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Autore: RedSonja    02/09/2013    2 recensioni
Tornano i personaggi del Ciclo dell'Eredità, cinque anni dopo la caduta della tirannia di Galbatorix; ad attenderli una nuova emozionante avventura e un nuovo mistero, che potrebbe portare alla rovina di Alagaesia...o che potrebbe salvarla.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya, Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 2: Raksha
Murtagh fu svegliato dalla voce di una bambina che cantava allegramente e dal ruggito, piuttosto seccato, di un drago. Si alzò ed inizio a prepararsi tentando, inutilmente, di calmare Castigo che era di cattivo umore a causa della scarsa quantità di prede; appena mise il piede fuori dalla stanza si trovò davanti una bambina di circa undici anni che lo fissava con due occhioni da cerbiatta e un sorriso a trentadue denti sul volto infantile.
"Buongirno!" esclamò la bambina con la sua vocetta acuta, ma piacevole come il suono di un campanellino d'argento.
"Buongiorno a te Raksha" rispose il ragazzo con una nota di tenerezza nella voce,  tenerezza che era riservata solo a lei.
"Quando iniziamo l'allenamento ?" chiese con impazienza la ragazzina.
"Dopo aver fatto colazione. Come sempre. Ormai sono cinque anni che sei mia allieva, dovresti saperlo !"
"sono già passati cinque anni dal giorno in cui partii, dopo aver combattuto contro Galbatorix, e dal giorno in cui incontrai questa strana ragazzina"
La osservò più attentamente. Decisamente non era umana. Aveva gli occhi di un viola vivo e profondo, delle orecchie più appuntite di quelle degli elfi, la sua bocca celava dei canini lunghi come quelli dei lupi e le sue mani avevano dei piccoli artigli taglienti come lame; inoltre era dotata di sensi sviluppatissimi, forza e velocità da fare invidia al più scattante degli elfi ed una naturale predisposizione alla magia. Eppure era bella e aggraziata; la caratteristica che più colpiva le persone erano i suoi capelli, dei quali poteva cambiare il colore a suo piacimento facendo assumere loro tutte le gradazioni del colore scelto. Da quando viveva con lui e Castigo i suoi capelli erano sempre rimasti del colore del fuoco; una volta le aveva chiesto il motivo di tale scelta e lei gli aveva risposto semplicemente:
"Ho scelto questo colore perchè voi che mi avete salvato e accolto siete chiamato Cavaliere Rosso."
Quella risposta l'aveva lasciato senza parole e l'aveva spinto a pensare a quanto gli umani potessero essere superficiali, tanto da non riuscire ad andare oltre l'aspetto di quella bambina e vedere la dolcezza e la bontà del suo cuore tanto da  cercare di ucciderla; e ci sarebbero anche riusciti se non fossero intervenuti lui e  il suo drago rosso a salvarla e portarla con loro. Infatti, a dispetto delle apparenze, Raksha era innocua e non avrebbe mai potuto fare del male ad un altro essere vivente.
La bambina, nonostante la sua indole tendenzialmente pacifica, aveva deciso di imparare a combattere per rimanere al fianco del suo salvatore e, in suo onore, aveva scelto come arma la spada.
Fu proprio la sua voce a distogliere Murtagh dai questi pensieri.
"State bene ?" gli chiese un po' preoccupata
"Si, tutto bene. Tranquilla. Andiamo a mangiare." la bambina a quella risposta riprese a camminare
"Ah Raksha, dimenticavo una cosa..." 
"Cosa ?" chiese la bambina voltandosi per guardarlo 
"Dammi del tu, non sono tanto più grande di te, sai ?" disse il Cavaliere facendole l'occhiolino e sorridendo, la bambina ricambiò contenta il suo sorriso 
"Va bene!"
"Raksha tieni d'occhio la spada del nemico quando attacchi! Quante volte te lo dovrò dire che non puoi pensare solo alla tua lama ma anche a quella del tuo avversario?" disse il ragazzo spazientito puntandole la spada alla gola per l'ennesima volta
"Mi dispiace, è solo che..."
Murtagh non le lasciò nemmeno finire la frase:
"Sei brava con la spada e le tue attuali abilità sarebbero più che sufficienti per sconfiggere dei comuni soldati."
Lei sentendo pronunciare quelle parole dal suo maestro si sentì estremamente orgogliosa di sè, all'accorgersi di ciò il ragazzo non potè fare a meno di sorridere ma si ricompose in fretta, non era il momento di giocare.
"Ma non sei ancora in grado di batterti alla pari con un guerriero degno di questo nome. Presti poca attenzione a ciò che fa il tuo avversario ed è estremamente pericoloso durante un duello!"
Tutta l'allegria della bambina scomparve in un attimo. Gli dispiaceva essere duro con lei, ma era per il suo bene: meglio vederle mettere il broncio che vederla con una spada conficcata nel petto a causa della sua negligenza come maestro. 
Rivolse nuovamente la sua attenzione verso Raksha che nel frattempo aveva abbassato lo sguardo ascoltando la sua strigliata; intenerito dal suo comportamento decise che poteva bastare così; si avvicinò a lei e con un tenero gesto le scompigliò i capelli e la ragazzina, comprendendo l'intenzione del Cavaliere di farle capire che non era più arrabbiato con lei, gli sorrise; sorriso che poi si tramutò in risata quando il ragazzo iniziò a farle il solletico.
"Basta, per favore!" implorò con le lacrime agli occhi per le risate
Murtagh la lasciò andare, ridendo. Da quando l' aveva incontrata aveva ritrovato se stesso. Quando aveva deciso di partire si era  lasciato ogni legame alle spalle, aveva  scelto di vivere in solitudine per capire chi era e quale sarebbe stato il suo ruolo nel nuovo impero. Quando l'aveva salvata non sapeva ancora cosa avrebbe fatto di lei, ma con il passare del tempo l'allegria e l'affetto di quella bambina avevano sciolto la corazza che si era costruito intorno al cuore per impedirsi di soffrire ancora. Le doveva moltissimo e ne era consapevole; e il minimo che poteva fare era proteggerla dalla cattiveria della gente, perchè a volte le persone sapevano essere davvero cudeli. E lui lo sapeva. Avrebbe impedito con tutte le sue forze che le capitasse la stessa cosa. Raksha non era sola: c'erano lui e Castigo a proteggerla.

Capitolo 2: Raksha

Murtagh fu svegliato dalla voce di una bambina che cantava allegramente e dal ruggito, piuttosto seccato, di un drago. Si alzò ed inizio a prepararsi tentando, inutilmente, di calmare Castigo che era di cattivo umore a causa della scarsa quantità di prede; appena mise il piede fuori dalla stanza si trovò davanti una bambina di circa undici anni che lo fissava con due occhioni da cerbiatta e un sorriso a trentadue denti sul volto infantile.

"Buongirno!" esclamò la bambina con la sua vocetta acuta, ma piacevole come il suono di un campanellino d'argento.

"Buongiorno a te Raksha" rispose il ragazzo con una nota di tenerezza nella voce, tenerezza che era riservata solo a lei.

"Quando iniziamo l'allenamento ?" chiese con impazienza la ragazzina.

"Dopo aver fatto colazione. Come sempre. Ormai sono cinque anni che sei mia allieva, dovresti saperlo !""

"sono già passati cinque anni dal giorno in cui partii, dopo aver combattuto contro Galbatorix, e dal giorno in cui incontrai questa strana ragazzina"

La osservò più attentamente. Decisamente non era umana. Aveva gli occhi di un viola vivo e profondo, delle orecchie più appuntite di quelle degli elfi, la sua bocca celava dei canini lunghi come quelli dei lupi e le sue mani avevano dei piccoli artigli taglienti come lame; inoltre era dotata di sensi sviluppatissimi, forza e velocità da fare invidia al più scattante degli elfi ed una naturale predisposizione alla magia. Eppure era bella e aggraziata; la caratteristica che più colpiva le persone erano i suoi capelli, dei quali poteva cambiare il colore a suo piacimento facendo assumere loro tutte le gradazioni del colore scelto. Da quando viveva con lui e Castigo i suoi capelli erano sempre rimasti del colore del fuoco; una volta le aveva chiesto il motivo di tale scelta e lei gli aveva risposto semplicemente:

"Ho scelto questo colore perchè voi che mi avete salvato e accolto siete chiamato Cavaliere Rosso."

Quella risposta l'aveva lasciato senza parole e l'aveva spinto a pensare a quanto gli umani potessero essere superficiali, tanto da non riuscire ad andare oltre l'aspetto di quella bambina e vedere la dolcezza e la bontà del suo cuore tanto da  cercare di ucciderla; e ci sarebbero anche riusciti se non fossero intervenuti lui e  il suo drago rosso a salvarla e portarla con loro. Infatti, a dispetto delle apparenze, Raksha era innocua e non avrebbe mai potuto fare del male ad un altro essere vivente.La bambina, nonostante la sua indole tendenzialmente pacifica, aveva deciso di imparare a combattere per rimanere al fianco del suo salvatore e, in suo onore, aveva scelto come arma la spada. Fu proprio la sua voce a distogliere Murtagh dai questi pensieri.

"State bene ?" gli chiese un po' preoccupata

"Si, tutto bene. Tranquilla. Andiamo a mangiare." la bambina a quella risposta riprese a camminare

"Ah Raksha, dimenticavo una cosa..."

 "Cosa ?" chiese la bambina voltandosi per guardarlo

 "Dammi del tu, non sono tanto più grande di te, sai ?" disse il Cavaliere facendole l'occhiolino e sorridendo,la bambina ricambiò contenta il suo sorriso

 "Va bene!"


"Raksha tieni d'occhio la spada del nemico quando attacchi! Quante volte te lo dovrò dire che non puoi pensare solo alla tua lama ma anche a quella del tuo avversario?" disse il ragazzo spazientito puntandole la spada alla gola per l'ennesima volta

"Mi dispiace, è solo che..."

Murtagh non le lasciò nemmeno finire la frase:

"Sei brava con la spada e le tue attuali abilità sarebbero più che sufficienti per sconfiggere dei comuni soldati."

Lei, sentendo pronunciare quelle parole dal suo maestro, si sentì estremamente orgogliosa di sè, all'accorgersi di ciò il ragazzo non potè fare a meno di sorridere ma si ricompose in fretta, non era il momento di giocare.

"Ma non sei ancora in grado di batterti alla pari con un guerriero degno di questo nome. Presti poca attenzione a ciò che fa il tuo avversario ed è estremamente pericoloso durante un duello!"

Tutta l'allegria della bambina scomparve in un attimo. Gli dispiaceva essere duro con lei, ma era per il suo bene: meglio vederle mettere il broncio che vederla con una spada conficcata nel petto a causa della sua negligenza come maestro. Rivolse nuovamente la sua attenzione verso Raksha che nel frattempo aveva abbassato lo sguardo ascoltando la sua strigliata; intenerito dal suo comportamento decise che poteva bastare così; si avvicinò a lei e con un tenero gesto le scompigliò i capelli e la ragazzina, comprendendo l'intenzione del Cavaliere di farle capire che non era più arrabbiato con lei, gli sorrise; sorriso che poi si tramutò in risata quando il ragazzo iniziò a farle il solletico.

"Basta, per favore!" implorò con le lacrime agli occhi per le risate

Murtagh la lasciò andare, ridendo. Da quando l' aveva incontrata aveva ritrovato se stesso. Quando aveva deciso di partire si era  lasciato ogni legame alle spalle, aveva  scelto di vivere in solitudine per capire chi era e quale sarebbe stato il suo ruolo nel nuovo impero. Quando l'aveva salvata non sapeva ancora cosa avrebbe fatto di lei, ma con il passare del tempo l'allegria e l'affetto di quella bambina avevano sciolto la corazza che si era costruito intorno al cuore per impedirsi di soffrire ancora. Le doveva moltissimo e ne era consapevole; e il minimo che poteva fare era proteggerla dalla cattiveria della gente, perchè a volte le persone sapevano essere davvero cudeli. E lui lo sapeva. Avrebbe impedito con tutte le sue forze che le capitasse la stessa cosa.

Raksha non era sola: c'erano lui e Castigo a proteggerla.

  
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