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Autore: Ashbear    22/07/2003    1 recensioni
[Rinoa e Squall, Quistis e Seifer] Si può fare sempre la scelta giusta, se ci viene data la possibilità di realizzare i nostri sogni tramite una semplice risposta: sì o no? Una bugia che cambierà per sempre una nazione, una settimana che cambierà per sempre la storia.
Attenzione: la traduzione è stata completamente rivista e corretta; attualmente, abbiamo aggiornato i primi 22 capitoli con la nuova traduzione, fatta sulla base dell'ultima versione della storia rilasciata dall'autrice originale.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Men at some time are masters of their fates:
The fault, dear Brutus, is not in our stars,
But in ourselves, that we are underlings.

--William Shakespeare

CRIMSON LIES
scritto da Ashbear, tradotto da Erika, Shizuru117, Alessia Heartilly, Shu e Youffie
~ IX. SVOLTA ~

Non riesco a sopportare questo posto, tutto quello che vedo mi ricorda te. È sempre stato così. Per due anni, ho vissuto con il rimpianto che sarei stato io a mettere fine alla tua vita. Pensavo che sarebbe stata la più grande agonia che avrei mai sofferto in tutta la mia disgraziata esistenza. Non sapevo quanto mi sbagliavo... La più grande tortura è stata quella di aver dubitato di te; ho dubitato della tua integrità. Per troppe stagioni, sono rimasto sveglio nel letto sforzandomi di capire come avevi potuto tradirmi; e ora scopro che sono stato io a tradire te.

Ho ascoltato il suono di un altro respiro, permettendomi di immaginare che eri tu sdraiata pacificamente accanto a me. n questo momento, scopro di non avere nemmeno questo diritto. Rinuncio a qualsiasi diritto che ti riguardi. Mi hai detto una volta che nessuno poteva sapere il futuro. Dannazione, io sicuramente non avrei potuto immaginarmi questo. Mi sono aperto a te, e ora ho pagato il prezzo finale. Mi guardo indietro e ripenso a quei tre anni passati insieme con amore e odio contemporaneamente. Amore per i momenti passati come una sola cosa, e per le emozioni che provavo allora. Odio per quello che provo adesso. Il senso di abbandono è tremendo, si espande fino all'autodistruzione.

Qualcuno dice che è meglio aver amato e perso, che non aver mai amato affatto. Era uno stupido. Forse allora ero tranquillo; forse ero timido. Tuttavia, quello era il mio mondo, la mia esistenza, la vita che io avevo deciso di avere. Sarei stato peggiore ora se non ti avessi incontrato? Forse. Hyne sa che se tu avessi avuto la possibilità di non incontrarmi mai, la tua vita sarebbe stata migliore. Non hai mai meritato un patetico come me. Rinoa, avresti dovuto avere una vita come quelle delle favole, e un principe che ti avrebbe portato via in braccio. È solo me che devo incolpare per non averti permesso di avere la vita che avrebbe dovuto essere tua... il marito, i figli che sognavi, la famiglia che così tanto desideravi.

Quando ero un adolescente, non credevo nel destino. Ora non posso negare la sua esistenza, perché il suo piano spietato è stato crudele con noi. Se non ci fossimo incontrati, non avrei mai conosciuto il dolore, il rimpianto. Saremmo stati meglio, se le nostre vite non si fossero mai incontrate. E anche mentre mi dico queste cose, non ci credo. Io sono niente senza di te. Per alcuni brevi anni sono stato completo, e li ho amati intensamente. So che sei lì fuori da qualche parte. Non ho altro da dare a questo posto. So la verità ora e devo trovarti. Perdonami Garden, perché me ne vado, disertando il mio posto Perdonami Quistis, per ogni abuso emotivo frutto della mia mano. Sono stato spietato. Perdonami Hyne, per qualunque cosa farò in futuro.

Squall sedeva alla sua scrivania, guardandosi un'ultima volta intorno. Il fato lo aveva condotto a questo momento, a questa decisione. Il Garden sarebbe stato benissimo con Shu al comando, lo era sempre stato. Aprendo il cassetto, ne tolse una fotografia sbiadita, vecchia quasi di cinque anni. Oggetti futili come le fotografie non erano mai sembrati importanti prima che lei se ne andasse. Dopo che era sparita, era stata l'unica prova fisica della sua esistenza... o almeno l'unica che poteva sopportare di vedere. Un'unica foto di loro due insieme, era tutto quello che restava. Non aveva alcun effetto personale nel suo ufficio, non ne aveva mai sentito il bisogno. Cose simili sembravano poco professionali e triviali, tutt'al più.

L'assemblea a Deling City sarebbe iniziata presto, come il Consiglio Mondiale aveva convenuto di fare ogni mese. Si ripromise che sarebbe stato l'ultimo tradimento pubblico a Rinoa Heartilly. E, cosa più importante, l'ultimo suo tradimento verso tutti coloro a cui teneva. Poteva finalmente ammetterlo a se stesso, per quanto avesse provato a non farlo, che teneva ancora agli altri... e a lei.

*~*~*~*~*

"Sai cosa significa questo? Sarò accusata di occultamento di prove, per crimini che non furono mai commessi."

"Come l'hai avuto?" domandò Seifer. "Questo solo oggetto potrebbe farti uccidere, se non dal Consiglio, sicuramente da Squall."

Richiuse il fazzoletto e il suo contenuto fra le mani delicate, "L'ho... l'ho comprato."

"Comprato! Ma razza di risposta è? Devi venirtene fuori con qualcosa di più convincente! Squall vorrà una risposta credibile per questo. Dove avresti potuto comprarlo? Perché diavolo non l'hai mai detto a nessuno?"

"Seifer," si sforzò di trattenere le lacrime che le si stavano formando agli occhi. "Mi crederesti se ti dicessi che stavo cercando di aiutarla?"

*~*~*~*~*

Irvine entrò nella stanza di Zell, mentre il combattente di arti marziali era impegnato a preparare la sua sacca da viaggio. Andare in missione con Zell era quasi un sollievo più che benvenuto. Era molto raro che mandassero due SeeD del miglior livello per una stessa missione. In verità, i SeeD non avevano mai mandato due ufficiali di alto grado per una missione insieme.

"Ma perché devo andare a Fisherman's Horizon?" bofonchiò Zell. "Quel posto fa accapponare la pelle, e non penso che amino molto i SeeD."

"Sei molto acuto," gli rispose Irvine. "Ma penso che ce lo faccia capire proprio il fatto che ce lo abbiano detto loro stessi."

"Sì, ma volevo andare a parlare alla Madre di... beh, di una faccenda un po' personale. Ora mi perderò qualche bella battuta di caccia al mostro per qualcuno che probabilmente non è nemmeno lì. Non fraintendermi, vorrei aiutarli a trovare la bambina, ma credo di essere più adatto al combattimento che alle indagini."

"Indagini," ripeté Irvine. "Hai ragione, perché dovrebbero mandare noi a raccogliere informazioni? Perché non se può occupare la polizia locale? Perché dei SeeD, a meno che... "

"A meno che non si aspettino guai," comprese Zell dopo aver sentito parlare il tiratore. "Si aspettano qualche problema nel ritrovamento di questa bambina. Si tratta di qualcosa di più di una bambinaia fuggita con una bambina, se temono che si possa giungere a uno scontro armato."

Irvine si sedette sul bordo del letto, "volevi parlare ad Edea delle tue visioni?"

"Sogni," ribatté irritato Zell. "Sono sogni, niente di più."

"Scusa Zell, non volevo toccare un tasto dolente. Selphie mi ha detto quello che poteva sull'argomento, e poi mi ha fatto sapere che mi avresti informato tu del resto."

"Già, ma suppongo avremmo abbastanza tempo per questo una volta sul treno per Timber."

*~*~*~*~*

La sala principale del Consiglio Mondiale era piena di delegati internazionali, uomini e donne che facevano finta di voler aiutare le loro nazioni. Ogni emissario indossava abiti nativi del loro paese, una formalità richiesta a quegli incontri. L'unico motivo comune fra i politici era ora, e sempre sarebbe stato, il potere. Il potere era una ragione assoluta. Il Comandante del Garden era lui stesso diventato metodicamente il braccio destro di Lucifero. Squall Leonheart sedeva accanto al Presidente Mitchell, il bastardo che era l'equivalente terreno del diavolo. Squall non si era mai fidato di quell'uomo. Il solo istinto gli insegnava a capire le motivazioni più profonde delle persone. Il pensiero di Rinoa che aveva reso suo cavaliere quell'uomo deplorevole pesava fortemente sul suo inalterabile odio verso quell'uomo.

Era la prima volta che la presunta indiscrezione gli entrava in mente. Hyne, aveva davvero creduto che avesse avuto rapporti intimi con quell'uomo. Persino Seifer non aveva creduto a quell'accusa, eppure Squall lo aveva fatto. La sua mente ricordava fotografie che non poteva dimenticare. Credere a quella bugia aveva reso più facile l'idea di perseguitare Rinoa, il tradimento gli aveva dato un motivo per odiarla. Era più facile uccidere una persona che si odia, che quelle che si teme di amare, specialmente quando si negano le proprie emozioni. Mai il vecchio detto tieni vicini i tuoi amici, ma ancora di più i tuoi nemici si era rivelato più vero. Jefferson Mitchell era un nemico; quell'uomo aveva sacrificato persone innocenti, tutto nella ricerca di un potere assoluto.

Mentre il segretario del Consiglio enumerava i punti principali degli incontri precedenti, l'attenzione di Squall si spostò su altri fronti. Era il braccio destro del diavolo, un pupazzo pronto alla prima sanguinaria battaglia. Nella sua uniforme faceva la parte del Comandante, anche se nella sua mente sapeva bene di aver dato le dimissioni da quella carica la notte prima. Il Consiglio non poteva e non doveva venirlo a sapere, se non per lui e Rinoa, quantomeno per la salvezza di Quistis. Anche lei era una marionetta in questa tragedia, niente di più che un incidente di percorso per tutti. Ascoltando pezzi qua e là del riassunto, Squall fece particolare attenzione ai problemi legati alla Strega. Lo scorso mese aveva creduto a ogni singola parola delle ben orchestrate bugie. Ora la sua vita era diventata l'estremo paradosso, e il suo scopo era diverso. Avrebbe dato la sua vita per proteggerla, era pronto a morire per lei, come le aveva promesso tanto tempo prima.

Ora la sala era in fermento, dato che i delegati si contendevano il diritto di dire la propria, e solo a uno di loro sarebbe stato garantito quel privilegio. Il Presidente Mitchell cominciò a parlare, "Il presidente del Consiglio dà la parola al gentiluomo della delegazione Galbadiana, il Generale Caraway."

Il Generale Galbadiano non era cambiato molto negli anni. Infatti, più o meno come Squall, si era ritirato dalle sue attività pubbliche, aveva partecipato a un numero minimo di avvenimenti, e solo quando richiesti dal Consiglio stesso. Squall notò lo stress evidente sul suo viso, che rispecchiava il tumulto interno. Se c'era una persona che poteva capire tutta quella pazzia, sarebbe stato lui. Tuttavia, i due erano molto diversi.

Caraway si alzò dalla sua sedia, avanzando verso il podio principale.

"Vorrei parlare dell'ultimo avvistamento della Strega. Mi pare che qualcuno stia appositamente cercando di depistarci. Credo che questo individuo sappia la verità su dove si trova mia figlia e stia mentendo deliberatamente."

Squall balzò in piedi in preda alla rabbia, "Generale Caraway, non mi piace quello che lei sta insinuando. Le consiglio di fare una domanda vera e propria o di lasciare il palco."

"È stato veloce a pensare che stia parlando di lei, quando in verità io non ho fatto nomi."

"Non mi prenda per uno sciocco, Caraway. Il suo intento era chiaro," continuò Squall.

"Non sono io quello che l'ha presa in giro; mia figlia ha fatto da sola un buon lavoro. Non ho forse ragione, Cavaliere Leonheart?" ribatté compiaciuto Caraway.

Il Presidente Mitchell percepiva che la situazione gli stava sfuggendo di mano. Ordinò sia al Generale che al Comandante di riprendere i loro posti. Sfortunatamente, solo l'ultimo esaudì la sua richiesta.

"Forse mi ha usato, Caraway, ma ha imparato dalla migliore. Ho ragione di credere che sua moglie Julia la considerasse solo un mero sostituto di mio padre."

Squall considerò la discussione finita, e si rilassò appena. Ma con sua sorpresa, Caraway si diresse verso di lui senza una parola. All'improvviso gli sferrò un pugno alla mascella, disorientandolo per un attimo. La sicurezza portò via Caraway e lo scortò rapidamente fuori dall'edificio.

Squall rimase al proprio posto scioccato, tenendosi un fazzoletto premuto contro il labbro sanguinante. L'ultima cosa che si aspettava era di vedere Caraway che lo colpiva di fronte a tutto il Consiglio. Per una simile azione Caraway sarebbe stato buttato fuori, persino l'esercito Galbadiano poteva prendere dei provvedimenti disciplinari.

Il resto della riunione continuò senza ulteriori sbilanciamenti. Squall pensava solo a lasciare Deling City, a scappare da quei burocrati. Onestamente, non aveva idea del posto da cui poteva incominciare la sua imminente ricerca, e nemmeno se avrebbe mai avuto successo. Nonostante tutto, doveva provarci. Forse Seifer aveva in mente un luogo da dove cominciare a cercare, e almeno un inizio era molto meglio di una resa. Forse aveva in mano qualche dettaglio che gli era sfuggito. Ancora una volta fece una smorfia all'idea di doversi affidare al suo avversario di un tempo.

*~*~*~*~*

Erano passate due ore, ormai la riunione del Consiglio doveva essersi conclusa. Caraway sedeva nel suo studio a rivedere minuziosamente grandi pile di documenti. Quando si era venerati fra le forze militari, persino la sicurezza Galbadiana poteva fare poco. Anzi, diversi soldati lo avevano persino lodato per l'azione di quel giorno; Squall Leonheart non era fra i personaggi più popolari a Deling City. Alcuni avvenimenti di qualche anno prima non erano ancora stati dimenticati da diversi militari, e la Seconda Guerra della Strega era ancora stampata fresca nelle loro menti.

Ora il Generale si ritrovava a studiare attentamente richieste di fondi, assai poco toccato dagli eventi di quel giorno. La casa era tranquilla, il che gli permetteva di sentire chiaramente l'intruso all'interno del suo studio.

"Mi hai picchiato."

Il Generale non alzò gli occhi dalla scheda che stava valutando. "Sì, l'ho fatto. Ho pensato di aggiungere un po' di realismo al tutto. Non te lo aspettavi, vero? È una strategia ben nota a tutti quelli dotati di un'intelligenza militare."

"Non farlo mai più, Caraway," gli ordinò Squall.

"Faccio quel che diavolo voglio, Comandante. L'ultima volta che ho controllato io ero il più anziano e tu avevi bisogno di me."

Squall mise le mani nella tasca della giacca e ne tirò fuori un pacchetto di sigarette. Stava per accederne una, quando il generale lo rimproverò, "non fumare in casa mia, Leonhart."

Squall continuò ad accendere la sigaretta, e inalò profondamente. "Faccio quel che diavolo voglio, Generale. L'ultima volta che ho controllato il più forte ero io e tua figlia aveva bisogno del mio aiuto."

Il Generale non continuò la discussione, "Non apprezzo che le mie chiamate non vengano ascoltate, specialmente quando sono sulla tua linea privata."

"Capisco Caraway. Ma erano fatti personali... quindi era inevitabile. Mi scuso per aver rimandato il tuo uomo di nuovo a Deling, sulla base di informazioni sbagliate. Ha scoperto qualcosa di nuovo?"

"No, sa solo che ci sono quattro diverse indagini in corso sul caso. Non vale i guil che gli diamo. Ha solo duplicato il telegramma criptato che hai inviato. Anche se trovo strano che ci sia un nuovo informatore, dopo due anni. Illuminami sulla questione; non sono una persona che ama essere tenuta all'oscuro dei fatti. È affidabile?"

"Ho motivo di credere che per qualche ragione le sue intenzioni siano onorevoli. Quest'uomo ha bisogno di redenzione quanto me."

"Quando me lo presenterai, visto che dovrò essere io ad affrontare la spesa del suo ingaggio?"

"Non ci sarà bisogno di soldi. Lo fa per Rinoa. In quanto a incontrarlo, mi ha informato ieri a Balamb che oggi sarebbe stato qui."

"Chi diavolo farebbe questo per Rinoa? Nessuno che la conosca sarebbe capace di raccogliere informazioni senza venir preso o comunque senza avere di che mangiare."

"Sono felice anch'io di rivederla Generale Caraway," sogghignò Seifer. L'ex cavaliere era in piedi, appoggiato con baldanza sullo stipite della porta.

Il Generale si alzò attonito, "Che cazzo ci fa lui qui?"

Squall si mise fra i due uomini, in un tentativo simbolico di trattenerli dall'aggredirsi. Guardando direttamente negli occhi il più vecchio fra i due, Squall cercò di dissipare la tensione. "Caraway, questo è il nostro nuovo informatore, ascoltalo. Capisco come ti senti, anche io vorrei fargli sputare sangue." Squall scostò lo sguardo, quasi vergognandosi di dover difendere la sua controparte malvagia. "Ma ora siamo nella stessa barca, entrambi abbiamo bisogno di redenzione, a tutti i costi."

Seifer entrò nella stanza, scuotendo la testa in direzione del Generale.

"Pensavo saresti stato felice di vedermi, Generale. Qualche anno fa ci siamo avvicinati, ora potresti persino essere mio suocero, se il fato avesse voluto."

"Mai. Dirti di stare lontano da mia figlia non conta come avvicinarsi, signor Almasy. La volta che ti sono stato più vicino è quando ho visto la sicurezza sbatterti fuori in strada. Riempirle la testa di sogni, illusioni, e ideali irraggiungibili per una fazione proletaria... avrebbe potuto morire a causa della tua influenza. E ancora peggio, avrebbe potuto diventare come te."

"Potrei esserne lusingato," rispose Seifer con sarcasmo. "Suppongo che questo voglia dire che non vuoi il mio aiuto?"

Il Generale andò verso la grande finestra. Le strade di Deling erano piene di gente libera di vivere la propria vita. La felicità era un'illusione per coloro che erano troppo ignoranti per veder la verità. E va bene... avrebbe ascoltato quel patetico essere umano. Forse avrebbe potuto essergli di una qualche utilità, prima di marcire per il resto della sua vita sotto la custodia di un carcere Galbadiano.

"Ti odio, ma odio Mitchell ancora di più. Parla, ma non faccio promesse per ora."

"Non ti ho chiesto niente, Caraway," ribatté secco Seifer. "Ma ho delle informazioni utili."

Squall sembrava confuso. Qualcosa nell'atteggiamento di quell'uomo gli appariva... sicuro di sé, più di quanto lo fosse per la sua solita arroganza. Forse Seifer aveva davvero qualche informazione sostanziale. Gli aveva dato un messaggio in quella baracca, che richiedeva un appuntamento con Caraway. Tuttavia il giorno prima si era comportato come se non sapesse che Caraway e Squall lavorassero insieme.

"Seifer, illuminaci."

"Certo, piccolo Comandante. Cavolo, come mi mancano i nostri tête-à-tête." Seifer percepiva la tensione nell'aria. Si chiedeva chi lo avrebbe assalito per primo, dal momento che nessuno dei due era proprio il figliol prodigo della calma. "Bene, tutti noi sappiamo che qualcun altro sta facendo indagini private sulla sparizione della strega. Ho scoperto la fonte. E cosa più importante, quella persona è disposta ad allearsi con noi."

"Chi altri potrebbe avere interesse per Rinoa?" lo sfidò Squall. Seifer trattenne il respiro, quando una persona apparve alla porta.

"La persona che si sente responsabile della sua scomparsa," rispose una voce sottile.

I tre uomini si voltarono verso il nuovo informatore. Solo Squall parve realmente scioccato, "Quistis, che diavolo stai facendo qui?"

Lei continuò ad entrare nella stanza, senza prestare attenzione alle occhiate di Squall e Caraway.

"Quando ero giovane pensavo che tutti dentro avessero un cuore. Dopo essermi unita ai SeeD, ho cambiato idea sull'umanità. Ho visto uomini uccidersi fra loro, talvolta per orgoglio, altre per puro sadico piacere. Ho visto la feccia del mondo. E in tutto questo mi sono in un qualche modo persa, e non per un particolare momento o incidente. Il tempo mi ha portato via la capacità di amare, e mi ha lasciato vuota. La sfida che tutti noi affrontiamo è la consapevolezza del grosso difetto dell'umanità. Ammettiamo gli errori del passato, e chiediamo perdono a coloro a cui abbiamo fatto del male coi nostri errori. Squall, so cosa provi per me in questo momento, e voglio farti sapere che provo i tuoi stessi sentimenti nei miei confronti. Sono stata una debole... ma sono umana."

Lui non si mosse, né respirò. Ecco sua moglie che stava di fronte a lui, ma ai suoi occhi era l'estranea che era sempre stata. Entrambi avevano sbagliato. Entrambi portavano sulle spalle il peso della colpa. La scorsa notte aveva pensato di poterla uccidere a mani nude. La mani dure bagnate di sangue già tante volte; quale differenza avrebbe fatto un'altra vita insignificante? Ma oggi sembrava senza speranza, esausta. Quistis stava lentamente morendo davanti a lui, se non in corpo, allora in spirito. Avevano la stessa colpa, e insieme avrebbero dovuto cercare di redimersi.

"Quistis, eri tu?" la voce roca nascondeva dispiacere. "Hai continuato delle indagini per trovare la... strega?"

"Sì," rispose lei con rimorso. "Ho usato fondi personali, cercando di trovare delle piste. E un anno e mezzo fa io... io... ho trovato qualcuno che l'ha vista, ma è morta prima che potessi raccogliere ulteriori informazioni. Ho avuto anche un testimone credibile a un certo punto."

"Che tipo di testimone, e dove?" chiese lui. Lei non rispose. Se avesse potuto piangere lo avrebbe fatto, ma le lacrime la sfuggivano da troppo tempo. Teneva un fazzoletto delicato fra le mani, e tremando andò dall'uomo che un tempo era stato suo marito. Passandogli la soffice stoffa fra le mani, le dita sottili toccarono appena le sue... insicure.

"Mi spiace così tanto, Squall. Per favore, perdonami. Nascondertelo è stato un errore," disse con calma. Staccò la mano dalla sua controvoglia. "Per favore."

Lui abbassò lo sguardo e aprì lentamente il fazzoletto. Il cuore gli si fermò nel petto al pensiero di cosa potesse significare quell'oggetto. Non riusciva a guardare Quistis; non riusciva nemmeno a respirare. Tenendo l'oggetto metallico in mano riuscì a dire, "È morta?"

"No." rispose Quistis con forza. "Non che io sappia. Ho... ho quell'oggetto da un anno. Avevo paura che…"

"Un fottuto anno!" urlò Squall. "Me lo hai tenuto nascosto? Come diavolo hai potuto, cosa te ne ha dato il diritto?"

Seifer rimase a fissare Caraway. L'ex cavaliere fece un lieve gesto con la testa in direzione della porta. Il Generale squadrò Squall e Quistis. Avevano bisogno di parlare, ma anche lui voleva sapere come la professoressa Leonhart avesse acquisito quel cimelio, che racchiudeva troppo ricordi per tenere fuori i sentimenti da quella faccenda.

"Vi lasciamo soli, ma prima voglio sapere come ha fatto ad avere il suo... mia figlia non si è mai tolta quell'anello dal collo. Non se n'è mai separata fin dal funerale di Julia."

Quistis sembrò non sentirlo. Niente avrebbe più rotto il legame che aveva con la verità. Squall doveva capire che stava solo cercando di dare una mano... a modo suo. I due uomini lasciarono la stanza, e il silenzio riempì la casa, mentre l'aria acquisiva una sinistra pesantezza.

"Squall, non ne avevo alcun diritto. Volevo solo essere d'aiuto. Sapevo che non avresti creduto alle mie intenzioni."

"Hai ragione. Allora, come li hai avuti? È passato... troppo tempo."

Aprendo la mano fino ad allora fermamente chiusa, rivelò i due piccoli anelli di luccicante platino. Simili in tutto e per tutto a come li ricordava, ad un tempo in cui aveva stretto la persona che li indossava, quando giacevano maestosamente sopra il suo petto. La vista di Griever lo faceva sentire quasi male. Per così tanto tempo aveva indossato quell'anello, gli aveva dato quel conforto che nemmeno le persone erano state in grado di fornirgli. Dopo quello che le aveva fatto, Rinoa si sarebbe facilmente separata da Griever, ma l'altro anello? Nessun’ondata di odio, o di disgusto, avrebbe fatto separare Rinoa dall'anello della madre. Le era successo qualcosa, Rinoa era disperata o sotto attacco. Era semplice.

"Ho passato qualche mese a Trabia," iniziò Quistis. "Quasi due mesi dopo l'attacco al Garden di Balamb, ricordi? Ho chiesto e ottenuto di insegnare temporaneamente in quel Garden. Io... io non potevo ancora affrontare te o gli altri. C'era un piccolo negozio di antiquariato nella via storica, e ci andavo di frequente. La proprietaria era una adorabile donna anziana, con cui mi ritrovavo spesso a fare quattro chiacchiere. Prima che me ne andassi, è morta d'infarto. Il giorno in cui me ne dovevo andare, ho ricevuto una chiamata da suo figlio, che mi chiedeva di fermarmi al negozio. Ero proprio sorpresa. Non sapevo nemmeno che quella donna conoscesse il mio nome, o nemmeno che avesse qualche informazione su di me."

Squall restò immobile, in silenzio. L'unico movimento visibile era quello delle sue dita che circondavano il prezioso anello, quello indossato da Julia.

"Non l'avrebbe mai lasciato, non importa quanto mi odiasse. L'anello di sua madre contava troppo per lei, e lei non l'ha tradita così come ho fatto io," disse con sicurezza.

"Lo so, Squall. Il figlio della signora mi fece sapere di averlo trovato mentre cercava fra le cose della madre. Insieme ad alcuni informazione su di me, il mio lavoro, il mio nome, e il preciso ordine di darmi la collana se fosse successo qualcosa. Il figlio non era dotato della bontà della madre. Mi ha fatto avere la collana ad un prezzo enorme... quasi trentamila guil. Sapeva che doveva avere un significato importante. Per raccogliere quella somma, ho ritardato la mia partenza da Trabia. Sono rimasta un giorno in più, per assicurarmi i fondi necessari."

"Sapeva come sua madre era entrata in possesso della catenina?" esitò alla domanda, quasi timoroso di sapere la verità. Si sedette su una sedia accanto a lui, mentre le sue gambe tradivano la sua intenzione di essere forte.

"Secondo il messaggio che aveva ricevuto da sua madre, una ragazza era andata al negozio per venderlo, mesi prima. La signora aveva cercato di convincerla a non separarsene, ben conscia del valore sentimentale che aveva l'oggetto. Ma la ragazza aveva insistito, aveva disperatamente bisogno di soldi. La donna le aveva dato cinquecento guil di anticipo, tutto quello che aveva nella cassa al momento. Poi aveva detto alla ragazza di tornare il giorno dopo così da poterla pagare di più, ma la ragazza non tornò mai più."

"Era Rinoa?" Una debole traccia di ottimismo si accese nei suoi occhi grigi. Forse era sopravvissuta qualche mese per conto proprio, e sarebbe stata la miglior speranza che aveva avuto da due anni a quella parte.

"Dalla descrizione sembra probabile, solo coi capelli più corti. La signora aveva scritto tutte le informazioni possibili, pensando che se fosse mai ritornata l'avrebbe pagata di più, o le avrebbe ridato la collana."

"Era Rinoa."

Squall e Quistis si voltarono verso Seifer, che stava in piedi in mezzo allo studio.

"L'ho vista tagliarsi i capelli in un vicolo di Deling City. La notte in cui il Comandante Leonhart l'ha accusata di essere colpevole e ha ordinato di darle la caccia."

Ancora una volta Squall si ritrovò incapace di parlare. Così tante cose, dopo averne sapute così poche. Rinoa aveva assistito agli orribili eventi di quella insopportabile serata, quella notte in cui Squall Leonheart aveva venduto la sua anima al diavolo, nella forma del Presidente Mitchell. Il Cavaliere aveva abbandonato la Strega, fisicamente ed emotivamente. Non avrebbe mai meritato perdono; non avrebbe mai potuto essere perdonato. La persona che lei amava, di cui si fidava, l'aveva tradita, mentre era nascosta fra le ombre della città. Così piena di vita e amore, costretta a nascondersi fra sporchi cittadini corrotti. E Seifer l'aveva vista mentre...

"L'hai vista?"

"Senti, so cosa sembra. Non ero nella posizione di aiutarla allora, anche se ora non è molto diverso. Il tempo... il tempo ci ha cambiati. Negli ultimi due anni abbiamo sofferto, abbiamo vissuto altre esperienze. Non sapevo chi ero allora, e parte di me ha persino pensato di usarla per avere una ricompensa. Avrei potuto scambiare la sua cattura con la mia libertà. Anche se persino allora avevo capito le loro intenzioni; non l'avrebbero ascoltata, avevano già deciso di non farlo. La volevano morta. E il suo sangue sarebbe stato sulle mie mani, se già non lo è adesso."

"Non parlare così Seifer," lo pregò Quistis dall'altra parte della stanza. Avvicinandosi, andò accanto alla sedia sulla quale Squall era profondamente immerso nei suoi pensieri. Era un rischio, ma ogni cosa che faceva lo era. Inginocchiandosi al suo livello, lo guardò profondamente negli occhi fino a vedergli l'anima. "Senti, non so cosa farà il Presidente Mitchell se lo scopre, ma è tempo che tutti smettiamo di scappare. Non posso farlo senza aiuto. Ho giurato sulla mia vita che avrei salvato Rinoa. Farò tutto quello che mi sarà richiesto. Squall, dobbiamo trovarla prima che lo faccia Mitchell o il Consiglio Mondiale."

Seifer andò vicino alla coppia, appoggiando senza pensarci una mano sopra la spalla di Quistis, per incoraggiarla senza parole. Lei si girò sorpresa, di fronte alla sensazione di un contatto fisico. Fissando direttamente gli occhi di Seifer vi vide qualcosa, uno sguardo mai visto prima, forse era determinazione, forse reverenza. E sicuramente vi era qualcosa che la fece sorridere appena all'odiato nemico di un tempo. Dopo un breve scambio di sguardi fra i due, Quistis rivolse nuovamente la sua attenzione a Squall.

"Ebbene?" chiese con ritrovata sicurezza.

Squall continuò a rimanere in silenzio finché Seifer parlò, "Trabia, vero Comandante?"

"Sì," disse, finalmente dimostrando di considerare le due persone presenti nella stanza. "Quistis, non posso ridarti la tua licenza d'insegnamento, ma posso togliere la sospensione dai tuoi doveri di SeeD. Informa Selphie che non partirà per Trabia stanotte. Ho bisogno di qualcuno di fidato al Garden. Irvine e Zell sono già partiti per Fisherman's Horizon per il caso di sparizione di quella bambina. Il Presidente Mitchell ha chiesto che 'i migliori SeeD del Garden di Balamb' seguano le indagini a Trabia. Avrà il Comandante stesso e sua moglie. Voglio che ci sia anche Lauren per i rilevamenti di natura scientifica sul caso Bennett, mentre noi cercheremo di trovare altri indizi su Rinoa. C'è un veicolo di trasporto SeeD che ci porterà fino all'oceano. Seifer, non m'importa che mezzi usi, trovati davanti alla nave diretta a Trabia. Partiamo stanotte."

*****
Note delle traduttrici: capitolo rivisto e betato da DefenderX.
Citazione di apertura: dal celeberrimo Giulio Cesare di Shakespeare.
Spetta agli uomini essere artefici dei loro destini:
la colpa, o amato Bruto, non è degli astri,
ma di noi stessi, se restiamo schiavi.
- Alessia Heartilly

   
 
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