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Autore: CDreew    02/09/2013    1 recensioni
Se dovessi dare una definizione di "sogno" sarebbe "rifugio". Un sogno infondo non è altro che una condizione soprannaturale in cui tutto va come dici tu, ogni cosa accade per tua volontà e un posto dove puoi permetterti di nasconderti quando i tuoi tentativi di cambiare le cose falliscono miseramente.
Ma ciò che più mi piace dei sogni, è che non hanno nessunissimo risvolto sulla realtà: quello che sogni rimane lì, nella tua mente, puoi raccontarlo o tenerlo per te ma non potrà mai avere nulla a che fare con la tua noiosa vita di sempre.
Ma se non fosse proprio così?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1. Il Sognatore
 

-Sveglia dormiglione, farai tardi a scuola!-
Mi svegliai col viso di mia sorella di fronte a me, i suoi occhi azzurri nei miei verde acqua. Con la differenza che i miei capelli castani non andavano nella sua bocca come facevano i suoi.
Mi alzai a sedere sul letto sputacchiando un po' per togliere dalla bocca il sapore dei suoi capelli, ovviamente drammatizzando il più possibile. -Quante volte ti devo dire di non svegliarmi in questo modo, Arry?!-
-E io quante volte ti devo dire di non chiamarmi a quel modo, Keitty?!-
Quando volevo far arrabbiare Ariel sapevo che un modo sicuro fosse chiamarla Arry, lei dice che sembra un nome da maschio. Il mio nome invece è Keyton Bale, ma tutti mi chiamano Key. Tutti tranne mio nonno che mi ha sempre chiamato Keitty non accorgendosi che quel nomignolo somigliasse molto a kitty, micio in inglese, e continuando a chiamarmi così fino ad ora anche se ho 18 anni. Ariel però sì che se n'è accorta, e quando vuole prendersi gioco di me non perde occasione di ricordarmi quel nomignolo.
-Ok, ok, tregua. Basta con la guerra dei nomi- riprese Ariel -guarda l'ora piuttosto, e smettila di perdere tempo.-
Guardai l'orologio: 7.48
Oh merda. Per arrivare a scuola ci vogliono circa 10 minuti se corro, il che vuol dire che ho solo due minuti per prepararmi.
-Per favore mi prepari lo zaino? Ti supplico, li lavo io i piatti stasera!- supplicai
-Vedi che stasera tocca a te lavare i piatti, non a me-
-E allora ti pago il pranzo alla mensa! Per favore!- continuai cercando i vestiti sulla pila che si era accatastata sulla sedia.
-Oddio che scena pietosa!- disse andando verso la libreria. -Quante altre volte si deve ripetere?-
-Grazie Ariel! Lo sai che ti voglio bene, vero?-
-Lo so, lo so.- rispose mentre prendeva un libro.
-No, non quello, quello a destra.-
-Ma qui sull'orario sta scritto chimica a prima ora, non era questo il libro l'altro giorno?-
-Sì, ma quell'idiota della Moore ha deciso di saltare metà libro e passare al prossimo. Abbiamo a malapena fatto la prima metà e la seconda la vuole saltare. Tra l'altro la maggior parte delle sue lezioni sono mancato perché per lei anche 5 minuti sono ritardo. E in una sola ora a settimana invece che due non sto capendo molto.-
-Spero di non averla anche io l'anno prossimo.-
-Lo spero anche io per te, è un'incompetente.-
Ariel è solo un anno più piccola di me, anche se molti la scambiano per una del primo anno. In realtà ha 17 anni e frequenta il quarto anno, mentre io sono all'ultimo e ho 18 anni.
-Bè dai, la devi sopportare solo un anno e poi sarà tutto finito.-
-Speriamo, ho paura che mi perseguiti.-
 
Una volta preparati scesi di corsa in cucina a prendere la colazione e fuggii via insieme ad Ariel per raggiungere la scuola. Mangiai il mio toast per strada.
Erano le 7.52, ci ho messo due minuti di troppo e ora anche correndo non arriverò in perfetto orario e la signora Moore mi lascerà fuori dalla classe anche solo per due minuti.
Magari il sogno che ho fatto fosse vero. Ho sognato che arrivavo in ritardo in classe come faccio spesso ma lei questa volta non c'era, quindi sono andato al mio posto tirando un sospiro di sollievo. Dieci minuti dopo la professoressa entra scusandosi, si era storta la caviglia ed era andata in infermeria a prendere un impacco. Io e Jennifer, mia compagna di banco in chimica, abbiamo dovuto condividere la mia sedia tutta l'ora visto che la Moore ha preso la sua per il piede dicendo 'Tanto la signorina Reynolds è magra, sono certo che starete benissimo in una sola sedia'. Jenni girò la testa di scatto facendo volteggiare i suoi capelli neri e mi guardò. Vidi nei suoi occhi nocciola la stessa cosa che pensavo anche io, l'odio per questa sottospecie di macaco in via di estinzione è indescrivibile.
Evitai di lasciare i libri nell'armadietto e corsi in classe con lo zaino sperando di non trovarci la professoressa. Ma è impossibile, la Moore non farebbe mai ritardi e non credo si storcerebbe la caviglia, è sempre attenta ad ogni piccolo particolare.
Infatti, appena varcata la soglia dell'aula, il suo sguardo era pronto a fulminarmi da parte a parte, gli occhi castani trasformati in fuoco, dello stesso colore dei suoi ricci rossi e del suo rossetto che si ostinava a mettere nonostante sembrasse una trans di quelle che fanno affari in autostrada. 
-Vai fuori immediatamente, non accetto ritardatari nella mia classe! Quando imparerai a venire puntuale a scuola? Dovrei venire a casa ogni mattina per svegliarti e trascinarti qui in orario?-
E io dovrei portarti uno specchio a casa ogni mattina per farti accorgere di quanto sia così dannatamente brutta? pensai, ma per mia fortuna mi trattenni dal dirlo.
 
Andai a mettere i libri nel mio armadietto, visto che avevo tutto il tempo per farlo. Passai tutta la prima ora nel cortile della scuola a messaggiare con Jenni che tra uno scherzo e l'altro mi riassumeva le ''spiegazioni'' della professoressa. Ovviamente non ci capivamo niente né io né lei, come al solito.
Quando suonò la campanella entrai dal cortile e andai verso il mio armadietto per prendere i libri di Inglese. Jenni mi raggiunse, il suo armadietto era accanto al mio.
-Ti sei perso una lezione entusiasmante! Se vuoi la prossima volta chiedo di ripetere per te.-
-Ma tranquilla, stavo meglio lì fuori a contare i sassi.-
Jenni si mise a ridere mentre mi seguiva verso il corridoio ma poi la campanella ci ricordò che le nostre classi a seconda ora erano diverse quindi si mise a correre dall'altra parte del corridoio, verso l'aula di storia.
 
Dopo inglese, francese e dopo francese finalmente era ora di pranzo. Dopo aver preso quello che la signora della mensa chiamava cibo, raggiunsi Jenni al nostro solito tavolo
-E gli altri?- chiesi sedendomi di fronte a lei.
-Chris ha la febbre, Julia ha preferito restare a studiare in classe e mi ha detto che Marzia non era con lei a Matematica ma né lei né Chris sanno dove sia, e lei non risponde al cellulare. Di sicuro starà con il suo nuovo ragazzo, quello del supermercato.-
-Tanto non credo proprio durerà, non mi sembra una bravo ragazzo. Già uscire con una diciottenne a 23 anni non mi sembra l'ideale.-
-Infatti, è la stessa cose che penso io. Ma come mai Ariel viene qua?-
-Ah è vero, il pranzo! Speravo se ne scordasse.-
-Ciao fratellino! Dimenticato qualcosa?- chiese Ariel sedendosi affianco a me e abbracciandomi.
-Non c'è bisogno di fare tante storie, andiamo.-
Quando Ariel scelse io pagai la signora e mi incamminai verso il mio tavolo lasciando Ariel andare al suo. Ma mentre ero di spalle udii una voce poco gradita.
-Ehi sirenetta, ora hai bisogno del fratellino per comprarti la tua insalata di mare? Che c'è, la mammina non ti ha dato niente? Eppure ieri l'ho pagata bene!-
Senza pensare mi girai e andai verso quel bullo di Ashton, uno studente del quarto anno che infastidiva la gente per sfizio, solo perché era il capitano della squadra di calcio della scuola. Ma questa volta ha sbagliato persona. I suoi begli occhi blu e i suoi capelli biondi non funzionano con me. Può anche avere un bel fisico, ma non gli servirà a molto dopo aver insultato mia sorella e mia madre in una sola volta. Appena mi ritrovai dietro a lui lo toccai con un dito sulla spalla, appena si girò un pugno gli arrivò in piena faccia e senza che me ne rendessi conto mi ritrovai in una rissa. Ariel continuava ad urlare preoccupata di fermarci ma rimaneva lì a guardare, non avrebbe potuto fare niente piccola com'era, fù Julia a fermarmi tirandomi e portandomi verso il tavolo. Julia era una delle poche a sapere come comportarsi per farmi calmare, non era più grande di me ma la forza per tirarmi via la trovava lo stesso.
-So ancora camminare.- dissi stizzito mentre scioglievo la sua morsa e mi sedevo al tavolo al posto di prima. Jenni si era messa le cuffie come ogni volta che resta sola quindi non aveva sentito nulla.
-Che diamine hai combinato?!- disse togliendosi le cuffie.
-Ma insomma, resto un attimo di troppo lontana da te e ti ritrovo in una rissa? Che è successo?- Julia spostò i lisci capelli biondi per vedere meglio in che condizioni fossi, i suoi occhi dorati scrutarono ogni centimetro del mio viso.
-Ashton ha insultato mia sorella e mia madre, non potevo stare lì senza fare niente.-
-Maledetti maschi e il vostro orgoglio. Ti si sta gonfiando l'occhio, meglio che vai in infermeria.-
 
Seguii il suggerimento di Julia e andai in infermeria, dissero che non era nulla di grave e che bastava solo un po' di ghiaccio quindi restai per le ultime due ore di scuola con del ghiaccio sull'occhio. Non ho neanche dato ascolto alle lezioni, stavo solo pensando ad Ashton e alla sua faccia tosta. Quando suonò l'ultima campanella l'occhio andava meglio, anche se era un po' gonfio. Io, Julia e Jenni decidemmo di andare a visitare Chris per vedere come stava. Prima di andare però aspettai Ariel all'uscita -dì alla mamma che sono da Chris, e non vi preoccupate che stasera ci torno a lavare i piatti.-
 
-Bè, che hai fatto stanotte? Salvato qualche donzella in pericolo? Ucciso qualche drago?- chiese Jenni riferendosi ai miei sogni. Ultimamente sono riuscito a decidere cosa sognare. Quando andavo a dormire continuavo ad essere lucido e così ho potuto crearmi il sogno da zero. Ma non sapevo come fosse possibile, non lo facevo di proposito. Quando l'ho raccontato ai miei amici hanno iniziato a chiamarmi Sognatore e a scherzarci sù, ma non mi dava fastidio. Pareva assurdo perfino a me.
-No,purtroppo stanotte non ho potuto controllare il sogno. Però mi è andata bene lo stesso, ho sognato che la Moore arrivava in ritardo per una caviglia slogata-
-Magari succedesse veramente, il peggio che è successo a quella vipera è stata una piccola riga sulla macchina- rispose Jenni.
-Chissà chi l'ha fatta- chiese Julia sarcastica mentre io e Jenni ci mettemmo a ridere.
-Oh bè, non è colpa nostra se lei parcheggia proprio davanti a due teppisti a caso, che ovviamente non siamo noi, e se ne va subito- dissi serio.
-Già, non li ha neanche salutati.- aggiunse Jenni, anche lei seria.
-Wow, dovreste fare gli attori. Per poco ci cascavo!- disse Julia. 


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Primo capitolo di una storia che spero vivamente di continuare.
Ci sono un po' dentro anch'io nel personaggio di Keaton, e credo baserò questa storia su esperienze personali ahah
Se volete avere un'idea dei personaggi, ecco a voi Keaton e Ariel:

                             


 
  
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