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Autore: Yu_Kanda    02/09/2013    4 recensioni
Il Re di Astanglia cerca alleanze, invece accoglie nel suo castello dei nemici. Due Principi da un regno vicino chiedono la mano della figlia, ma il loro obiettivo è davvero quello? Un matrimonio d'interesse per forgiare un'alleanza fra i regni? Forse; e forse no.
Qualche notte più tardi il Principe ereditario scompare all'improvviso, senza lasciare traccia... [YAOI]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest a Bivi di "Disegni e Parole" indetto da Sango_79 sul Forum di EFP]
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Mi dispiace molto per il ritardo con cui pubblico il capitolo conclusivo. Avrei voluto rivederlo e lavorarci ancora per migliorarlo, ma attualmente la mia voglia di 'fare' è ben lungi dal permettermelo e più di un pugno di drabble non sono riuscita a costringermi a scrivere.
Mia madre è morta mentre ero in viaggio e questo ha reso ancora più problematica la già critica situazione familiare che mi trovo ad affrontare, aggiungendo nuove preoccupazioni a quelle che già avevo.
Vorrei potervi dire che il seguito sarà pronto presto, invece anche se l'ho iniziato non ho alcuna certezza di se e quando potrò portarlo a termine.
Spero che, anche se corto e stringato, apprezzerete questo 'finale di stagione' in stile telefilm.




Capitolo 9: Ritorno al Castello


La porta si spalancò di colpo, svegliando entrambi i giovani amanti di soprassalto. Lavi scattò a sedere, cercando di capire chi fosse entrato, quando una voce irritata chiamò il suo nome.

- Lavi! Nipote degenere, fatti vedere! - strillò un uomo anziano non appena fu entrato, dirigendosi dritto verso la stanza dove sapeva essere il giovane. - Non so come tu sia riuscito a parlargli, visto che rifiuta di dire chi l'ha condotto da te, ma Lord Howard... - s'interruppe, vedendo l'altro viso che faceva capolino accanto a quello del nipote, sotto il lenzuolo, l'espressione irritata e carica di disappunto. - Dei del cielo! - esclamò immediatamente dopo, riconoscendo a chi apparteneva quel viso. - Lord Howard! - gridò, anche se non ve n'era bisogno, visto che l'uomo si trovava giusto dietro di lui, la voce resa stridula dall'irritazione. - Non mi avevate detto che il secondo giovanotto coinvolto era Sua Altezza!

No, non l'aveva detto; in cuor suo, Lord Howard era ingenuamente convinto che Kanda si fosse ben guardato dal compiere quel passo, date le circostanze e il rischio che avrebbe corso a cause delle attuali condizioni di Lavi. Evidentemente aveva sottovalutato i sentimenti dei due giovani.

- Perché non immaginavo che li avremmo trovati a letto insieme! - ribatté, lanciando uno sguardo carico di sottintesi a Kanda. - Vi avevo raccomandato di non fare sciocchezze! - lo rimproverò, avvicinandosi a lui, ma si bloccò di colpo e il resto della ramanzina che aveva in mente gli morì in gola. Quei segni... Sgranò gli occhi nel notare le due ferite parallele sulle labbra del suo prezioso Principe. - Santo cielo, l'ha morso! - esclamò. - Mastro Tomà, guardate!

Il vecchio era molto impegnato a scambiare con il nipote occhiate in cagnesco, promettendo silenziosamente una punizione esemplare per il gigantesco guaio che aveva combinato e si sentiva poco incline ad aggravarlo.

- Calmatevi, Lord Howard - disse in tono rassicurante - quella del morso è solo una leggenda, Sua Altezza non è stato contagiato, potete tranquillizzarvi.

Si udì un grosso sospiro di sollievo, anche da parte di Lavi. Kanda era troppo imbarazzato per protestare, teneva le labbra premute insieme con tanta forza che stavano iniziando a diventare bianche. Si sentiva umiliato, trattato come uno sciocco e scavalcato; la sua autorità non contava niente? Tuttavia, si sentiva anche terribilmente colpevole, quindi ubbidì quando il suo mentore gli intimò di sollevare la testa perché potesse esaminare il morso.

- State fermo, Altezza, vi metto un unguento. - avvisò, estraendo una piccola boccetta dalla tasca.

- Non credo che quello salverà le nostre teste, Lord Howard. - commentò Mastro Tomà, il tono ironico. - Quando Sua Maestà Re Theodore si accorgerà che il suo prezioso figlio è stato violato, noi tutti saremo giustiziati.

Kanda fissò l'uomo con espressione sorpresa. Di cosa stava parlando? Di certo lui non sarebbe andato a spifferare la sua vita sentimentale al padre, tanto meno Lavi o il suo mentore. Lesse sul viso di quest'ultimo che nemmeno lui avrebbe fiatato, e poteva scommettere che il vecchio sarebbe stato quello meno propenso a volerlo fare. Dunque doveva essersi creato un grosso malinteso, che lui avrebbe provveduto testé a chiarire. Si alzò, badando a tenere il lenzuolo in modo da coprire la sua nudità.

- Lavi è mio! - esclamò indignato. - Io l'ho voluto, non c'è nessuno da punire! - Mastro Tomà lo guardò a bocca aperta, incredulo di fronte a ciò che le sue vecchie orecchie avevano appena udito. Il giovane si dimostrava testardo e arrogante persino in quella situazione. - Diremo a mio padre che Lavi mi ha salvato la vita - Kanda proseguì nel suo discorso, ignorando l'impatto che aveva sui presenti - sarà acclamato come un eroe e voi potrete chiedere che resti al castello ad aiutarvi. Così io continuerò ad averlo come amante e questo segreto resterà tra noi.

Lord Howard avrebbe voluto scoppiare a ridere ma si trattenne, portandosi una mano alle labbra come se stesse riflettendo, mentre Mastro Tomà gli lanciava un'occhiata allibita. Il Principe pareva avere gusti molto particolari, visto che si era cercato un amante plebeo e per giunta licantropo. Sperò che la cosa non fosse parte dell'attrattiva che Lavi esercitava su di lui, considerato che probabilmente si era concesso al giovane mentre aveva le sembianze di mezzo lupo.

Il povero Lavi dal canto suo, sentendosi ingiustamente bistrattato, presagiva l'arrivo di una terribile tempesta e, immobile impalato accanto a Kanda, aspettava di ascoltare il responso del nonno.

- Sembra che Sua Altezza abbia imparato estremamente in fretta come funzionano le cose a corte. - commentò il vecchio bibliotecario in tono divertito. - Altezza, se volete mio nipote come amante, cosa posso dire se non che ne sono profondamente onorato?

Kanda serrò la mascella, arrossendo violentemente nel riconoscere l'ingenuità del suo gesto.

- Se vi state prendendo gioco di me... - minacciò, facendo in modo di mettere in chiaro che era comunque lui a decidere delle loro vite.

Mastro Tomà gli rivolse un sorriso a labbra strette, mostrando l'espressione bonaria di chi è sinceramente colpito dall'abilità di un avversario. Per essere un giovanotto di appena diciotto anni, doveva riconoscergli di avere davvero del fegato a sfidare il padre in quel modo.

- Affatto, mio Principe. Al contrario, ammiro la vostra presenza di spirito e sono certo che con il sostegno di Lord Howard avrete ciò che desiderate. - affermò, serio; poi si voltò verso il nipote. - Lavi, buono a nulla, pare che finalmente avrai tutto il tempo di studiare! - annunciò con soddisfazione prima di porgergli una piccola fiasca. - Bevi questa dannata pozione e poi rendetevi entrambi presentabili, torniamo subito al castello. Io aspetterò fuori.

Scambiò un'occhiata eloquente con Lord Howard, che dette un cenno d'assenso, incrociando le braccia al petto e apprestandosi ad attendere i due piccioncini.

Lavi fissò con reverenza il contenitore fra le sue mani. Finalmente! Oh, Dei, non poteva crederci, dopo mesi di sofferenze sarebbe riuscito a liberarsi da quella terribile maledizione... Quasi gli veniva da piangere. Sentì il braccio di Kanda cingergli la vita e ne incontrò lo sguardo, profondo e luminoso, e annuì alla silenziosa esortazione che quegli occhi trasmettevano. Stappò la boccetta e ne bevve l'intero contenuto, ricambiando poi l'abbraccio dell'innamorato.

A quel punto Lord Howard si schiarì la gola, ricordandogli che non erano soli; si voltò di spalle, notando il sopracciglio sollevato e l'aria irritata di Kanda, immobile dietro la copertura del lenzuolo. Riguadagnata un minimo di privacy, i due giovani iniziarono subito a rivestirsi.

Dieci minuti dopo, erano in viaggio verso il castello.

 

 

Thiago non riusciva a crederci: Ak'ram era vivo? Come poteva l'idiota balbettante di fronte a lui portargli una simile cattiva notizia? Fissò il soldato con astio, allentando la presa sulla sua collottola. E pensare che quel buono a nulla era il suo capitano della guardia, adesso!

- David. L'hai visto al villaggio? - chiese in tono velenoso, e quando il giovane annuì emise un'esclamazione rabbiosa. - Maledizione! E ti ha detto che sarebbe venuto qui per portare a termine la missione? Sono state le sue testuali parole? - David annuì di nuovo e un'altra imprecazione lasciò la bocca del Principe. - Questa potrebbe essere la nostra fine, te ne rendi conto? Che succede se spiffera tutto al Re?

Neah, in piedi a pochi passi dal cugino, ne condivideva tutti i timori più uno: se Howard veniva a sapere dei loro piani, non l'avrebbe più voluto vedere. Sì, era un grosso egoista, che poteva farci?

- Dovete cercarlo - disse, sorprendendo Thiago con quell'improvvisa presa di posizione - sorvegliate tutti gli accessi al palazzo, trovatelo e fermatelo! Questa faccenda deve restare fra noi.

Il soldato s'inchinò con rispetto, intimorito ancora di più dal fatto che i suoi due Principi fossero per una volta concordi sul da farsi.

- Sarà fatto, Altezze Reali. - rispose.

Thiago stava per porre altre domande al suo povero comandante, quando suoni di trombe festanti si rincorsero per tutto il palazzo. S'affacciò allora dalla balconata, seguito dal cugino, giusto in tempo per vedere Lord Howard insieme al Principe Kanda che facevano ritorno al castello, acclamati da tutti. Dietro di loro, camminavano con aria solenne il giovane con i capelli rossi e un vecchiaccio incartapecorito.

Che accidenti era successo? Dove avevano ritrovato i due fuggiaschi? Intuendo che sarebbero stati ricevuti tutti nella sala del trono, i due Principi si precipitarono fuori delle loro stanze, cercando di arrivare al cospetto di Re Theodore prima degli altri.

 

 

Le guardie sulle mura del castello videro il gruppetto di cavalieri avvicinarsi da grande distanza, ma fu solo quando giunsero a portata di cannocchiale che la loro identità venne scoperta. La vedetta quasi cadde dalla sua postazione nell'urlare la meravigliosa notizia a tutta la guarnigione; il Principe! Il Principe Kanda stava tornando a palazzo! Lord Howard l'aveva ritrovato! Mastro Tomà era con loro!

In men che non si dica ogni soldato della guardia era in piedi contro la merlatura e si sporgeva per salutare il ritorno del comandante in seconda e dell'erede al trono. Voci eccitate si rincorsero da un'ala all'altra, mentre la lieta novella si spargeva in tutto il castello e l'immenso portone si apriva, lasciando entrare il Principe e il suo salvatore.

La Principessa Alina si affacciò a uno dei balconi davanti alle finestre delle sue stanze, dapprima incredula per la notizia, poi raggiante di gioia. Le lacrime sgorgarono copiose dai suoi occhi nel vedere che il fratellastro era vivo e stava bene, tanto che la fedele guardia del corpo dovette trattenerla di peso onde evitare che potesse cadere di sotto.

- Kanda! - gridò, protendendo una mano verso di lui. - Oh, Dio sia ringraziato, stai bene! Kanda! Avvertite il Re! Oh, avvertite subito mio padre! - ordinò alla servitù che si era affacciata da ogni angolo del castello. - Presto!

E la confusione aumentò, allorché decine di servi si mossero per adempiere a quel compito. Kanda rivolse ad Alina un mezzo sorriso a labbra chiuse, tornando subito dopo all'usuale espressione insofferente per rivolgersi verso guardie e sudditi festanti, agitando una mano in segno di saluto. La fronte aggrottata però la diceva lunga su quanto stesse sperando che la smettessero in fretta di straparlare e sfondargli i timpani.

- Lady Alina, vi prego, non sporgetevi così! - esclamò Lord Howard, temendo per la sicurezza della Principessa. Poi si rivolse alla folla di soldati e servitori. - Vi prego, anche voi, ascoltate tutti! Non ho salvato io il Principe Kanda, ma questo giovanotto. - annunciò, indicando con la mano aperta verso Lavi. - Io l'ho soltanto ritrovato.

Un mormorio ancora più concitato si sparse allora fra gli astanti, che parvero notare solo in quel momento la presenza di Lavi e del vecchio bibliotecario accanto a Lord Howard e al Principe.

Mani possenti si fecero largo senza troppa creanza, scansando quasi di peso servi e soldati, e un donnone nerboruto emerse atteggiandosi a scudo umano, affinché la sua padrona potesse passare per raggiungere il fratello.

- Kanda! - gridò una voce incrinata dall'emozione. - Oh, Kanda! Stai bene...

Lady Alina non attese una risposta, si gettò a capofitto fra le braccia del fratellastro, anche se questi non pareva intenzionato a muovere nemmeno un dito per ricambiare.

- Alina, per favore, controllati. - sibilò anzi tra i denti, mentre lanciava occhiate taglienti agli spettatori di quel gesto, sfidandoli a commentare anche solo con una sillaba.

- Sono così felice che tu sia salvo! - esclamò lei, rifiutando di lasciarlo andare. - Ho mandato ad avvisare nostro padre, sono sicura che ci stia già aspettando insieme alla corte riunita, visto che oggi era giorno di udienze.

Kanda si lasciò sfuggire uno sbuffo rassegnato, scambiando un'occhiata significativa prima con Lavi e poi con Lord Howard.

- Prometto che cercherò di essere breve. - lo rassicurò quest'ultimo.

- Andiamo! - esortò la Principessa, tirando Kanda per una mano. - Presto, andiamo!

Seguiti dappresso da tutti, il Principe e la sua scorta s'incamminarono verso l'ingresso del palazzo, diretti alla sala del trono.

 

 

Re Theodore si accingeva proprio in quel momento a prepararsi per concedere udienza ai propri sudditi, quando udì l'insolito clamore nascere e aumentare d'intensità fino a sfociare in autentiche grida. Era come se ogni anfratto dei giardini reali e ogni alcova del palazzo fossero stati invasi da milizia armata e i loro occupanti stessero arrendendosi, atterriti.

Stava per affacciarsi anch'egli per capire cosa potesse aver generato tanta confusione quando un gruppetto di cameriere, senza fiato per la corsa appena fatta, bussarono alla porta ed entrarono trafelate senza attendere il suo permesso.

- Maestà! Oh, Maestà! - dissero quasi all'unisono. - Il Principe, Sire! Il Principe Kanda è tornato al castello! Lord Howard l'ha salvato!

Re Theodore sbatté diverse volte le palpebre, non del tutto certo di aver udito bene la notizia. Il suo figliolo adorato era tornato, sano e salvo? Ah, se ciò che riferivano era vero, avrebbe ricompensato Lord Howard molto generosamente!

- Oh, il mio fedele Lord Howard! Mi ha riportato il mio adorato figliolo! Come potrò mai ringraziarlo abbastanza? - commentò il Re, il volto solcato da lacrime di commozione. - Portateli da me! Conduceteli nella sala delle udienze, che io possa dare a Lord Howard un benvenuto regale e ringraziarlo come si conviene! - ordinò, stropicciandosi gli occhi fra i singhiozzi di gioia.

Un'altra cameriera si affacciò giusto in quel momento, ugualmente trafelata e, udendo le parole del Re, non poté evitare di dare la sua versione dei fatti.

- Maestà, Lord Howard ha appena presentato a tutto il castello il giovane che ha salvato Sua Altezza il Principe Kanda! - riferì, ricevendo occhiate confuse dalle sue colleghe e dal Re.

Quest'ultimo sollevò una mano per prevenire eventuali questioni sulla veridicità dell'una o dell'altra notizia.

- Conduceteli tutti al mio cospetto nella sala del trono, ascolterò con gioia la loro storia. - stabilì, congedando tutti con un gentile ma deciso: - Potete andare.

Era davvero ansioso di conoscere questo 'salvatore' misterioso, non c'erano molti uomini così coraggiosi nel regno.

Uscì subito dopo la servitù e, scortato da due delle sue guardie personali, si diresse con passo impaziente a riabbracciare l'amato figlio.

 

 

Kanda era impaziente di chiudere quella vicenda e poter finalmente avere Lavi accanto a sé senza dover fuggire dal castello tutte le notti, e con un'ottima motivazione per giunta. Tuttavia, appena entrati nella sala del trono, sia lui che Lord Howard capirono subito che qualcosa non andava.

Il Re sedeva sul suo scranno come se fosse impagliato, rigido e con lo sguardo stralunato; la corte assisteva a quella scena bizzarra immersa in un silenzio innaturale. Nessuno si muoveva, parevano tutti trattenere il fiato in attesa di qualcosa.

Scambiandosi un'occhiata d'intesa, Lord Howard e il Principe ereditario avanzarono sul tappeto rosso che conduceva al trono, fingendo di non notare l'anomalia. A qualche passo di distanza li seguivano Lavi e Mastro Tomà, anche loro lanciando sguardi sospettosi agli ammutoliti nobili presenti.

Nel momento stesso in cui Kanda mise piede sul primo gradino che conduceva al trono, una voce beffarda gli ordinò di fermarsi e un braccio armato emerse da dietro il Re, puntandogli una lama alla gola.

- Mio Principe, se tenete all'amato padre, vi consiglio di consegnarmi il vostro salvatore perché io possa appianare le mie divergenze con lui. - disse il sicario armato in tono irridente, mostrando metà del proprio volto da dietro la testa del Re.

Kanda digrignò i denti. Maledetto mostro sfregiato, quindi era stato davvero lui a orchestrare il suo rapimento! E adesso voleva vendicarsi di Lavi, che l'aveva sventato. Doveva assolutamente spostare la sua furia omicida su di sé... Fece un altro passo avanti, salendo sul secondo gradino. Mostrò la spada inguainata, allargando le braccia a significare che non intendeva in alcun modo attaccarlo.

- Sono io il tuo bersaglio - affermò - battiti con me in un duello leale!

- Potrei... - considerò l'uomo; uscì da dietro al trono, iniziando a giocherellare con il pugnale vicino al collo del Re - ma non lo farò.

In quel momento Thiago, che era rimasto a guardare in silenzio, mescolato ai nobili presenti, si fece avanti, puntando un dito contro l'assalitore di Sua Maestà.

- Ak'ram, sei un traditore! - gridò con quanto fiato aveva in corpo. - Con che coraggio osi minacciare chi ci ha tanto affettuosamente accolti come figli?

- Traditore? Io? - ribatté l'uomo, ridendo. - Voi mi avete tradito, lasciando che questa caricatura di Re vivesse!

Thiago sogghignò. Perfetto, non c'era niente da aggiungere, Ak'ram aveva ampiamente documentato la sua follia e loro erano scagionati. Ora, se cortesemente il Principe Kanda l'avesse ammazzato prima che potesse aggiungere qualcos'altro di ancor più compromettente...

- Padre, giù! - gridò Kanda giusto in quel momento, estraendo la spada in un lampo e portando un poderoso fendente contro colui che minacciava il Re, suo padre.

Non giunse a bersaglio però, la lama cozzò contro quella prontamente sfoderata da Ak'ram, mentre Lord Howard scattava in avanti a protezione del sovrano. Kanda ruotò su sé stesso, portando un altro colpo a segno e incrociando la spada con quella del proprio nemico, evento che li lasciò in una situazione di stallo.

- Pensi di potermi uccidere con la tua misera abilità? - lo canzonò Ak'ram.

Kanda per tutta risposta offrì un ghigno scaltro: non aspettava altro che essere così vicino a lui da poterlo toccare. Afferrò la mano con cui l'uomo impugnava la spada, recitando velocemente alcune parole magiche. Fiamme scarlatte si sprigionarono dalle sue dita e gli abiti di Ak'ram presero fuoco nel punto in cui erano a contatto con la zona investita dall'incantesimo.

L'uomo iniziò a urlare, cercando di spegnere le fiamme con la mano sana. Kanda non perse tempo e, brandendo la spada per uccidere, la roteò sopra la testa decapitando l'avversario senza pietà. Un boato d'approvazione si levò nella sala, mutandosi in esclamazioni d'orrore quando il corpo del sicario e la sua appendice staccata andarono in frantumi all'impatto con il pavimento.

Kanda si voltò verso Lavi, trionfante, ma non fece in tempo a raggiungerlo che forti braccia l'afferrarono da dietro.

- Yuu, adorato figliolo, mi hai salvato! - piagnucolava il Re, invano trattenuto da Lord Howard. - Per cui, ti perdono per aver utilizzato arti proibite, cosa della quale discuteremo in privato. - aggiunse, continuando a strusciarsi a lui.

- Certamente, padre, vi ho salvato e l'ho fatto con la magia! - sbottò il giovane, roteando gli occhi, indiscutibilmente irritato. - Ora, per favore, accantonando il mio crimine, vogliamo terminare quest'udienza?

Re Theodore annuì, sorridendo felice, e con un cenno della mano invitò Lavi ad avanzare, fra gli applausi della corte.

- Pulite i cocci - sussurrò sottovoce a uno dei suoi valletti - sporcano il tappeto.

Stava per annunziare l'inizio dell'udienza, durante la quale intendeva improvvisare anche una piccola cerimonia d'investitura e insignire il salvatore dell'amato figlio del titolo di nobile del regno, allorché un debole colpo di tosse attirò la sua attenzione.

- Maestà - iniziò a dire Lord Howard, producendosi in un grazioso inchino - posso suggerirvi di rimandare a domani? I vostri sudditi sono ancora scossi dall'accaduto, e voi stesso necessitate che il medico di corte si accerti che non siate in alcun modo rimasto ferito.

Re Theodore parve pensieroso per un istante, quindi sorrise, annuendo bonario. Kanda gli fu subito accanto, e sorretto da entrambi il sovrano sedette pesantemente sul suo trono. Posò lo sguardo provato sui presenti, rivolgendo anche a loro io suo sorriso gentile.

- Il buon Lord Howard ha ragione - ammise, assestando all'uomo una pacca sul braccio - quindi, a malincuore, dichiaro le udienze rimandate di tre giorni da oggi. - annunciò in tono solenne; poi rivolse uno sguardo amorevole a Kanda. - Vuoi accompagnarmi nelle mie stanze, Yuu-kun?

Un sopracciglio del giovane tremò leggermente a quel nome, ma annuì, porgendo il braccio, e Lord Howard offrì al sovrano il proprio perché s'appoggiasse anche con l'altro, aiutandolo ad alzarsi.

Nell'udire le disposizioni del Re Mastro Tomà s'inchinò in segno di rispetto, dando di gomito a Lavi perché facesse altrettanto.

- Maestà - disse, avanzando di qualche passo - consentitemi di occuparmi della vostra salute.

Re Theodore si fermò, voltandosi verso l'anziano alchimista.

- Venite, Mastro Tomà, venite. - consentì. - Temo di dover fare ammenda soprattutto con voi; non è così, mio buon amico?

Fra la folla, qualcuno non era affatto contento di come erano andate a finire le cose; non c'era stato alcun matrimonio, il Principe era vivo e vegeto e, come se tutto questo non bastasse, il suo più acerrimo rivale era tornato nelle grazie del Re.

No, Lord Malcom non era affatto contento. Si girò, scivolando come un serpente in mezzo ai suoi pari e, borbottando tra sé scomparve in una porta laterale.

 

 

Più tardi, quella sera, due coppie clandestine s'incontrarono nelle rispettive stanze. La prima per una volta si trovava nello stesso letto volontariamente, seppure uno dei due amanti pretendeva che il motivo fosse diverso. Nella fattispecie, ottenere dall'altro determinate informazioni riguardo agli ultimi eventi che avevano scosso il castello fin nelle fondamenta.

La discussione però a un certo punto virò su ben altro.

- Sposerai la Principessa? - chiese il capitano della guardia reale al Principe straniero.

- Non ho scelta. - rispose questi in un sussurro, il tono triste e rassegnato.

Il bacio che ricevette immediatamente dopo lo lasciò di stucco; si voltò verso l'amante, rivolgendogli uno sguardo sospettoso nel notare il sorriso divertito che sfoggiava. Questo avvicinò le labbra al suo orecchio, mormorando qualcosa che non si sarebbe mai aspettato di udire da lui, allo stesso modo in cui non s'aspettava di vederlo sorridere:

- Non è così grave in fondo. Sai come funziona no? La moglie di nome e l'amante nel letto...

Quelle parole gli solleticarono la guancia, così come il fiato di lui gli lambiva il lobo, scendendogli lungo il collo. Si baciarono di nuovo, accantonando il problema, per il momento.

La seconda coppia pareva discutere di argomenti molto simili, nella sfarzosa stanza del Principe ereditario.

- Lo dirai a tuo padre? - chiedeva quello che rivestiva il ruolo dell'amante.

L'altro lo guardò come se avesse perso completamente il senno; roteò gli occhi, irritato, sprofondando di nuovo la testa nel morbido cuscino di piume.

- No. - fu la sua risposta lapidaria.

- Io credo che lo sappia.

Quell'affermazione fece scattare a sedere il compagno di letto, gli occhi spalancati per lo sgomento.

- Cosa? - esclamò, il tono irato. Rammentò le occhiate che il padre non aveva smesso di scoccar loro, appena ebbe udito la sua richiesta di far restare il giovane al castello anche dopo che l'udienza per ringraziarlo avesse avuto luogo. Serrò la mascella. - Maledizione! - imprecò. - Ignoralo; a meno che non cambi le leggi del regno, niente di tutto questo esce dalla mia stanza.

Si udì un sospiro; e uno sbuffo. Poi due bocche ebbre di desiderio ripresero a baciarsi, mani impazienti premettero i corpi dei rispettivi proprietari uno contro l'altro, e l'intera faccenda fu prontamente dimenticata.

La corte restava luogo dei più sordidi pettegolezzi e le trattative per i matrimoni si confermavano essere solo paraventi per nascondere tutt'altro genere d'inclinazioni. Così come tutti i cortigiani che si rispettino avevano un amante nel proprio letto.

 

 

 

Note Finali

Poiché che questa storia è stata inizialmente concepita per il "Contest a Bivi" di Disegni e Parole, ho dovuto seguire le regole del bando e svilupparla in soli 7 capitoli (l'ultimo dei quali in sede di pubblicazione è stato suddiviso in tre parti per comodità), anche se nel processo la trama mi è sfuggita di mano ingigantendosi... Per cui, le side-stories non hanno visto una conclusione in questa sede.

Coloro che si chiedono:

  • Che fine abbia fatto il fratello di sangue della Principessa Alina;

  • Che fine faranno le trattative per il matrimonio di lei;

  • Come intende comportarsi Lord Howard riguardo il fallito complotto ai danni del Principe Kanda e con Neah;

  • Cosa realmente è successo ad Allen e se Neah riuscirà a liberarsi della sua scomoda presenza;

  • Chi accidenti era che controllava la marionetta;

  • Cosa nasconde Lord Malcom, dal momento che sosteneva i cospiratori;

dovranno aspettare il seguito.



Inoltre, non riesco a risparmiarvi la battutaccia finale.



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