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Autore: KH4    02/09/2013    3 recensioni
Estratto dal prologo:
"Io lo so…Tu non sei il tipo di persona che si lascia uccidere così facilmente. Non è nel tuo stile. Ti è sempre piaciuto essere teatrale in tutto ciò che fai, essere la svolta di una situazione prossima al fallimento. Ami essere egocentrico, vanitoso, arrogante, sai di esserlo, e non ti arrenderesti mai d’innanzi a una morte che non ti renderebbe il giusto onore. La sceglieresti solo dopo aver guardato a lungo una bella donna e averle sussurrato frasi che avrebbero fatto di te un ricordo prezioso e insostituibile. Soltanto allora, ne saresti soddisfatto." 
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allen Walker, Lenalee Lee, Marian Cross, Nuovo personaggio | Coppie: Allen/Lenalee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Santi Oscuri.'
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- Dannazione! -
- Occhio, Crowlino! Ne arriva un altro! –

Un fischio lungo e assordante precedette uno scoppio gigantesco che rase al suolo l’ambiente circostante. La solitaria cima della montagna era divenuta un campo di battaglia dove l’eco dei colpi si disperdeva ovunque e i rombi ne scuotevano le viscere interne. Sembrava che l’acquazzone riversatosi ore prima fosse tornato, ma il cielo era limpido e con troppe stelle perché quel frastuono fosse provato da nuove nubi venute a macchiarlo. Come lo starnazzante Akuma vestito da pagliaccio era svanito per andarsi ad avventare su Allen, l’enorme ammasso di metallo rugginoso suo compare aveva aperto il fuoco contro Lavi e Crowley, usciti allo scoperto prima di quanto avessero pianificato. Era grosso e lento, ma ben armato, protetto da una corazza talmente spessa che neppure i feroci denti del rumeno riuscivano a strapparla e masticarla. Non parlava, rideva soltanto: la voce camuffata si alternava alle bombe che lanciava disordinatamente contro i due Esorcisti, costretti comunque a mantenere un’alta distanza per l’ampio raggio d’azione che quei colpi producevano.

- Quel dannato bastardo di un Akuma -, ringhiò furibondo Crowley. I candidi canini fremevano impazziti – Gliela strapperò di dosso, quella lurida armatura! E tu, vedi di prendere la mira con decenza! – Urlò poi a un Lavi poco distante da lui.
- Ci sto provando, che credi?! – Strepitò il rosso, tenendosi con una mano la bandana colorata e l’altra ben stretta al manico scuro del suo martello – Cavolo…Se lo viene a sapere il vecchio, mi uccide! -

Era frustrante. Frustrante e imbarazzante che un singolo Livello Due li stesse facendo sudare fino a quel punto. Quell’agglomerato di metallo e cannoni non aveva neppure una forma omogenea, tuttavia la potenza dei suoi attacchi lasciava percepire che si fosse evoluto da molto tempo e un Akuma consapevole dei propri poteri era più pericoloso di un eccitato neo evoluto. Attaccava all’impazzata per impedire ai due esorcisti di portare a segno qualsiasi colpo avessero in mente e anche se i suoi assalti erano in gran parte casuali, stavano sortendo l’effetto sperato. Una situazione che, oltre a far perdere tempo prezioso, minava pesantemente il già provato terreno di battaglia.

- Se l’Innocence si trova sotto i nostri piedi ed esistono dei sotterranei, dobbiamo impedire a questo bestione di far crollare tutto. Se almeno riuscissimo a sfondare la sua corazza… -, borbottò mentalmente il giovane Bookman.

Ogni schivata era buona per scandagliare il corpo dell’Akuma per trovarvi una qualche falla, ma fino a quel momento il suo analizzare non aveva portato il risultato sperato. Bastava una crepa, un buchetto che lasciasse intravvedere il morbido interno da squarciare e avrebbero risolto il problema in un battito di ciglia.
E quasi neanche farlo apposta, l’occhio smeraldino del rosso capitolò su un particolare che destò in lui un’ideuzza fattibile…

- Ehi, Crowlino -, lo chiamò il ragazzo – Pensi di essere abbastanza forte da farlo capottare? –
- Che razza di domande fai, moccioso? -

Lavi gli sorrise, con quell’espressione furbesca e infantile che lasciava sempre presagire una qualche sua marachella nei confronti dei compagni, ma quello che aveva in mente era un piccolo stratagemma per verificare un’ipotesi che forse poteva portarli in vantaggio. Crowley lo intuì con gli occhi neri luccicanti per l’eccitazione e dopo aver schivato l’ennesima raffica dell’Akuma, ne osservò la base appena visibile per colpa del polverone, ghignando sadicamente nell’immaginarsela non così ben protetta come tutto il resto.

- Se non si fa ammazzare dai lati, lo prenderemo da sotto -, sibilò, leccandosi le labbra, prima di gettarsi contro di lui a velocità inaudita. 




- Corri, bastardo di un Esorcista, corri! Tanto di prendo!!! –

Allen Walker non aveva mai affrontato un Akuma tanto fastidioso e pieno di sé come il Giullare: veloce, con il potere di rendersi invisibile e mimetizzarsi con l’ambiente e deciso a mangiarsi le sue viscere interne mentre era ancora vivo. Un Livello Due con abiti di un viola scuro sganciante, i cui movimenti cominciavano a essere più percepibili al suo occhio sinistro, ma ancora troppo labili perché risultassero completamente anticipabili.

- Cross Grave!
Prendendo il giusto slancio, lo attaccò frontalmente, ricevendo come risposta un proiettile intriso di Dark Matter lanciato dalle sue lunghe mani trasformatesi in canne da fucile.

L’impatto non vide la meglio per nessuno dei due, ma l’Akuma si apprestò subito a indietreggiare e sparire nel nulla.


- Accidenti! Si è reso invisibile un’altra volta! –

Gli occhi argentei di Allen balzarono a destra e a sinistra più e più volte, per poi fermarsi in un unico punto e rimanerci. Inspirò profondamente, cercando di rilassare i muscoli del proprio corpo e di recuperare abbastanza sangue freddo per non farsi cogliere di sorpresa. Era tutta questione di concentrazione, non ci voleva niente, poteva benissimo anticipare gli attacchi della Bambola anche senza il suo occhio maledetto. Lo aveva già fatto, doveva solo mantenere la calma e impedire a quell’essere di distruggere la chiesetta poco distante da lì. La supposizione di Lavi sul fatto che potessero esserci dei sotterranei scavati nella roccia e che l’Innocence da recuperare si trovasse lì sotto era plausibile; inoltre, l’immagine del portone semiaperto l’aveva indotto subito a pensare che Taro vi si fosse addentrato per cercare la sorella. Un motivo più che ragionevole per purificare velocemente quel Livello Due e andare a verificare di persona.

- E’ a destra! – Alzò il braccio al sol udire un passo non suo e uno spostamento d’aria sospettoso. Come a voler dare uno schiaffo, la mano sinistra di Allen colpì il viso dell’Akuma con così tanta forza da farlo volare in alto e poi schiantare contro il suolo a diversi metri da lui.

- T-Tu! Schifoso Esorcista! Come hai fatto a vedermi?!? –  Gli urlò contro quello, col corpo provato dal tocco dell’Innocence.
- Più che vederti, ti ho sentito -, gli rispose Allen, sorridente, tamburellando il dito indice sull’orecchio destro – Sarai anche veloce e capace di renderti invisibile, signor Akuma, ma mi basta aguzzare l’udito per scoprire da quale parte mi attaccherai. – 

Quelle parole fecero sfigurare la già orrenda e incrinata faccia della Bambola in un’espressione che rasentò la più pura delle follie omicide.

- Lurido essere immondo infestato da quella bastarda dell’Innocence -, sibilò rabbiosamente, con le pupille impazzite per quanto assurdi erano i loro movimenti  – Non credere di potermi battere solo perché hai avuto fortuna a colpirmi! Ti strapperò quel brutto braccio che hai e lo porterò a sua eccellenza il Conte insieme a quell’altra Innocence nascosta qui sotto! Anzi... - Esibì un ghigno malefico che allertò l’albino – Credo proprio…CHE INIZIERO’ DA LEI!!!! –

Nell’intuire la volontà dell’Akuma di attaccare la stessa chiesetta che fino a quel momento era stata lasciata in disparte, come se non avesse mai avuto importanza, Allen balzò sopra il suo tetto nel tentativo di fermare l’avversario, libratosi in aria e con le braccia rivolte al cielo. Il proiettile di Dark Matter che si vide arrivare contro era cinque volte più grande del precedente, una sfera nera avvolta da una luce violacea talmente accecante da bruciare gli occhi.

- PARA QUESTO, FOTTUTO ESORCISTA!! –

Il fischio prodotto dal colpo del Giullare era acuto e assordante.
Allen lo parò con la sola Innocence, ritrovandosi a puntare i piedi e a spingere con tutte le sue forze. La pressione ardente esercitata dalla Dark Matter puntellava la superficie della sua arma quasi a volerla avvolgere e disintegrare, di una notevole consistenza che si fece sentire immediatamente anche sulle travi di legno marcio della chiesetta, che a malapena riusciva a stare in piedi da sola. Con i denti stretti per lo sforzo, Allen percepì sotto le suole dei suoi stivali il preoccupante piegare molliccio che stava deformando il tetto; doveva deviare quella sfera prima che i resti dell’edificio crollassero definitivamente, ma un calcolo errato vide le poche tegole rimaste e le assi aprirsi in un buco che gli fece mancare un pavimento.

- Accidenti!!! - 




- Un esplosione? – 

Amèlie Chevalier alzo la testa in direzione della cima della montagna.
Un suono diverso dagli altri era appena sopraggiunto alle sue orecchie con gravità sospettosa. Un sibilo percettibile soltanto a un udito ben sviluppato.
Nel mezzo di quella confusione era risuonato come un’anomalia da cui guardarsi le spalle, ma la bella corvina non poté concedersi il beneficio di rifletterci accuratamente. I Livello Uno non facevano che arrivare numerosi da ogni direzione, armati e ben intenti a non darle tregua, sebbene fossero loro a essere affaticati e in netta difficoltà. Più Lucifer ne abbatteva e più la loro insulsa cocciutaggine – un mero e inconsumabile istinto di saziarsi – s'inspessiva. All’orizzonte, un altro piccolo manipolo nero era già visibile a occhio nudo.
L'affascinante francese alzò gli occhi, infastidita: simili avversari li avrebbe ridotti in cenere con uno schiocco di dita, tant’erano prevedibili e con poteri praticamente riconducibili alla quantità di armi grigie sporgenti dalla superficie rugosa del corpo. Non rappresentavano certo un problema di proporzioni bibliche per esorcisti che, come lei, avevano sviluppato una dimestichezza tale da ridurre quei combattimenti sull’orlo della banalità, ma il continuo crescere di numero di quelle macchine non poteva essere ignorato, non se quelle avessero deciso di spostarsi più alto, dove la situazione era ben più drastica.

E dopotutto,  aveva promesso di occuparsene personalmente e mancare alla parola data non era certo un lusso che si sarebbe concessa senza provare rimpianti.

- Sembra che lassù si stia scatenando il pandemonio: meglio darsi una mossa -, pensò la donna, lanciando una rapida occhiata agli ennesimi rinforzi in arrivo.

Fluidamente, fece roteare la falce fino a rivoltarne la lama alle sue spalle, dove andò a conficcarsi nel viso di un Livello Uno scagliatosi contro per coglierla di sorpresa. Il fiotto vermiglio e denso che fuoriuscì dalla  maschera rotta e cerea del nemico macchiò la lama della falce facendone risplendere la luce divina con inquietanti riflessi.

- Voi proprio non sapete quand’è ora di smetterla di giocare, vero? – Domandò soavemente ai balocchi del Conte del Millennio, mentre la carcassa meccanica appena abbattuta esplodeva nel vuoto sottostante – Questo vostro attaccarmi all’impazzata mi sta sinceramente stancando. Sarebbe più interessante se aveste almeno un ego, ma immagino che sia chiedere troppo data la vostra condizione, giusto? -

La risposta non si fece attendere: anziché attaccarla immediatamente, le macchine si disposero attorno a lei, circondandola e creando un alto muro con i loro corpi sferici e bitorzoluti. Lucifer reagì scintillando vivacemente con i decori della lama a spiccare sotto la luce della luna come diamanti al sole.

- Lo prenderò come un sì -, sbuffò Amèlie, udendo il rumore secco e metallico dei cannoni pronti a sparare. 




- Ma…E’ vivo? – 
- Sì, non vedi che respira? – 
- Ehi, guarda! Si sta riprendendo! Signor Esorcista, mi sente? Signor esorcista? – 
- Ugh… – 

Allen Walker dischiuse la bocca quanto bastava per respirare. La sua coscienza era parecchio intorpidita, riemersa bruscamente da un’immersione troppo duratura e che lo aveva fatto sobbalzare al primo impatto con l’ossigeno. Il corpo rispose in maniera più lenta a quel contatto, ma realizzare che le ossa e i muscoli rispondevano ai suoi comandi, seppur flebilmente, lo aiutò a riacquistare un altro po’ di sensibilità; la testa gli doleva quanto la schiena stessa, vorticava nonostante lui fosse disteso a terra.
Qualcuno lo stava chiamando. Gli era così vicino che non appena si cimentò ad aprire gli occhi tremolanti, le ombre nere si sostituirono quasi subito a due piccole figure colorate dai contorni appena sbiaditi, che lo stavano osservando con fare interrogato e preoccupato.
Distinse grossolanamente due grandi occhi a mandorla scrutarlo da molto vicino. Occhi vagamente familiari che infusero vigore ai suoi argentati.

- T…Taro? – Azzardò con un fiotto d’aria mischiato a povere a scendergli giù nella trachea.
- Meno male, signor Esorcista! Ci hai fatto prendere un bello spavento! – Esclamò il bambino. Era lui per davvero.
- Ci…? – Con un po’ più di forza, Allen spostò la testa verso la seconda figura, regolarizzando il suo respiro.

Una graziosa bambina dai lunghi capelli neri racchiusi in due grosse trecce un po’ sfatte lo stava guardando con un paio di occhi a mandorla identici a quelli di Taro. Il suo viso era indeciso se essere spaventato o preoccupato, ma nonostante le vesti impolverate e lacerate in alcune parti, sembrava non riportare ferite.

- Tu devi essere Lua… -, mormorò il quindicenne, mettendosi seduto – Sono contento che tu stia bene. Eravamo tutti molto preoccupati per te. –
- G-Grazie -, pigolò la bambina, flebilmente – Però anche tu non sei stato da meno. Sei piombato da lassù all’improvviso. –
- Lassù? – L’albino alzò la testa quanto bastava per scorgere un bel buco sopra di lui.

In un attimo, i ricordi dello scontro antecedente gli apparvero nitidi e comprensibili. Aveva cercato di respingere il colpo dell’Akuma e di scagliarlo verso il cielo, ma poi il tetto era crollato e per evitare un danno maggiore, aveva stretto fra le dita della sua mano infestata la sfera di Dark Matter fino a farla scoppiare come un palloncino. Una simile avventatezza gli sarebbe costata la vita, se non fosse stato un tipo parassita e con una corporatura resistente quanto occorreva per farlo sopravvivere a una caduta del genere. Il pavimento doveva essere già instabile di suo, ma dei secondi successivi all’esplosione non rammentava nulla, se non la luce della sfera e il gas velenoso colpirgli violentemente la pelle; la testa gli pulsava abbastanza da fargli intendere che un bel volo se lo era comunque fatto.

- Se non altro, l’ipotesi di Lavi si è rivelata esatta -, pensò, alzandosi in piedi.

Si scrollò dall’uniforme lunga e grande i detriti finitigli addosso.
Lui, Taro e Lua si trovavano in quella che sembrava essere – o che almeno doveva essere stata - un’enorme sala con innumerevoli archi e decori provati dal tempo e dalle macerie che la riempivano. Il lumino che la bambina teneva in mano era forte abbastanza da evidenziarne qualche contorno, diverse crepe che percorrevano irregolarmente le mura e affreschi oramai del tutto irriconoscibili, ma niente, niente di quanto lasciato all’improvviso sembrava spiegare la flora che Allen stesso, insieme ai bambini, stava calpestando.
Se ne era accorto solo in quel momento, non prima, quando era riuscito a mettersi seduto e poi in piedi. Non aveva sbattuto contro la nuda roccia, ma contro un alto e soffice prato verde pieno di fiori rigogliosi e dai vivaci colori, che si espandeva fino alle pareti attraversate e coperte da rampicanti e radici dalle svariate dimensioni.

- Come ha fatto una vegetazione simile a crescere in un posto del genere? Qui non arriva neppure il sole… -, si domandò Allen, sbalordito - A meno che non si tratti… - 

Pensò automaticamente a quanto Lavi aveva riferito loro dopo una breve e disinvolta raccolta d'informazioni all’interno della locanda, giusto qualche attimo dopo che Taro si era presentato. Ogni pezzo mancante del puzzle andò a combaciare con le rientranze vacanti senza intoppi, colmando quesiti e lacune fino a quel momento rimaste in sospeso con un grosso interrogativo sopra.

- Gli strani terremoti che sono stati segnalati all’Ordine Oscuro hanno buone probabilità di essere collegati ad un preciso fenomeno noto solo agli abitanti di qua -, aveva dichiarato Lavi, comodamente sbragato sulla cigolante sedia di legno e le braccia conserte – Stando a sentire quanto sa il proprietario della locanda, fra le rovine del castello situato in cima alla montagna non dovrebbe esserci nulla di rilevante, ma da parecchio tempo Taro e l’altra sua nipote Lua ci vanno e tornano frequentemente con erbe medicinali in abbondanza, cosa insolita visto che questo terreno non può essere coltivato. –

Nessuno di loro aveva ipotizzato che un simile fatto potesse avere un peso effettivo nella loro ricerca, ma non appena Lavi aveva ripreso il discorso, descrivendo accuratamente che le piante mostrategli dal bambino in persona, oltre ad essere esotiche, appartenevano a specie addirittura estinte, i loro sguardi si erano incrociati con un solo e unico pensiero ad accomunarli: Innocence.
Non erano rari i casi in cui un suo frammento fosse fonte di disagi o inspiegabili fenomeni e quella florida vegetazione doveva essere per forza un suo effetto collaterale, altrimenti i Livello Due non si sarebbero dati tanto da fare. Il rimembrare la presenza delle Bambole del Conte del Millennio risvegliò l’occhio rosso e maledetto momentaneamente assopito: il Giullare lo aveva scaraventato lì sotto e forse si era convinto di averlo ucciso, ma non era una buona ragione per abbassare la guardia. Sapeva come lui che l’Innocence aveva il potere di occultarsi per non rivelare la propria presenza e sebbene Allen avesse imparato anche a percepire la presenza degli Akuma senza fare ricorso al suo occhio, non poteva mettere a rischio la vita dei due piccolini. No, doveva trovare il frammento di cristallo divino e portare al sicuro Taro e Lua prima che le scosse prodotte dall’altra creatura facessero crollare tutti i sotterranei.

- Taro, Lua, ascoltatemi molto bene. – Inginocchiatosi davanti ai due piccoli, Allen prese la parola, appoggiando le mani sulle loro spalle esili – Voi conoscete bene questi sotterranei, giusto? –
- Sì, è qui che raccogliamo le erbe e i fiori per la mamma -, rispose la bambina.
- Perfetto. Per caso c’è un posto dove avete notato qualcosa di strano? Qualcosa di ancora più strano di questa vegetazione, intendo –, specificò.
- Strano? Bè… –, tergiversò il piccolo – Forse…Dove c’è l’Albero della Fortuna? -
- L’albero della fortuna? – Ripeté con fare interrogativo Allen.
- Un vecchio albero magico -, spiegò Lua – La mamma ci ha raccontato che una volta, la gente veniva qua a mettere nel suo tronco una moneta d’oro o un oggetto caro, per poi esprimere un desiderio: se la persona era di buon cuore, l’albero lo ricopriva di fortuna per tutta la vita… -
- Se invece la persona era cattiva, allora l’albero gli lanciava contro terribili sciagure -, terminò Taro.
- Interessante. E ditemi, sapete dove si trova, questo albero? –

I due piccini annuirono all’unisono.
Il breve racconto possedeva le esatte fattezze di quelle favole che si raccontavano ai bambini prima di andare a letto, ma senza eventuali mostri pronti a mettere nel sacco i piccoli che non obbedivano ai genitori. Allen non aveva niente fra le mani che potesse aiutarlo a trovare l’Innocence, se non quel fantomatico albero e i due piccini da salvaguardare a costo della sua stessa vita. Non percepiva altro che tremoli ed echi sordi, segnali che lo avvertirono immediatamente che la battaglia in superficie stava proseguendo. Il cuore gli diceva di occuparsi prima dei suoi nuovi amici; lì sotto non erano al sicuro, ma portarli alla luce della luna li avrebbe esposti direttamente a un pericolo ben più grande e lui non era certo il tipo di persona capace di mettere il lavoro al dì sopra delle vite altrui, special modo se si trattava di bambini indifesi. Tuttavia, se anche fosse riuscito a trovare un posto sicuro per Taro e Lua, si sarebbe autocondannato a vagare per quei sotterranei per il resto della sua vita, sicché nel perdersi era un autentico professionista. E l’idea di morire di fame e tramutarsi in uno scheletro indebitato di fatture stratosferiche non lo allettava per niente.

- Va bene -, sentenziò, allertato dal sordo rimbombo di un'esplosione distante – Sarà meglio muoversi, prima che i soffitto ci crolli definitivamente addosso. – 




Note di fine capitolo:
Ben trovati a tutti! Dopo un mese di assenza si torna all’opera con un nuovo aggiornamento. Le lotte continuano e si evolvono, e io non potevo fare a meno di inserire qualche pezzo con Crowley e Lavi, che in coppia sono straordinari. Mi manca quell’unità e le lotte di gruppo viste nei primi volumi, ma senza perdere tempo, annuncio che alla fine di questa saga mancano giusto due capitoli: non è lunga, lo so, ma credetemi, io sono una a cui piace parecchio dilungarsi (come adesso!) e sto provando a mantenere il mio stile, cercando al tempo stesso di essere meno densa, diciamo. Ho cambiato il rating, come qualcuno avrà notato, e la ragione sta che più avanti, ho intenzione di rendere il tono della mia fic, per alcuni suoi aspetti, più crudi e con un linguaggio, in alcuni dialoghi, che meglio sappiano esprimere la vera Amèlie: contorta, senza scrupoli e cattiva quando si arrabbia sul serio anticipo, ma comunque capace di dare e ricevere amore. E’ un personaggio che sto ancora cercando di sviluppare e che voglio svelare passo per passo, mostrandone la forza e la debolezza. Si tratta di una scelta voluta appositamente in quanto la storia è già scritta – almeno nella mia mente - e i toni di D Gray Man non sono dei più morbidi; spero che ciò possa enfatizzare la crudità e il tono duro che cercherò di inserire in alcune parti da me considerate salienti, ma per il momento, godetevi questo capitolo e i prossimi. Chiunque avesse domande da farmi, non esiti a scrivermi, accetto critiche e osservazioni. Un saluto enorme a tutti quelli che mi seguono e recensiscono! Alla prossima!
 
  
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