Grazie mille a chi mi segue, seppur in silenzio – sappiate che vi adoro tutti (?) ~
Xoxo
In questo mondo
contempliamo i fiori;
sotto l'inferno.1
Spesso si chiedeva quante altre ore sarebbero trascorse, sebbene non conoscesse neppure il significato del tempo; sembrava che la sua vita fosse iniziata senza un motivo logico, eppure, i suoi occhi dorati si ferivano con la luce del sole, la stessa che tentava di afferrare, allungando le sue piccole dita. Improvvisamente, sul mondo era sorta una stella che molti avrebbero chiamato errore, eresia, addirittura abominio; ma lui non era nulla del genere, sapeva solo di essere reale, come la roccia sotto di sé e il pizzicore fresco dell’erba sulla sua pelle, quando distendeva i muscoli e si lasciava andare, steso completamente, ad ammirare la forma spumosa delle nubi nel cielo. Erano invitanti, tanto da fargli venire voglia di assaggiarle, e il borbottio che nello stomaco si ripercuoteva incessante gli faceva chiedere a se stesso cosa avrebbe potuto fare per evitare di sentirsi così male di fronte a un paesaggio tanto bello.
Le parole erano nate da sole, semplicemente, mentre lasciava che il suo sguardo si perdesse contro le fronde degli alberi, mentre annusava il profumo di un fiore che, tra le sue dita, sembrava risplendere di un rosa pallido e acceso al contempo.
Aveva sete e l’acqua del torrente vicino era riuscita a sanare quel vuoto, carezzando la sua lingua come se fosse vita fluida – e dopo tutto aveva più che ragione, poiché da questa nasceva ogni cosa, perfino i giunchi che rimirava curiosamente senza avere il coraggio di sfiorare con il palmo aperto e bagnato.
«Chi è là?» Chiese una voce tonante, allora lui inclinò appena il capo, sentendo quel suono e ripetendolo al pari di un canto: Chi è là? «Chi sei?» Domandò ancora quell’uomo, mostrandosi tra i rami basi di bambù che si trovavano alla sua destra; perciò, voltandosi, il piccolo Goku schiuse le labbra senza poter pronunciare alcuna parola che già non conoscesse.
«Chi è là?»
Le sue parole fecero eco a quelle che aveva udito poco prima e quel tale sembrò accigliarsi, mentre lo fissava in volto con aria dubbiosa, rimirando il candore dei suoi occhi brillanti che sembravano affini all’oro fuso. «Creatura eretica…» sibilò poi, arricciando il naso e storcendo la bocca in un’espressione quasi surreale, tanto che il piccolo, mentre sentiva il suo cuore balzare nel petto all’impazzata, si chiese quanto avesse ragione l’altro «… abominio!»
Non sapeva cosa significassero quei suoni, così come non aveva idea del motivo che l’aveva portato a indietreggiare, spaventato, di fronte a lui; eppure erano così simili che quasi provò l’impulso di avvicinarlo, perciò allungò una mano verso di lui, vedendolo fuggire spaventato, dopo che dalla sua cinta cadde un piccolo fagotto che, non appena giunto in terra, si aprì per rivelare un pezzo di pane nascosto tra le pieghe chiare. Avrebbe voluto ridarlo al suo proprietario, ma se tanto buoni erano i petali del fiore che aveva mangiato poco prima, allora doveva esserlo anche quello.
«Abominio », disse appena, soppesando quel suono e sentendosi struggere nell’anima come se fosse stato disprezzato in qualche modo dallo sconosciuto.
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1 Haiku di Issa.