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Autore: EMNancy    01/09/2013    1 recensioni
Eve è solo una quindicenne dal distretto 10 quando viene sorteggiata per partecipare ai famigerati Hunger Games. Sa che le sue possibilità di sopravvivere non sono molte, ma ce la metterà tutta per tornare a casa.
Dal primo capitolo: 'Quando finalmente trovo un posto che mi sembra adatto per fermarmi per la notte deve essere passata almeno un'ora e mezzo dalla morte di Talo. Non posso fare a meno di pensare che si è sacrificato per me. Spero che al distretto lo ricordino come un eroe, almeno fino alla fine dei giochi. Io lo farò per il resto della mia vita, corta o lunga che sarà.'
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Cerco di ricordarmi tutto il percorso che abbiamo fatto per arrivare all'albero delle farfalle. Corriamo a perdifiato tra gli alberi e le uniche cose che sento sono il rumore dei rami che mi urtano il viso e il cuore che mi batte all'impazzata nel petto. Non provo affatto fatica. O almeno non ci faccio caso, perché quando finalmente arriviamo alla grotta le gambe a malapena mi reggono. Ma non m'importa.

Ho veramente paura. La pietra all'ingresso è stata spostata, anche se di poco, e sono sicura che c'è lo zampino dei Favoriti. L'hanno trovata. Forse però Harly è riuscita a scappare. Con la sua gamba? Forse allora volevano solamente le provviste.

Forse l'hanno risparmiata.

Quando entriamo però è chiaro che non erano le provviste il loro obbiettivo. Di quelle probabilmente ne avranno in abbondanza. Tutta la nostra roba è al suo posto, nessuno l'ha toccata.

In compenso al centro della caverna c'è il cadavere di Harly, al centro di una pozza di sangue. Ha un taglio profondo al collo e altre ferite lungo tutto il corpo. I Favoriti non hanno avuto pietà.

Appena la vedo mi lascio vincere dalla disperazione e cado a terra, sotto il peso del dolore e della fatica. Vorrei piangere, vorrei urlare e farmi sentire dagli altri tributi, dagli strateghi e da tutta Panem, ma riesco solo a rimanere in silenzio davanti al corpo esanime di Harly.

È morta anche lei. Dopo Talo, dopo Vlex, e si, anche dopo Boost. Non sentirò più la sua risata fresca e non potrò più gustare i suoi abbracci. Ma forse sapevo già che sarebbe successo. Perché quelli che sto combattendo sono semplicemente gli Hunger Games. Tutto questo accade ogni anno. E non posso fare a meno di pensare a quanto sia crudele e ingiusto.

Garett intanto raduna tutte le nostre cose e se le mette in spalla.

- Eve alzati, dobbiamo andare via di qui. - dice – I Favoriti potrebbero tornare. Eve!

Io riesco a sentirlo, ma non ad ascoltarlo. Possibile che non capisca il mio dolore e il mio sgomento? No, lui capisce. Anche lui è triste, ma sa che non dobbiamo arrenderci in questo modo adesso. Ed ha ragione.

Così mi alzo faticosamente, prendo uno zaino e mi avvio con lui verso l'esterno. Poi gli prendo la mano e mi lascio guidare verso un posto più sicuro. Mentre ci allontaniamo scorgo l'hovercraft che preleva il corpo di Harly dalla caverna.

 

Ci sistemiamo in un piccolo spazio nascosto da alberi e folti arbusti. Ormai è sera, quindi accendiamo un piccolo fuoco e arrostiamo i due scoiattoli. Una volta cotti decidiamo di spegnerlo subito, per non rischiare di rivelare la nostra posizione. Mangiamo la nostra parte in silenzio e beviamo un sorso d'acqua. Adesso è quasi finita. A questo punto spero solo che anche i giochi finiscano presto. Non mi importa molto di vincere, però. Che senso avrebbe vincere e continuare a vivere in una realtà come questa?

Dopo aver mangiato prendiamo la coperta e la sistemiamo per la notte. Garett si copre subito. Io preferisco tenermi vicino ai resti del fuoco, almeno fino a quando sono ancora caldi. Il freddo da parte sua si fa' sentire sempre di più. Passiamo in questo modo tutta la serata, finché suona l'inno. Appaiono nel cielo i volti di Boost e di Harly. Entrambi i tributi del distretto 7.

Neanche adesso riesco a piangere. Riesco solo a stringermi contro i resti del fuoco, ormai gelidi e consumati, e rievocare nella mia mente alcuni ricordi. Le giornate passate a pascolare gli animali. I sorrisi dei miei nonni. L'erba fresca e i fiori colorati in primavera. Qualche amica che mi ero fatta a scuola. E ancora la risata di Harly.

- Stai tremando. - mi dice il mio alleato.

- Sto bene così. - ribatto io.

- Non stai bene. Vieni sotto la coperta.

All'inizio rifiuto malamente l'offerta, poi però mi trovo costretta ad accettarla perché la temperatura si sta abbassando sempre di più. Quando mi avvolgo a mia volta nella coperta, sento due braccia forti e calde che mi stringono.

È Garett. All'inizio penso addirittura che stia cercando di strangolarmi, ma poi capisco che è solo un goffo tentativo di abbraccio. Non deve essersi trovato molte volte in una situazione come questa.

- Va meglio? - chiede.

Io annuisco. Adesso non sento più freddo.

- Mi dispiace per quello che è successo a Harly. - aggiunge.

Io non so cosa dire. Che dispiace anche a me è ovvio. Così, finalmente, riesco dolorosamente a far uscire le lacrime dai miei occhi. Sono lacrime tristi, ma anche liberatorie, e non credo che avrei potuto tenermele dentro a lungo.

Garett mi stringe ancora. Sto quasi per soffocare, ma non protesto e mi lascio asciugare il viso e confortare dalle sue parole. Sono sul punto di addormentarmi e gli sussurro: - Se alla fine noi due fossimo gli ultimi sopravvissuti, non credo che riuscirei ad ucciderti.

Garett ride dolcemente e mi dice: - Già, neanch'io. Probabilmente preferirei suicidarmi che uccidere te.

So che è ironico, ma quelle parole mi fanno una gran paura e devo farmi promettere da lui che non lo farà davvero per riuscire ad assopirmi in pace.

 

Quando mi sveglio noto che Garett è già alzato e sta cuocendo il grasso uccello per colazione. Vorrei cambiargli di nuovo le fasciature, ma lui insiste sul fatto che ormai la sua ferita è praticamente guarita e io mi lascio convincere. Mi limito a prendere dallo zaino un altro paio di foglie miracolose per la mia spalla.

Mangiamo lentamente, come per assaporare il gusto che questo uccello non ha, poi prepariamo le nostre cose e ci apprestiamo a rimetterci in cammino. Nessuno di noi accenna più a quello che è successo ieri, fortunatamente.

Camminiamo per un'oretta senza una meta precisa cacciando solo qualche misero passerotto. Sembra quasi che non abbiamo voglia di fare niente, stamattina.

Improvvisamente però Garett sembra risvegliarsi da una trance. Si guarda intorno spaventato e pare quasi impazzito. Quando gli chiedo cosa sta succedendo lui mi indica posti a caso tra la vegetazione.

Mi sa che è davvero impazzito.

All'inizio sono davvero perplessa. Capisco solo quando sembra aver ritrovato il dono della parola.

- Farfalle! - farfuglia – Farfalle verdi! Sono dappertutto!

Mi guardo intorno sbalordita e mi rendo conto che ha ragione. Sono dovunque, ma si confondono nel verde deglia alberi, dei cespugli e perfino dell'erba.

Farfalle verdi.

  
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