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Autore: Gamblut    02/09/2013    0 recensioni
Oggi è il giorno del destino, il giorno fortunato. Forse oggi la mia solita vita da sfigata con quattro amici cambierà. Forse potrà cambiare tutto, forse , forse...Ma se oggi il giorno migliore della mia vita, sarà il giorno della rovina? Chi può dirmelo. Nella vita non c'è una scelta, una strada, bisogna seguire il destino.
Genere: Avventura, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 11

 


-Come stai? Tutto bene?-

Riconoscerei quella voce in qualunque momento, anche adesso con migliaia di persone che coprono quella voce urlando come pazzi. È Luigi.

-Davvero ti importa?- gli rispondo.

-Se te l’ho chiesto, c’è un motivo.-

-Sto bene, grazie.-

-Sicura? Hai fatto una caduta straordinaria, tutti ridevano sotto i baffi!- dice lui sorridendo.

-Siete dei mocciosi, come fate a ridere sotto i baffi se non avete neanche un pochino di barba.-

- È un modo di dire, idiota.-

-Io non sono un’idiota.-

-Ho sempre pensato che tu lo sia.-

-L’apparenza inganna.-

-Sai quindi che sarebbe un “modo di dire”?- mi chiede lui e io rispondo con una risata sarcastica. Poi lui continua:

-Comunque è vero che sei un’idiota.-

-Stranamente io però in pagella ho sette e otto, in confronto a te. - dico facendogli una linguaccia.

-Però io sono molto più bravo dite in educazione fisica, non cado mica come una pecora.- replica Luigi.

Dare a me della pecora? Proprio non va. Non capisce contro chi si è messo! Adesso però gliela faccio vedere.

-Ne sei sicuro di quello che dici, non voglio che poi tu ti penta. Vuoi fare una gara?- gli chiedo, neanche ricordar dando di avere il vestito. Tanto, ormai per me è diventata un abitudine correre per i marciapiedi di queste stradine, a quest’ora, poi, non c’è nessuno.

Lui accetta e allora incominciamo a correre, io sono in testa fino a quando non sento più niente. Dopo forse un’ora circa, riapro gli occhi. Ogni volta ch una persona si sveglia, all’inizio vede un po’ mosso e opaco, come sta capitando adesso a me. Vedo davanti a me tante persone, ma non riesco a riconoscere le facce.

-Si è svegliata.- dice qualcuno.
Sarà un dottore, almeno credo. Voce molto roca, di un uomo sulla quarantina. Probabilmente starà parlando con la sua assistente, l’infermiera.

-Cucciola mia, come stai?- qualcun altro mi chiede sfiorandomi dolcemente la fronte con la mano.
È mia madre, capisco subito la voce e il mio istinto mi dice di alzare la mano e toccare quella della mia mamma. Ma non posso. Il mio corpo è coperto da tubi e altri attrezzi medici.

-Ma co-sa è suc-ces-so..?- chiedo balbettando quando ricomincio a riprendere un po’ i sensi.

-Mentre stavamo correndo, io ad un tratto mi sono girato, poi ho sentito un rumore. Sembrava che ti sei sdraiata apposta a terra e io so che tu sei una ragazza che non si spaventa del fango,  pensavo che ti sei semplicemente sdraiata per la stanchezza. Mi avvicino a te e ti parlo, ma tu non mi rispondi. Mi accorgo che c’è qualcosa di strano, ti sfioro la mano, la fronte, sei troppo fredda. Cerco  di girarti un pochino e di non farti rimanere con la faccia sulla terra. Ti guardo, hai gli occhi completamente chiusi. Cerco qualche modo per farti svegliare ma non ci riesco e chiamo il pronto soccorso e arriva l’ambulanza che poi avverte a tua madre di tutto quello che è successo.- interviene Luigi.

-Potevamo risparmiarcela quella gara. – rispondo.

E quando dico queste semplici parole, sento delle urla e poi quattro figure vengono ad abbracciarmi, salutarmi a chiedermi come sto.
Dopo quasi 3 secondi, riconosco quelle sagome: Clara, Dino e.. Giovanni e Francesco!
Ma come hanno fatto a sapere tutti che sono svenuta? Come si tramandano velocemente i pettegolezzi!!
Rispondo a tutti con un “ciao”, un po’ meno entusiastico rispetto ai loro saluti. Poi, uno di loro, ha la mano destra dietro la schiena, si vede sta nascondendo qualcosa. Dopo un attimo fa vedere a tutti cos’ha: un mazzo di fiori bellissimo! Con delle rose rosse, viole, margarite e altri tipi di fiori. Lui me le avvicina al petto e mi dice che sono per me. Io lo ringrazio e poi rimaniamo tutti muti. Non so cosa dire, non ho neanche riconosciuto la figura che mi ha dato quel piccolo regalo. Ovviamente, è un maschio, ma diciamocelo: nell’adolescenza quasi tutti i maschi hanno la voce uguale! Però quella sembra più roca, proprio come quella di…

  
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