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Autore: sweetnoir    13/10/2004    7 recensioni
Non aveva chiesto lui di nascere Malfoy.
Tuttavia, era inutile rimuginare su fatti a cui non aveva potuto mai apportare modifiche,e , tra le altre cose, piangersi addosso per un destino che non condivideva neanche un po’, era da stolti e da sentimentali e mai e poi mai si sarebbe dimostrato così tanto poco ardito da cadere in quel simile tranello.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Era seduto nella sala comune dei sepeverde come tutti i pomeriggi dopo aver studiato per ore trasfigurazione e pozioni con i s

Unintended Cohabitation

Capitolo I – Introspective Analysis: sick of it.

 

Era seduto nella sala comune dei serpeverde come tutti i pomeriggi dopo aver studiato per ore trasfigurazione e pozioni con i suoi compagni maledicendosi ogni volta per non essersi trovato amici più intelligenti che potessero, in qualche maniera, evitargli di fare il doppio del lavoro.

Annoiato come non mai stava giocherellando con i pedoni della scacchiera di marmo verde e bianco degli scacchi dei maghi. Non c’era nessuno capace di giocare adeguatamente con lui, ovviamente. Sbuffò. Sbuffò di nuovo. Senza rendersene conto stava palesando tutta la noia che aveva accumulato in quegli anni a Hogwats. Il tempo per lui scorreva troppo piano rispetto alla velocità con cui faceva le cose. Aveva tanto tempo libero e mai nessun modo per occuparlo.

Erano proprio quei momenti, a dire il vero, che lo infastidivano oltre ogni limite: non li sopportava perché gli davano modo di pensare a quello che gli mancava, a quello che era diventato.

 

Al fatto che era inspiegabilmente solo.

 

Tuttavia, per quanto anormale potesse sembrare, gli andava bene. Era sempre stato così fin da quando era piccolo, quando viveva nel palazzo con i suoi genitori, per non dire i due estranei che gli davano ragione di sostenere che fosse figlio della più nobile delle dinastie.

Credeva ciecamente che non ci potesse essere niente di meglio nella vita che essere figlio di un mangiamorte, ma si sbagliava terribilmente.

Erano proprio quei momenti che senza troppo fatica gli rivelavano la pochezza della sua vita, l’assenza di sentimenti, di obbiettivi…di tranquillità, purtroppo.

Già, nonostante la sua innata bravura nel simulare e dissimulare stati d’animo e a nascondere abilmente le emozioni, anche se troppo poche per un ragazzo della sua età, Draco Malfoy non poteva di certo dichiararsi come un ragazzo tranquillo.

Sotto quella sua scontrosa e arrogante corteccia spigolosa che teneva lontano da occhi indiscreti la sua interiorità, il giovane serpeverde altro non era che un ragazzo cresciuto nell’astio e nelle aspettative di un padre che lo paragonava ad un costoso purosangue da corsa su cui investire il proprio denaro.

Ed era proprio così che Draco Malfoy si sentiva: una proprietà di suo padre.

Non poteva scegliere nulla da solo, nemmeno cosa mangiare o come vestirsi o come parlare, a cosa credere e a cosa no . Era una marionetta nelle mani della sua famiglia.

Non era amato. Non come si ama un figlio.

E più cresceva più, tentava di liberarsi dal groviglio di fili che bloccavano la sua vita senza che potesse fare nulla per impedirlo, finiva sempre per assomigliare di più a quel padre che odiava.

Quel padre di cui andava fiero quando aveva sei anni, ma che poco dopo aveva cominciato a disprezzare come il suo peggior nemico dentro di lui.

Draco conosceva fin troppo bene le regole del gioco del suo progenitore e, proprio per questo, non intendeva minimamente commettere errori stupidi che lo avrebbero destinato alla sconfitta.

Giocava sporco, come era lecito in quell’assurdo progetto di morte e distruzione:

mentiva agli altri, semplicemente, mostrandosi partecipe di una realtà che internamente lo disgustava, eppure non poteva opporsi, non avrebbe avuto possibilità e forza necessarie per sperare di sopravvivere. Suo padre se voleva sapeva dimostrarsi davvero diabolico.

Conosceva maledizioni senza perdono di cui solo i più spietati praticanti delle arti oscure e i seguaci di Colui che non deve essere nominato potevano aver cognizione.

Aveva più di una volta saggiato sulla sua giovanissima pelle la potenza della Cruciatus, di cui aveva imparato la terribile successione di torture a memoria, in un orribile ricordo di sangue e grida.

Temeva di non riuscire a sfuggire alla morte ogni volta che il suo atroce genitore gli puntava contro la bacchetta senza mostrare un minimo accenno di pietà, nemmeno per il sangue del suo sangue.

 

Non aveva chiesto lui di nascere Malfoy.

 

Tuttavia, era inutile rimuginare su fatti a cui non aveva potuto mai apportare modifiche,e , tra le altre cose, piangersi addosso per un destino che non condivideva neanche un po’, era da stolti e da sentimentali e mai e poi mai si sarebbe dimostrato così tanto poco ardito da cadere in quel simile tranello.

Il Draco di oggi era solo l’ombra smorta di quello che poteva diventare in circostanze più felici, meno tese da aspettative da soddisfare e da piani da seguire alla lettera.

 

Nonostante la follia e la malvagità, che sembravano aver infestato l’animo già propriamente lugubre di Malfoy Senior, in fondo al cuore Draco sapeva di non poter detestare del tutto la sua famiglia.

O per lo meno, la parte di quel nucleo familiare che tanto lo aveva protetto, per quanto farlo fosse difficoltoso,  dalle grinfie del padre: Narcissa Malfoy aveva pagato più di una volta con la propria sofferenza gli errori commessi dal figlioletto ancora troppo piccolo per adempiere ai doveri di un purosangue seguace dell’Oscuro Signore. In innumerevoli occasioni si era frapposta tra suo marito e il piccolo prendendosi in pieno petto tutte le Cruciatus che il compagno sferrava senza tregua verso quell’inerme ragazzino di due anni…ma come poteva sua madre amare quell’essere spregevole?

Non riusciva a comprendere quell’ottuso sentimento che portava sua madre a sopportare tutta quella crudeltà…quella forza d’animo che le dava il coraggio di sorridere anche quando pativa dolori incommensurabili…quella scintilla che aveva negli occhi di ghiaccio quando suo padre la guardava.

Draco sentiva la rabbia accrescere dentro di lui come un fiume di lava incandescente che preme contro gli argini di un vulcano ormai in procinto di esplodere: suo padre non poteva permettersi di trattare l’unica persona che in tutto il corso della sua vita gli aveva regalato una carezzevole speranza di un’esistenza diversa, fatta di sogni e di amore, di castelli e principesse, di magia bianca e pura, come un amabile sortilegio per regalare un sorriso e non di certo per spegnerlo sotto l’antico e terrificante incantesimo Avada Kedavra.

In effetti, solo lui conosceva la vera immagine di sua madre, una donna sognatrice che credeva nella forza dei desideri e dell’amore. Suonava così poco armonico al suo modo di comportarsi da fredda e cinica imperscrutabile creatura, eppure era quello che lei desiderava insegnare al suo unico figlio prima che le tenebre della bramosia di suo padre l’avessero inghiottito in quel vortice che già l’aveva privata dell’amore di Lucius.

Se sembrava essere impassibile e calcolatrice come lo erano tutti i membri della famiglia, lo aveva solo fatto perché amava suo marito e per lui avrebbe dato anche la sua intera esistenza.

 

Perché lei amava un Malfoy.

 

E alle volte amare qualcuno significa rinunciare a qualcosa, finanche ci si tenga moltissimo.

C’era stato un tempo felice per loro…un tempo di euforie e di tenerezza, relativamente troppo breve per essere goduto fino in fondo. Erano sposati da pochi anni e Lucius ancora non era divenuto mangiamorte. Nondimeno, anche per lui come per tutti i figli maschi della famiglia, arrivata l’età opportuna per seguire la pianificazione affidata ai mangiamorte dall’Oscuro Signore, ebbe l’obbligo, sotto le sfibranti pressioni del padre, di compiere quel passo che gli avrebbe irrimediabilmente compromesso la vita. Fu tragico riscoprirlo ineluttabilmente cambiato la mattina seguente a quel giorno di plenilunio…lui non era più in sé…nei suoi occhi la luce tremolante e fioca dell’amore era stata offuscata se non del tutto estirpata… per sempre.

Draco, in conseguenza di ciò, non conobbe quella parte di suo padre, e forse, per questo avrebbe sempre sostenuto che suo padre non avrebbe mai potuto essere dissimile da così: disumano e senza cuore.

 

Gli faceva male la testa e non voleva vedere nessuno.

Troppo difficile da accontentare come richiesta, dato che a quell’ora tutti gli studenti della sua casa si sarebbero presto riuniti per organizzare l’uscita settimanale ad Hogsmeade, proprio nella sala dove lui adesso regnava sovrano insieme ad un mutissimo silenzio che faceva da sottofondo al ticchettio martellante dei pensieri nella sua testa. Sentì le tempie pulsare nervosamente e l’irrefrenabile desiderio di prendere una boccata d’aria. Così, raccogliendo le sue cose alla bene meglio, infilato il mantello e messa la sciarpa di lana intorno al collo uscì con passo veloce da quei sotterranei che sembrano ormai troppo stretti per permettergli di respirare senza fatica.

 

I portici della scuola nell’ala est adiacente alla Sala Grande, erano praticamente deserti, solo svolazzava ogni tanto qualche traslucido fantasma che con fretta impressionante si dileguava in corridoi più o meno illuminati. Le finestre svettanti e di incredibile fattura lasciavano filtrare attraverso sottili vetrate colorate un pallido sole di un febbraio semi-inoltrato. Procedendo con passi lenti, quasi a scandire la lunghezza di ogni singolo riquadro di marmo nero opposto a quelli bianchi; era strano come tutti i corridoi di Hogwarts si assomigliassero l’uno con l’altro, girandone uno sembrava di star girandone altri cento…era davvero curioso…

Il giovane camminava a testa bassa lungo il corridoio senza guardare dove si stava dirigendo.

La parte più profonda del castello, accedibile unicamente dalle due ali laterali della scuola, era stata ben presto proibita alla curiosità degli studenti considerando le innumerevoli trappole magiche che,  di certo, avrebbero comportato guai e pericoli ai giovani inesperti di difesa magica contro le arti oscure. Quell’area, poco esposta alla luce del sole anche quando questo era alto nel cielo e fulgido di tutto il suo calore, era stata edificata moltissimi anni prima da alcuni insegnanti come impianto di protezione da mangiamorte e maghi con manie di grandezza.

Aveva sempre rappresentato uno dei segreti più eminenti a Hogwarts, malgrado ciò nessuno aveva mai provato ad entrarvi temendo l’immediata espulsione e, ancora meno preferibile, le insidie che la infestavano rendendola poco appetibile agli occhi dei più capaci e dei desiderosi di avventure.

Draco notò in un secondo momento la differenza di temperatura che si era verificata nel giro di pochissimi minuti. Ancora scosso per i pensieri che non smettevano di attanagliargli l’anima decretò di non prestare particolare attenzione a quel dettaglio, per il momento del tutto insignificante, ma che gli sarebbe costato veramente caro.

Arrivato di fronte ad un lungo colonnato di ordine dorico elegante e spartano di color grigio cenere il serpeverde ristette un minuto buono immobile scrutando con preoccupazione tutto quello che si presentava di fronte a lui quasi risvegliato da quella trance in cui lui stesso si era lasciato cullare…

 

- Ma dove sono finito? – Disse volgendosi verso il buio da cui stava venendo, desiderando ardentemente che non si trattasse del brutto presentimento che gli stava ingombrando il cuore.

 

  

  

  
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