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Autore: Artemis Black    02/09/2013    1 recensioni
-Tutti hanno paura del freddo buio. Lo temono e cercano di sconfiggerlo con la luce, calda e confortante.- pensai.
-Non vi capirò mai… il buio può essere così confortante tanto quanto la luce, forse anche di più.-
Sentii un leggero rumore provenire dalle mie spalle.
Mi girai di scatto e puntai lo scettro alla gola del malcapitato.
“Sigyn…” sussurrai. La ragazza non era terrorizzata da me, ne dallo scettro che le avevo puntato sulla sua giugulare.
“Loki.” Disse con un lieve inchino.
Il suo sguardo era magnetico: quei suoi occhi color ghiaccio erano irresistibili, mi ipnotizzavano come sempre e mi riportavano alla mente i momenti passati con lei.
“Cosa vuoi?” le chiesi con un tono duro.
“Sapere cosa hai in mente.” Rispose.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ikigai - Forever Yours 
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I don’t need nobody, ‘cause we got each other,
Or at least I pretend [...]
And I get crazy every Friday night,
I drop it like it’s hot in the pale moonlight.
and when I pray, I’m feelin’ alright,
She’s swayin’ softly, to her hearts delight.
[Lana del Rey - Body Electric]

 

“Fatemi uscire!” urlai ancora una volta.
Sbattei un’altra volta un pugno sul vetro spesso e urlai.
“Thor!” lo riconobbi appena entrò nella stanza.
“Dobbiamo tornare a casa.” Disse serio.
“Dov’è Loki?” gli chiesi.
Non mi rispose, passo davanti a un pannello e chiese ad una guardia di aprire la mia cella. Nel momento esatto in cui la porta si aprì, mi gettai fuori e fui presa per un braccio da Thor.
“Per favore.” Mi disse.
“Dimmi dov’è Loki.” Risposi fredda.
Abbassò la testa e mi strattonò verso l’uscita.
“Thor!” urlai.
“Sta bene!” mi rispose stizzito “tornerà a casa con noi.”
Mi scortò in una sala più grande, in cui c’era anche il capitano a stelle e strisce. Mi fecero sedere su una sedia e dovetti aspettare per un bel po’ di tempo, prima di sapere cosa stava accadendo.
Odiavo essere sorvegliata a vista e costretta a tenere stupide manette ai polsi ma, qualsiasi cosa avrei fatto in quel momento, avrebbe peggiorato la mia posizione. Così decisi di stare al mio posto mentre mi corrodevo dalla rabbia.
Quando finalmente Thor tornò nella sala, era accompagnato da tutto il resto del suo drappello con cui aveva combattuto i chitauri, più alcuni soldati che scortavano un prigioniero incappucciato. Riconobbi all’istante chi era: Loki.
“Loki!” dissi alzandomi.
Alcune guardie mi puntarono addosso le loro armi e mi fissarono con i loro occhi frementi sotto gli elmi.
“Giù le armi, signori.” Disse il biondo con lo scudo.
Lo fulminai con lo sguardo.
“Perché è incatenato?” chiesi a denti stretti a Thor.
“Misure di sicurezza, signorina.” Mi rispose l’arciere che un tempo era fedele a Loki.
“Non l’ho chiesto a lei. Inoltre ho un nome e sono di sangue reale, mostra un po’ di rispetto.” Dissi, guardandolo con astio.
“Sigyn, non usano convenevoli qui.” Mi rispose Thor con voce distante.
“A me non interessa.” Risposi fermamente, scrutando ogni presente nella sala.
“Signorina Sigyn, sono Nick Fury  e le chiedo di eseguire tutto quello che Thor le dice di fare affinchè nessuno si faccia del male. Presto sarete di ritorno nel vostro… reame. Ci sono solo alcune piccole pratiche da sbrigare, poi vi lasceremo andare.” Parlò l’uomo con la benda sull’occhio, mostrandomi quel poco di rispetto che mi doveva. Apprezzai il gesto.
“Potete lasciarci un momento da soli?” chiese Thor a Nick.
Annuii e lasciò la sala insieme agli altri, mentre le guardie rimasero appostate alla porta.
Thor si mosse silenzioso e tolse il cappuccio a Loki. Poi si avvicinò a me, con un’occhiata di rimprovero, mi tolse le manette. Loki aveva gli occhi solcati da profonde occhiaie, lo sguardo stanco e i capelli scompigliati, eppure quel bagliore d’orgoglio non l’aveva abbandonato.
“Loki…” dissi accarezzando il volto. Si girò a malapena verso di me, senza neanche guardarmi.
“Devo avvertirvi, il viaggio di ritorno non sarà piacevole per nessuno di noi. Padre è adirato con te, fratello, e non riserva certo buone parole per noi, Sigyn.” Disse, poi prese un espiro e continuò il suo discorso senza fermarsi “Molto probabilmente, per quanto io conosca le leggi di Asgard e anche voi, si terrà un processo a cui Loki dovrà rispondere. Elencheranno le accuse e non ci sarà una giuria a decidere, bensì Padre in persone. Sarà ferito, deluso, amareggiato, non avrà nessun motivo per non condannarti… a meno che tu non supplichi il suo perdono e forse potrebbe-“
“Non mi prostrerò mai ai suoi piedi per chiedere perdono dei miei atti.” Disse con un sussurro Loki.
“Fratello, ascolta: è l’unico modo per non farti condannare!” disse Thor preoccupato.
“Non voglio il suo perdono! Che me ne farei? Non ho rimorso di ciò che ho fatto! E inoltre, pensi che con il suo perdono io possa essere accolto nuovamente a braccia aperta a casa? No… io non ho una casa, mi ha mentito fin da quando ero in fasce e sono cresciuto all’ombra di quello che lui volevo fosse mio fratello.” Disse con rabbia.
“Loki… se ti condanna…” dissi con un rivolo di voce.
Anche se lui era cocciuto all’idea del perdono, io non volevo che finisse rinchiuso nelle segrete per l’eternità.
“No, Sigyn per favore… Sai bene ciò che voglio, sei l’unica che dovrebbe comprendermi.” Disse, lanciandomi delle occhiate.
“Anche se ti comprendo, non vuol dire che lascerò che tu marcisca nelle segrete! Hai mai pensato a me, dopo di te? Hai mai pensato che io ti sono sempre rimasta accanto anche dopo ogni tuo fallimento? E qual è il mio compenso? Non essere ascoltata, non permettermi di salvarti per una volta? Oh, Loki… stavolta non sarai solo, ci sono io. Permettimi, lasciami…” non finii la frase che piccole perle d’acqua bagnassero le mie ciglia e le mie guance.
Mi guardò afflitto, con la consapevolezza di ciò che avevo appena detto. Ma il suo sguardo non cambiò, come la sua posizione.
“Mi spiace Sigyn… vorrei poterti dare ciò che cerchi… ma evidentemente non sono colui che potrà darti ciò che ti meriti. Non ho mai provveduto alla tua sicurezza, al tuo sostentamento, ho messo me stesso in primo piano e lo farò sempre. Sapevi però a cosa saresti andata incontro sposandomi, quindi non biasimarmi se ti dico che la colpa non è solo mia…” mi disse, fissandomi negli occhi.
Aveva stramaledettamente ragione e mi sentivo una sciocca.
“Voglio soltanto che tu viva una vita degna di te.” Dissi “E non credo che le segrete saranno mai la tua casa…”
“Loki, pensaci per favore…” disse Thor.
Ma non lo ascoltò, i suoi occhi erano incollati nei miei e cercava in vano di trovare parole adatte da dirmi, ma rimase in silenzio. Mi guardò cercando di poter forse darmi sollievo, di poter forse mettere a posto quello che le sue parole avevano ferito… poi si rese conto che si stava esponendo troppo, soprattutto con Thor nella stanza, e il suo divenne gelo.
Feci per uscire dalla sala, ma le guardie me lo impedirono, solo con il permesso di Thor riuscii a divincolarmi e trovare un luogo in cui poter piangere lacrime amare in silenzio.
Da quel giorno fino al viaggio di ritorno, Loki non mi rivolse parola e io feci altrettanto. Thor tentò svariate volte di convincere il fratello a ripensare ai suoi piani, ma Loki era cocciuto e freddo nei suoi confronti e non cambiò minimamente idea. Ma soprattutto era ferito, nuovamente: i suoi piani erano andati storti, non aveva saputo mantenere il controllo, aveva forse osato troppo? Non aveva calcolato bene i suoi schemi? Cosa era andato storto? Gli Avengers, ecco cosa era successo.
Se quei paladini mascherati non avessero interferito nei suoi piani, avrebbe vinto. O forse aveva sbagliato a scegliere proprio quel pianeta da sottomettere? Troppi se o ma, non si saprà mai cosa Loki aveva sbagliato o come sarebbe andata a finire se avesse agito diversamente. Ormai doveva rispondere dei suoi crimini, direttamente a colui che si spacciava suo padre oltretutto.
Il giorno del viaggio fummo scortati in un parco, precisamente in una piazza di cemento con una vista sui grandi palazzi grigi di quella città chiamata New York. Thor aveva con se il Tesseract chiuso in una speciale teca con manici, che al momento opportuno avremmo dovuto afferrare per poter teletrasportarci ad Asgard.
Fu nel momento che mettemmo piede sul suolo asgardiano che mi resi conto di non poter abbandonare Loki in questo momento cruciale. Anche se Odino aveva gentilmente preferito non condannare anche me per favoreggiamento, di sicuro non avrebbero riservato un trattamento di benvenuto cordiale nei miei confronti. Bastava guardare come la folla ci accolse al nostro ritorno: la gente era silenziosa, bisbigliava a malapena e indicava Loki con orrore e sdegno, per poi puntare le loro dita e i loro sguardi su me con disprezzo e infine passare a Thor e guardalo con ammirazione per aver portato in catene colui che additavano come il dio degli inganni.
Non ci fu accoglienza a palazzo, le guardie schierate all’entrata ci scortarono nella sala grande dove un’altra piccola folle si era radunata e Odino era seduto sul suo trono, con affianco la sua sposa Frigga.
“Padre.” Disse Thor con un lieve inchino e feci altrettanto.
Loki invece, ostentava la sua ribellione nei confronti del Padre degli dei.
Frigga guardò i suoi due figli con premura e rivolse a Loki un sguardo addolorato, di una madre che non può far niente per salvare il proprio figlio. Poi il suo sguardo cadde su di me e divenne gelido: mi riteneva colpevole di aver traviato il suo bambino, di non averlo tenuto a bada e di non averlo fatto redimere.
Ricambiai il suo sguardo con altrettanto gelo.
Odino iniziò a parlare alla folla e a tenere gli occhi fissi su Loki mentre elencava le sue colpe e le sue azioni riprovevoli che avevano fatto credere agli umani di essere in guerra con gli Asgadiani, quando quest’ultimi erano ignari di tutto e gettando così fango sulla propria gente.
Loki rimase in silenzio per tutto il tempo, sogghignando di tanto in tanto e mostrandosi sfrontato, ma io sapevo che dentro di lui la rabbia ribolliva nelle sue vene e l’odio gli faceva brillare gli occhi.
Se non lo conoscessi, saprei già che sta architettando un’altra vendetta.
Per quanto io non sia una santa di spirito, ne una donna che difende il bene come Thor o chiunque altro pensi che Loki non meriti una vita, la mia mente stava elaborando automaticamente un modo per scappare via, lontano da Asgard, con Loki al seguito.
Mi ridestai dai miei pensieri quando sentii un mormorio levarsi grave dalla folla che assisteva al processo: Loki aveva appena rifiutato di chiedere perdono e quindi dire addio alla sua unica possibilità di poter scampare al suo verdetto.
Gli occhi di Odino, infuocati da quel comportamento insolente che Loki gli stava riservando, si chiusero per un momento, mettendo da parte il suo orgoglio ferito e parve farsi carico delle colpe di Loki, con la scusa forse, di non essere stato un buon padre.
Il verdetto fu irrevocabile: reclusione a vita nelle più buie segrete di Asgard, fino a quando Odino non avrebbe pensato ad una severa punizione.
Non ebbi neanche il tempo di scostarmi da Thor per andare da Loki, che mi fu impedito di toccarlo un’ultima volta.
“No, per favore.” Supplicai le guardie che mi trascinavano via dalla sala.
Il mio sguardo incontrò quello di Loki e vidi la sua bocca mimare un sorriso triste e consapevole, poi sparì dalla mia vista, attorniato da guardie che lo scortarono nelle sue nuove stanze.

 
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Buonasera!
Perdonatemi per non aver postato in questi ultimi tempi, ma tra impegni, vacanze e voglia di scrivere che non avevo, ne è passato di tempo senza che me ne accorgessi. Quindi vi chiedo scusa.
La raccolta si avvicina alla fine, questo infatti è il penultimo capitolo prima delle fine. Spero vi piaccia e recensite se vi va :)
A presto,
Artemis Black
  
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