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Autore: tomlindoll    02/09/2013    5 recensioni
Mi liquidi così? Senza nemmeno darmi il tempo di ribattere? Mi basta davvero soltanto uno stupido bacio per farmi ribollire tutto? Per smentire ogni mia certezza?
Mi dimenticavo quasi chi sei.
Perché nonostante tutto riesci a trasformarmi da veleno distillato a potente antidoto, riesci a rendere il cancro la sua stessa cura, riesci a tirarci fuori dal baratro insieme.
"E smettila di dire che mi puoi fare solo del male, perché non è vero. Perché se c'è una ragione per la quale sto tentando di fermarmi, quella sei tu. Non voglio farti soffrire, ed è per questo che sto cercando di smettere, ma non è affatto facile, e ci vorrà tempo, tanto, tantissimo tempo. Però andrà tutto bene, se starai con me. Te lo prometto, Hazza, io voglio guarire e se tu non sei la mia cura, vorrà dire che lo diventerai presto."
Adesso stai di nuovo sorridendo.
"Vorrà dire che mi accontenterò di un leggero anestetico."
"Mandami via, Lou, non posso restare."
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mandami via

 

Mi ricordo di quando ti ho incontrato. Avevi ancora il ciuffo che ti copriva la fronte alta, gli occhiali che ti scivolavano sempre sul naso alla francese e non smettevi mai di sorridere. Indossavi pantaloni che sembravano quasi dipinti sulla tua pelle, sempre rossi, sempre con lo stesso risvolto all'orlo, che lasciava intravedere il piccolo triangolo tatuato sulla caviglia di cui andavi tanto fiero. 

Mi ricordo dei vecchi tempi, di quando avevi un po' paura di me, e chi non ne avrebbe avuta? Con tutti quei tatuaggi, quei piercing sparsi un po' ovunque. Poi però l'hai detto, certo, ci hai messo tanto, ma lo hai fatto. 

Hai detto che ti piacevo. E così abbiamo cominciato ad uscire, anche se all'inizio eravamo spesso in imbarazzo, anche se all'inizio non ci siamo trovati. E i giorni passavano, ma io li contavo sulle dita, li cancellavo dal calendario appeso in camera aspettando con eccitazione il giorno del diploma, perché, sì, non vedevo l'ora di scorgerti tra il pubblico, mentre magari agitavi la mano sorridendo e pensavi 'Sì, quello là, Harry Styles, quello punk, si è appena diplomato, alla faccia vostra! Siete solo delle teste di cazzo, teste di cazzo che non si meritano nemmeno una briciola di lui' e mi immaginavo l'orgoglio che avresti provato, la tua felicità.

Poi venne il primo bacio, seguito a ruota da altri mille, e lo vorrei ripetere all'infinito, fino a farti svenire.

E poi la prima volta, e poi il primo 'Ti amo', e poi noi. Soltanto noi, chiusi nell'armadio che stava diventando troppo piccolo per due persone. 

E nell'armadio era tutto buio, e nell'armadio c'erano troppe insicurezze, ed io fermentavo, fermentavo e diventavo veleno, il tuo veleno.

Credo che tu stia dormendo.

"Sai, Lou, mi sono sempre considerato la tua malattia, ciò che ti faceva stare male, ciò che ti faceva portare le felpe anche d'estate, quando il caldo ti cuoceva il cervello e cominciavi a blaterare cose senza senso. Ho sempre creduto che la tua cura fosse la solitudine, che quando ti chiudevi in camera e leggevi, leggevi per delle ore intere, lo facevi per stare meglio, come se avessi appena preso un'antistaminico. Ed è stato facile, all'inizio, assecondarti e fare finta che tutto stesse andando bene. Come se non vedessi le cicatrici bianche sulle tue braccia, quelle scritte piatte ed in rilievo che ti facevano sentire a posto con te stesso, ed in un certo senso non le volevo vedere, perché sapevo che sarebbe stata la mia rovina. Come se non ti sentissi piangere mentre facevamo l'amore. Il fatto, Lou, è che io non posso essere nulla di buono per te, né la tua cura, né il tuo dottore. Ed è quando l'hai detto che me ne sono reso conto, quando per la prima volta mi hai detto la verità. 'Fa male', hai detto. Fa male come se stessi bruciando, vero? Come se ad ogni mio tocco la tua pelle venisse ustionata, vero? Lo so, Lou, la sentivo la puzza di bruciato, la sentivo fin dall'inizio. Fa male perché io ero, sono e sarò sempre il tuo cancro, la tua malattia personale, quella che ti fa alzare la notte con la fronte velata di sudore, che ti consuma, ti calpesta e poi ti culla dolcemente fino a che non giunge la morte, ma la morte per te non arriva, mh? Lo so che è difficile, che è difficile e tu non ce la fai più, che vuoi uscire dall'armadio. Ma l'armadio è chiuso dall'esterno, e io e te siamo rimasti intrappolati dentro tanto tempo fa, così tanto da mettervi radici. 'Ne ho bisogno', ti sei giustificato, come se non mi bastasse sapere che sei in pace con te stesso. Ma tu non ne hai bisogno, di quella lametta non ne hai proprio bisogno. Anche se pensi che ti faccia stare bene, anche se credi che sistemerà tutto, farti del male non ti porterà a nulla. Quindi te lo chiedo in ginocchio, Lou, smettila. Smettila di farti questo, smettila perché così fai male anche a me."

Respiri.

"Però in un certo senso ti capisco, sai? Se prima ero la tua malattia, ora sono la tua droga. Fa male, ti uccide, ti corrode, ti svuota, ma non ne puoi fare a meno, non puoi rinunciare all'ebrezza di qualcosa di proibito. E così come sono la tua droga e ti posso uccidere, sono anche il tuo incubo e ti perseguito all'infinito. Per sempre, per sempre, per sempre. Mentre dormi, mentre leggi, mentre fissi il soffitto con gli occhi spalancati dal terrore, mentre sono dentro di te, mentre ti succhio la lingua, mentre siamo una cosa sola e quella cosa diventa un mostro. Ed i mostri fanno paura, uccidono, i mostri sanno solo fare quello."

Respiri di nuovo.

"Non voglio essere il tuo mostro, non voglio farti stare male. Lo capisci, almeno questo lo capisci? Non posso aiutarti, non posso salvarti, posso solo trascinarti con me verso il baratro, verso l'oscurità inesplorata. E tu lo sai cosa c'è lì: lì c'è solo dolore. Non m'importa se è quello che cerchi, non mi importano le tue manie da masochista, perché sono stanco di vederti soffrire, e sono stanco del bianco latte sulla tua pelle color miele."

Ora singhiozzi.

"Ti sto chiedendo di lasciarmi. Più chiaro di così non posso essere, lo sai. Quindi smettila di fare finta di dormire, smettila e sbattimi fuori dalla porta, non preoccuparti del dopo. Per una schifosissima volta preoccupati dell'adesso, soltanto di te! Hai capito, Lou? Hai capito che me ne devo andare? Hai capito che non posso farlo se tu non vuoi lasciarmi? Sì? Allora alzati, trascinami via da qui, anche se lotterò con tutte le mie forze per restare, anche se ti implorerò di non lasciarmi andare. Louis, non ascoltarmi mentre me ne vado, tappati le orecchie, fingi di non sentire, fingi che io sia soltanto la tua canzone preferita, quella per cui alzi il volume della radio mentre guidi, a costo di schiantarti contro la macchina davanti a te. Fingi che io sia morto, che io sia solo un'ombra, il tuo fantasma, qualcosa di vecchio, di cui ti devi liberare, perché è ingombrante, è ingombrante qui."

Il tuo cuore batte sotto al palmo della mia mano destra.

"Vorrei poter restare qui con te, ascoltarti mentre blateri di quanto sia bello Harry Potter, di quanto ti faccia piangere e quanto odi i registi che hanno modificato le tue scene preferite. Oppure mentre tenti di cacciarmi in testa qualche cosa sui tuoi fottutissimi fumetti della Marvel, mentre mi dici che mi ami come Piton ama la madre di Harry Potter."

Finalmente ridi.

"Lo vorrei tantissimo. E sai che altro vorrei?"

Scuoti piano la testa.

"Vorrei poter essere la tua cura e farti stare bene." 

Adesso ti bacio, lo faccio piano perché ho quasi paura di romperti. 

"Ma non posso. E questa è la parte peggiore, devo andare, ma senza di te a tenermi la mano non riesco a muovere un passo. Senza di te non sono nulla, ma tu con me non ci puoi stare, perché io ero un castello di vetro, e quando mi hai fatto cadere e raso al suolo schegge di me ti hanno perforato la carne, sono penetrate a fondo fino al tuo centro, e sai benissimo che le schegge vanno tolte prima che facciano infezione."

Stringi e tiri, ti aggrappi alle mie spalle e poi sospiri.

"Perché non capisci? Non capisci che non è colpa tua. Sei soltanto un idiota, e devi smetterla di prenderti tutte le colpe che credi ti appartengano. Sei così stupido, eppure lo sai, lo sai che non è un tuo problema. Allora perché? Perché non vuoi capire?"

Mugoli con voce sottile.

"Ti ho aspettato per così tanto, ti ho bramato ogni secondo della mia vita senza nemmeno sapere che tu eri quello che stavo cercando. Ed ora che ti ho per me, che finalmente posso trovare la pace tra le tue braccia, tu mi vieni a dire che ti devo mandare via. Ma non capisci? Non capisci che i miei tagli non sono te? Loro sono gli altri, gli altri che non sanno. E prima o poi passano, come tutto, prima o poi passano. E tu sei solo un cretino, perché non sei la mia malattia, non sei il mio incubo e non sei nemmeno il mio demone. Tu sei Harry Styles, sei quello che nonostante tutti i ragazzi fighi che gli filano dietro si è scelto il piccolo e patetico Louis Tomlinson, sei quello che ha preferito passare interi pomeriggi davanti alla tivù piuttosto che uscire ed andare a vedere il live della sua band heavy metal preferita, tu sei quello che preferisce accompagnarmi al cinema a vedere uno stupido film di fantascienza piuttosto che tirare fuori le cartine e fumarsi una buona canna con i suoi amici, tu sei Harry, tu sei il mio angelo, tu sei il mio tutto." 

Mi liquidi così? Senza nemmeno darmi il tempo di ribattere? Mi basta davvero soltanto uno stupido bacio per farmi ribollire tutto? Per smentire ogni mia certezza?

Mi dimenticavo quasi chi sei.

Perché nonostante tutto  riesci a trasformarmi da veleno distillato a potente antidoto, riesci a rendere il cancro la sua stessa cura, riesci a tirarci fuori dal baratro insieme. 

"E smettila di dire che mi puoi fare solo del male, perché non è vero. Perché se c'è una ragione per la quale sto tentando di fermarmi, quella sei tu. Non voglio farti soffrire, ed è per questo che sto cercando di smettere, ma non è affatto facile, e ci vorrà tempo, tanto, tantissimo tempo. Però andrà tutto bene, se starai con me. Te lo prometto, Hazza, io voglio guarire e se tu non sei la mia cura, vorrà dire che lo diventerai presto." 

Adesso stai di nuovo sorridendo.

"Vorrà dire che mi accontenterò di un leggero anestetico." 

"Mandami via, Lou, non posso restare."

E' così che vanno le cose, non ti aiuto, ti faccio stare peggio e finché non sarai capace di cacciarmi da casa tua non migliorerai mai, ma se ci riuscirai, se veramente un giorno mi indicherai la porta e mi dirai con voce ferma che devo andare via, allora vorrà dire che sei veramente guarito.

"Non posso, Haz. Ti amo così tanto che fa male, ma è un dolore che mi piace, anche se brucia e mi fa ammalare, lo voglio, Haz. Voglio farmi male fino alla morte, se questo ti farà capire che non posso semplicemente lasciarti andare, non posso semplicemente perdere ciò che mi fa restare sano di mente." 

Allora resto, Lou, resto per davvero.

Farò quello che vuoi.

Tutto quello che vuoi, tutto quello che ti serve. 

Se questo mi renderà la tua cura.

   
 
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