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Autore: little star    08/03/2008    8 recensioni
Pansy ha problema fondamentale con l'otto marzo. Ma perché?
Genere: Romantico, Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Blaise Zabini, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a tutte voi!
Buona festa delle donne!
little star



Pansy Parkinson odiava un preciso giorno dell’anno, e per un motivo altrettanto preciso.
L’otto marzo.
Quella dannata festa delle donne.

Era un segreto, ovviamente. Era troppo, troppo orgogliosa per chiedere agli altri di lasciarla in pace, quello stupido giorno.

La sera prima, a mezzanotte, si era data gli auguri da sola, sbuffando e mormorando qualcosa di sconnesso nel sonno, consapevole che il giorno dopo sarebbe stato orribile.

Venne svegliata, come ogni anno, e in modo non proprio delicato, da Draco e Blaise. Zabini si premurò di aprirle le tende, svegliando così il resto della camerata, mentre Draco, per verificare che si fosse svegliata, si arrampicò sul suo letto e la scosse violentemente.
“Pansy! Sveglia!”
A quel punto lei si era girata, aveva borbottato qualcosa di poco carino e aveva aperto gli occhi.
“Mamma mia!” esclamò il biondo, mettendosi una mano sul cuore, come se avesse appena avuto un infarto “Sei sempre spaventosa senza trucco…”
“E tu sei sempre gentile, Draco.”
“Su, su. Non litigate voi due. E tu, Draco, smettila di fare il cretino. Lasciala in pace almeno oggi.”
Il diretto interessato sbuffò.
“Allora, Pansy. Forza, apri i regali.”

E da lì piovevano regali costosi. Vestiti firmati, collane, bracciali, ogni sorta di diavoleria che le sue compagne le invidiavano. Si aggiravano infatti invidiose ed affamate intorno al suo letto, fingendo si non farci caso, mentre invece sbavavano letteralmente, per tutte quelle cose che le venivano offerte dai suoi due migliori amici.

Però… Dannazione, c’era quel dannato però!

C’era principalmente quando scendevano in Sala Grande, per la colazione, e Draco li lasciava buttando giù un banale: “Devo andare!” per poi raggiungere Harry ed andarsene da qualche parte.
E poi… poi c’era quell’odore. Quell’odore gentile, che non si accordava per niente con la sua natura. Quello delle mimose.
Le mimose erano i fiori più odiati da Pansy, perché avevano quella loro natura indifesa da fiore appena uscito dal gelo invernale… Così deboli.

Ma c’era un altro motivo, più profondo, più significativo.

Pansy non aveva mai ricevuto mimose, alla festa delle donne.
E questo le bruciava, da morire.
Come se la facesse sentire un po’ meno donna.

Non è come non ricevere niente a San Valentino. Lì bisogna essere innamorati, o quanto meno infatuati. Una cosa prettamente sentimentale, a cui Pansy non faceva nemmeno molto caso.
Ma la festa delle donne, quella è un’altra cosa. Non ricevere fiori è un po’ come mettere in discussione la femminilità.

Non che fosse brutta, o troppo poco attraente. O comunque c’erano ragazze molto meno belle di lei che avevano ricevuto almeno un ramoscello piano zeppo di quei batuffoli.

Il fatto era che Pansy era troppo dannatamente Serpeverde da sperare anche solo per un attimo che non avrebbe riso in faccia a chiunque le avesse portato delle mimose.
Nemmeno i Serpeverde avevano mai osato regalarle degli stupidi fiorellini gialli.
Pansy era troppo… artificiosa, per poter credere che le mimose le avrebbero fatto piacere. Ecco perché di solito si limitavano tutti a farle dei regali costosi, sperando che lei li prendesse in considerazione.

Ma a lei non fregava assolutamente niente né dei diamanti, né della seta degli abiti, né niente di niente. Voleva solo quei dannatissimi fiori.
Anche solo da Draco o da Blaise, poco avrebbe importato. Anche da uno sconosciuto. Non le interessava.

Un anno le aveva anche rubate, le mimose. Ne aveva inspirato l’odore, sentendosi così in colpa come non lo era mai stata in vita sua. Le aveva gettate a terra ed era scappata. Voleva un mazzo suo, tutto suo!

Sbuffò e contò quanti ramoscelli di mimose c’erano in giro. Troppi.
La cosa più irritante fu scoprire che avevano ricevuto tutte qualcosa. Tranne lei.

Daphne ne aveva ricevute così tante che non riusciva nemmeno a fare colazione.
Millicent si rigirava tra le mani, soddisfatta, una mimosa, meditando su chissà quali cose.
Hannah Abbott, di Tassorosso, era arrossita talmente tanto quando le avevano consegnato le sue che adesso tentava di nascondersi dietro i fiori, con scarsi risultati.
Cho Chang stava in braccio ad un ragazzo qualsiasi della sua casa, e sotto il braccio si notavano, ancora una volta, quel fastidioso giallo.
Luna Lovegood spalancò gli occhioni sporgenti quando gliene porsero uno.
La Granger era stata letteralmente sommersa, dono amichevole di Potter, che la stava abbracciando, per poi staccarsi ed andare a raggiungere Draco, in chissà quale diavolo di posto.
A proposito di Potter e Malfoy. Quei due di sicuro erano andati a festeggiare da qualche parte, anche se erano tutto tranne donne. Una buona scusa per sparire per qualche oretta, insomma.
Weasley femmina zampettava qui e lì con qualche ramoscello in mano, come se fosse la donna più felice del mondo.

Si alzò borbottando a Blaise che non aveva fame.
“Sei sicura di stare bene?”
“Si. Benissimo.” ringhiò.



***



Appoggiata ad un albero qualsiasi, sulla riva del Lago Nero, lanciava sassolino nell’acqua.
Che palle la festa delle donne.
Che palle.
Che palle, palle, palle palle.
Sospirò, buttò un altro sassolino, poi sospirò ancora.
Che palle.

“Che ci fai tutta sola?”
Si girò di scatto. Si tese, vedendo una conosciuta chioma rossa.
“Non sono affari tuoi, Weasley.”
“Perché non sei in Sala Grande a festeggiare? Infondo è la festa delle donne…”
“Hai vinto un milione di galeoni per questa brillante deduzione, Weasel, complimenti. Lo so anch’io, grazie, che è la festa delle donne. E comunque ti ripeto che non sono affari tuoi.”
“Ummm. Non hai ricevuto mimose?”
Pansy iniziò ad irritarsi seriamente.
“Bah. Cosa vuoi che me ne importi? Draco e Blaise mi hanno regalato un vestito di seta verde e una collana di smeraldi. Come potrei volere degli stupidi fiori.”
“Oh.”
“Non fare quella faccia, Lenticchia. Non sono tipo da fiori, io. Lo so che un poveraccio come te non le può capire, queste cose, ma è così. Una donna non cadrà mai ai piedi di un uomo per un mazzetto di squallide mimose.”

Ron aprì la bocca, per dire qualcosa, ma la richiuse subito.
Poi si alzò e tirò fuori dalla tasca delle mimose distrutte e semi appassite, che necessitavano urgentemente di acqua.
“Beh, suppongo di dover buttare questo, allora.”

Pansy ci restò di sasso. Osservò Ron che cercava il posto più decoroso per poter buttare i suoi fiori come imbambolata, poi si riscosse di colpo.
“Weasley! Dammi subito quei fiori!”
“Toh. Buttali tu.”
Pansy li osservò per qualche secondo con occhio critico, per poi chiedere: “Erano davvero per me?”
“Si.” Mugugnò Ron.
“Bene. Grazie. È stato un pensiero carino.” disse finalmente, illuminandosi tutta.
“Prego.”
Rimasero lì per un po’, a fissarsi come due idioti.
Pansy era persino arrossita.
“Allora… io vado.” esordì alla fine.
“Già. Vado anch’io.” Rispose Ron, grattandosi nervosamente le nuca. “E buona festa delle donne.”
“Grazie.”

***



Quella sera, mentre fingeva di ascoltare tutto quello che Daphne le stava raccontando sulla Sua Gloriosa Giornata, Pansy rimirava le sue sciupate mimose che affogavano in un vaso d’argento un po’ troppo grande e maestoso. Ma non le importava.
Forse il giorno dopo avrebbe ringraziato Weasley come convenuto. Forse.




  
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