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Autore: dauntlessrevolution    02/09/2013    1 recensioni
Melanie è rimasta sconvolta quando il padre se n'è andato di casa. La ragazza è convinta,per chissà quale motivo, di essere LEI la causa della separazione tra i suoi genitori. Sonya, la madre, non sopporta la vista di sua figlia in quello stato. Così decide di mandarla dallo zio in North Carolina per farla stare meglio.
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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1990
Sonya voleva un bene infinito al fratello. Era l'unico che la capiva fino in fondo, e la supportava.
Jackson aveva la rara capacità di mettere a proprio agio le persone. Cosa che aveva appena fatto con Tom, il loro nuovo amico.
“Mi piacerebbe un sacco.”
“Perfetto. Allora ci vediamo più tardi: porto Sonya a fare un giro per New Orleans. In che appartamento abiti?”
“112-b.”
“Noi al 113-a. Saremo vicini di casa.”
“Magnifico. A più tardi allora.”
Quando Tom ebbe detto questo, la ragazza si allontanò con Jackson.

Tom, per una ragione a lui sconosciuta, si rese conto di essere felice per l'invito appena ricevuto. Non vedeva l'ora di passare un altro po' di tempo con quella splendida ragazza dagli occhi azzurri come il cielo terso in una mattina estiva.
Dentro di sé sentiva che qualcosa di stupendo stava per accadergli.
Si diresse quindi verso il 112-b con un sorriso a fior di labbra, contento di aver scelto come meta New Orleans e incapace di aspettare l'arrivo di quella sera.

Nemmeno Sonya riusciva a capire per quale motivo fosse felice come un bambino il giorno di Natale. Eppure, all'idea di passare un'intera serata in compagnia di Tom non riusciva a trattenere la sua contentezza al punto che suo fratello le domandò, mentre giravano per il centro della città: “Non è che ti sei presa una cotta per Tom, mia piccola Sonny?”.
Prima di rispondere, Sonya arrossì violentemente e dovette girare la testa dall'altra parte per evitare che Jacks se ne accorgesse.
“Ma che cavolo dici, Jackson? Ti sei bevuto il cervello?”
“Sorellina, si vede lontano un miglio che provi qualcosa per quel ragazzo. Devo ammettere che, se fossi femmina, gli starei già sbavando dietro senza ritegno. Non so come tu abbia fatto a non sbavargli dietro, Sonya: è proprio un bel ragazzo!”.
La sorella scoppiò in una fragorosa risata.
“Ha ha ha ha! Jackson, mi fai morire.”, le lacrimavano gli occhi da quanto stava ridendo.
“Sonya, non è colpa mia se dico in maniera molto esplicita quello che penso. E non ridere di me, sono pur sempre il fratello maggiore e devo mantenere un certo contegno di fronte alla gente!”
“Ma che menate vai dicendo?! Tu hai bisogno di un analista, ma di quelli bravi.”. Detto questo prese Jackson sotto braccio e continuarono spensierati e sorridenti la loro mini gita turistica.

2013
“Tesoro,chiamami appena sei arrivata, va bene?”
“Certo mamma. Lo zio sarà ad aspettarmi all'aeroporto e da lì ti chiamerò. Promesso. Mi dispiace solo che tu non venga con me.”
“Melanie, ne abbiamo già parlato. Sto molto meglio qui, anche perchè non posso mollare il lavoro tutto ad un tratto. Non sarebbe stato giusto nei confronti del mio capo.”
“Ti voglio bene mamma.”
“Oh Mel, te ne voglio tanto anch'io.”
Sonya e la figlia si abbracciarono davanti al check-in. La madre, in lacrime, baciò la figlia sulla fronte, le labbra premute quasi a voler imprimerle nella pelle della figlia.
Melanie strinse ancora più forte le braccia attorno al collo della madre, e, con la testa appoggiata alla spalla, annusò il familiare odore di Sonya, un misto di vaniglia e rose.
“Mi verrai a trovare per Natale, vero?”
“Certo tesoro.”
Sciolsero l'abbraccio.
Sonya tirò fuori dalla borsetta un pacchetto di fazzoletti per asciugarsi gli occhi e soffiarsi il naso.
La figlia, nel frattempo, controllava nella sua borsa a tracolla di avere tutto l'essenziale per il suo viaggio.
Di lì a poche ore avrebbe raggiunto l'amato zio Jackson in North Carolina e avrebbe cominciato una nuova vita, per tentare di dimenticare il dolore allucinante causatole da Tom.
Per allontanarsi dai ricordi di suo padre.

L'aereo era confortevole. Le hostess e gli steward erano tutti molto gentili con lei. Il suo sedile era situato proprio all'altezza dell'ala. Che peccato, così non riuscirò a bearmi del magnifico panorama, pensò un po' delusa Mel.
Il posto accanto al suo era vuoto.
Alcuni minuti prima del decollo, un ultimo passeggero entrò nel velivolo: un ragazzo alto, magro, dai capelli neri come la pece e gli occhi verde smeraldo.
Owen Dekker, suo compagno di classe delle elementari. La ragazza non lo poteva vedere, da quando Owen andava in giro dicendo che Melanie copiasse tutti i compiti in classe, cosa peraltro non vera.
Per uno strano scherzo del fato, il posto vicino alla ragazza era destinato proprio a lui, che si sedette elegantemente, dopo aver sistemato il suo bagaglio a mano al di sotto del suo sedile.
Melanie distolse immediatamente lo sguardo, spostandolo verso un punto indefinito al di fuori dell'aereo, sperando al contempo che Owen non la riconoscesse. Ma, quando desideri ardentemente che qualcosa non si avveri, accade tutto il contrario.
“Ma tu guarda chi si vede: Melanie Wyatt. Non ci posso credere!”
Owen sembrava sorpreso di vederla lì, in quell'aereo diretto dall'altra parte del continente.
“Owen Dekker. Che coincidenza.”, rispose acidamente Melanie.
“Che.. Che ci fai qui?”
“Vado a Wilmington, da mio zio Jackson. E tu?”
“Ho vinto una borsa di studio grazie ad un progetto di scienze. Mi hanno trasferito alla Wilmington High School.”, le sorrise Owen, “I miei genitori sono già lì.”
Di male in peggio, direi. Mi dovrò sorbire Dekker.
Anziché dare voce ai suoi pensieri, Mel optò per un più oggettivo: “Ah.”
“E i tuoi genitori dove sono?”
Eccoci arrivati alla fatidica domanda.
“Mia madre ha deciso di rimanere a Rawlins per lavoro.”
"E tuo padre vuole rimanere con lei.”
Mel, non dirgli la verità. Mentigli. Non deve sapere quello che stai passando.
“Esattamente. È proprio così.”, lo disse in un tono talmente ruvido che pose fine alla conversazione.
Non si fidava di Owen Dekker dopo quello che le aveva fatto passare. Non si fidava per niente.

Il viaggio fu lungo e noioso. Fortunatamente, Melanie si era portata dietro da casa un libro che voleva leggere da un sacco di tempo (Hunger Games) e aveva con sé il suo ipod.
Ogni tanto lanciava delle occhiatine ad Owen, che come lei, era intento nella lettura di un libro, o meglio, di un mattone (I Pilastri della Terra). Qualche volta, con la coda dell'occhio, beccava il ragazzo a fissarla.

Quando Owen era salito sull'aereo, non si era aspettato di incontrare Melanie Wyatt. Era completamente cambiata: i capelli biondo cenere tagliati corti, gli occhi color miele, le labbra allo stesso tempo sottili e carnose. La Melanie che conosceva non esisteva più. Aveva preso il suo posto una bellissima giovane donna.
Si accorse di essersi seduto vicino a lei solo dopo un paio di minuti.
Aveva tentato di intrattenere con lei una piccola conversazione, ma non era riuscito a scalfire la pesante armatura che difendeva l'anima della ragazza.
Si stupì che non ci fossero i genitori di Melanie e che lei stesse andando dallo zio a Wilmington. Da quel che ricordava era una famiglia inseparabile.
C'era qualcosa in lei che lo colpiva nel profondo.













ANGOLO DELL'AUTRICE
buonasera fans :) sono stata particolarmente veloce a scrivere: l'ispirazione mi ha preso in pieno in questi giorni.
spero che questo capitolo, nel quale fa capolino un altro personaggio interessante ;), vi sia piaciuto.
volevo fare un ringraziamento speciale a Felem che recensisce e mi da ottimi consigli ;)
e un grazie a tutti coloro che mi seguono o, più semplicemente, leggono le mie storie. spero di non annoiarvi mai. :D
al prossimo capitolo
baci e abbracci <3
Diesis_Girl  (Sara)

  
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