché lo siamo. – continuò Jace, con la voce tesa. Meredith li guardò con dolcezza. Se solo avessero saputo.. Sospirò e annuì. Doveva farlo. Ora o mai più. – Tutto incominciò quando scoppiò la Grande Guerra. Le due potenze – gli angeli e i demoni – si scontrarono in una guerra che produsse solo sangue e tantissimi morti. L’Angelo Shon era così abbattuto che molte volte si chiedeva se fosse ancora il caso di continuare quel suicidio, ma il Signore del Buio voleva il potere e l’Angelo non poteva lasciare il mondo nelle mani di un demone, del buio. – si fermò per prendere fiato. Ora arrivava la parte più difficile. Clary e Jace, intanto, l’ascoltavano attentamente; erano già pieni di domande – quando scoppiò la Grande Guerra? E dove? – ma sapevano che dovevano trattenersi fino alla fine di tutta la storia. – Così arrancò fin quando anche il Signore del Buio si accorse che quella Guerra non avrebbe portato altro che distruzione. Stabilirono una tregua, ma ormai le popolazioni degli angeli e dei demoni erano sfuggite al loro controllo e ognuno andava per conto proprio. Uccidevano per motivi inventati da loro e spesso si uccidevano anche uomini della stessa specie. – Meredith guardò i due ragazzi negli occhi: ora arrivavano loro. Si portò una ciocca di capelli marroni, sfuggita allo chignon stretto, dietro l’orecchio. – Perciò, l’Angelo Shon e il Signore del Buio decisero di chiamare noi, noi Shadowhunters. Dovete sapere che noi siamo una specie libera; siamo come dei ribelli. Nessuno, se non il nostro governo – il Conclave – ci governa. Tra di noi non ci sono scontri del genere, perché siamo tutti Nephilim. Gli altri, i Nascosti, non fanno parte della nostra comunità, anche se qualche volta un litigio ci scappa sempre. – Meredith stava divagando, ma con la scusa che comunque quelle erano informazioni che dovevano sapere, ritardava sempre di più il momento che i due giovani aspettavano. – I Nascosti sono i vampiri, i licantropi, le fate, i maghi, tutti coloro che sono diventati.. vediamo.. “soprannaturali”, che hanno cominciato a fare parte del Mondo Invisibile per mezzo di una contaminazione – come un morso – e non di nascita, come noi Nephilim. Il Mondo Invisibile è il nostro mondo, quello che i mondani – gli umani – non vedono. – Meredith non poteva più temporeggiare, lo sapeva. Li guardò ancora negli occhi. Avevano le mani intrecciate e il loro marchio brillava. – Comunque, in nostra rappresentanza, mandammo l’Angelo Raziel, colui che creò la nostra razza. I tre s’incontrarono e chiesero aiuto a Raziel, il quale sguinzagliò tutti i suoi migliori Cacciatori e non. Il nostro intervento incise molto, proprio perché il nostro compito è quello di uccidere i demoni, ma purtroppo non riuscì a fermare la Guerra. Allora, l'Angelo Shon e il Signore del Buio decisero di gettare una maledizione. Fu la punizione che le due più grandi Potenze di tutto l'intero universo vollero emettere, per far capire agli angeli e ai demoni quanto fosse stata sbagliata quella guerra, persino per le Tenebre.Meredith vide Clary trattenere il fiato e Jace stringerle più forte la mano. Stava recitando l’enunciato della maledizione: lo sapeva a memoria, tante erano le volte che lo aveva letto. - Per volere del Signore del Buio e dell'Angelo Shon, quindi, un giorno nasceranno due dannati: un ragazzo e una ragazza. Il Signore del Buio sceglierà questi dannati per la loro forza, offrendo a loro il peccato, la passione, il desiderio, la forza e anche la crudeltà; l'Angelo Shon invece, donerà loro la ragione, l'amore, l'intelligenza, la dolcezza. Per volere delle due Potenze, loro saranno maledetti dalla nascita e, quando saranno pronti, un'altra guerra si scatenerà e da loro dipenderanno le sorti del mondo, non solo angelico e demoniaco, ma anche umano; infatti, saranno privati di ogni potere sovrannaturale: saranno dei semplici umani. Purtroppo, però, quando le due Potenze si riunirono per procreare i prescelti – mischiando in una coppa d'oro il loro stesso sangue – qualcosa andò storto. Nessuno sapeva se l'Angelo mise troppo suo sangue o se fu il Signore del Buio. Si supponeva che il Mago che pronunciò la maledizione sbagliò a formulare l'ultima parte dell'enunciato, quindi i prescelti nasceranno con qualcosa che nemmeno le Potenze sapevano di preciso. – Meredith guardò i ragazzi e li trovò sconvolti. Come biasimarli. Ma il racconto non era ancora finito. – I due prescelti erano Shadowhunters, il Mago che pronunciò la maledizione invocò anche il nome dell’Angelo Raziel e così i due ragazzi nacquero Nephilim, perché il sangue Nephilim prevale su tutto. Questi due ragazzi siete voi. – Completamente sconvolti, i giovani si appoggiarono allo schienale delle loro sedie in legno. Il cuore di Clary batteva forte, agitato; la sua mente correva veloce ed elaborava tutte quelle informazioni cercando di fare chiarezza. Jace, invece, sembrava andato in coma. Guardava un punto fisso di fronte a sé e respirava piano. – Tutta la nostra vita quindi è una menzogna. – parlò apatico, con una traccia di amarezza nella voce. E lui che si lamentava della sua vita monotona! – Quindi.. quindi.. noi siamo delle macchine create per fermare una guerra e nulla più? – Clary appoggiò i gomiti sulla scrivania ma quando un pensiero si insinuò nella sua testa, si alzò dalla sedia come una furia. – Quindi se non ci fosse stata questa stupida guerra noi non saremmo mai nati! – gridò, conscia di quella verità spaventosa. Improvvisamente tutte le domande che voleva fare all’inizio del racconto si annullarono e solo un pensiero girava nella sua testa. Sconvolta, Clary si passò una mano sul braccio, dove c’era il marchio, per far passare i brividi di rabbia, o almeno credeva che fossero dovuti a quello. – E, oh mio Dio, noi non abbiamo una famiglia, dei genitori! Noi.. siamo dei figli di nessuno?! No, aspetta, noi siamo figli di un demone e un angelo, giusto? Dio mio.. – aveva preso a camminare fra gli scaffali, contenenti libri vecchi e nuovi, senza smettere mai di urlare. Gettò dei libri a terra per la frustrazione e iniziò a piangere. Meredith la lasciava fare – doveva sfogarsi – intanto guardava Jace. Cosa gli prendeva? Il ragazzo sorrideva ma non era un vero sorriso, quello. Sembrava più un sorriso da pazzo. – Non è finita, vero? – chiese. Meredith scosse la testa. Si alzò e lentamente si avvicinò al ragazzo per abbracciarlo, ma lui si scostò. Il marchio dei due ragazzi aveva preso a brillare intensamente. – Parla. – Clary si era avvicinata a loro, passandosi una mano fra i capelli un po’ sudati. Si asciugò le lacrime con una mano e respirò per calmarsi. Aveva fatto un macello: tutti i libri dello scaffale fantasy/sovrannaturale erano a terra, sparsi da tutte le parti, ma non le importava. Ora che era tornata calma doveva restare lucida. Lei era forte e le notizie come quelle le affrontava di petto, da persona responsabile e matura. Se lei era.. una macchina per fermare una guerra l’avrebbe accettato. Se ne sarebbe fatta una ragione: infondo, lei era quello e non poteva farci nulla. Non sapeva, però, se avrebbe fatto ciò che le avrebbero ordinato: non aveva alcuna intenzione di fermare una guerra della quale lei non sapeva nulla e, soprattutto, che lei non voleva fermare. Non avrebbe rischiato la sua vita – se così ancora si poteva chiamare – per degli stupidi che al posto di agire con normalità si mettevano a creare bambini. Se solo ci pensava le veniva da vomitare. Meredith la guardò, negli occhi un misto di dispiacere e comprensione. – Il tatuaggio che avete sul braccio è il Marchio di Afrodite. – iniziò a parlare e istintivamente gli occhi dei due ragazzi caddero sulle loro ‘C’ intrecciate. – Ed è un’altra maledizione. – continuò, quasi sussurrando. Clary scoppiò ridere. Non solo una maledizione, ma anche due! Cosa poteva chiedere di più dalla vita? Perfetto. Ottimo. Andiamo così, Clary. Aveva voglia di piangere, ridere e prendere a pungi qualcuno. Perché? Jace strinse i pungi e serrò la mascella. – Ti prego non dire quello che credo sia la verità. Non dirlo. – si era alzato e camminava in tondo con le mani fra i capelli biondi. Marchio di Afrodite, figli di un demone e un angelo, se non fosse stato per una guerra noi non saremmo qui.. cos’altro? Più o meno questo girava nella sua testa. Se una settimana fa voleva buttarsi da un ponte per la monotonia della sua vita, ora voleva farlo per la piega folle che aveva preso. E più Clary rideva più non riusciva a cederci. – Non so cosa stai pensando, Jace. – Meredith si massaggiò le tempie, parlando piano. – Il marchio che avete è una specie di legame. Vi lega in maniera indissolubile. E’ come se fosse un filo e vi tenesse legati insieme, per sempre. Quando siete insieme e il marchio brilla è perché insieme siete più forti che mai. E la vostra forza dipende dal vostro amore. Siete innamorati e più forte è il vostro amore, più lo è la vostra forza. Quel marchio è capace di farvi comunicare, di farvi capire se siete in pericolo e di aiutarvi a cercarvi. – Quel marchio, pensò Meredith, più che una maledizione è un dono. Meredith guardò l’espressione di Clary: un misto fra amarezza e dolore. Improvvisamente, Meredith credette di capire cosa girava nella sua testa, perciò si affrettò a spiegarle. – Clary, non è come stai pensando. O meglio, non del tutto. Voi siete attratti l’uno dall’altro perché lo siete davvero, il marchio ha solo contribuito a farlo accadere prima. Dopo tutto Afrodite era la dea dell’amore. – Clary e Jace si guardarono per un tempo indefinito. Ogni volta che i loro occhi si incontravano era come se entrassero in una dimensione parallela, tutta loro; e così accadde anche in quel momento, lasciando Meredith esclusa dai loro pensieri, seduta su una sedia ad osservarli. Ma per lei non era un problema, le piaceva guardarli, analizzarli. Ora che si guardavano, Meredith ebbe l’ennesima prova della veridicità – messa da sempre in dubbio – del Marchio: era vero che poteva far comunicare le menti dei ragazzi con il marchio, altrimenti perché sembrava che Jace e Clary stessero parlando guardandosi solamente negli occhi? Quello che non sapeva, però, era che loro due non stavano affatto parlando. Si stavano semplicemente osservando. E sempre osservandosi arrivarono ad una conclusione spaventosa. – Noi due siamo fratelli. – lo dissero all’unisono e Clary si sentì crollare il mondo addosso, mentre Jace si sentì spaccato in due. Fratelli, era impossibile: stonava così tanto quella parola con loro due che era difficile crederla. Però era così. L’Angelo Shon e il Signore del Buio avevano mischiato lo stesso sangue per tutti e due.
 
 
 
 
 
 
Alec si stava allenando all’Istituto. Aveva un pugnale in mano e lo lanciava su un manichino posto a tre metri di distanza da lui. Ogni volta che faceva centro andava a riprenderlo; continuava così da ore, forse. Era sudato fradicio, la maglietta grigia dei Ramones quasi gocciolava, la sua tuta al ginocchio si era attaccata alle sue gambe sudate, ma lui continuava imperterrito ad allenarsi. Quando era nervoso faceva sempre così. – Ehi, sei qui. – Una chioma nera come la pece, una figura alta e slanciata entrò nella sala. La voce di sua sorella Isabelle lo spaventò, infatti sbagliò la mira e mancò il bersaglio. Si girò verso di lei, alzando un sopracciglio palesemente stizzito. Lei ridacchiò. – Su dai, non fare quella faccia che ti vengono le rughe! – ridacchiando si avvicinò a lui e lo abbracciò. Alec si rilassò e ricambiò l’abbraccio, scuotendo la testa. Sua sorella non sarebbe cambiata mai. – Iz, che ci fai qui? – le domandò. Sua sorella odiava la sala di allenamento; ci veniva solo quando era obbligata. – Simon ha detto che sei in ritardo per la partita con gli altri e visto che ero di passaggio ha mandato me. – Alec aveva sbarrato gli occhi, staccandosi di scatto dall’abbraccio, e si era portato una mano sulla fronte. Se ne era completamente dimenticato! – La partita.. cavolo! – si sarebbe fatto un applauso. E meno male che Simon gli aveva raccomandato di non fare tardi e soprattutto di non dimenticarsene! – Tranquillo, l’avevo immaginato. Perciò gli ho chiesto se poteva posticiparla di un’ora. – lo rassicurò, sorridendogli sorniona. Sua sorella era un angelo, l’aveva sempre pensato, ma quel giorno ne ebbe avuto la conferma. – C’erano già Will e Jem? – si informò. Isabelle annuì. – Anche Gideon e Gabriel. – Alec lasciò un bacio sulla guancia a sua sorella e corse a farsi una doccia per poi prendere la prima metropolitana. Erano le 13.00, quindi per le due avrebbe dovuto essere davanti al garage di Simon Lewis, altrimenti lui e tutti i suoi amici gliel’avrebbero fatta pagare a suon di palloni da basket. Una volta seduto su uno dei sedili sgualciti della metropolitana, mandò un messaggio al suo amico scrivendogli che sarebbe arrivato presto.
 
 
 
 
 
 
- Avete fame? – chiese Meredith. I tre erano andati a casa di Meredith – la quale aveva gentilmente offerto loro di pranzare con lei – perché la Biblioteca doveva chiudere. Erano nella cucina luminosa e dalle pareti gialle della Cercatrice, seduti su un divano su cui erano disegnate delle rose rosse sulla fodera. Jace e Clary, però, si tenevano a distanza. Jace non riusciva a credere che Clary fosse sua sorella e in quel momento si sentì male per tutti i pensieri che aveva fatto su di lei; per tutte le notti in cui l’aveva sognata; per aver fantasticato sul loro primo bacio. Si sentì male semplicemente perché lui era innamorato di Clary e non poteva, non era possibile, visto che lei era sua sorella. Aveva capito di amarla nel momento stesso in cui aveva capito che lei era sua sorella. Si era sentito spezzato in due, forse aveva avvertito anche il suono del suo cuore rompersi. E ora seduto vicino – ma allo stesso tempo lontano – a lei era peggio di una tortura. Di solito si cercavano sempre, anche solo sfiorandosi le dita, ma ora.. ora non potevano nemmeno guardarsi. E si sentiva malissimo per questo. Il volto di Clary era una maschera nera, scura, triste e per Jace era difficilissimo resistere alla tentazione di avvicinarsi e abbracciarla. Non sapeva come si sentisse lei, però sapeva che questa scoperta li avrebbe allontanati definitivamente. Ora che ci stavamo avvicinando, maledizione! Non piangeva perché non poteva farlo in pubblico, ma aveva la netta sensazione che quando sarebbe arrivato in camera sua, avrebbe iniziato a piangere come sua madre quando guardava Titanic. Perché? Era così sconvolto che non riusciva nemmeno a ragionare, non riusciva nemmeno ad elaborare le notizie che Meredith aveva detto loro. Sapeva che solo l’indomani avrebbe registrato tutto e probabilmente avrebbe dato di matto, ma in quel momento pensare a qualcosa che non comprendesse le parole “sorella” e “Clary”, gli avrebbe fatto proprio comodo. Sospirò. – No, grazie. – rispose, visto che Clary non si decideva ad aprire bocca. Quelle labbra così sottili e allo stesso tempo così invitanti.. Jace, datti una calmata! Aveva bisogno di aria, una bella doccia fredda e una dormita. – E’ stata così gentile, davvero, non si preoccupi. – sussurrò Clary. Quegli occhi verdi di solito sempre pieni di vita, ora erano spenti. Non erano più gli smeraldi che Jace amava guardare. Una stretta allo stomaco gli fece capire che era ora di tornare a casa. – Infatti. Stavo giusto per andarmene. Ho bisogno, ecco, di stare un po’ da solo. – impacciato, Jace si alzò dal divano urtando per sbaglio il ginocchio di Clary. Ebbero un sussulto entrambi, come se una scarica elettrica li avesse attraversati contemporaneamente; si guardarono negli occhi e Jace sentì un formicolio in tutto il corpo. Quanto avrebbe voluto chinarsi e baciarla, rassicurarla e far ritornare quegli smeraldi splendere. Ma non poteva. Non lui. Meredith annuì. – E tu, Clary? Comunque datemi del ‘tu’, per favore. – sorrise loro, dolce. – Anche io torno a casa, grazie. – Clary fece una pausa, che usò per alzarsi dal divano. – Grazie per tutto. – continuò, guardando intensamente la Cercatrice negli occhi. Quella signora aveva fatto moltissimo per loro. Clary si ritrovò a pensare che senza di lei a quest’ora sarebbero ancora in alto male, in balìa degli eventi. – Allora ci vediamo domani pomeriggio alla Biblioteca, okay? – Clary e Jace annuirono e salutarono la donna, la quale li accompagnò alla porta di legno, quindi li salutò e li vide scendere le scale del condominio. Separati. Uno dietro all’altro. Meredith sospirò tristemente. Sarebbe stato proprio un amore molto tormentato il loro ma, d’altronde, lo prevedeva anche la maledizione.
 
 
 
 
Quando Clary tornò a casa – che trovò vuota, naturalmente – si avviò automaticamente al bagno. Si spogliò e si fiondò sotto il getto d’acqua fredda. Lasciò correre l’acqua fredda sul suo corpo e si appoggiò alle mattonelle celestine. Non riusciva a credere che il ragazzo di cui si stava innamorando era suo fratello. Suo fratello. Jace. Era difficile d’accettare, soprattutto se pensava che lei non aveva fratelli. Ma questo ormai non importava più, visto che sua madre non lo era realmente. Si chiese se Carla – sua madre – lo sapesse. Iniziò ad insaponarsi, pensando al sorriso di Jace. Quel sorriso che qualche volta gli provocava una fossetta adorabile sulla guancia destra; quel sorriso che poteva illuminare tutto il mondo, tutto il suo mondo. Pensò al loro bacio. A quanto si era sentita bene in quel momento; a quanto quel momento fosse stato perfetto. Poi, però, la sua mente tornò razionale e pensò che lui era suo fratello, che da lui non avrebbe ricevuto altro che “amore fraterno”. Improvvisamente l’immagine di lui che sorrideva  ad un’altra la stordì talmente da farla accasciare in un angolo della doccia. Tutte le novità di quel giorno non erano più così importanti ora che aveva ricevuto quella batosta. Aveva sempre pensato che in amore sarebbe stata sfortunata, ma non aveva mai pensato che sarebbe stata sfortunata fino a questo punto. Quando uscì dalla doccia, avvolgendosi in un asciugamano rosa, si guardò nello specchio e scoprì che aveva pianto. Aveva pianto più in quei giorni che in tutti i suoi diciassette anni. E tutte le volte per Jace. Sopravviverò a tutto questo?



 

"(...) E Clary.. Clary è tua sorella."

 

Salve a tutti c:
mmmmmm è uscito CITY OF BONES AHHHHHHHH solo tre parole: OH MIO DIO
ho trovato quel film assolutamente perfetto. E' vero che hanno eliminato alcune parti e modificato altre, ma
è anche vero che non potevano fare un film di cinque ore, come è anche vero che alcune scene erano impossibili da
mettere nel film; e nonostante ciò, hanno girato alcune scene totalmente uguali al libro - vedi scena della serra - e hanno addirittuta
ripreso le stesse battute del libro il più delle volte. Mi posso ritenere assolutamente soddisfatta, jhkiu
ma ora torniamo al capitolo: che ve ne pare?
ve l'avevo detto che questo sarebbe stato.. movimentato! Beh.. il prossimo ancora di più, visto che entreranno in scena anche
alcune "lotte". Abbiamo visto una Clary molto forte e un Jace invece un pò meno, anche se alla fine quella che è crollata è stata proprio Clary ma, come biasimarla? D'ora in avanti le cose saranno molto difficili per loro. Voi che ne pensate: sono davvero fratelli o no?
Abbiamo avuto molti chiarimenti grazie alla dolce Meredith, sconvolti?
E anche un piccolo POV di Alec, dove entrano in scena altri personaggi. Non ho resistito a non inserire anche i personaggi di TID, soprattutto
dopo la morte di Will çç
Grazie di cuore a tutti quelli che hanno letto silenziosamente, a chi ha anche recensito, a chi ha messo questa storia fra le seguite/ricordate/preferite, semplicemente GRAZIE. Vi amo tutti, dal primo all'ultimo.
Auch oggi è 1 settembre... *piange*
Alla prossima e grazie ancora c:
un bacio
   
 
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