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Autore: BetelgeuseIV    02/09/2013    1 recensioni
John Riemann è un astrofisico che attraverso le pagine di un diario autobiografico racconta la storia di se stesso e del suo fratello gemello, attraverso l'intreccio racconterà come i due fratelli quando erano poco più che bambini siano riusciti a possedere il potere di viaggiare nel tempo e nello spazio. Inoltre il protagonista vivrà nuovamente la sua crescita spirituale rapportandosi con la sua "abilità" e con un fratello dal comportamento imprevedibile e poliedrico. Più che un avventura per ragazzi questo racconto è interessato ad approfondire cosa si provi a sentirsi improvvisamente "speciali", sviluppando quindi un possibile e stranamente verosimile susseguirsi di eventi che passo dopo passo disegnerà agli occhi del lettore la figura magistrale e paradossalmente integra del protagonista.
Genere: Science-fiction, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella era una mattina come le altre, l'odore di caffè della signora del piano sottostante saliva allegro attraverso la finestra e le api ronzavano assopite di fiore in fiore, il cane della portinaia, puntuale come un orologio svizzero, abbaiava svegliando i più sonnolenti dai loro letti, stanchi a loro volta di portare il loro peso tanto a lungo. Tutti erano improvvisamente pronti ad alzarsi per condurre la loro noiosa routine, masticando come ruminanti un cornetto vuoto e bevendo di inerzia un cappuccino insipido e di corsa (si fa per dire) a muovere su e giu, a destra e a sinistra uno striminzito spazzolino e per chi se lo poteva permettere uno di quelli elettronici che con il loro ronzio contribuivano a svegliarti definitivamente. Tutti a quel punto si vestivano e i più ricchi con le loro giacche armani scendevano, per sedersi nelle loro bmw, seguendo un gps che li avrebbe portati nel loro ufficio, mentri i borghesi vestiti di abiti da lavoro attendevano un rumoroso e antico autobus che li avrebbe portati nelle loro fabbriche di scarpe o di automobili o di qualsivoglia prodotto utile e inutile alla nostra società.
Tutti tranne John, che rigirandosi sul letto si prometteva di restarci più a lungo possibile, il tutto concesso splendidamente dal silenzio di quelle ore; come se il mondo intero avesse donato ai dormiglioni una ragione in più per non svegliarsi.
L'attenzione del mondo intero sembrava ora cadere improvvisamente su John che incurante di tutto ciò, rincorreva nervoso la possibilità di riaddormentarsi per recuperare quel sogno lasciato a metà, che così come lo ricordava risultava irremediabilmente vuoto e incompleto; dopo svariati e inutili tentativi si alzò nervoso dal letto poggiando per terra il piede sinistro per primo. Così, come l'intero quartiere appena trenta minuti fa, anche John ora avrebbe intrapreso la sua noiosa routine, ma nel suo caso era tutto incredibilmente rallentato.
La ragione per cui se lo poteva permettere? Semplice! Era il suo giorno libero, richiesto per di più; le cause furono indicate sul modulo da lui stesso compilato con un pigro quanto poco originale "di salute". Peccato però che appena 12 ore prima che tutto il tram tram dei vicini incominciasse, dovesse partecipare ad una spedizione importantissima ai margini del sistema solare, evento che come si nota da queste poche righe John aveva completamente evitato. La ragione sicuramente non risiedeva nelle due parole da lui scritte nel modulo di assenza giustificato, si trattava semplicemente di svogliatezza, per quanto lui stesso tre giorni prima spingeva come un matto per conseguire questo traguardo; ora però sembrava improvvisamente stanco di tutta l'impresa. L'intero spazioporto ovviamente la pensava in modo diverso e certo John, per quanto fosse geniale, non valeva i 100 miliardi serviti al progetto e così il suo telefono squillava come se a chiamarlo ci fossero la metà dei call center di New York; cellulare che come potete immaginare fu completamente ignorato, anzi la stessa coscienza di avere un cellulare era stata caldamente spostata in un cestino virtuale nei meandri del suo cervello. Quindi così come gli altri anche John riprese la sua noiosa routine, ancora più stanco dei suoi vicini, ma a differenza di tutti gli altri si spogliò e si fece una doccia assaporando ogni millilitro di acqua scrosciare sul suo corpo modestamente tonico e muscoloso, una volta uscito indossò un accappatoio col quale si asciugò alla meglio e indossando poi solo un paio di mutande si affacciò al suo balconcino incurante di chi potesse guardare e di conseguenza giudicare. Appena 15 metri più in basso un bambino tirava la madre nella direzione opposta, convinto che oggi non fosse proprio giornata per andare a scuola, appena 2 piani più in basso invece, nel palazzo di fronte una signora stendeva i panni sulle note, malamente fischiettate, di "Here Comes Your Man" dei Pixies, dall'altra parte del palazzo invece un martello pneumatico tentava pigramente di abortire quel suono insopportabile e infine di tutta risposta la signora abbandonò il fischiettio e prese a cantare rendendo il tutto improvvisamente insostenibile. John di tutto questo sembrava infischiarsene, anzi il teatrino metropolitano a cui si poteva assistere rendeva i suoi pensieri più intensi e vividi; improvvisamente però entrò all'interno dell'appartamento a prendere il suo vecchio diario, che oramai della forma originale aveva forse la copertina, dato che all'interno, come infiniti segnalibro e appunti, vi erano almeno mezzo chilo di materiale cartaceo. John ignorò anche questo aspetto e alzando lentamente il laccetto prese ad aprire il diario, ma lo incominciò a leggere solo una volta uscito nuovamente sul balconcino, dove lo accolse il secondo atto del teatrino; (la trama si era fatta interessante: la signora era addirittura scesa per chiedere al muratore di fare più piano) ma John era conscio che avrebbe saltato candidamente gli atti di quello spettacolo da ora a venire e si sarebbe prontamente immerso nella lettura del suo stesso manuale che come una macchina del tempo lo avrebbe portato nel passato dei suoi ricordi. Prima di posare l'occhio su quello che lui stesso aveva intitolato come "Congratulazioni! Sono due Gemelli..." diede un'occhiata al bambino che come un ipocondriaco cronico si appellava a patologie inesistenti pur di non andare a scuola. John sorrise e guardò l'orologio: erano le 8:33, poi sorrise nuovamente e pensò che era meglio che la mamma lo accontentasse per una volta, dato che tra un minuto mancavano esattamente 6 ore prima che il mondo finisse...
  
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